I
Quaquaraqua (ovverosia i senzacabasisi) e il rinnovato stinnicchio
antifascista
di Filippo Giannini
In uno dei precedenti articoli avevo
ricordato che la Rai (per la quale pago un truffaldino canone, ma penso di non
pagarlo più) da qualche tempo ha scatenato una nuova offensiva contro il
fascismo e il suo capo, avvalendosi di storici, almeno così si
presentano sugli schermi (per me sono dei semplici ciarlatani, anche se ben
pagati).
Con questo articolo desidero
presentare il pensiero su quel fenomeno dello scorso secolo di alcuni
personaggi. Da dove inizio? E se
cominciassi da quello che considero un furbesco falso problema: l’articolo 18?
Quanto avrei da scrivere sull’argomento,
ma invito i lettori (almeno quelli che hanno un minimo di conoscenza storica)
di andare a consultare i contenuti della Carta del Lavoro presentata il
21 aprile 1927, quindi quasi un secolo fa.
Con questa Carta Benito
Mussolini presentava PER LA PRIMA VOLTA AL MONDO i più equilibrati rapporti fra
il lavoratore e il datore di lavoro.
Quindi dico: ma che andate a
cianciare con l’articolo 18, vera presa per il ci u elle o dei lavoratori (quanno
ce vò ce vò!).
Tanta gente del popolo si lamenta che questo
sistema ha fallito e che deve essere cambiato.
Abbiamo un nuovo sistema che
sostituisca questo marciume?
Lo Stato Corporativo che
se ha bene funzionato allora perché non riproporlo?
Perché manca l’Uomo?
Certamente un altro Uomo del
valore del Male Assoluto nasce raramente, ma, dal mio punto di vista non
abbiamo altra soluzione.
Dello stesso parere è anche il
professore di Scienze Politiche, ebreo, dell’Università di Gerusalemme Zeev Sternhell,
il quale con queste parole illustra le caratteristiche dello Stato Corporativo:
“Il Fascismo fu una dottrina politica un fenomeno globale, culturale che
riuscì a trovare soluzioni originali ad alcune grandi questioni che dominavano
i primi anni del secolo(…). Le ragioni dell’attrazione esercitata dal Fascismo
su eminenti uomini della cultura europea, molti dei quali trovarono in esso la
soluzione dei problemi relativi al destino della civiltà occidentale”.
Ė
superfluo ricordare che Sternhell si riferiva ai problemi relativi alla crisi
congiunturale nata nel 1929, la quale a detta di molti economisti fu più grave
di quella che stiamo vivendo. Debbo aggiungere che lo Stato Corporativo era il
passaggio obbligato per giungere alla Socializzazione dello Stato, come era nel
programma mussoliniano e questo fu uno dei motivi – ripeto UNO dei motivi - per
cui i fascismi dovevano essere eliminati, costringendoli alla più grande
tragedia che l’umanità abbia mai conosciuto: la Seconda Guerra Mondiale,
checché sostengano i quaquaraquà di Rai bufala.
Ed ora vogliamo dare uno sguardo al dramma
della disoccupazione?
Oggi questo disgraziatissimo
Paese con circa 55 milioni di abitanti lamenta una disoccupazione ben sopra i 3
milioni di disoccupati.
Con il Male Assoluto al
governo, in piena crisi congiunturale e con una popolazione di 45 milioni di
abitanti, presentava una disoccupazione di circa 810 mila disoccupati, e siamo
nel 1932-33.
E con l’attuale crisetta?
C’è un volume, oggi
praticamente introvabile, L’Economia Italiana tra le ue Guerra, edito sotto
l’alto patronato di Sandro Pertini e composto dal Comitato d‘Onore di
Nilde Jotti, Francesco Cossiga, Bettino Craxi ecc. ecc. (non so se mi
spiego!!!), dove a pag. 137, possiamo leggere: “L’onda d’urto provocata dal
risanamento monetario non colse affatto di sorpresa la compagine governativa
(per capirci bene cari “quaquaraquà, quella guidata da Mussolini), con provvedimenti di varia natura, attenuarono, dove
possibile i conseguenti effetti negativi soprattutto nel mondo della produzione
(…). Permise comunque al nostro Paese di affrontare in condizioni di sanità
generale la grande depressione mondiale del 1929 (…)”.
Per capirci meglio possiamo ricordare che negli anni fra il ’25 e il ’30, soprattutto grazie alla guida di Antonio Mosconi, i conti nazionali registrarono attivi da primato.
Proprio
come oggi, vero quaquaraquà di Rai/bufala?
Visto quel che è accaduto a Genova – ma
sappiamo bene che l’alluvione della città ligure è solo la punta dell’iceberg –
diamo uno sguardino come al tempo del male assoluto venivano affrontate
le calamità.
Su questo tema debbo fare una
breve premessa.
La notte
del 23 luglio 1930 uno dei terremoti più devastanti (6,5 Scala Richter) che la
nostra storia ricordi colpì vaste aree della Campania, del Sannio, della
Lucania e del Subappennino pugliese: all'incirca, cioè, quelle stesse zone
colpite dal sisma del novembre 1980 (6° grado Scala Richter).
Mussolini,
appena conosciuta la notizia, convocò il ministro dei Lavori Pubblici, Araldo
di Crollalanza, certamente uno dei più prestigiosi collaboratori del Governo di
allora, e gli affidò l'opera di soccorso e di ricostruzione.
Araldo di
Crollalanza, in base alle disposizioni ricevute dal Capo del Governo, e
giovandosi del RDL del 9 dicembre 1926 e alle successive norme tecniche del 13
marzo 1927 che concentravano tutte le competenze operative, nei casi di
catastrofi, nel Ministero dei Lavori Pubblici, al primo annunzio del sisma
(cosiddetto del Volture), fece attivare, nel giro di pochissime ore, il
trasferimento di tutti gli uffici del Genio Civile del personale tecnico,
verso la zona sinistrata, così come era previsto dal piano di intervento e
dalle tabelle di mobilitazione che venivano periodicamente aggiornate.
Secondo le
disposizioni di legge sopra ricordate, nella stazione di Roma, su un binario
morto, era sempre pronto un treno speciale, completo di materiali di pronto
intervento, nonché munito di apparecchiature per demolizioni ed escavazioni e
quant'altro necessario per provvedere alle prime esigenze di soccorso e di assistenza
alle popolazioni sinistrate. Sul treno, appena appresa la notizia del sisma,
presero posto il Ministro e il personale dell'amministrazione centrale del
servizio calamità. La partenza fu immediata. Destinazione: l'epicentro della
catastrofe.
Questa struttura entrò in azione, per la prima
volta, proprio in occasione del sisma del 1930. Quindi non è errato affermare
che ANCHE quella struttura fu opera del Male assoluto, struttura che poi
prenderà il nome di Protezione Civile.
Naturalmente,
per tutto il periodo della ricostruzione, il Ministro Araldo di Crollalanza
non si allontanò mai dalla zona sinistrata, adattandosi a dormire in una
vettura del treno speciale che si spostava, con il relativo ufficio tecnico, da
una stazione all'altra per seguire direttamente le opere di ricostruzione.
Può essere
interessante riportare la testimonianza di chi visse personalmente quella
vicenda il Signor Liberato Iannantuoni di Meda (Milano): “Nella notte del 29
luglio 1930 il terremoto distrusse alcuni centri della zona ai limiti della
Puglia con la Lucania e l'avellinese, in particolare Melfì, Anzano di Puglia,
Lacedonia. Proprio tra le macerie di questo borgo, all'indomani del terribile
sisma, molte personalità del tempo accorsero, turbate da tanta straziante
rovina, tra le quali il Ministro dei Lavori Pubblici Araldo di Crollalanza: in
sua compagnia vi era la Duchessa d'Aosta. Avevo allora 22 anni, unitamente ad
altri giovani fummo comandati allo sgombro delle macerie. Ecco perché conobbi
da vicino Crollalanza; si trattenne un po' con noi con la serena e ferma parola
d'incitamento al dovere; restò per me uomo indimenticabile per i fatti che
seguirono. Tutto quello che il sisma distrusse nell'estate 1930, l'anno nuovo
vide non più macerie, ma ridenti case coloniche ed altre magnifiche
costruzioni con servizi adeguati alle esigenze della gente del luogo. Moderne
strade fiancheggiate da filari di piante ornamentali; si seppe anche che i
costi occorrenti furono decisamente inferiori al previsto (...)”.
A quattro giorni dal disastro, furono estratti
dalle macerie e seppelliti i morti dei Comuni devastati.
Si provvide al completamento degli attendamenti e ad
assicurare, in modo ordinato, la prima opera di assistenza.
Fu assicurato anche il tempestivo arrivo sul posto,
con treni che avevano la precedenza assoluta per il trasporto degli occorrenti
laterizi, garantendo così l'avvio della ricostruzione.
Si costituirono depositi adeguati dei materiali e dei
sacchi di cemento sui piazzali di tutte le stazioni perimetrali della vasta
area colpita.
Con l’intento che alcune testimonianze non vadano
perse (vedi le trasmissioni di Rai/bufala), ecco quanto scrisse il sig. Adolfo Sacci
a Il Giornale d’Italia in data 28 novembre 1988: “Il
terremoto del 1908 (ripeto 1908, nda) ridusse in fumanti macerie Reggio
Calabria, Messina e le cittadine di quelle due province. Con l’aiuto di mezzo
mondo ben presto furono costruiti interi baraccamenti per il ricovero dei
superstiti. Ed in quelle baracche vivemmo per ben venti lunghissimi anni! Dal
1908 al 1928. Finché Mussolini lasciò la capitale per recarsi in Sicilia. Il
Capo del Governo poté vedere dai finestrini della sua carrozza riportandone
vivissima impressione, il succedersi ininterrotto di baracche già vecchie e
stravecchie. L’anno dopo al loro posto c’erano già in tutti i paesi terremotati
altrettante belle, decorose palazzine che ancora oggi testimoniano il
sollecito, intervento di Mussolini che ci tolse, finalmente! dalle miserrime
condizioni di baraccati”.
Esattamente come da
settanta anni ad oggi, vero quaquaraquà di Rai/bufala?!
Avrei tanto, ma tanto ancora da far
confrontare, ma doveri di spazio me lo impediscono, però prima di terminare non
posso non citare alcuni brani del più grande storico-giornalista svizzero Paul
Gentizon.
Egli sul numero 24 della
rivista Les Mois Suisse del maggio 1945 scrisse un
necrologio su Benito Mussolini dal quale riportiamo alcuni brani significativi:
“Mussolini
ha subito un’atroce fine (…). Per anni tutti gli stranieri di rilievo che
vennero a Roma non avevano altro interesse che avvicinare l’uomo che, in condizioni estremamente difficili era
riuscito a rimettere ordine e ritmo all’intera vita dell’Italia moderna (…). Il
potere non lo logorò per niente, non si possono enumerare i suoi atti di bontà
(…). Il bilancio del Fascismo? Ha nome: strade, autostrade, ferrovie, canali di
irrigazione, centrali elettriche, scuole, stadi, sports, aeroporti, porti,
igiene sociale, ospedali, sanatori, bonifiche industrie, commercio, espansione
economica, lotta contro la malaria, battaglia del grano, Littoria, Sabaudia, Pontinia,
Guidonia, Carta del Lavoro, collaborazione di classe, Corporazioni, Accademia,
Codici Mussoliniani, Opera Maternità e Infanzia, Carta della Scuola,
Enciclopedia, Patti Lateranensi, Pacificazione della Libia, Marina Mercantile,
Marina da Guerra, Aeronautica, Conquista dell’Abissinia. Tutto ciò che ha fatto
il Fascismo è consegnato alla storia. Ma se c’è un nome, che in tutto questo
dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini (…)”.
Capito signori quaquaraquà volete voi contestare Paul Gentizon?
Per
concludere: ve lo immaginate un Marchionne al tempo del Governo Mussolini?
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