venerdì 2 aprile 2010

Primo congresso del M.S.I.



Il primo congresso del Movimento Sociale Italiano 27 giugno - 29 giugno 1948.


Si celebra a Napoli il primo congresso del Movimento Sociale Italiano, occasione per un primo confronto pubblico tra le diverse correnti.


Il dibattito precongressuale è istruito da tre relazioni approvate dal Comitato Centrale «come indirizzo generico e di base di discussione» per le assemblee comunali e provinciali e per il congresso stesso.


Le relazioni riguardano la "Politica sociale ed economica", la "politica interna e costituzionale" e la "Politica estera".


Con il documento relativo alla "Politica interna e costituzionale" il Msi si oppone all'istituto delle Regioni previsto dalla Costituzione (la quale secondo i missini deve essere posta al vaglio referendario) e manifesta l'insofferenza verso lo «strapotere dei partiti che si sovrappongono all'azione dei pubblici poteri», inoltre dichiara che non era nelle intenzioni del partito «sopprimere la democrazia».


Per quanto riguarda la "Politica Estera", il punto principale su cui tutto il partito è d'accordo è il rifiuto del Trattato di Pace, per il modo inglorioso con il quale è stato siglato e per le condizioni umilianti ivi contenute. Pertanto urge la revisione del "Diktat".

Tuttavia, il Msi opera una precisa scelta di campo, definendosi «Presidio dei valori occidentali».

La relazione "Politica sociale ed economica" è la più significativa e propone come obiettivo l'adempimento del «processo evolutivo che è stato interrotto dalla guerra» e cioè la sintesi tra il corporativismo del fascismo-regime e la socializzazione del fascismo repubblicano.

Concretamente il documento indica: il riconoscimento giuridico delle categorie; l'obbligatorietà dei controlli collettivi; introduzione della magistratura del lavoro e difesa dell'unità sindacale (definita una «conquista dei lavoratori»); in contrapposizione alla libera concorrenza, la «programmazione nazionale».

Il "tono" del Congresso è effettivamente dato dalla corrente di sinistra e dagli interventi dei suoi uomini di punta: Ernesto Massi, Giorgio Bacchi, Gianluca Gatti e lo stesso segretario Giorgio Almirante. La ricerca di una terza via tra capitalismo e socialismo, secondo i "veronisti", non conduce alla rivalutazione del corporativismo così come si è caratterizzato nel periodo del regime fascista, perché l'approccio corporativo ha valore solo se integrato da un processo di socializzazione.

Augusto De Marsanich, infine, segna la conclusione del Congresso con un suo intervento di sintesi tra socializzatori e corporativisti.

La mozione conclusiva, poi, riprende molti punti del suo discorso. Infatti essa codifica la posizione del Msi nei riguardi del fascismo con il celebre motto di De Marsanich «non rinnegare e non restaurare», augura la «pacificazione tra le generazioni che il dramma della guerra civile ha diviso», rilancia il tema della corporazione in antitesi alla filosofia del materialismo storico e della lotta di classe e al liberismo, e propugna «la dottrina dello Stato nazionale del lavoro: nazionale e non nazionalista, sociale e non socialista»; infine chiede che la «Nazione sia ricondotta al suo naturale rango di dignità e onore». In questo Congresso le diverse correnti non si esasperano e tendono a risolversi in un compromesso, nel quale, per il momento, la leadership di sinistra mantiene il controllo del partito; la Direzione riconferma Almirante alla Segreteria e Michelini, Roberti e Massi come vicesegretari.

Inoltre tutto l'apparato organizzativo del Movimento Sociale, articolato in sezioni, federazioni, Comitato Centrale e Direzione, riflette l'abbandono della tipologia fascista come partito di milizia e ordinamento gerarchico e presenta anche per il MSI lo schema classico del partito di massa.

CRONOLOGIA DI UNA TRASFORMAZIONE ( 1946 / 1994 )

1946 il 26 dicembre nasce a Roma il Movi­mento sociale italiano.

Ne sono fondatori Arturo Michelini, Pino Ro­mualdi, Giorgio Almirante, Giorgio Bacchi, Giovanni Tonelli, Cesco Giulio Paghino, Ma­rio Cassiano. Primo Segretario del Partito è Giorgio Almirante

1948 L’ Msi riesce a ottenere, alle prime elezioni legislative, sei deputati e un senatore, entrando, di diritto, in Parlamento.

1950 Almirante viene rimosso dalla Segre­teria del Partito e sostituito con il più moderato Augusto De Marsanich.

1952 Malgrado l’approvazione della Legge Scelba, che vieta la ricostituzione del Partito nazionale Fascista sotto ogni forma, l’ Msi, tacciato da molta parte dell’opinione pubblica italiana di neo-Fascismo, conquista nelle elezioni locali, assieme ai monarchici del Pnm, le amministrazioni di Napoli, Bari, Foggia, Lecce, Benevento e Sa­lerno; nasce “Il Secolo d’Italia”.

1953 Nelle manifestazioni missine di piazza orga­nizzate per chiedere il ritorno di Trieste all’I­talia vengono uccisi dalla polizia alleata sei militanti missini.

1956 Il moderato Michelini, ormai da due anni Segretario nazionale, si scontra dura­mente con Almirante al V° Congresso nazio­nale dell’ Msi a Milano, vincendo di stretta mi­sura; esce dal Partito la corrente Ordine Nuo­vo, guidata da Pino Rauti.

1960 L’ Msi appoggia esplicitamente il governo Tambroni. I gravi disordini scoppiati in varie città italiane impediscono, però, al Partito di celebrare a Genova il congresso nazionale che avrebbe dovuto sancire l’ “ inserimento” di esso , a pieno titolo, nel quadro istituzionale. Il governo è costretto alle dimissioni: la ghettizzazione del Movimento Sociale Italiano continua.

1968 Malgrado l’aperto dissenso di alcune frange giovanili, l’ Msi si schiera apertamente contro la contestazione studentesca, di chiara matrice di sinistra : un gruppo consistente di suoi attivisti e dirigenti missini dà l’assalto all’università di Roma.

1969 Scomparsa del Segretario Michelini: il suo po­sto è preso da Almirante, che lancia lo slogan della “Piazza di destra“, mentre guadagnano spazio , pericolosamente, gruppi extraparlamentari; Pino Rauti, intanto, rientra nel Partito.

1972 Dopo i successi nelle Amministrative del 1971, l’ Msi raccoglie un notevole successo nelle elezio­ni legislative con 2.894.789 voti alla Camera

(8,7 per cento), 56 deputati e 26 senatori: è un successo clamoroso, che scuote le certezze di molta parte della Democrazia Cristiana.

1974 La tensione innescata da alcuni san­guinosi attentati ( ltalicus, Piazza della Log­gia ) attribuiti all’estrema destra blocca l’asce­sa missina nei favori dell’opinione pubblica italiana, insofferente ormai della troppo chiacchierata D.C.

1976 Metà del gruppo parlamentare abban­dona l’ Msi a seguito delle polemiche interne, creando un gruppo nazional-conservatore: Democrazia nazionale, che non riesce però a inserirsi nell’area di governo e che scomparirà dopo le elezioni del 1979 ( 0,6 per cento ).

1979 Ultimo serio tentativo congressuale dei “Movimentisti” di Rauti per spezzare l’e­gemonia di Almirante.

Nasce il quindicinale Linea sulle cui pagine si esprimono anche gli animatori della Nuova destra, che usci­ranno in gran parte dal MSI nel corso del 1981.

1983 L’ MSI concentra le proprie energie in pubbliche celebrazioni del centenario della nascita di Benito Mussolini. Il Presidente del Consiglio Bettino Craxi ammette per la prima volta a consultazioni informali l’ MSI.

1987 Almirante, gravemente ammalato, abbandona, dopo diciotto anni, la Segreteria del Partito indicando quale proprio successore il giovane emergente Gianfranco Fini: di li a poco Fini diventerà il nuovo Segretario.

1990 Dopo una serie di sconfitte elettorali, Fini viene rimosso dalla Segreteria dai delegati del XVI° Congresso nazionale; al suo posto sale Rauti, ma il Partito subisce alle elezioni regionali urna cocente sconfitta ( solo il 3,9 per cento dei voti ).

1991 I continui insuccessi elettorali spingono Rauti a rassegnarele proprie dimissioni; gli subentra di nuovo Fini, che trae beneficio, nella propria linea politica, dalle esternazioni del Presidente della Repubblica Cossiga e, l’anno successivo, dall’e­splosione di Tangentopoli.

1994 Lo scioglimento del Parlamento italiano in se­guito agli scandali di Tangentopoli determina le nuove elezioni politiche. Unendo alla propria deno­minane la sigla Alleanza nazionale, l’ Msi conquista ben il 13,6 per cento dei voti ed entra nel primo governo Berlusconi.

Dalle sedi periferiche fino al Comitato Centrale del Partito risulta chiaro l’intendimento di una naturale trasformazione in atto nel paese: e di questa trasformazione se ne fa carico l’ MSI.

A ottobre, il Comitato centrale nel Movimento Sociale-An convoca il congresso, in vista della svolta verso Alleanza Nazionale,

fissata per il 25-27 gennaio 1995

Nessun commento:

Posta un commento