E’
paradossale, è assurdo; i filosofi dell’ultim’ora ci vengono a parlare
di Socialismo Nazionale, (socialismo sovranista secondo il deviato
linguaggio andante di moda oggi), nostalgici del pensiero di Carlo Marx e
Antonio Gramsci. Lo riscoprono oggi, come se i secoli XIX e XX
immensamente marcati da idee, dal fuoco e dal sangue non avesse
rappresentato niente per questi improvvisati signori.
Parlano di un
nuovo Socialismo legato ad una forte coscienza nazionale e sovranista
come fossero questi a forgiarlo con un secolo di ritardo però; ignorando
totalmente nella migliore delle ipotesi, anzi a tratti denigrando
l’autentico progetto Socialista Nazionale che vide sua forma concreta
prima su tutto in Italia ai tempi della gloriosa Repubblica Romana.
A
niente è valsa per qer questi signori la parabola eroica di patrioti che
vissero fino al sacrificio finale di un autentici rivoluzionari e che,
alle soglie del primo conflitto mondiale, capirono le debolezze e le
lacune del marxismo, ed intuirono che l’idea socialista senza essere
saldamente affiancata al concetto di Nazione non avrebbe avuto futuro e
non avrebbe avuto nessun riscontro alcuno tra le esigenze ed il sentire
del popolo.
Ed è esattamente tra le trincee del Carso
infatti, sull’Isonzo, sul Piave, che quella vincente Idea sarà forgiata
e sboccerà attraverso il suo battesimo del fuoco.
L’idea Socialista
Nazionale che nel ventennio successivo sarà destinata a trovare piena
realizzazione in Italia sulla scia di chi versò il proprio sangue in
quel titanico quanto inevitabile conflitto, spinto da due soli sani
principi, che per la prima volta coniugati furono detonatore: Popolo e
Patria.
A cosa sarebbe valso il sacrificio dell’Eroe della Trincea delle
Frasche, Tribuno del Popolo, Apostolo del Lavoro e dell’ intervento,
Filippo Corridoni se non a veder concretizzato al termine della guerra
vittoriosa il sogno, il progetto statuale per il quale Egli donò la sua
vita?!
Ed proprio così; lì sta l’essenza
originaria del Socialismo Nazionale; nell’ interventismo dei
sindacalisti rivoluzionari che riscoprirono il valore della Nazione e la
coscienza nazionale già dagli anni della guerra libica; nel
combattentismo nazionale proletario e rivoluzionario degli arditi; nel
programma spiccatamente sociale e nazionale dei Fasci Italiani di
Combattimento; nell’impresa fiumana della Reggenza del Carnaro; nella
Carta del Lavoro del 1927; nella struttura dello Stato Nazionale del
Lavoro, affiancato dalla conquista dell’impero; nella democrazia
organica e nello Stato Sociale; nel progetto finale di socializzazione
dell’economia promossa nel 1944.
Ma cosa vogliono insegnarci ed insegnare
questi filosofi che citano Giovanni Gentile in modo superficiale ? Con
tutto rispetto; anche a fronte di un programma tutto sommato in larga
parte condivisibile, non possiamo certamente chinare la testa e tacere
al cospetto di una confusione dottrinaria ed ipocrita, che ignora la più
pura e genuina essenza storica socialista nazionale, per estrapolare
forzature e accomodature di ogni genere.
Ci spieghino i ‘’molti
eruditi’’ quale mancanza riescono ad estrapolare in termini socialisti e
nazionali , o sovranisti e sociali nel programma del Fascismo
‘’diciannovista” o nello storico trinomio di Italia – Repubblica –
Socializzazione.
Niente da obiettare , ma riconoscere certe verità
equivarrebbe evidentemente a rendere letale e fatale l’arma del sistema
nei loro confronti… e poi un Gramsci qualsiasi fa comunque sempre più
‘’chic’’.
Allora vengono affiancate alla loro ”novella” idea socialista
‘’sovranista’’ (nazionale) un Antonio Gramsci (l’ ‘’ordinovista’’ che
abbracciò quel Lenin artefice della resa incondizionata della propria
Patria verso l’impero germanico), o addirittura un Carlo Marx (negatore
delle frontiere nazionali); ma si ignorano ovviamente i vari Corridoni,
Corradini, Sorel, Marinetti, Mussolini, Spirito, Solaro, Pound, Bombacci
(che fu perfino fondatore del PCI).
Ecco l’errore madornale e palesemente in
malafede, aldilà del programma – ripeto – a tratti similare. Si conia il
‘’rossobrunismo’’, si cerca di innestare Marx e Gramsci con la Nazione
sperando in chissà quale germoglio, ma quella pianta non sarà destinata a
sopravvivere per evidente e notoria incompatibilità. Non servono nuovi
‘’ibridi’’ oggi nel 2019; l’unione tra Socialismo e Nazione già c’è dal
1849 al 1945. Se ne facciano una ragione, il socialismo sovranista, per
noi ora e sempre semplicemente Socialismo Nazionale non potrà mai
passare per Gramsci e Marx (con tutto rispetto per lo spessore dei
personaggi citati); questo rappresenterebbe una offesa anche per gli
autentici marxisti.
E’ lo stesso errore commesso a suo tempo
spostandosi nell’universo latinoamericano da Chavez, oggi Maduro ed
altri.
Buon programma, più o meno in linea con le nostre aspettative, ma
scarsa dottrina e pessima conoscenza storica.
Stessa obiezione mi sento
di riserbare per Evo Morales; presidente alla guida dello stato
boliviano con il suo partito (MAS), frutto di una inopportuna scissione
marxista dalla originaria Falange Socialista Boliviana, autentica
formazione Socialista Nazionale corporativa. Il solo a capire in quel
campo territoriale l’autenticità del progetto originario già nel
dopoguerra fu Juan Domingo Peron e la sua Evita, che assolutamente mai
abiurò o peggio ancora denigrò, ma fece suo rimodellandolo il progetto
socializzatore e nazionale, che ebbe modo di conoscere ed analizzare da
vicino.
La critica storica e dottrinaria dunque è questa…niente c’entra
Marx ed il marxismo (già sconfessato dalla Storia) con la vincente
unione ideale tra la più alta giustizia sociale in opposizione al
sistema liberal-capitalista (senza ricorrere nella trappola della lotta
di classe propriamente marxista) ed il forte sentimento di ‘’coscienza
nazionale’’.
Altre strade e vie storiche non esistono.
Anzi per maggiore
chiarezza, se vogliamo risalire ancor più alle vere origini è possibile
affermare che il primo ‘’embrione’’ ideale autenticamente Socialista e
Nazionale possiamo ritrovarlo nella menti pensanti di Carlo Pisacane e
Giuseppe Mazzini (già avversario e in contrapposizione al tempo con
Marx).
E il ‘’fiume carsico’’ del Socialismo
Nazionale propriamente italiano è del tutto lineare più di quanto
appaia.
Quello che non riusciamo a concepire sono le forzature storiche
di oggi, sventagliate da taluni ‘’pifferai magici’’.
Se si vuol proporre un Socialismo Nazionale per il XXI Secolo (come da noi elaborato nel quaderno che si può leggere QUI)
allora si devono tenere da parte qualsiasi rimandi dottrinari del
secolo passato e si deve lavorare su temi condivisi che non siano
dottrine criptate.
Si può essere quindi aperti a collaborare con
qualsiasi altra realtà, ma non si può farlo spacciando per progetto
politico socialista nazionale, un socialismo palesemente gramsciano e
marxista, facendo una semplice maquillage per sprovveduti; non è affare
per noi.
‘’Io mi domando se
l’internazionalismo sia un elemento assolutamente necessario alla
nozione di socialismo…la critica socialista di domani potrebbe anche
esercitarsi a trovare una forza di equilibrio tra la nazione e la
classe’’. (B.M. novembre 1914)
Giacomo Ciarcia
TRATTO DA:
https://italiaproletaria.wordpress.com/2019/09/20/alle-origini-del-socialismo-nazionale/?fbclid=IwAR1LkI5BkA1rxR-ZnsHmZCPmYCIpOqbz4SvBytLFLkuyFZq-gMX0YofYgy8
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