mercoledì 13 ottobre 2010
AUGUSTO DE MARSANICH
di Mario De Cristofaro
AUGUSTO DE MARSANICH è ritratto nella foto insieme alla FIAMMA e alla celebre frase - da molti erroneamente attribuita ad Almirante- che EGLI pronunziò nel primo congresso nazionale del MSI, di cui è stato per lunghi anni Segretario, Presidente e parlamentare alla Camera e al Senato. Nel ventennio fascista ricoprì alti incarichi sindacali e di governo e nella RSI, tra l’altro, presiedette il Banco di Roma e l’Alfa Romeo. L’On. DE MARSANICH, a me particolarmente caro per ragioni e ricordi personali, per cultura, serietà, nobiltà d’animo e statura morale è da collocare certamente tra le figure più rappresentative della politica italiana del secolo scorso. Alcuni anni dopo la SUA morte un altro grande italiano, BEPPE NICCOLAI, ne ricordò così le adamantine doti morali e politiche:
"Augusto De Marsanich approda al fascismo dal nazionalismo corridoniano. La sua è una adesione meditata, nutrita di dottrina e di passione. Ed è per questo che, a diversità di altri nazionalisti «urlanti» che, nell'ora del pericolo e del crollo, tornati ad essere «venturieri senza ventura» abbandonano il fascismo. Lui gli rimane fedele. Fino alla morte. La differenza fra Dino Grandi e Augusto De Marsanich è tutta qui. Il primo nell'ora della verità, tornato ad essere venturiero senza più ventura viene ringoiato nell'egoismo individualistico di quella borghesia che l'aveva espresso e sostenuto; il secondo, povero, malato, continua la sua battaglia di sempre. Il primo, ricco, viene elevato a patrono della grande industria in sud-America; il secondo, con abiti rivoltati, perdendo le notti in treno, fra una polmonite e l'altra, va a tenere comizi nei piccoli centri della Calabria e nelle grandi città lombarde.
Per le sue idee, per ciò in cui aveva sempre creduto e combattuto: la vecchia dottrina nazionalista, alla quale aveva sposato, in sintesi, socialismo e sindacalismo.
Durante il ventennio è accusato di comunismo e deve lasciare un posto di responsabilità, ma di questa accusa non se ne farà un vanto, al crollo del fascismo, con gli epuratori.
Interventista intervenuto, uomo di piazza e di pensiero, gerarca che venti anni di gerarchia rendono ancora più povero, nell'ora della sconfitta della sua adorata Italia, trova ancora il coraggio e la fede di buttare sé e i suoi allo sbaraglio.
Scrittore colto, oratore vibrante, tutta la sua vita è uno schiaffo morale a questi tempi. È troppo preparato, troppo schivo delle piaggerie, troppo onesto, troppo aperto, troppo coraggioso per non trovarsi contro questi tempi. Anche all'interno della sua e nostra comunità politica. Infatti uno che in questi tempi della propria missione fa una questione di coscienza, come non poteva essere perdente?
E così è stato. I più furbi lo scavalcheranno.
Si ritirerà nell'ombra, discreto e sdegnato. ...
A questo Uomo integro non è stata ancora resa giustizia. È ancora presto, dominano i furbi non le coscienze. Ma di Lui si parlerà, domani.
Come un esempio. Luminoso."
USCÌ DALLA POLITICA PIÙ POVERO DI QUANDO VI ENTRÒ. L’esatto contrario di tantissimi politici (si fa per dire) dei giorni nostri!!!
tratto da facebook
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A conforto: il primo congresso del M.S.I.
http://pocobello.blogspot.com/2010/04/primo-congresso-del-msi.html
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