venerdì 11 settembre 2009

COME I TIRANNI

L'avvocato Salvatore MACCA, Presidente Emerito della Corte d'Appello di Brescia - Presidente On. Agg. della Cassazione - Cavaliere di Gran Croce, mi ha inviato la parte aggiuntiva riguardante la "messa in stato d'accusa" del Presidente i carica, On. Giorgio Napolitano. Il dottor Salvatore MACCA mi ha pregato di inoltrare.
Filippo Giannini

Offro a chi legge, copia della memoria 18 giugno 2009, qui di seguito pubblicata, a sostegno della procedura di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano , da me avviata con ricorso 4 aprile-19 maggio 2009, e ora pendente avanti al Comitato Parlamentare per procedimenti d’accusa, formato dai componenti delle Giunte del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati competenti per le autorizzazioni a procedere.
Nella memoria 18 giugno, a un certo punto scrivo dell’episodio avvenuto uno o due giorni prima, nel corso di una cerimonia pubblica con sfilata. Dal palco delle autorità, una Signora, da me ritenuta erroneamente l’On. Brambilla, che pare fosse, invece, la Signora Marsegaglia, subì in TV, nella cronaca della sera, aspre rampogne per aver salutato, nel corso della sfilata, col saluto fascista, che tale però non era, come vedremo.
C’è stato chi ha cercato consensi alla propria incoercibile indignazione, ritenuta sacra, invocando l’autorevole avallo della Corte di Cassazione, che ha confermato la condanna dei giudici di merito di un tapino che si era sognato, follemente, di adottare il saluto romano. Ma lo stesso ha preso una grossa bufala, perché ha ravvisato, nella conferma della condanna, errando grossolanamente, non un fatto puramente giudiziario, ma una condivisione ideologica del divieto.
Infatti, in una delle norme repressive che il Capo dello Stato non si attiva per l’abrogazione, c’è anche quella del saluto romano, che dal fazioso e mediocre legislatore di quegli anni bui, fu considerato pericolosa manifestazione di risorgente fascismo, e dunque, fino alla sua abrogazione, il saluto romano costituirà reato, e chi ha invocato la Cassazione, ha scoperto l’acqua calda, dovendo essa tutelare l’esatta interpretazione delle norme vigenti. Sarebbe lo stesso se qualche legislatore, folle e privo del senso della misura, che da noi non sono mai mancati, specialmente in questi anni, disponesse che, mettiamo, aprire le finestre dalle 7 alle 8 del mattino costituisca reato. E se la violazione accadesse, la Cassazione, investita del problema, dovrebbe confermare la condanna in ipotesi inflitta dal giudice di merito. Chiaro? Sono certe norme che non dovrebbero mai essere promulgate, e tanto meno tenute in vita. Ma si sa che la paura dei deboli e dei pavidi, e di coloro che hanno la coda di paglia, non solo fa novanta, ma fa pure brutti scherzi.
Ed ecco ora, qui di seguito, la memoria 18 giugno 2009, aggiunta all’istanza di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, trasmessa il 4 aprile 2008, riconfermata e sollecitata il 19 maggio successivo, dopo la rinnovazione del Parlamento per effetto delle elezioni.
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Signor Presidente!
Nell’esprimere il desiderio e la speranza che l’istanza proposta dallo scrivente non resti troppo a dormire un lungo sonno, e trovi al più presto accoglimento per le ragioni in essa esposte, desidero illustrare ulteriormente le stesse.
Osservavo, nell’istanza, che le disposizioni transitorie delle leggi, nel nostro sistema giuridico, devono avere una vigenza limitata nel tempo, avendo la semplice funzione di coordinare certe materie, che la precedente normativa governava, con la nuova, destinata a regolare in futuro la mutata situazione.
E dunque, nel caso di specie, la XII disposizione transitoria della Costituzione italiana, che vietava e ancora vieta, la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista, avrebbe dovuto avere una durata massima di due-tre anni, poco più poco meno. Invece, entrata in vigore il I° gennaio 1948, dopo oltre sessantuno anni non è stata ancora abrogata! La cosa non è casuale. Infatti moltissimi cittadini, compreso chi scrive questa memoria, l’hanno prospettata a numerosi politici e, sempre, anche al Capo dello Stato, ed è tenuta in vita in perfetta malafede. Senza affermare esplicitamente che non si vuole, nella scena politica italiana, un partito fascista, l’antifascismo perenne si comporta in modo tale da renderne impossibile la costituzione, con l’ostruzionismo e lo spauracchio di leggi discriminatici e repressive. In passato, ai bei tempi, si usava la violenza e la prepotenza, e anche peggio, ora la subdola ipocrisia.
C’è chi afferma che investire del problema e della responsabilità il Capo dello Stato, come ha fatto l’istante, sarebbe improprio e fuori luogo, non essendo compito suo quello di abrogare le leggi. Ciò lo sappiamo benissimo, ma sappiamo pure che l’ultimo approdo, quando tutti i poteri, compresa la c.d. Corte europea per la salvaguardia (??) dei diritti dell’uomo, più propriamente competenti, sono sempre rimasti indifferenti e sordi a tutte le legittime istanze di un cittadino che chiedeva democraticamente di esercitare il diritto di costituire un partito che ne rappresentasse le idee e ne soddisfacesse le legittime aspettative, fosse il Capo dello Stato, quale rappresentante dell’unità nazionale (art. 87, comma I°, cost.). Ma l’unità nazionale è incompatibile con la discriminazione nazionale, mantenuta in vita in perfetta mala fede, sia con la XII dispos. trans., sia con tutte le altre norme repressive create dal regime antifascista perenne, come la famigerata legge Scelba e altre simili. E dunque, non è vero che l’attuale presidente rappresenti l’unità nazionale, come sancito dal citato articolo 87, dato che si astiene dal fare rimuovere, pur avendone la possibilità, ciò che sia in contrasto con la citata Unità. Atteggiamento omissivo, questo, che già realizza un attentato alla Costituzione, perché con esso si discrimina una parte cospicua di cittadini italiani, impedendo ad essi, come vedremo fra poco, di esprimere liberamente il proprio pensiero nonché di esercitare il diritto di associarsi in partito.
Infatti, l’art. 3, co. I°, dispone che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge (anche la Costituzione è una legge) senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche ecc….” E dunque, sono tutti, i cittadini, e dunque sono anche quelli di fede fascista, che dovrebbero godere delle citate prerogative! Ma come è dunque ammissibile che non si sia ancora reso conto, il Capo dello Stato, che, accettando, tollerando, che restino ancora in vigore la XII dispos. trans. della costituzione, e le altre leggi repressive e discriminatrici, sta continuando a violare clamorosamente il citato articolo 3 ? Violazione che inevitabilmente si traduce nell’abiura, nel rinnegamento, del giuramento prestato avanti al Parlamento in seduta comune nell’assumere l’altissima carica, di “osservanza della Costituzione” (art.91). Ma, così essendo, il comportamento del Capo dello Stato pone in essere un attentato alla Costituzione (art.90, comma I°, ipotesi 2^), e dunque, a norma del comma 2°, deve essere “messo in stato d’accusa dal Parlamento in seduta comune”.
Dispone poi l’art. 18, al comma I°, che “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.” E’ chiaro che i cittadini sono tutti i cittadini, compresi quelli di fede fascista, altrimenti il costituente avrebbe sancito: “i cittadini, tranne quelli di fede fascista. …, ecc.”
Ma poiché il Presidente Napolitano non ha mosso un solo dito per fare abrogare la XII d.t., nonché tutte le altre scandalose norme repressive e discriminatrici, che offendono la costituzione, con la quale sono in clamoroso e stridente contrasto, col suo atteggiamento omissivo viola la medesima e continua nell’abiura del giuramento, deve essere messo in stato d’accusa.
L’art. 21 , comma I°, della costituzione, è emblematico. Esso recita che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Tutti. E dunque anche i cittadini di fede fascista. Ma chi, come il Presidente On. Napolitano, abbia prestato il giuramento di osservanza della costituzione (art. 91), e viola l’art. 21, abiura il giuramento e attenta alla Costituzione e deve quindi essere messo in stato d’accusa.
L’art. 49, infine, è ancora più esplicito, e mi piace riportarlo integralmente: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”
In conclusione, essendosi, l’On. Napolitano, reso responsabile d’inosservanza della costituzione, con ciò abiurando il giuramento di osservanza, deve essere sanzionato con la messa “in stato d’accusa del Parlamento in seduta comune” (art.90, comma 2°, costituzione).

E dunque l’On. Napolitano, come abbiamo visto, da anni, cioè da quando assunse la carica, non sta osservando la costituzione. Perché? Forse perché confida, magari, secondo me sbagliando, nella solidarietà omertosa dei parlamentari votanti nel processo d’accusa? Questa è una ipotesi, ma è una certezza quando si afferma che agisce così perché sospinto dalla molla potente dell’odio eterno, insanabile, irrazionale, ma soprattutto ingiustificato, verso i fascisti e il Fascismo, sicuramente migliore del comunismo, del quale egli è fervente e devoto apologeta, e delle dittature comuniste, responsabili di innumerevoli delitti con milioni di morti, e causa di infinito dolore in tutte le parti del mondo. E come attua, il Presidente, l’inosservanza? Non esplicitamente e apertamente, ma con la resistenza passiva, con la tattica mediocre e poco coraggiosa adottata in danno di tanti e tanti cittadini italiani che ingenuamente confidavano in lui, nella sua equanimità di Presidente di tutti gli Italiani, nella sua superiorità morale, ritenuta ma inesistente, che si sperava andasse oltre la sua personale passione politica di parte.
Peraltro, il suo continuo richiamo alla democrazia, è tipico di chi la predica ma non la pratica .
Il risultato del mantenimento di antiquate e stolte leggi repressive può essere anche comico e grottesco, come si è visto ieri 17 giugno in TV, quando l’on. Signora Brambilla (credo), è stata accusata di ricostruzione del partito fascista, in forza delle ancora vigenti leggi repressive che vietano il saluto romano, perché dal palco delle autorità, in una pubblica cerimonia con sfilata, l’incauta meschinella teneva il braccio teso, subito scambiato, dagli zelanti cretini, per un saluto fascista. Essa è stata costretta a giustificarsi, per lo scalpore da cui era stata subito investita, spiegando che non si era trattato del saluto fascista, essendo lei, oltre a tutto, antifascista, facendo capire che la perduranza del braccio teso era diretta a mantenere, con un unico gesto continuo, il saluto a tutti i partecipanti alla sfilata. Per scongiurare l’ira funesta dei citati zelanti, sarebbe bastato che agitasse un poco la manina, muovendola con un tocco confidenziale all’americana. Cosa, però, del tutto disdicevole e inammissibile, da parte di una ministra in carica, dal palco, nel corso di una pubblica cerimonia. Come si vede, al danno delle leggi repressive, si aggiunge ora anche il ridicolo, che sommerge non solo gli ometti che ostinatamente le tengono ancora in vita, ma la stessa immagine della nostra Nazione.
Ed ora un solo, ma eloquente e rattristante, rilievo finale. Nessuno dei parlamentari in carica, del vecchio e del nuovo Parlamento, da me posti in grado di conoscere questa iniziativa, ha chiesto, e potevano farlo, di far proprie le mie istanze di abrogazione di tutte le norme repressive e discriminatrici, perdendo così un’occasione unica di dimostrare di essere dei democratici veri e non a parole, ed evitando anche, in tal modo, al loro Presidente, l’onta inevitabile della pendenza di questa procedura.
P.Q.M.
il ricorrente, nel confermare in ogni sua parte l’istanza 4 aprile-19 maggio 2008, insiste nel chiedere la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica in carica, On. Giorgio Napolitano, per inosservanza della Costituzione.
Brescia, 18 giugno 2009
Salvatore Macca

Allegato: copia delle “Linee programmatiche del costituendo Partito Fascista Repubblicano”.

Per ulteriori informazioni e documentazioni a riguardo vai a:
http://www.corrierecaraibi.com/FIRME_FGiannini_080915_Impeachment.htm

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