Alberto Alpozzi
Cultura
Aprile 1869. Grazie agli italiani inizia il cantiere per il canale di Suez
La realizzazione dell'immensa opera ingegneristica deve la sua esecuzione a Paleocapa, Negrelli, Gioia e a oltre 10.000 operai italiani
22 Aprile 2019
Il
15 agosto 1869 Isma’il Pascià, Khedivé d’Egitto, armato di piccone si
apprestava a dare l’ultimo colpo ad un piccolo lembo di terriccio che
cadendo sanciva l’apertura ufficiale del Canale di Suez che avrebbe
messo in comunicazione il mar Mediterraneo con il Mar Rosso accorciando
così la via per le Indie.
L’immensa opera era stata iniziata nell’aprile 1859 e
deve la sua realizzazione all'ingegno italiano (oltre che al chimico
svedese Alfred Bernhard Nobel che brevettò nel 1867 la dinamite che ne
agevolò i lavori).
La grande opera fu infatti realizzata grazie ad un comitato presieduto dall’ingegnere Pietro Paleòcapa, che morì però il 13 febbraio 1869 non potendo quindi vederla completata, e fu eseguita, sul piano tecnico, dall’ingegnere Luigi Negrelli.
Anche il Generale Alberto La Marmora intervenne in merito scrivendo un’interessante relazione Note à propos de la gèologie de l’isthme de Suez. Il
generale aveva studiato già nel 1856 la geologia dell’istmo di Suez a
proposito dell’insabbiamento dei porti e l’erosione delle spiagge
confermando studi precedenti nei quali si sosteneva che i due mari, Mar
Mediterraneo e Mar Rosso, una volta erano uniti e che quindi i lavori
ingegneristici avrebbero solamente ripristinato le condizioni naturali
riportando la depressione dell’istmo alla sua antica funzione.
Al cantiere inoltre prestarono la loro mano d’opera oltre diecimila operai italiani e i lavori del tratto più complicato vennero seguiti dall’ingegnere Edoardo Luigi Gioia, torinese, per altro segretario generale della compagnia per il Canale di Suez.
I primi bastimenti italiani ad oltrepassare il nuovo canale, il giorno della solenne inaugurazine, furono la nave Emilia, capitanata da Enrico De Albertis, e il Maddaloni, comandata da Nino Bixio.
Inoltre
sua eccellenza Isma’il Pascià, per celebrare la grande opera, organizzò
un faraonico festival, degno dei suoi predecessori che regnarono in
quelle bibliche terre. A Il Cairo la nuova stagione dell’opera si
sarebbe dovuta aprire con la prima mondiale dell’Aida di Giuseppe Verdi,
commissionatagli appunto dal Khedivé per esaltare le glorie della
civiltà egiziana, ma i costumi e le scene erano bloccati all’interno
dell’Opéra di Parigi a causa dell’infuriare delle guerra
franco-prussiana che poneva sotto assedio la bella capitale francese. Il
teatro de Il Cairo dovette quindi essere inaugurato con il Rigoletto mentre la nuova opera di Verdi dovette attendere per andare in scena.
Una
curiosità: inizialmente il compositore non accettò di comporre la
“musica d’occasione” commissionatagli per 80.000 franchi ma lo fece
quando, in coscienza sua, cambiò il titolo dell’incarico in
“Inaugurazione del nuovo teatro khediviale del Cairo”.
La prima dell’Aida avvenne poi al teatro dell’Opera de Il Cairo il 24 dicembre 1871 con la direzione di Giovanni Bottesini.
Nessun commento:
Posta un commento