mercoledì 6 aprile 2011

La strana morte di Ippolito Nievo



FISIMARIO

di Ruggero Guarini

Non mi risulta che finora, nel corso delle varie iniziative promosse per celebrare questo 150^ compleanno dell’Italia Una, qualcuno degli officianti abbia avvertito il bisogno di ricordare che di questi giorni, esattamente il 4 marzo 1861, dunque quando la creaturina era in procinto di nascere, proprio nelle acque del nostro golfo, in circostanze piuttosto oscure, moriva Ippolito Nievo.

Fra le tante pagine scritte per l’occasione la sola, per quanto mi risulta, in cui si ricordi quel misterioso episodio, si può leggere in un libro intitolato “Perché non festeggiamo l’unità d’Italia”. Appena sfornato da quella fucina di studi e ricerche storiche promosse dal Movimento Neoborbonico che è l’Editoriale Il Giglio, il libro contiene due saggi. Il primo, di Guido Vignelli, studioso di etica e politica, è una breve analisi delle cause e degli effetti del fallimento del mito risorgimentale. Il secondo, di Alessandro Romano (il fervoroso cultore della vera storia del Regno delle Due Sicilie che esprime da anni la sua passione con una serie incessante di iniziative mediatiche, celebrative, conviviali e simili) è una sapida rivisitazione degli innumerevoli fatti dai quali risulta, incontrovertibilmente, che l’unificazione fu fatta “contro” il Sud. Ed è appunto nel saggio di Romano che si può leggere anche una succinta rievocazione del tragico caso della morte di Nievo.

Ricordo brevemente l’episodio. Il 4 marzo 1861 Nievo, avendo ricevuto da Cavour l'incarico di riportare dalla Sicilia i documenti amministrativi della spedizione dei Mille, si imbarcò sulla nave “Ercole”, di linea tra Palermo e Napoli, portando con sé un piccolo baule pieno di documenti contabili relativi alle confuse e non di rado equivoche, se non sfacciatamente delittuose, imprese finanziarie dei garibaldini in Sicilia. Ma quella nave non arrivò mai a Napoli, giacché a causa di un fortunale (così ha sempre sostenuto la storiografia ufficiale) affondò tra Capri e Sorrento. E tutti i suoi circa 800 passeggeri, compreso il povero Nievo e quel suo bagaglio pieno zeppo di documenti contabili forse compromettenti per i Mille e per lo stesso Eroe dei due Mondi, furono inghiottiti dal mare.

«La vicenda – ricorda Romano – ha da sempre fatto emergere seri dubbi sul reale andamento delle cose, tanto è vero che negli anni Sessanta Stanislao Nievo, nipote di Ippolito, incaricò lo scienziato Jacques Picard di raggiungere il relitto della nave, adagiato a 240 metri di profondità, per una ricognizione. Data l’eccessiva profondità, lo scienziato non poté fare molto, ma comunque accertò che la nave presentava uno squarcio nella caldaia. Non un temporale, quindi, ma un’esplosione. Un attentato?». Romano inoltre osserva che dal registro semaforico della postazione di segnalazione e avvistamento dell’isola di Ventotene non risulta che nella giornata di quel 4 marzo furono indicate «condizioni di tempo perturbato tali da provocare l’affondamento di una nave di linea». E conclude citando questo passo del saggio dello storico Giulio Di Vita sul “Finanziamento della spedizione dei Mille”: «Le altre navi in zona riportano nei diari di bordo la più rassicurante bonaccia. Probabilmente la causa del naufragio è un’esplosione dolosa delle caldaie, come è stato confermato da recenti esplorazioni subacquee».

Altri elementi sulle misteriose circostanze di quel naufragio e sulle molte ragioni che giustificano ampiamente l’ipotesi di un complotto politico si possono trovare nel romanzo “Il prato in fondo al mare”, edito da Mondadori nel 1974, di Stanislao Nievo, dove la vicenda viene rappresentata come «una sospetta strage di Stato italiana, maturata dalla Destra e decisa dal potere piemontese per liquidare la Sinistra garibaldina». Ma In pubblicazioni successive sono state avanzate altre ipotesi, e una delle più verosimili attribuisce l’origine del naufragio al proposito di distruggere le prove del potente contributo che i finanziamenti stranieri, in particolari inglesi, avevano dato all’organizzazione e al successo della spedizione dei Mille.

Tratto da:

Rete di Informazione del Regno delle Due Sicilie
Notiziario Telematico - 6 Aprile 2011-

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