di Giovanni Maduli
vice presidente del Parlamento delle Due Sicilie-Parlamento del Sud®, Associazione culturale
Purtroppo non a tutti sono note le drammatiche e tragiche vicende che Siciliani e Meridionali tutti dovettero subire a seguito della cosiddetta Unità d’Italia. Molti – ma per fortuna sempre meno – si lasciano ancora cullare dalle favolette risorgimentali che per oltre centocinquanta anni ci sono state propinate, raccontandoci di “libertà”, di “progresso”, di “unità dei popoli italici”.
Tutte fandonie volte a coprire la miserrima realtà dei fatti: una squallida e volgare annessione voluta da borghesia, sette segrete e potenze straniere con vari e diversi fini fra i quali, principalmente, l’eliminazione di un Regno che, con l’avvicinarsi dell’apertura del Canale di Suez, era di ostacolo allo strapotere commerciale di quelle potenze; l’appropriazione dell’oro contenuto nei forzieri del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli; l’ascesa al potere delle classi borghesi finanziarie e bancarie; l’eliminazione del potere temporale della Chiesa.
Tuttavia, ormai da anni e grazie al contributo di numerosi storici o semplici appassionati di Storia, la Verità sta tornando alla luce.
Come noto, infatti, la Verità può essere nascosta, negata, sottaciuta, manipolata, smentita, cambiata, ridicolizzata, sottovalutata e quant’altro e per molto tempo; ma non può essere uccisa.
Essa prima o poi ritorna in auge, nuda e pura, come nuda e pura la volle giustamente il Botticelli nel suo celebre dipinto “La calunnia”.
E la Verità in vero non necessita di “giustificazioni”, di “orpelli”, di “coperture”.
Certamente possono esservi varie e diverse interpretazioni di Essa; interpretazioni dovute, ad esempio, a diverse valutazioni su determinati fatti o circostanze; ovvero dovute a documentazioni e testimonianze ritenute autentiche fino ad un certo momento, o altro ancora.
Ma determinati “fatti documentati” e determinate “circostanze documentate” non possono rientrare in quelle “interpretazioni” di cui sopra: esse costituiscono l’ossatura, l’impalcatura e le fondamenta di una Verità ormai innegabile e irreversibilmente tornata a nuova vita.
Al fine di contribuire modestamente alla diffusione di certi fatti e circostanze documentate, iniziamo oggi la pubblicazione di alcuni stralci di testimonianze e accadimenti che certamente non possono andare soggette a dubbi, a perplessità o a interpretazioni di sorta. Stralci che appunto abbiamo voluto chiamare “Schegge di Storia”.
– Da un discorso del deputato Vito D’Ondes Reggio alla Camera sappiamo che:
”Devo esprimere a voi fatti miserandi e sui quali il ministero non accetta inchiesta. Eppure non si tratta di partiti politici; ma dei diritti, della giustizia e dell’umanità orrendamente violati! I siciliani non hanno mai avuto leva militare, e repugnano ad essere arruolati… il Governo ha fatto una legge eccezionale, che è eseguita con ferocia…il comandante piemontese Frigerio, il 15 di agosto del 1863, intima al Comune di Licata, 22 mila abitanti, di far presentare entro poche ore i renitenti alla leva privando l’intera città di acqua, vieta ai cittadini di uscire di casa pena la fucilazione istantanea e di altre più severe misure.
A Licata vennero chiusi in carceri le madri, le sorelle, i parenti dei contumaci alla leva, sottoposti a tortura fino a spruzzare il sangue delle carni; uccisi i giovinetti a colpi di frusta e di baionetta; fatta morire una donna gravida!
Della stessa barbarie e degli stessi delitti si macchiarono i militari di Trapani, di Girgenti, di Sciacca, di Favara, di Bagheria, di Calatafimi, di Marsala e di altri Comuni…
Un altro comandante piemontese dispone l’arresto di tutti coloro dai cui volti si sospetti d’essere coscritti di leva, e anche l’arresto dei genitori e dei maestri d’arte dei contumaci: questo avveniva a Palermo. Il prefetto, interpellato, rispose che nulla sapeva e nulla poteva (1).
A Petralia una capanna fu circondata dalla truppa, non per prendere un coscritto ma per chiedere informazioni; gli abitanti erano tre, padre, figlio e figlia, furono bruciati vivi per non aver voluto aprire (2).
(1) Carlo Alianello, La conquista del Sud, Rusconi Editore, pag. 200)
(2) Carlo Alianello, Ibidem, pag. 301)
– Da un discorso in Parlamento del 10 dicembre 1861 di Francesco Crispi, veniamo a conoscenza di quanto segue:
“La causa principale di questo malessere è il governo attuale. Dell’insipienza e della poca moralità dei giudici e dei delegati di pubblica sicurezza il governo è responsabile. Vi ho parlato di individui arrestati arbitrariamente, di individui che soffrono pene non decretate dal Codice, di individui uccisi a capriccio, e tutto questo significa nessun rispetto alle leggi. Pertanto le popolazioni non possono avere fiducia né negli uomini che amministrano la Sicilia, né negli uomini che governano l’Italia…”.
– T. Romano – Sicilia 1860 – 1870; una storia da riscrivere, ed. ISSPE, pag. 63.
– Ancora, da quanto riportato dal prof. Tommaso Romano nel suo ottimo Sicilia, 1860 – 1870, Una storia da riscrivere, apprendiamo che:
“Naturalmente nel paese fu tenuto lo stato d’assedio e le stesse misure furono applicate a Sciacca, Caltanissetta, Girgenti, Favara, Trapani, Calatafimi, Bagheria dove si registrarono molti arresti anche di donne e bambini, solo perché parenti di renitenti.
A Gangi, altro grosso paese della provincia palermitana, alla fine di ottobre, il maggiore Volpi dovendo arrestare il renitente Giuseppe Antonio Gilibrasi e non avendolo trovato, arrestò la moglie incinta la quale dovette lasciare a casa i figli ancora piccoli da soli chiusi a chiave.
La povera donna, successivamente abortì.
L’8 novembre al termine delle ‘indagini’ sul fatto di Gangi, il Prefetto scrisse al Sottoprefetto di Cefalù che l’arresto “non può dirsi né arbitrario né illegale”.
– Tommaso Romano, Sicilia, 1860 – 1870, Una storia da riscrivere, ISSPE edizioni,
pag. 98.
Foto tratta da digilander.libero.it
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal
Read more at https://www.inuovivespri.it/2019/04/23/schegge-di-storia-la-sicilia-subito-dopo-lunita-ditalia-ecco-come-i-piemontesi-ammazzavano-i-siciliani/#mwfjcH632x2I5lks.99
Nessun commento:
Posta un commento