mercoledì 2 dicembre 2009

La calunnia come arma politica: la “negazione di Dio”


IL SUD E L’UNITÀ D’ITALIA - GIUSEPPE RESSA

La politica destabilizzante inglese nei confronti delle Due Sicilie, dopo la questione degli “zolfi” già citata, continuò con William Gladstone, deputato e già ministro delle Colonie del governo Peel, che fu inviato dal suo governo per seguire il processo che si sarebbe dovuto svolgere nelle Due Sicilie contro gli aderenti alla società segreta ”Unità d’Italia“ i cui scopi erano impliciti nella sua stessa denominazione. Le loro attività sovversive andavano dalla diffusione di proclami antimonarchici che invitavano alla disobbedienza civile, all’organizzazione di attentati come quello del settembre 1849, quando un ordigno esplose davanti al palazzo reale di Napoli mentre si svolgeva una festa di giubilo per Papa Pio IX il quale, fuggito a suo tempo da Roma a causa dell’instaurarsi della Repubblica Romana, si apprestava a benedire le centomila persone presenti.
“Qualsiasi governo avrebbe perseguitato una setta segreta che minacciava la sua stessa esistenza e propugnava l’assassinio politico con proclami come questo: “Voi soli, o fratelli, voi soli rimanete indietro. È vero che voi avete cotesta tigre Borbonica, che vi lacera le membra e vi beve il sangue, cotesto ipocrita, cotesto furbo, cotesto scelleratissimo Ferdinando. Ma non siete italiani voi? Non avete un pugnale? Nessuno di voi darà la sua vita per 24 milioni di fratelli? Un uomo solo, una sola punta darebbe libertà all’Italia, farebbe mutar faccia all’Europa. E nessuno
vorrà questa bella gloria?“113; e ancora “Noi vogliamo la libertà, e dobbiamo conquistarla col sangue, col sangue anche dei nostri figli se sono traditori…gli scellerati devono essere uccisi, presto, e tutti, senza pietà. All’armi …non parlate, ma fate; non gridate, ma uccidete, ferite, bruciate…morte al tiranno, morte alla polizia, morte agli amici del tiranno”114
Il processo iniziò il 1 giugno 1850 e si concluse il 1 febbraio del 1851 (non era quello contro i 39 imputati per i disordini del 15 maggio 1848 che si celebrò dal 9 dicembre 1851 all’8 ottobre 1852). Tra gli imputati, in tutto 42, ricordiamo i nomi di Agresti, Faucitano, Settembrini, Poerio, Pironti, Romeo; condannati alla pena capitale furono i primi tre, subito graziati da Ferdinando; ad altri due fu comminato l’ergastolo, ai rimanenti condanne fra trent'anni e quindici giorni,
otto furono assolti; l’11 gennaio 1859 tutti i condannati per il reato di lesa maestà furono amnistiati e costretti all’esilio. Tornato a Londra nel 1851, d’intesa col primo ministro Lord Palmerston, Gladstone fece diffondere alcune lettere da lui inviate al ministro degli esteri, lord Aberdeen, nelle quali si etichettava il regno del Sud come la “negazione di Dio”; nella prima (del 7 aprile, pubblicata l’11 luglio) il Gladstone riferiva di una visita, mai avvenuta, alle carceri napoletane e
così concludeva: «II governo borbonico rappresenta l’incessante, deliberata violazione di ogni diritto; l’assoluta persecuzione delle virtù congiunta all’intelligenza, fatta in guisa da colpire intere classi di cittadini, la perfetta prostituzione della magistratura, come udii spessissimo volteripetere; la negazione di Dio, la sovversione d’ogni idea morale e sociale eretta a sistema di governo»”.115
L’Inghilterra gridò così al mondo intero il proprio sdegno per le asserite disumane condizioni in cui erano tenuti i detenuti politici e queste notizie rimbalzarono da una cancelleria all’altra, trovando ampie casse di risonanza sui giornali di Torino e nella stessa Napoli negli esterofili ambienti degli oppositori; a nulla servirono le smentite del governo borbonico che invitò anche commissioni di giornalisti a verificare de visu la realtà, poi, a "giochi fatti", cioè dopo l'annessione piemontese, sarà lo stesso deputato inglese ad ammettere candidamente la menzogna: «Gladstone, tornato a Napoli nell’anno 1888-1889, fu ossequiato e festeggiato dai maggiorenti del cosi detto Partito Liberale, i quali non mancarono di glorificarlo per le sue famose lettere con la negazione di Dio, che tanto aiutarono la loro rivoluzione; ma a questo punto il Gladstone versò una vera secchia d’acqua gelata sui suoi glorificatori. Confessò che aveva scritto per incarico di lord Palmerston, che egli non era stato in nessun carcere, in nessun ergastolo, che aveva dato per veduto da lui quello che gli avevano detto i nostri rivoluzionari»116In quegli stessi anni il sistema carcerario della “civilissima“ Inghilterra faceva
fremere di orrore la penna dello scrittore Charles Dickens, e lo stesso Cavour ne aveva visitata una, commentando nel suo diario“La prigione è orribile…nella quale sono rinchiusi, come bestie feroci, 360 individui. Niente può dare idea del misero stato in cui si trovano. Stanno rinchiusi in 60 dentro una sola camera, respirano aria mefitica e si coricano su delle miserabili stuoie di giunco. Fanno pena a vederli. Sono ammucchiati uno sugli altri senza nessuno ordine né distinzione…la disciplina è severa. I detenuti sono sottoposti alla legge del silenzio assoluto.
Non possono parlare in nessun momento e per nessuna circostanza. Le punizioni sono il pane e acqua, i ferri e la cella oscura. Siamo discesi in uno di questi buchi. In verità non ho visto niente di più tetro in vita mia”117; contemporaneamente la Francia inviava oltre 10 mila prigionieri politici in Algeria e alla Cayenna, negli Stati Uniti c’era ancora lo schiavismo, tutto questo non scandalizzò Gladstone.
In realtà la situazione nelle carceri napoletane non era peggiore di quella del resto d’Europa 118, anzi, leggendo alcune corrispondenze di noti liberali reclusi si potrebbe pensare il contrario. Da una lettera di Carlo Poerio: “Ho ricevuto la vostra lettera del 1 di questo mese, che mi è giunta non so dire quanto gradita. Sono lietissimo di sentire che la vostra preziosa salute vada sempre di bene in meglio e posso assicurarvi che è lo stesso di me. Oggi abbiamo avuto una magnifica
giornata di primavera e ho avuto la consolazione di passeggiare a mio piacere …Vi ho scritto per la posta d’inviarmi, col corriere di Pasqua, dè frutti, dè piselli, dè carciofi e del burro, come di costume. Vostro affezionatissimo nipote.”119.
Molti inglesi si stupivano vedendo le floride condizioni degli esuli delle Due Sicilie che arrivavano in Gran Bretagna, alcuni di essi erano addirittura sovrappeso. Di contro, il sistema giudiziario meridionale è stato riconosciuto da tutti gli studiosi come il più avanzato d’Italia preunitaria, in linea con la grandissima scuola meridionale di diritto, basti pensare al Codice Penale del 1819.
113 dalla penna di Luigi Settembrini, citato da Harold Acton, “Gli ultimi Borboni di Napoli”, Giunti 114 dalla stessa penna, citato da Michele Topa, Così finirono i Borbone di Napoli, Fiorentino, 1990, pag. 225115 Carlo Alianello, La conquista del sud, Rusconi editore

116 Ibidem
117 Cesare Bertoletti, op. cit.; pag.303
118 ricordiamo, comunque, per rendere l’idea della mentalità punitiva dell’epoca ben diversa da quella riabilitativa
dei giorni nostri, che l’obbligo della catena al piede per i condannati ai lavori forzati fu abolito solo il 2 agosto 1902
nel nuovo regno d’Italia.
119 riportata da Ò Clery, La rivoluzione italiana, Ares, 2000, pag. 374

tratto da: http://www.ilportaledelsud.org/menu.htm

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