di: Alberto B. Mariantoni
Parte 2
Nella foto Mariantoni con Gheddafi,data non nota
L'antisemitismo nazista - condannabile a priori, in quanto generalizza ed amalgama un soggettivo ed arbitrario criterio di identificazione biologico ed antropologico ad un semplice sentimento di primario rigetto ideologico e politico nei confronti degli Israeliti - altro non era, alla sua origine, che una risposta politica ad un fenomeno che, a sua volta, era percepito dai nazional-socialisti di quell'epoca come strettamente politico: il fenomeno ebraico nella Germania del primo dopoguerra (1918-1919).
Bisognerebbe scrivere un vero e proprio libro di storia per spiegare i motivi che hanno suscitato quella situazione di rigetto e le persecuzioni che quella situazione ha favorito. Bisognerebbe rileggere le pagine della Storia concernenti la sconfitta Tedesca nel Primo conflitto mondiale (1918) a 18 chilometri da Parigi (sulla Marna!). Bisognerebbe rileggere il Trattato di Versailles del 1919 e le inique ed ingiustificate rappresaglie inflitte alla Germania dopo la Prima guerra mondiale. Bisognerebbe rituffarsi psicologicamente nel contesto storico di quell'epoca per analizzare la Repubblica di Weimar, la guerra civile ed i motivi di fondo che produssero allora il fenomeno nazional-socialista e la persecuzione contro gli Ebrei.
Bisognerebbe, in fine, per spassionalizzare il dibattito su quel periodo storico, che un autore di opere teatrali -come ha affermato un giorno Georges Luckas - potesse mettere in scena una commedia, nella quale l'eroe positivo possa essere un SS ed il personaggio negativo un Ebreo(5).
Quel giorno, forse, si potrà analizzare obiettivamente quel periodo storico e rendere giustizia al nazionalsocialismo del 1933-1945 ed alla verità storica che quel periodo abbraccia.
Il dramma degli Ebrei
E l'Olocausto... qualcuno potrebbe ribattere, i 6 milioni di Ebrei sterminati dai nazisti durante la guerra, come giustificarli?
A questo proposito – senza dovere ricordare che il totale in questione riposa unicamente sulle testimonianze [6] per “sentito dire…” fornite al Processo di Norimberga da un certo Dr. Höttl ed un certo Sig. Wisliceny -potremmo dire che il primo a contestare drasticamente la cifra di 6 milioni di Ebrei, non è stato affatto un fascista o un nazional-socialista, ma un socialista, antifascista, ex partigiano ed ex internato francese dei campi di concentramento di Buchenwald e di Dora-Mittelbau, Paul Rassinier, che sull'argomento ha scritto diversi libri: "Le passage de la ligne" (1948), "Le Mensonge d'Ulysse" (1950), "Ulysse trahi par les siens" (1961), "Le Drame des Juifs Européens" (1964), "L'Opération Vicaire" (1965) e "Le véritable procès Eichmann"(1983).
Potremmo parlare delle opere storiche di Ernst Nolte, Andreas Hillgruber, Michael Stürmer, Joachim Fest ed altri reputati studiosi tedeschi.
Potremmo citare le dichiarazioni del 24 Aprile 2001, a Teheran, dell’ayatollah Ali Khamenei (la massima autorità religiosa dell'Iran) che infrangendo per la prima volta, dal 1945, il muro di complicità e di omertà internazionale, ha confermato : "Ci sono documenti che dimostrano come i numeri dell'Olocausto siano stati ingigantiti per sollecitare la solidarietà internazionale, porre le basi per l'occupazione della Palestina e giustificare le atrocità dei sionisti" [7].
(5) Citato da Hans-Dietrich Sander “Nation Europa” N. 8/9, 1989.
Per quanto concerne invece le "Camere a gas", potremmo citare le opere di numerosi ricercatori "revisionisti",come i francesi Martin Broszat[8], Robert Faurisson[9], Henri Rocque[10], Vincent Reynouard[11], Carlos Whitlock Porter[12], Pierre Marais[13], Jean-Marie Boisdefeu[14], André Chelain[15], Eric Delcroix[16],Bernard Notin, Serge Thion[17], Roger Garaudy[18], Gilbert Dubreuil[19]; i britannici David Irving e Richard Harwood[20];; gli americani Arthur Robert Butz[21], Mark Weber[22], Theodore O'Keefe,Thomas Marcelus, Walter Sanning, Fred A. Leuchter Jr.(6), David Cole (israelita americano); lo svizzero Jürgen Graf[23], gli italiani Carlo Mattogno[24] e Cesare Saletta[25], lo svedese (Testimone di Geova) Ditlieb Federer, i tedeschi Ernst Zundel, Thies Christophersen[26], Germar Rudolf[27], Rudolf Graf Czernin[28], Wilhelm Stäglich[29], Udo Walendy[30]; l'arabo-palestinese e docente di storia all’Università islamica di Gaza (Palestina), Issam Sissalem; i giapponesi Aiji Kimura[31] e Masanori Nishioka[32], senza dimenticare Ahmed Rami, Edoardo Longo, Russ Granata, Gaston-Armand Amaudruz, Paul Fromm,Marc Dufour, nonché l'Institute for Historical Review della California (www.ihr.org), e la « AAARGH » (Association des Anciens Amateurs de Récits de Guerre et d’Holocauste : http://aaargh.vho.org/), negli Stati Uniti, ecc. (vedere bibliografia revisionista, pubblicata nel 1996, dall’ «Uomo Libero» [32/bis] ).
Sempre per restare nell’argomento, potremmo precisare che nessuno dei principali protagonisti "Alleati" della II Guerra Mondiale -
Winston Leonard Spencer Churchill (1874-1965): ex Primo Ministro britannico (1940-1945);
Dwight David Eisenhower (1890-1969): ex comandante in capo delle Forze Armate Alleate in Europa,ed ex 34° Presidente degli Stati Uniti ;
Harold George Alexander (1891-1960): ex Mareciallo Britannico,comandante delle forze alleate nel Mediterraneo (1944-45), ex governatore del Canada (1945- 51), ex Ministro della Difesa Britannico (1952-54);
Charles de Gaulle (1890-1970): capo della "Francia Libera" (1940-45) ed ex Presidente della Repubblica Francese (1958-1969) -
nei loro libri di "Memorie", fa riferimento alle cosiddette "Camere a Gas" omicide tedesche.
Potremmo altresì citare le sorprendenti ed oneste dichiarazioni dello storico anti-nazista ed anti-revisionista Jacques Baynac sul “Nouveau Quotidien” di Losanna (del 2 Settembre 1996, pag. 16 e del 3 Settembre 1996,pag. 14)[33] o il documentario intitolato “Contre l’oubli”, realizzato dalla storica ebrea francese Annette Wieviorka e del cineasta William Karel (Israeliano residente in Francia), che denuncia alcune delle invenzioni e delle manipolazioni fotografiche e cinematografiche fabbricate ad hoc dagli uffici propaganda degli eserciti Britannico, Americano e Sovietico alla liberazione dei campi di concetramento tedeschi, per dimostrare, con fatti alla mano, che ci sono buoni motivi per credere che le cosiddette "camere a gas omicide" non sono mai esistite. E che è ormai dimostrato che i cadaveri "pelle e ossa" che ci vengono instancabilmente mostrati da più di cinquant'anni, non sono altro che delle vittime (ebrei e tedeschi) di una vasta epidemia di tifo exanthematico,di colera e di dissenteria scoppiate nel 1945 all'interno di numerosi campi di prigionia, come quello di Bergen-Belsen, vicino ad Hannover. Campo e presunte atrocità naziste... che furono messe tecnicamente e teatralmente “in scena” dai servizi cinematografici del Ministero dell’Informazione britannica, sotto l’allora responsabilità
dell’Israelita Sydney Lewis Bernstein e del suo “aiutante” e correligionario Alfred Hitchcock! Senza contare le “immagini” filmate dai cineasti di Hollywood al soldo dell’esercito americano che diventeranno, il 29 novembre 1945, un’inoppugnabile ed indiscutibile (sic!) prova a carico dei gerarchi nazional-socialisti nel corso del Processo di Norimberga...
Potremmo aggiungere che i 6 milioni di Ebrei vittime del nazismo in realtà - come giustamente afferma lo storico Cecoslovacco, resistente ed anti-nazista Ferdinand Otto Miksche nel suo libro "Das Ende der Geschichte" (La Fine della Storia) - "potrebbero oscillare tra un milione o un milione e mezzo, poiché Hitler e Himmler non avrebbero potuto in nessuna maniera "acchiapparne" di più" (...weil gar nicht mehr für Hitler und Himmler "greifbar" waren).
Per dare qualche prova tangibile a proposito delle nostre affermazioni, potremmo ricordare che nel 1990, le autorità responsabili del museo di Stato di Auschwitz ed il suo direttore, il prof. Francisek Piper - con l'approvazione formale dello storico israeliano Schomuel Kraklowski, direttore dell'istituto di ricerche di Gerusalemme sulla Shoa - hanno ritenuto opportuno ritirare definitivamente dal monumento ufficiale alla memoria delle vittime, le lapidi portanti l'iscrizione in diverse lingue ed indicanti che il totale dei morti era di 4 milioni (http://www.skrewdriver.net/sfhoax.html).
Attualmente, secondo le stime del Prof. Piper, si dovrebbe piuttosto parlare di circa un milione o di un milione e mezzo o, come afferma l’Istituto israeliano "Yad Vashem", di un milione e seicento mila vittime. Cifre a sua volta fermamente contestate dal revisionista Gemar Rudolf[34] che - fondandosi sui lavori di un esperto in statistica - parla di “ qualche centinaio di migliaia di Ebrei che sarebbero morti in quel campo ”.
(6) Autore del: The Leuchter Report, Annales d'Histoire Révisionniste, No 5, 1988.
Ed ugualmente inficiate dallo statistico ebreo Raul Hilberg che nelle sue ricerche è giunto alla conclusione che ci furono tutto al più 896.892 morti o uccisi.
Questo, naturalmente, senza parlare dell'ebreo dr. Listoiewski che, nel 1952, ebbe il coraggio di scrivere sulla rivista "Theo Beoom", di aver cercato per due anni e mezzo, come giurista e statistico,di stabilire il numero degli Ebrei morti o dispersi durante l'era hitleriana (1933-1945) e che era giunto alla conclusione che questo numero avrebbe potuto oscillare al massimo tra i 350.000 e i 500.000.
E riepilogando,Listojewski aveva affermato che
"se noi Ebrei parliamo di sei milioni, diciamo un'infame menzogna!" (Studien fuer Zeitfragen, n. 3/4, 14-4-1960).
Per finirla una volta per tutte con la favola dei “6 milioni”, potremmo ugualmente parlare delle ultime cifre avanzate dal "Centro Mondiale di Storia Contemporanea e Documentazione Ebraica di Parigi" che sostiene attualmente che, a conti fatti, si dovrebbe piuttosto parlare di un totale di 1.485.292 morti Ebrei (uccisi o deceduti di morte naturale) durante tutto l'arco della Seconda guerra mondiale (1939-1945).
Per rimettere in discussione le cosiddette conclusioni del Processo di Norimberga a proposito dello sterminio degli Ebrei da parte dei nazisti, potremmo fare valere che nessuno dei Giudici di quel processo volle prendere in conto le 312.022 dichiarazioni giurate autenticate che erano state presentate dalla difesa, mentre invece le 8 o 9 dichiarazioni giurate fornite dall'accusa furono automaticamente ritenute come prove irrefutabili a carico degli imputati.
Per confutare le cosiddette confessioni di alcuni responsabili nazisti a proposito di quello sterminio, potremmo evocare il fatto che “gli inquisitori americani che svolgevano le "finte indagini" al fine di scoprire la verità,si travestivano da sacerdote per ascoltare gli accusati nella confessione e impartire loro l'assoluzione;conficcavano loro fiammiferi accesi sotto le unghie, spezzavano loro denti e mascelle, li segregavano per lungo tempo in celle buie e li mantenevano con razioni da fame”.
Potremmo ugualmente fare rilevare che quelle cosiddette "confessioni" “presentate come prove a carico, furono estorte a uomini che avevano vissuto per 3, 4 o 5 mesi segregati e al buio...;
che “gli inquisitori coprivano la testa degli imputati con sacchi neri, e quindi li colpivano al volto con sbarre di ottone, li calpestavano, li percuotevano con manganelli...;
che “a 139 Tedeschi sottoposti a processo, meno che a due, i testicoli erano stati a tal punto percossi, che non poterono più guarire”;
che “gli inquirenti "americani" responsabili di tali atrocità furono: il tenente Burton F. Ellis (capo del Comitato per i Criminali di Guerra) e il suo assistente, capitano Raphael Shumaker, il tenente Robert E. Byrne, sottotenenti William R. Perl, Morris Ellowitz, Harry Thon e Kirschbaum, mentre il consulente legale della corte era il colonnello A.H. Rosenfeld (il lettore capirà subito,dai loro nomi, che la maggioranza di quei cosiddetti inquirenti era, per usare le parole del giudice Wernersturm,
"prevenuta per motivi razziali": erano, cioè, degli Israeliti, e pertanto mai avrebbero dovuto condurre una simile indagine).
Sempre per inficiare la tesi dei "6 milioni di Ebrei uccisi" dal regime di Hitler, potremmo sostenere che il sistema penitenziario tedesco di quell'epoca, in piena guerra e con più di 8 milioni di suoi cittadini al fronte, non aveva nessun interesse (vista la manodopera gratuita che quei prigionieri potevano fornire al Reich) di privarsi di una parte o della totalità della sua potenziale forza produttiva.
In fine, per tentare di fare riflettere gli arroganti propagandisti e gli insolenti beneficiari (diretti o indiretti) della "Shoah-business", potremmo fare nostre le tesi del libro dell’israelita americano Norman Finkelstein (“l’Industria dell’Olocausto”)[35],
oppure sbattere loro in faccia la celebre frase del Presidente americano Abraham Lincoln (1809-1865): "You can fool some of the people all the time and all the people some of the time, but you cannot fool all the people all the time".[36]
Tutto ciò, però, non cambierebbe nulla all'assurdo dogmatismo ideologico ed al "black-out storico-politico" che da più di cinquant’otto anni continua a gravare su questo argomento. Anzi, diciamo che il farlo affermativamente, ci potrebbe addirittura provocare qualche increscioso ed antipatico "guaio" inquisitorio e processuale!
Come sapete, infatti, nelle nostre società moderne ed evolute, in nome della libertà d'opinione e d’espressione (art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo), si può rimettere in discussione qualsiasi cosa e qualsiasi fatto, qualunque concetto e qualunque punto di vista (storico, letterario, scientifico, economico,politico, sociale, religioso, ecc.); si può negare Dio, la Creazione, rimettere in discussione le Gâthâ di Zarathustra, la Bibbia, il Corano, la Bhagavad-Gîta o i Vangeli, si può ridicolizzare il Cristo (come nel film "Gesù Cristo Superstar"...) o il profeta Muhammad (come nei "Versetti Satanici" di Salman Rushdie), si può negare la famiglia, lo Stato, la morale, ma non si può assolutamente storicizzare seriamente o rimettere in qualche modo in discussione il dogma supremo ed indiscutibile dell'Olocausto!
Il tabù non si tocca
Come afferma il filosofo svizzero Eric Werner nel suo libro "De l'extermination", a proposito del meccanismo del "capro espiatorio" spiegato dal sociologo René Girard "personne ne doit mettre en doute le bien-fondé de cette croyance (n.d.r.: la credenza fondatrice di una società) ni l'autorité des mythes sacrés sur lesquels la société s'articule, et cela sous peine des sanctions les plus sevères"[37].
E' quello che è avvenuto in Germania con la Ventunesima modifica del Codice penale del 13 giugno 1985, con leggi equivalenti in Austria (1992) ed in Svizzera (l’articolo 261/bis del Codice Penale, del 1 Gennaio 1995);oppure con la legge Fabius-Gayssot in Francia (1990) dove qualunque contestazione o rimessa in discussione (o qualunque dubbio a proposito della legittimità...) della giurisprudenza di Norimberga sui crimini contro l'umanità è duramente sanzionata e repressa dalle leggi dello Stato; o ancora, in Belgio (1995), in Spagna (1995), in Polonia (1999).
Quel "mito fondatore" - come sappiamo - è nato ed ha preso corpo a partire dal processo di Norimberga (1945-1946) e grazie ad alcuni articoli dello statuto di quel tribunale internazionale.
Agli articoli 19 e 21, al di la di ogni buon senso o di qualunque logica giuridica, si legge che
"il Tribunale non sarà legato alle regole tecniche relative all'amministrazione delle prove..."
e che
"il Tribunale non esigerà che sia prodotta la prova di fatti di notorietà pubblica ma li riterrà come acquisiti" (sic!)
Altri articoli precisavano che qualunque rapporto redatto dalle Commissioni Alleate per l'indagine sui crimini di guerra tedeschi doveva avere valore di "prova autentica, irrefutabile ed indiscutibile".
Non per niente, i Sovietici, in quel simulacro di processo, pur sapendo di essere colpevoli dell'eccidio di Katyn (ufficialmente riconosciuto dal presidente russo Eltsin nel 1992), furono in grado, allora, di produrre il "loro rapporto" su quel massacro e metterlo facilmente sul conto degli imputati nazisti!
Come ebbe il coraggio di affermare il giudice olandese Bernard Victor Aloysius (Bert) Röling (1906- 1985),membro del Tribunale militare internazionale di Tokyo (IMTFE - The International Military Tribunal for the Far East o Tokyo War Crimes Tribunal), citato da Maurice Bardèche nel suo libro "Nuremberg ou la terre promise" del 1948, "les procès contre les vaincus sont un moyen de transmuer la répulsion qu'on éprouve pour la guerre elle-même en une répulsion pour la manière dont l'ennemi a fait la guerre"[38].
Non parliamo degli altri pesanti commenti che, dal 1946 ad oggi, sono stati espressi a proposito di quel processo.
Tra questi, citiamo:
-Chicago Tribune (il giorno successivo alla sentenza di Norimberga): “La triste verità è che nessuno dei vincitori è innocente dei crimini che sono stati attribuiti agli sconfitti”;
-Learned Hand, alto magistrato del distretto di New York: “Ho sempre considerato i processi di Norimberga un passo indietro nel diritto internazionale e un precedente che avrà conseguenze disastrose in futuro”;
-William Langer, senatore USA ed ex governatore Sud Dakota: “Quel tribunale internazionale di Norimberga fu un aborto”;
-Alfonso di Borbone: “I processi di Norimberga calpestarono ogni norma di diritto”;
-Ulysses S. Grant, generale americano: “A Norimberga ci siamo piegati al desiderio di vendetta e abbiamo creato un precedente che consentirà ai vincitori di guerre future di vendicarsi sugli sconfitti”;
-Uno Fagernas, comandante in capo delle forze armate finlandesi: “E' deplorevole che dei vincitori introducano una legge retroattiva per condannare gli sconfitti”;
-Hugh Champion de Crespigny, comandante del XXI gruppo della RAF britannica (1943-1944): “Il tribunale di Norimberga non può essere considerato un tribunale in quanto nato da considerazioni politiche. In quei processi la giustizia venne accantonata e si offese la tradizione giudiziaria britannica e americana”;
-Orvil A. Anderson, vice comandante della VIII forza aerea americana (1944-1946): “I processi di Norimberga contro ufficiali di una nazione sconfitta che avevano ubbidito a degli ordini offendono la giustizia”;
-Lord Chatfield, comandante della flotta britannica dell'Atlantico, primo Lord dell'ammiragliato e membro del governo Churcill durante la Seconda guerra mondiale: “Non è giusto processare ufficiali che avevano agito in esecuzione di ordini ricevuti”;
-Michael Francis Doyle, giudice del tribunale internazionale dell'Aia: “I processi di Norimberga consentirono ai vincitori di punire gli sconfitti per avere fatto il loro dovere di soldati. Pur non avendo particolare simpatia per questi imputati, riconosco che avevano il dovere di ubbidire agli ordini”;
-John Fitzgerard Kennedy, 35° Presidente degli Stati Uniti d'America (1961-1963), nel libro “Profiles in courage” (Ed. Harper & Row - New York, 1956): “La costituzione degli USA, che non consente l'introduzione di leggi retroattive, non è una raccolta di parole soggette a libera interpretazione: è il fondamento della nostra giustizia. E' cosa disgustosa che a Norimberga si sia venuto meno ai nostri principi costituzionali per punire un avversario sconfitto. Queste conclusioni sono condivise, ritengo, da molti americani di oggi. E furono condivise, sia pure riservatamente, da molti americani del 1946. Un processo tenuto dai vincitori a carico dei vinti non può essere imparziale perché in esso prevale il bisogno di vendetta. E dove c'è vendetta non c'è giustizia. Nei processi di Norimberga noi accettammo la mentalità sovietica che antepone la politica alla giustizia, mentalità che nulla ha in comune con la tradizione anglosassone. Gettammo discredito sull'idea di giustizia, macchiando la nostra costituzione e ci allontanammo da una tradizione che aveva attirato sulla nostra nazione il rispetto di tutto il mondo”.
Una «galera», è una galera!
Con questo, non vogliamo dire che durante la Seconda guerra mondiale gli Israeliti e gli altri prigionieri di guerra siano stati ben trattati all'interno dei “ campi di concentramento ” tedeschi. Diciamo che sono stati trattati alla stessa stregua dei Boeri prigionieri degli Inglesi (inventori nel 1899-1902 del primo campo di concentramento della Storia!) in Sud Africa.
Diciamo che erano più o meno costretti a vivere nelle stesse condizioni di segregazione e di maltrattamento che ebbero a sopportare i circa 2 milioni di civili Giapponesi nati in America o residenti negli Stati Uniti o gli all’incirca 1,6 milioni di cittadini Americani di origine tedesca e/o italiana, arrestati all'inizio delle ostilità,internati dal 1941 al 1950-52 in diversi “campi di concentramento” per ordine del Congresso degli Stati Uniti d’America e del Governo di Washington.
Pensiamo, per restare nel tema, al "gentile trattamento" che i Sovietici ed i Britannici riservarono, nello stesso periodo, ai prigionieri di guerra Italiani in Russia, in Africa o in India.
Pensiamo al "civile trattamento" riservato agli 800.000 prigionieri di guerra Tedeschi fatti letteralmente morire di fame e di stenti dagli Americani nei loro “ campi di concentramento ” in Europa tra l'Aprile del 1945 e il Gennaio del 1946 (a questo proposito, vedere il libro di James Bacque, "Morts pour raisons diverses", ed. Sand, Parigi, 1990)[39]. Oppure alle atrocità anti-tedesche commesse dagli ebrei subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale (vedere, in proposito, il libro dell’israelita americano: John Sack, "Occhio per occhio"- sottotitolo. "Polonia 1945: la storia della vendetta ebraica contro i nazisti" -, Baldini & Castoldi, Milano,1995).
Pensiamo agli Algerini o agli Indocinesi prigionieri dei Francesi tra il 1952 ed il 1961 o ai prigionieri Francesi o Americani in mano al Viet-Min o Viet-Cong, oppure quelli fatti prigionieri dai Khmer Rossi, in Cambogia.
E che dire, poi, dei Palestinesi prigionieri degli Israeliani dal 1948 ad oggi? Che dire dei Serbi prigionieri dei musulmani Bosniaci o dei Croati? Che dire dei Croati o dei Bosniaci prigionieri dei Serbi? Che dire degli Utu in mano ai Tutzi o dei Tutzi in mano agli Utu o dei Curdi in mano ai Turchi, dei Ceceni in mano ai Russi, degli Afgani, degli Iracheni nelle mani degli Americani e così via?
Siamo tutti criminali?
Ma spingiamo il nostro ragionamento e la nostra provocazione fino all'estremo. Ammettiamo per pura ipotesi che tutti i crimini attribuiti ai nazional-socialisti tedeschi siano veri.
Per quale ragione, dunque, nel mondo di oggi, un giovane nato dopo la Seconda guerra mondiale e non avente nessuna responsabilità diretta nei confronti degli eventuali crimini commessi dal III Reich, non potrebbe ispirarsi all'Ideologia Nazional-Socialista e/o dichiararsi adepto di quella Weltanschauung?
Di due cose, una: o tutti gli uomini (qualunque sia il loro "credo" personale) sono criminali per definizione o tutti i nostri contemporanei sono rispettabili.
Se un Israeliano di oggi, infatti, non è colpevole dei crimini e dei massacri perpetrati (o semplicemente vantati?) nella "Terra promessa" dagli antichi Ebrei della storia, né dei massacri antiarabi commessi nel 1948 e nel 1967 in Palestina dall'Haganah, dalla Palmach, dal Lochamei Herut Israel (gruppo "Stern") e dall'Irgun Zwei Leumi (l'Irgun), né delle stragi di Deir Yassin o di Sabra e Shatila; né dello stillicidio antipalestinese; né degli "Oradour sur-Glane" e dei "Marzabotto" che, ancora oggi, l'Esercito israeliano continua a realizzare nei villaggi Palestinesi e del Sud del Libano...
Se un fedele dell’attuale Chiesa Cattolica non è responsabile dei crimini commessi nei secoli contro gli Israeliti, di quelli commessi dall'Inquisizione contro gli stessi Cristiani e/o il resto delle popolazioni europee, né di quelli compiuti durante la Crociata contro gli Albigesi nel XIII secolo o di quelli intercristiani del XVI secolo...
Se un Protestante dei nostri giorni non è responsabile delle persecuzioni e delle stragi messe ad esecuzione durante la guerra dei trent'anni...
Se un Britannico di oggi o un "fan" dell’attuale democrazia anglo-sassone non è responsabile dei crimini o dei massacri indiscriminati perpetrati dalle truppe e/o dai colonizzatori di Sua Maestà contro gli Irlandesi, gli Scozzesi, i Boeri, gli Indiani dell'India, i Pellerossa d’America del Nord, i Cinesi, gli Afgani, gli Iraniani, gli Iracheni, gli Africani, né dello sterminio della quasi totalità degli Aborigeni Australiani e Neo-Zelandesi, né del bombardamento al fosforo sulla città libera di Dresda nel 1945 (250.000 morti) e, j'en passe... Oppure,
se un Americano del nostro tempo o un filostatunitense non è responsabile dello sterminio e della liquidazione fisica di 85 Nazioni Indiane dell'America del Nord, né dei bombardamenti atomici su Hiroscima e Nagasaki (sganciate qualche giorno dopo l'inizio del processo di Norimberga!), né dell’impiego di armi biologiche, batteriologiche e chimiche durante la guerra di Corea (1950-1953), né dello stermino di almeno due o tre milioni di Vietnamiti nel Sud Est asiatico, né delle 55 mila tonnellate di diossina (Agent Orange) versate sulla penisola indocinese, né dell'invasione o delle stragi di Grenada (1983) o di Panama (1989), né dei bombardamenti a tappeto sull'Iraq nel 1991 (250'000 morti) e nel 2003 (?), né di quelli sul Sudan nel 1998, né di quelli sulla Serbia e sul Kossovo nel 1999, sull’Afghanistan nel 2002... In fine,
se un Iberico attuale o ammiratore della monarchia spagnola non è responsabile degli indicibili massacri e dei crimini perpetrati dai Conquistadores e dai loro discendenti in America Latina ai danni degli Indios, tra il 1492 ed il secolo scorso (all’incirca 7 millioni di morti!);
se un Francese di oggi o un "admirateur" della democrazia parlamentare d'oltr'Alpe non è responsabile dei crimini e dei massacri perpetrati dai rivoluzionari del 1789, dei crimini e dei massacri commessi in Vandea dal Gen. Westermann, dei massacri e dei crimini avvenuti sotto Napoleone o sotto il Secondo Impero, né di quelli avvenuti durante la Comune di Parigi o la Seconda, Terza o Quarta Repubblica, né del milione e mezzo di Algerini "fatti sparire" o semplicemente "eliminati" tra il 1954 ed il 1962;
se un Russo di oggi o un qualunque Comunista del nostro tempo non è responsabile di quello che è avvenuto dal 1917 al 1991 in URSS e nei diversi paesi dell'ex blocco sovietico (vedere: capitolo a parte sul comunismo);
se un Turco o un partigiano della politica di Ankara non è responsabile del genocidio Armeno (1 milione di morti) o Kurdo, più di mezzo milione... (potremmo continuare all'infinito, ma preferiamo fermarci qui!);
allora, per quale ragione recondita un ammiratore di Hitler o di Mussolini non potrebbe, nella nostra epoca, avere diritto di città e definirsi liberamente nazional-socialista o fascista?
Oppure, i Fascisti ed i Nazional-Socialisti sono solo degli esseri "speciali", portatori inconsci di una singolare aberrazione cromosomica o affetti da esclusive disfunzioni biologiche ed antropologiche o da peculiari e riservate tare genetiche che li renderebbero criminali in potenza o colpevoli per definizione, in qualunque tempo, situazione e circostanza... E questo, indipendentemente dal contesto storico, dalla loro volontà e dalla loro effettiva attitudine morale, civile, politica e pratica?
Se non è così, la smettano, allora, i cosiddetti antifascisti in servizio permanente effettivo, di "menare il can per l'aia" parlando di crimini e di responsabilità fasciste o nazional-socialiste nel corso della Seconda guerra mondiale! La smettano di atteggiarsi ad "innocenti" e "candide" vestali dei cosiddetti principi e valori della democrazia, del diritto e della morale... Ed abbiano, in fine, il coraggio umano e civile di spiegare al mondo il vero perché della loro quasi sessantennale persecuzione nei confronti del Fascismo e del Nazional-Socialismo!
Contro gli uni e contro gli altri
La verità, infatti, sui motivi dell'accanimento terapeutico che dal 1945 ad oggi continua ad essere perpetrato contro queste due prassi politiche è semplicemente da ricercarsi nella loro intrinseca e rispettiva capacità ideologica e politica a mettere in scacco, contemporaneamente, il capitalismo ed il comunismo: le "due facce della stessa medaglia" e della stessa aberrazione! Due visioni ideologiche e politiche ufficialmente separate e distinte ed apparentemente antagoniste, ma che in realtà perseguono le stesse identiche finalità pratiche: il materialismo e l'economicismo.
Il Fascismo ed il Nazional-Socialismo, già dagli anni ‘20/'30, avevano dimostrato e messo in risalto le convergenze obiettive di interessi e gli indissolubili legami che fanno di queste due ideologie i classici "ladri di Pisa" della situazione. Quel genere di ladri, cioè, che di giorno fanno pubblicamente finta di bisticciarsi o di litigare, mentre la notte... in gran segreto, vanno solitamente e solidariamente a “ rubare” assieme!
Le menzogne sulla loro pretesa incompatibilità ed inimicizia, le abbiamo potute constatare dopo la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) e la fine dell'URSS (1991).
Le «amnesie» dell'Occidente capitalista
Dove è andato a finire, infatti, il famoso "Arcipelago Goulak" (Gulag = Glavnoe Upravlenie Lagerej; per rendersene conto, vedere: http://www.gulag-italia.it/gulag/frameset_sto.html), raccontato e/o descritto nei minimi dettagli da Victor Kravchenko, Alessandro Solgenitsyn, Vladimir Boukovski, Alexandre Zinoviev,Andrei Sakharov, ecc.? Dove sono andati a finire - tra i numerosi altri, non ancora a tutt’oggi individuati o identificati - i campi di sterminio e di eliminazione fisica degli oppositori del regime sovietico che esistevano sulle isole Solovki (nella regione del mar Bianco) o s sulle isole Nazino; i campi di lavori forzati e di annichilazione sistematica che erano istallati nella regione di Sverdlovsk, di Kurgan, di Tjumen, di Omsk, di Tomsk, di Novosibirsk; oppure, in Siberia (come Irkutsk, Ust’-Ordyndij,, Cita, Tajset, Ulan.Ude, Chanyga,Ust’-Nera, Magadan, Jakutsk, Aldan, ecc.); o ancora, nelle regioni di Amur (come Svobodnyj e Blagovescensk),di Chabarovsk (come Birodizan, Chabarovsk, Komsomol-na-Amue, Nikolaevsk-naAmure, Vanino, Sovetskaja Gavan, ecc.), di Primor (Vladivistok), di Sachalin (Juzno-Sachalinsk, ecc.); ovvero, ai bordi del deserto del Kazakhstan (come Karaganda, Celinograd, Pavlodar, Dzezkazgan, Alma-Ata, Guiev, Aktjubinsk, ecc.); senza dimenticare quelli di Ulan-Bator, Murmansk, Archangel’sk, Vorkuta, Noril’sk, Baku, Kirovabad, Erevan,Tiblisi, Salechard, Perm, Sverdlovsk, Kazan, Astrachan, Rostov-na-Donu, Taskent, Kisinev, Sinferopoli,Kiev, Vinnica, Poltaya, Zaporoz’e, Doneck, Abakan, Krasnojarsk, Kansk, Kemerovo, Novokuznetsk,Barnaul, Omsk, ecc. ?
Tutto svanito, come per incanto!
Non parliamo dei 13 milioni di vittime della guerra civile scatenata nell’ex Impero Russo dai bolscevichi; delle centinaia di migliaia di operai e di contadini russi fucilati dai rossi tra il 1918 ed il 1922; delle decine di migliaia di agricoltori e braccianti sterminati con gas letali di guerra nella regione di Tambov, nel 1920; dei 50'000 prigionieri dell’esercito «bianco» abbattuti come bestie, dopo che si erano arresi, in Crimea, nel 1920;della deportazione e della liquidazione dei Cosacchi del Don nel 1920; dei due milioni di deportati e delle all’incirca sei milioni di persone fatte letteralmente morire di fame tra il 1922 ed il 1924; dei quattro milioni di Ucraini sterminati tra il 1932 ed il 1933; dei 682.000 ufficiali e sottufficiali dell’Armata Rossa
sommariamente giustiziati tra il 1937 ed il 1938; dei 15.000 trotskisti fatti fucilare nel 1937, dopo all’incirca 10 anni di detenzione nei campi di concentramento sovietici.
Lo stesso dicasi dei milioni e milioni di contadini (koulaks = contadini agiati, considerati dai bolscevichi come “accaparratori”) e di "borghesi" deportati e sterminati dal sistema comunista sovietico tra il 1930 ed il 1931,nonché delle infinite schiere di comunisti bolscevichi (tra i quali, leaders politici di spicco o di rilievo come Trotski, Zinoviev, Kamenev, Boukharin, Rykov, Tomski, Piatakov, Muralov, Tirov, Anokhin, ecc.; senza parlare degli operai e dei marinai di Kronstad ex-eroi della rivoluzione selvaggiamente massacrati nel 1921;oppure, dell'intera "vecchia guardia" del partito e dei quadri dirigenti dell'Armata Rossa, tra cui il maresciallo Tuchacevskij ed il celebre generale d’aviazione Sergej Cernych (già eroe dell'Unione Sovietica), per un totale di all’incirca 55 milioni di persone, barbaramente trucidate dal regime di Stalin tra il 1926 ed il 1940, come in parte già rivelato da Krusciov, in occasione del XX° Congresso del PCUS, nel 1956 ed attualmente confermato dagli storici russi ed occidentali. Lo stesso Krusciov che, tra il 1937 ed il 1938, in Ucraina, agli ordini del medesimo Stalin, aveva personalmente ordinato e diretto gli arresti e scrupolosamente vegliato alla rapida e sommaria esecuzione di all’incirca 100'000 cittadini e di 197 membri del Comitato centrale del PCCC di quella regione.
Non parliamo della deportazione e della decimazione di all’incirca 1 milione e 800 mila Polacchi[40] (1939),nonché di migliaia e migliaia di Baltici, di Moldavi, di Bessarabici tra il 1939 ed il 1941 o il 1944 ed il 1945;della fucilazione di più di 13.000 soldati sovietici da parte del NKVD (Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del =Commissariato del popolo agli Affari Interni) nelle retrovie di Stalingrado, tra il 1941 ed il 1942; della deportazione e del massacro sistematico di più di 1 milione di Tedeschi del Volga (1941), nonché di all’incirca 80.000 Karacaevi (1943), 140.000 Calmucchi (1943), 500.000 Ceceni ed Ingusceti (1944), 40.000 Balcari (1944), 200.000 Tatari di Crimea (1944), per collaborazionismo con i tedeschi.
Non parliamo dei crimini comunisti perpetrati in Spagna contro le Chiese, i preti, i monaci e le suore spagnoli,ma anche contro gli anarchici, i socialisti, i sindacalisti e gli altri anti-fascisti europei durante la Guerra civile,nel 1937-1939; né dell'eccidio di Katyn[41], all'incirca 25.700 ufficiali e soldati polacchi trucidati dal NKVD sovietico nel 1940[42], con il classico colpo alla nuca, mentre per più di cinquant'anni - come abbiamo visto - gli stessi Comunisti hanno contribuito a far attribuire lo stesso crimine al III Reich.
Non parliamo delle prime operazioni di "pulizia etnica" e dell'annessione degli Stati baltici, della Carelia, della Bessarabia e della Bucovina del Nord tra il 1939 ed il 1940, né delle deportazioni e delle fucilazioni in massa dei prigionieri "politici" di quei Paesi.
Il "conto" è abbastanza lungo da elencare...
Affinché non ci siano dubbi, citiamo a caso qualche esempio tra i più noti ed eclatanti: le stragi, i massacri gratuiti ed i sommari regolamenti di conti operati in Italia ed in Francia dai rispettivi partiti comunisti dopo il 1945 (all'incirca 50/70 mila morti); l'espulsione di circa 15 milioni di tedeschi e l'eliminazione fisica di almeno 2,7 milioni di loro, in Prussia occidentale ed orientale, Poznania, Pomerania, Slesia, Boemia e negli altri territori tedeschi situati all'Est della linea Oder-Neisse, da parte dei comunisti polacchi, cecoslovacchi e sovietici, tra il 1945 ed il 1950; i 65.000 prigionieri anticomunisti "dispersi" o massacrati nei campi di concentramento della Repubblica Democratica Tedesca tra il 1950 ed il 1953; i 135.000 civili tedeschi (Volkdeutsche del Banat), i 280.000 soldati dell'esercito croato (prigionieri degli Inglesi in Austria nel 1945 e criminalmente rispediti in Iugoslavia dopo la guerra) ed i 15'000 civili (per la maggior parte, vecchi, donne e bambini, le cui fosse comuni sono state scoperte nel 1999, in Slovenia) sterminati tra il 1945 ed il 1948 dai partigiani di Tito, nonché le Foibe dell'Istria e della Dalmazia organizzate in Iugoslavia, tra il 1944 ed il 1946, contro la comunità civile italiana (all'incirca 10.000 morti) e slava anti-comunista (45.000 morti); i rapimenti e le deportazioni in massa di bambini ellenici verso l'URSS, il terrorismo indiscriminato e la politica della "terra bruciata" messi in atto in Grecia dal comunista Marcos e dai partigiani filo-sovietici dell'ELEAS, nel 1946; le stragi di oppositori e le "purificazioni etniche" anti-turche ordinate in Bulgaria dal comunista Dimitrov e dallo stalinista Valko Cervenkov, tra il 1946 ed il 1954; la feroce epurazione politica e l'eliminazione sistematica di ogni opposizione,perpetrate in Albania da Enver Hoxha e Mehmet Shehu, tra il 1945 ed il 1949.
Ancora qualche crimine...
Non dimentichiamo, inoltre, nel 1947, l'eliminazione fisica dei membri del Partito agrario ungherese (in quell'epoca, la maggioranza relativa del paese), da parte dei miliziani del filo-sovietico Rakosi; gli eccidi ed i massacri commessi in Romania dal tristemente celebre Generale Roman, al soldo di Mosca e del regime comunista di Gheorghiu Dej, tra il 1947 ed il 1953; nonché le inumane vessazioni, le abominevoli torture e le sistematiche esecuzioni di prigionieri politici, regolarmente praticate all’interno della lugubre e funerea prigione rumena di Pitesti, tra il 1949 ed il 1952.
Non dimentichiamo il blocco sovietico di Berlino, tra il 1948 ed il 1949 o il "colpo di Praga" comunista contro il Presidente Benès nel febbraio del 1948,. Questo, senza parlare della successiva e feroce repressione antinazionale e dei processi sommari orchestrati contro Slansky ed i "nazionalisti slovacchi" dallo stalinista Gottwald, tra il 1952 ed il 1954.
Potremmo aggiungere, per la cronaca, la disperata rivolta dei Berlinesi nel 1953 e la dura repressione inflitta loro dal regime di Walter Ulbricht e di Otto Grotewohl; il sollevamento operaio di Poznan, in Polonia,selvaggiamente represso dallo stalinista Gomulka, nel 1956; l'insurrezione ungherese dell'ottobre-novembre 1956, sanguinosamente soffocata e repressa dai carri armati sovietici, coadiuvati dai miliziani comunisti di Kadar (con l’approvazione del Partito Comunista Italiano!); l'edificazione del Muro di Berlino nel 1961 e la successiva politica del terrore messa in atto nella Germania orientale dalla Stasi (polizia politica segreta esttedesca)e dal regime comunista di Pankov; l'intervento militare sovietico e della maggior parte dei Paesi del Patto di Varsavia contro la "Primavera di Praga", in Cecoslovacchia, nonché la feroce "normalizzazione" imposta a quel Paese dal filo-sovietico Husak a partire dal 20-21 agosto 1968; la rivolta e la repressione degli operai polacchi dei porti del Baltico, all'epoca del dittatore filo-sovietico Gomulka, nel 1970.
Citiamo en passant, il fenomeno del boom del terrorismo Brigatista in Italia e del terrorismo RAF nella Germania Federale, largamente finanziati, organizzati e sostenuti dai Paesi dell'Est, a partire dal 1976; il colpo di Stato, l'instaurazione dello "stato di guerra" e la politica di annientamento ordinata contro i membri di Solidarnosc dal Generale comunista Wojciech Jaruzelski (contrariamente a Pinochet, quest’ultimo, non solo non è stato perseguitato, né inquisito per i suoi crimini e la sua dittatura ma, è stato addirittura qualche anno fa ricevuto in gran pompa ed insignito del dottorato honoris causa dall’Università di Bologna!), in Polonia, a partire dal 13 dicembre del 1981 fino al 1988; oppure, i reiterati inquinamenti messi in atto dall'ex-Urss e dai Paesi ex-comunisti, attraverso il mantenimento o la criminale proliferazione di centrali atomiche del tipo di quella esplosa a Cernobil nel 1986 o l'affondamento volontario di più di 8 reattori nucleari in disuso, nelle acque dei mari del Nord.
Questo, però, non è tutto.
Ancora qualche massacro...
Altri crimini orrendi potrebbero essere elencati. Ad esempio, i milioni di Cinesi sterminati dal regime di Mao(7) tra il 1945 ed il 1949; i successivi 65 milioni di cittadini internati, deportati, "fatti scomparire" o fatti letteralmente morire di fame durante "l'epico" svolgimento della "gloriosa" Rivoluzione culturale cinese tra il 1966 ed il 1976; i ripetuti massacri di Tibetani tra il 1959 ed il 1980 (e ancora attualmente…), nonché le migliaia di studenti ed intellettuali cinesi eliminati "manu militari" dal regime del "mite" e "sorridente" Deng Xiaoping nel giugno 1989.
Potremmo ricordare i circa 3 milioni di cambogiani sterminati durante la "rieducazione" politica voluta ed applicata in questo Paese, tra il 1975 ed il 1978, dai Khmer rossi di Pol Pot e di Khieu Sampan; i 2 milioni di coreani del Nord fucilati o fatti scomparire dal terrificante e sanguinario regime di Kim Il-Sung e il "pugno di ferro" che ancora impera su questo Paese dal 1945; la sorte riservata agli oppositori del regime del “ simpatico ” Fidel Castro a Cuba o del regime di Suphanuvong nel Laos; i "campi di rieducazione" (1 milione di morti...) o il fenomeno dei "boat peoples" nel Viet-Nam, tra il 1975 ed i giorni nostri; il colpo di Stato comunista del 1978 in
(7) Vedere, per rendersene conto: Jung Chang, Jon Halliday, Mao: The Unknown Story, ed. Alfred A. Knopf, New York, 2005. In questo libro siparla di almeno 70 milioni di Cinesi sterminati dal regime di Mao.
Afghanistan l'occupazione sovietica di questo Paese ed i 1,5 milioni di Afghani uccisi dal regime di Amin o di Nagibullah e le migliaia e migliaia di deportati o costretti all'esilio forzato tra il 1979 ed il 1989; senza contare gli attuali massacri di Armeni, di Tagik, di Crimei, di Ucraini, di Georgiani e di Ceceni perpetrati dagli exsatrapi comunisti dell’ex-URSS e che vengono ogni volta regolarmente ignorati dai così sempre "bene informati" ed "umanitari" organi di stampa occidentali.
Potremmo continuare all'infinito, parlando degli orrori filo-sovietici in Africa (1,7 milioni di morti...) tra l'Angola di Neto e di Dos Santos, lo Zimbabwe di Robert Mugabe e Joshua Nkomo, il Mozambico di Samora Machel, l'Etiopia di Meghistu, la Somalia di Siad Barre, il Congo di Kabila o di quelli poco dissimili perpetrati dalla guerriglia maoista del "Sendero Luminoso" nel Perù (150’000 morti...) o dai guerriglieri Sandinisti nel Nicaragua... (120’000 morti).
Questo, però, non cambierebbe nulla all'immagine di terrore, di desolazione e di sterminio che il "comunismo & affini" sono riusciti a propagare nel mondo a partire dall’Ottobre del 1917... Dal giorno in cui, cioé, il signor Vladimir Ilianov Illic (detto Nicola Lenin) ed i suoi accoliti rovesciarono il governo provvisorio della Russia democratica ed istaurarono il potere totalitario dei Soviet. Un potere sfociato, poi, nel gennaio del 1918, nella prima Repubblica socialista federativa sovietica della Russia e, successivamente, nel 1922, nell'ultra conosciuta URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), durata da allora, fino al suo recente crollo, nel 1991.
Tutto perdonato!
I più di 100/120 milioni di morti[43], gli orrori, le devastazioni, le vessazioni di ogni sorta, inflitti ai diversi popoli del mondo caduti sotto la dominazione comunista, sembrano svaniti, oggi, come neve al sole... Perché?
Come mai, in Occidente, nessuno ne parla più?
Come mai, nessuno tra i più accaniti difensori e propagatori dei diritti dell’uomo, della democrazia occidentale e dell'ideale del "Mondo libero", ha sentito il bisogno, fino ad oggi, di presentare una mozione per far processare (oltre a Pinochet ed a certi ufficiali argentini… giustamente ricercati e perseguiti dal giudice spagnolo Baltasar Garzon) e, magari, condannare dall'ONU i responsabili di quei Paesi e di quei regimi dove il comunismo è crollato o sta ancora imperando? Chi ha proposto, per esempio,di convocare un nuovo "Tribunale di Norimberga" per - magari - inventariare, classificare e definire quei crimini e riabilitarne le vittime?
Per più di cinquant’anni, i diversi regimi liberal-capitalisti dell'Occidente ci hanno fatto credere che il comunismo era un nemico da abbattere ed una pericolosissima piaga che bisognava arginare, respingere ed estirpare con qualunque mezzo.
Oggi, invece, gli stessi regimi fanno del tutto - dalla Polonia alla Bulgaria, dai Paesi dell'ex Iugoslavia alla C.S.I., dalla Cina alla Corea del Nord - per mantenere in carica o per favorire il ritorno al potere degli antichi tiranni comunisti e/o dei loro efficacissimi e mai smentiti “ sicari ” (Putin docet!)
Inutile chiedersi il perché.
Vorrei sbagliarmi, ma credo sia proprio per l’identico motivo per cui, dal 1945 ad oggi, liberal-capitalisti e comunisti continuano insieme, sistematicamente e con mutuo e tacito accordo, a calunniare, infangare, vituperare e perseguitare il Fascismo ed il Nazional-Socialismo…
Senza il Capitalismo, infatti, il Comunismo non avrebbe ragione di esistere e senza la paura che incute nei vili e nei codardi il Comunismo, il Capitalismo non potrebbe più, per lungo tempo, continuare a soggiogare e sfruttare i quattro quinti dell'intera umanità.
Intanto, l'antifascismo continua
Era naturale, quindi, che nel 1945, le potenze vincitrici del Secondo conflitto mondiale, decidessero di impedire con qualunque mezzo la rinascita del Fascismo e del Nazional-Socialismo!
Per raggiungere quello scopo, l'antifascismo militante non esiterà a mettere in pratica una minuziosa e sistematica diffamazione e/o ridicolizzazione del Fascismo e del Nazional-Socialismo, dei loro sistemi politici e del loro operato pratico, nonché una capillare persecuzione dei loro adepti superstiti, senza dimenticare il terrorismo intellettuale, il biasimo "morale" e le sanzioni giuridiche ed amministrative nei confronti di quanti si fossero direttamente o indirettamente riconosciuti in quelle idee.
E' quello che praticamente è avvenuto negli ultimi cinquant’otto anni!
Non dimentichiamo, infatti, che in Italia, l'articolo XII delle "disposizioni transitorie" della Costituzione italiana è sempre in vigore (alla faccia del transitorio!) e che, ancora oggi, cito a memoria, "è vietata la ricostituzione del Partito Fascista, sotto qualsiasi forma".
Potremmo addirittura aggiungere che, negli ultimi tempi, le rispettive legislazioni speciali - create nel 1945 in chiave antifascista dai diversi Stati europei - sono state addirittura ampliate, generalizzate ed irrigidite. E che,più di mezzo secolo dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, i processi penali a carico di ex responsabili di quei regimi o di giovani neofascisti o di giovani neonazisti, continuano come se quel conflitto fosse finito solo ieri!
Che volete, dopo più di cinquant’otto anni di "antifascismo scientifico" e la scomparsa o la senilità avanzata degli ultimi superstiti fascisti o nazional-socialisti di quell'epoca, c'era da aspettarsi che più nessun "mostro" di quel genere continuasse ad inquinare con le sue idee o a minacciare con la sua presenza, la ormai "sconculcata" atmosfera politica delle nostre libertà e delle nostre restaurate istituzioni democratiche.
Invece no: in Europa e nel Mondo, cinquantasei anni dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, i Fascisti ed i Nazional-Socialisti sono sempre presenti!
I Fascisti veri e gli "altri"
Intendiamoci: non mi riferisco a quelli che una facile demagogia pennivendola e politichese vorrebbe enumerare e definire come, i "fascisti verdi", i "fascisti rossi", i "fascisti ruandesi", i "fascisti somali", i "fascisti burundesi", i "fascisti serbi", i “fascisti afgani”, i “fascisti iracheni” e chi più ne ha, più ne metta...
Lo stesso dicasi dei cosiddetti "naziskin", degli "ultras delle curve sud", degli "holligans neri", dei "rockers bruni", degli "xenofobi" o dei "razzisti" di tutte le risme, dei "clerico-fascisti", dei "demo-fascisti", dei "postfascisti",degli "abiuro-fascisti", ecc.
Tutta questa gente, infatti, se "fascista" la volessimo davvero definire, potrebbe al massimo corrispondere alla classica immagine stereotipica che l'antifascismo militante, negli ultimi cinquantotto anni, si è sforzato di produrre e di divulgare sul fascismo, per meglio avvilirlo e meglio diffamarlo.
Uguale constatazione per coloro che preferiscono definirsi di destra o di estrema destra, ispirandosi in buona (o cattiva?) fede al Fascismo.
Ancora una volta, trattasi di un genere di "fascisti" che sono facilmente recuperabili dall'antifascismo. Il XVII° Congresso del M.S.I., in quel di Fiuggi (1994), mi sembra, ne abbia data una prova più che esauriente!
Gli "scioglitori ufficiali" del M.S.I., infatti, ed i componenti dell'attuale Alleanza Nazionale, non sono, come si potrebbe credere, dei traditori o dei transfughi dell'ideologia fascista. Sono semplicemente quello che sono sempre stati: uomini di destra o, se preferite, dei "fascisti", come l'antifascismo voleva che fossero!
"Pares cum paribus facillime congregantur", direbbero i Latini.
E' bene quindi che se ne siano andati con i loro simili!
Riveniamo ai Fascisti, questa volta, quelli veri (dei Nazional-Socialisti parleremo un'altra volta, in un'altra occasione). Quelli, cioè, che, direttamente o indirettamente, si ispirano al corpus politico, economico e sociale mussoliniano ed alla visione del mondo che da esso ne deriva.
Il Fascismo dei Fascisti
Quel Fascismo che non vuole né rinnegare, né restaurare, prende ispirazione dall'intera vita e dalla globale esperienza politica, economica e sociale del suo fondatore e si riconosce nella totalità della sua opera. Si inscrive, inoltre, nella continuità ideale dei principi e dei valori della sua Rivoluzione (1919-1922), del suo Governo (1922-1943) e della sua Repubblica Sociale Italiana (1943-1945).
Quell’idea, a priori, non è né di destra, né di sinistra, né di centro. Tanto meno, di estrema destra o di estrema sinistra!
E' un tentativo, sincero ed onesto (anche se non interamente riuscito tra il 1922 ed il 1945), di superamento ideologico, politico e pratico degli "immortali principi" dell'Ottocento. E’ un tentativo di sintesi tra la visione sociale e nazionale del Paese e tra il passato della politica ed il suo immancabile avvenire. E quel tentativo,rivendica ancora oggi il sacrosanto diritto di applicare liberamente – al di la di ogni dogmatismo ideologico o politico - le soluzioni le più consone alle effettive problematiche della società, anche se queste ultime possono formalmente apparire – di volta in volta - come delle soluzioni di destra, di sinistra, di centro, di estrema destra o di estrema sinistra.
Parafrasando Robert Aron e Arnaud Dandieu (La révolution nécessaire, Ed. Bernard Grasset, Paris, 1933),potremmo dire che se fosse assolutamente necessario dover situare e catalogare il Fascismo in termini parlamentari, allora, quest'ultimo potrebbe senz'altro collocarsi, ad uguale distanza dall'Estrema Destra e dall'Estrema Sinistra, dietro allo scanno del Presidente della Camera, con le spalle all'Assemblea e con il volto ed il cuore verso il Popolo e la Società.
Il Fascismo, o meglio, il Mussolinismo, é una visione dell'Uomo, della Società, dello Stato e del Mondo,popolare, pragmatica, spregiudicata e volontarista. "La più audace - come ebbe ad affermare lo stesso Mussolini - la più originale, la più mediterranea ed europea delle idee". Un’idea che parla di Identità, di Indipendenza, di Autodeterminazione e di Sovranità Nazionale. Un’idea che sogna di Spiritualità, di Civiltà e di Rivoluzione. Una Rivoluzione Nazionale e Sociale. Una Rivoluzione che considera il Capitale uguale al Lavoro; che vorrebbe un mondo fatto di Capacità, di Competenze e di Responsabilità; che è per una Giustizia al di sopra delle parti; che propugna l'Economia Partecipativa e l'inserimento delle Categorie nella Direzione del Paese; che è per la Solidarietà e per la Gerarchia dei Valori; che si batte per l'Alternativa Corporativa, per una Società Organica e Differenziata, per la Socializzazione delle imprese e per lo Stato Nazionale del Lavoro.
Quell’idea crede nell'Onore, nella Fedeltà, nell'Onestà, nel Senso del Dovere e nella Parola data. Venera gli Eroi,esalta gli Artisti, palpita per i Poeti e s'inchina davanti al Sapere degli Studiosi ed alla Genialità degli Inventori.
Vuole il rispetto della Personalità di ognuno, sostiene la Famiglia, rispetta la Fede di tutti, riconosce la Proprietà,favorisce ed incoraggia l'Iniziativa privata (purché non contrasti con l'interesse generale della società), esige la partecipazione delle Maestranze alla direzione delle aziende, pretende la ripartizione degli utili nelle imprese,desidera e richiede, in fine, che la terra vada a chi la lavora ed a chi la sa coltivare e far fruttare.
Quel tipo di Fascisti, come dicevamo, cinquantasei anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale - e nonostante tutti i divieti e le persecuzioni che sono stati loro imposti - è sempre tra di noi.
Contrariamente a quello che si potrebbe credere o presupporre, quei Fascisti, nella loro stragrande maggioranza,sono dei ragazzi e delle ragazze, degli uomini e delle donne, degli intellettuali e dei lavoratori che nel 1945 non erano ancora nati e, tanto meno, erano stati concepiti.
Il fatto che oggi, più di mezzo secolo dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ci sia ancora gente che senta il bisogno esistenziale e morale di identificarsi in quell’Idea ed abbia il coraggio politico e civile di dichiararsi Fascista, è la migliore prova che le idee di Mussolini non sono state affatto sconfitte. Anzi, rispetto a quelle degli "altri", sono già vittoriose!
Il cammino che le separa dal loro trionfo finale, sembra ancora lungo e tortuoso... Ma la loro vittoria è sicura ed inevitabile, come l’eterno ritorno della luce a discapito delle tenebre.
Alberto B. Mariantoni
2000-2003
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