martedì 6 novembre 2018

“Germany Must Perish!” Il progetto sionista, giudaico, americano, genocida di smembramento della Germania e del popolo tedesco. 1941

Questa approfondita ricerca su fatti storici incontrovertibili non fa altro che svelare e ricordare una piccola parte di ciò che viene abilmente celato dalla propaganda di regime, come del resto viene nascosto e dimenticato chi effettivamente volle e causò la II Guerra Mondiale, ma anche la I Guerra Mondiale e tutte le altre guerre e rivoluzioni almeno degli ultimi 300 anni.

Tengo a precisare che non è assolutamente una posizione ideologica, è semplicemente onestà intellettuale, quando approfondisci la storiografia ufficiale i conti non tornano mai, non si riesce mai a dare un senso logico agli eventi e questa voluta confusione non fa altro che supportare il gioco di chi cerca il dominio planetario a scapito di tutta l'umanità.


In ricordo di un grande amico e grandissimo ricercatore autodidatta storico: FILIPPO GIANNINI.: da Kaufman al JCS 1067

Molti appassionati di storia (generalista) difficilmente si approcciano a taluni argomenti che a quasi 72 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, non servono certamente a riscriverne gli eventi ma sicuramente a delinearne le concause e a smorzare l’aura di disinteresse e buonismo che avrebbe accompagnato l’opera dei cosiddetti “liberatori”. In questa sede vogliamo inquadrare la questione in maniera approfondita e proporre alcune pubblicazioni e alcuni documenti assolutamente fondamentali.

Nel 1941 Theodore Newman Kaufman, un facoltoso uomo d’affari statunitense di origine ebraica pubblicò un piccolo libro che ebbe una discreta fase di notorietà anche in Europa, intitolato “Germany Must Perish!”. Il nucleo centrale del libro, considerava la Germania ed i Tedeschi un male da estirpare, un problema da eliminare.

The Canadian Jewish Chronicle
Intervista a Theodore Newman
Kaufman, 26 settembre 1941
Secondo il Kaufman ciò sarebbe dovuto avvenire tramite una sterilizzazione di massa da effettuare dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. In una successiva intervista del 26 settembre 1941 per il “The Canadian Jewish Chronicle” (foto a lato), Kaufman affermò:
“Credo che gli ebrei hanno una missione nella vita. Devono fare in modo che le nazioni del mondo si riuniscano in una grande federazione”, e “lentamente ma inesorabilmente il mondo si svilupperà in un paradiso. Avremo la pace perpetua. E gli ebrei faranno di più per realizzare questa confederazione, perché ne hanno più da guadagnare. Ma come si può ottenere la pace, se la Germania esiste? L’unico modo per ottenere una pace eterna è quello di rendere la pena di fare la guerra più orribile della guerra stessa“.
Ovviamente le vicende belliche degli anni successivi e la persecuzione degli ebrei fecero passare in secondo piano questa pubblicazione.
(La persecuzione giudaica per come è stata raccontata non è MAI esistita in quegli anni, caso mai a causa proprio di questo infame libro sionista e giudaico, e la dichiarazione di guerra di tutto il popolo giudaico alla Germania ed è cosa risaputa, vennero considerati giustamente nemici pericolosi e tali e quali, ne più ne meno, anzi trattati molto meglio, degli italiani in Inghilterra e dei giapponesi negli USA,  in parte, vennero internati in campi di lavoro, invece dei campi invivibili alleati, propaganda giudaica a parte e Germania rasa al suolo con milioni di vittime civili e milioni di stuprate anche nel dopo guerra, tanta cura per i prigionieri non poteva materialmente più esserci. Il diritto internazionale, infatti, prevede la possibilità di internare i cittadini di origine straniera per evitare possibili azioni di spionaggio a favore dei paesi di origine (art. 5 della convenzione di Ginevra), cosa che fece l’America con i cittadini di origine giapponese: dopo averli spogliati di tutti i beni confiscandogli casa, attività e conti bancari, furono rinchiusi in campi di concentramento in condizioni disumane. Allo scoppio della seconda guerra mondiale quasi tutti gli Italiani in Gran Bretagna e Londra (oltre 20.000 nel 1940) soffrirono restrizioni ed internamenti, che colpirono indiscriminatamente anche molti antifascisti ed ebrei.
Pace con il cervello e la coscienza per i criminali planetari e per i loro "adepti" venduti o programmati egualmente se non più colpevoli. NdR) 

Per meglio comprendere dell’importanza dell’argomento che stiamo illustrando vi proponiamo la traduzione in italiano di alcune parti del libello di Kaufman:

«Questo agile volume deli­nea un piano globale per estinguere [extinc­tion] la nazione tedesca e annientare [era­dica­tion] dalla terra tutte le sue genti. Contiene inoltre una carta (foto iniziale) che illustra il possibile smembramento territoriale della Germania e la ridistribuzione del suo territorio».
«Non è una guerra con­tro Adolf Hitler. E nemmeno è una guerra contro i nazisti. È una guer­ra di popoli contro popoli, di popoli civili che tendono alla luce contro barbari incivili che amano le tenebre. Ai popoli di quelle nazioni che sarebbero passate piene di speranza in una nuova e migliore fase di vita, si sono contrapposte le genti di una nazione che tornerebbe entusiasta alle Età Buie. È una lotta tra la nazio­ne tedesca e l’umani­tà. Hitler non è colpevole di questa guerra più di quanto lo fu il Kaiser per la precedente. O Bismarck prima del Kaiser. Costoro non sono stati gli autori, ma [solo] i capi delle guerre condotte dalla Ger­mania contro il mondo. Essi non fanno che riflettere l’inna­ta, seco­lare bra­ma della nazione tedesca per la conquista e l’assassinio di massa. L’attuale guerra è condotta dal popolo tede­sco. È lui il respon­sa­bile. È lui che dovrà pagare per la guerra. In caso contrario, ci sarà sempre una guerra tedesca contro il mondo. E con una simile spada perenne­mente sospesa sul capo delle na­zio­ni civili non importa quanto grandi saranno le loro speranze, quanto strenui i loro sforzi: nulla accadrà nel perseguimen­to di quelle fer­me e solide fondamenta di pace permanente che esse dovranno stabili­re, se vorran­no iniziare a costruire un mondo migliore. Perché non basta che non ci siano più guerre tedesche in concreto; non dovrà esserci nemmeno la minima possibilità che ne scop­pi­no. Uno stop definiti­vo alle aggressioni tedesche, non una tregua tempora­nea, deve essere l’obiettivo dell’odierna lotta. Il che non significa un predominio armato [delle altre nazioni] sulla Germania, o una pace con ag­giustamenti territoriali, o una speranza fondata su una nazione sconfitta e pentita. Tali soluzioni non sono ga­ranzie sufficienti contro altre aggressio­ni. Que­sta volta la Germania ha imposto al mondo una GUERRA TOTALE. Perciò la Germa­nia deve venire punita con una PUNIZIO­NE TOTALE. C’è solo un tipo, uno solo, di Puni­zio­ne Totale: la Germa­nia de­v’essere liquidata per sempre! Assolutamente in con­cre­to, non in teoria [Germany must perish forever! In fact – not in fancy!]».
«Quotidianamente l’osservazione conferma a noi, e le bombe ad altri popoli meno fortunati, la verità che la dottrina tedesca della forza non si fonda su oppor­tu­nismi politici od urgenze economiche. La personale brama di guerra dei reggitori della Germania non è che una componente della brama di guerra che anima le grandi mas­se tedesche. I capi tedeschi non sono isolati dalla volontà del popolo tedesco, poiché senza di esso non potrebbero divenire tali, e neppure esistere. Le ispirazioni persona­li, le motivazioni, perfino l’acquiescenza alle azioni del loro popolo sono un tutt’uno, e tutte tratte dai capi tedeschi dalle profondità dell’anima nazionale tedesca. Troppo spesso si è preteso che l’attuale assalto tedesco al dominio del mondo fosse unicamente un gangsteri­smo da strada organizzato e praticato su scala nazionale, derivante in parti­co­lare dalle classi inferiori, feccia della Germania. Tale visione non è suffra­gata dai fatti, perché la stessa brama, la stessa forza bruta che i tedeschi spiegano oggi sotto la guida della cosiddetta “classe inferiore nazista”, essi hanno egualmente spiegato nel 1914, in un’epoca in cui il paese era guidato dalle “classi superiori” e dagli “elementi più nobili”, gli Junker. E un gran numero di intellettuali tedeschi, un’altra “classe superiore” tedesca, siede nel Reichstag».
«No! Il problema del germa­ne­simo non possiamo lasciarlo alla prossima genera­zio­ne. Il mondo non dovrà essere nuova­mente angariato e torturato sulla ruota tedesca. Nostro è il problema, nostra la soluzione! Il mondo ha imparato, con una conoscenza nata da tragedie troppo nume­ro­se, troppo orribili da essere rammentate, che quali che siano i capi o le classi che guidano la Germania, questo paese scatenerà sempre la guerra contro il mondo, per­ché la forza che spinge i tedeschi è un compo­nente inseparabile dell’anima collettiva di questa nazione. Vero è che, un tempo, l’anima avrebbe potuto essere foggiata in altro modo. Ma il momento fu nei cicli dell’incivilimento, migliaia di anni fa. Oggi è troppo tardi. Noi lo sappiamo. Gli uomini del 1917, no. Non avevano un preceden­te sul quale basare la propria espe­rien­za. Oggi, noi non abbiamo scuse. I loro vani sacrifici e i loro inutili sforzi devono oggi dettarci le nostre azioni e decisioni. Oggi stiamo pagando per la mancanza di esperienza della passata generazione nel trattare i popoli della nazione tedesca. Quando e se giungerà per noi il momento di dover de­ci­dere e agire, non ripeteremo i loro errori. Il costo sarebbe troppo alto; non solo per noi, ma per ogni futura generazio­ne […] Nel 1917 i soldati americani, come quelli di ogni altra grande nazione, furono costretti ad uccidere i nemici a milioni. Per cosa? Pensiamo di essere costretti a uccidere di nuovo? Le guerre, invero, vengono vinte uccidendo, non morendo. E di nuovo, per cosa? Un altro inganno? Ingannare i nostri soldati diverrà costume nazionale? Perché, chiaramen­te, combattere ancora la Germania in difesa della demo­crazia senza pensare di annien­tare tale paese sarebbe, anche se la Germania perdesse la guerra, una vittoria tedesca. Combattere, vince­re e questa volta non finire per sempre il germanesimo sterminando completa­mente questa gente [To fight, to win, and not this time to end Germa-nism forever by extermining com­ple­tely people] che diffonde la sua dottrina, vuol dire annunciare lo scoppio di un’altra guerra tedesca entro una generazione».
«Non ci serve condannare i tedeschi. Si condannano da sé. Perché basta leggere e ascoltare quanto scritto e detto dai soli tedeschi; osservare quanto fatto dai soli tedeschi; sopportare le sofferenze e i disastri causati dal solo popolo tedesco nel persegui­mento dei suoi ideali megalo­maniaca­li e nelle sue aspira­zioni demoniache, basta questo per realizzare che sono i tedeschi stessi a decreta­re, quasi ad esigere di essere ostracizzati dal resto dell’umani­tà [that it is the Germans themselves who decree, almost demand, their ostracism from their fellowman]. Hanno perso il deside­rio di essere esseri umani. Non sono che bestie; e come bestie andranno trattati […] 
I tedeschi sono un popolo detestabile. Pensano e sognano solo imbrogli. La loro gioia più grande consiste nel trovare difetti agli altri, strillare e minacciare. Sventola­no braccia come mazze ferrate; invece del normale linguaggio umano le loro bocche emettono rombi d’artiglieria e clangore d’acciai; la loro vita è un’esplo­sione infinita. Il tedesco non vive sulle alture; evita la luce, e dal suo covo rubacchia nozioni qua e là per rabberciare trattati, esercita la sua maligna influenza sui giornali, studia le mappe, misura gli angoli e traccia con compiaciuto zelo le frontiere. Per lui, amare il proprio paese vuol dire disprezzare, schernire e offendere ogni altro paese. I tede­schi sono capaci di poco, solo di odiare e mentire, anche a se stessi. Si immi­schiano nelle faccende altrui, ficcano il naso in questioni che non li riguardano, criticano ogni cosa, spadroneggiano su ogni cosa, abbassano e distorcono ogni cosa. Che pena che ventitré secoli dopo Socrate e Platone, due millenni dopo Cristo, la voce di simili uomini risuoni ancora nel mondo, peggio ancora che venga ascoltata e peggio infine di tutto che qualcuno le creda! Per loro un paese è un organismo segregato, e ammet­tono che si possa vivere e respirare in una atmosfera di arrogante disprezzo per i vicini. Concepi­sco­no il loro paese come un centro permanente di dissoluzio­ne, un mostro divorante e insaziabile, un animale da preda la cui unica funzione è il sac­cheg­gio. Quanto non possiedono, è stato loro rubato. L’universo appartiene a loro di diritto. Chiunque tenti di fuggire la loro tirannia è un ribelle». (Lo scrivente non sbaglia di una virgola nel descrivere lui e i suoi correligionari, ne più ne meno, per filo e per segno, basta leggere il "Talmud" il libro sacro delle leggi giudaiche, per questo è ferratissimo, semplicemente le ribalta sugli altri. NdR)

«Perfino se tale gigantesca impresa fosse fatti­bi­le, la vita stessa non lo permettereb­be. Come la guerra genera la guerra, l’oppres­sio­ne genera la ribellione. Orrori impensati ne nascerebbe­ro. Ed allora vediamo che non esiste via di mezzo; nessun patteggiamento, nessun compromesso o transazione, nessun accomodamento politico o economico­. Non esiste, alla fine, altra soluzione che questa: la Germania deve sparire per sempre dalla faccia della terra! [that Germany must perish forever from this earth!] E questo, fortunata­mente, come tosto vedremo, non è un problema difficile da risolvere».
«per conseguire lo scopo di estin­guere la nazione tede­sca», di sterilizzare 48 milioni di persone, cioè quelle in grado di procreare (i maschi sotto i 60 anni e le donne sotto i 45), sui 70 milioni di abitanti che conta il paese, esclusi i territori annessi o conquistati: «Questo meto­do, noto alla scienza come steri­lizzazione eugeneti­ca, è subito prati­ca­bi­le, è umano e pre­ci­so. La sterilizza­zione è divenuta cosa scientifica, il miglior mezzo per liberare la razza umana dai suoi disadattati: il degenerato, il pazzo, il criminale ereditario»


«Si prendano ad esempio 20.000 chirur­ghi e si ipotizzi che ognuno di essi possa compiere quotidia­namente alme­no 25 ope­ra­zioni: non oc­correreb­be più di un mese per portare a termine tale compito […] Poi­ché la sterilizza­zione delle donne richiede più tempo, si può invece valutare che l‘intera popolazione fem­mi­nile tedesca possa venire steri­liz­zata in tre anni o anche meno». Tale misura, associata ad un prevedibile tasso di mortalità del 2%, quindi con una scomparsa annua di un milione e mezzo di persone, con­durreb­be, nell’arco di due sole genera­zioni, ad annientare ogni goccia di sangue tedesco, cosa positi­va non solo per i tedeschi, ma per l’intera umanità: «La conseguente graduale scom­par­sa dei tedeschi dal­l’Europa non avrà alcuna conse­guen­za negativa per quel conti­nente, così come non l’ha avuta per l’America la gradua­le scomparsa dei pelliros­sa»
La Germania ha perso la sua guerra. Le richieste imperative dei popoli vincitori sono quelle che la Germania perisca per sempre; ciò lo rende obbligatorio attraverso la sterilizzazione di massa dei tedeschi come miglior mezzo per eliminarli permanentemente. Procedere a:
    
1. disarmare e asportare dalla Germania ogni armamento, pesante come leggero,

2. mettere sotto sorveglianza tutte le azien­de e l’in­du­stria pesante,

3. suddivi­dere l’esercito in gruppi, individuarne e concentrarne reparti in zone off limits e stermi­narli som­mariamente,
 4. raggruppare la popola­zione ci­vile in zone separa­te e sterilizzarla,
5. suddi­vi­dere il resto dell’eserci­to, a sterilizza­zio­ne comple­ta­ta, in battaglioni del lavoro da usare nella ricostruzio­ne delle città che hanno di­strut­to,

6. frantumare e ripartire la Germania tra le potenze vincitri­ci («L’allegata cartina dà qual-che idea del possibile riaggiustamen­to delle terre che potrebbe essere fatto in parallelo con l’an­nientamento della Germania [with Ger­many’s extinc­tion]»),

7. vietare gli spostamenti dei civili fuori delle rispettive zone finché non sia stata compleata l’opera di steriliz­za­zione,

   
8. chiudere la popola­zio­ne nelle zone: i vinti non solo sa­ran­no soggetti all’obbli­go di apprende­re le lingue dei popoli padroni e a cessare entro un anno la pub­blicazione di nuovi libri in tedesco, ma verran­no proibiti l’inse­gna­men­to del tedesco, la diffusione di libri e rivi­ste, le trasmissioni radio e le scuo­le di lingua tedesca;

9. una eccezione all’ob­bligo della sterilizza­zio­ne potrebbe essere possibile nei confron­ti di quei pochi tedeschi i cui parenti sono cit­ta­dini delle nazioni vincitrici, alla condizione che questi ultimi si assumano «la responsabili­tà fi­nanziaria per farli emigrare e sostentarli e la respon­sa­bi­li­tà morale per gli atti compiu­ti».
Ma l’idea di Kaufman non rimase inascoltata. Nel 1945, prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, una tesi similare venne avallata dallo stesso generale statunitense Dwight Eisenhower che utilizzò la pubblicazione di Henry Morgenthau, dove anche qui veniva teorizzava la progressiva distruzione della Germania. Il piano nella sua parte geopolitica non fu avallato e solo alcune parti della Germania vennero sradicate dalla madre patria, ma, di fatto, la “denazificazione” della nazione tedesca si trasformò in tragedia sociale ed in una massiccia pulizia etnica, come ben dimostrato tra gli altri da James Bacque nelle sue pubblicazioni sulle sorti dei civili tedeschi alla fine della guerra. Di seguito proponiamo un interessante dossier dove l’abbondanza di fonti (unite ai documenti sopra pubblicati), chiarisce in maniera definitiva l’atteggiamento alleato nei confronti della Germania.
I PIANI ALLEATI PER L’ANNIENTAMENTO DEL POPOLO TEDESCO. MISURE PER LA DEVASTAZIONE DEL CUORE DELL’EUROPA

Pubblicato per la prima volta in tedesco sul Vierteljahreshefte fuer freie Geschichtsforschung (quaderni trimestrali per la libera ricerca storica) 5 (1) (2001), pag. 55-65, tradotto da Peter Lambda.

Molto tempo prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, e di certo ben prima che questa guerra fratricida europea fosse prevedibile, i vincitori e i loro tirapiedi avevano fatto dei progetti per la sistemazione della Germania che contenevano violazioni basilari del Diritto Internazionale. Oltre ai piani di demilitarizzazione e alla denazificazione, vi erano piani per la distruzione o l’espulsione dei Tedeschi dai territori in cui avevano abitato per molti secoli. Ad esempio, l’espulsione di 3,5 milioni di Tedeschi dei Sudeti fu proposta nel Dicembre del 1938 dall’ex presidente cecoslovacco Edvard Benes, cioè, circa un anno prima dello scoppio ufficiale della guerra e lui non fu il solo a fare la proposta. Durante il Congresso Panslavo tenutosi a Praga nel 1848 fu presa la decisione che non solo i Tedeschi dei Sudeti dovevano essere cacciati ma anche tutti cittadini di etnia tedesca ad Est della linea Trieste-Stettino. Nell’estate del 1917 Benes ed il successivo presidente Ministro Kramà diedero agli Alleati un memorandum nel quale chiedevano lo smembramento della Germania e l’incorporazione di ampi territori dell’Impero Tedesco e Austria-Ungheria nella Cecoslovacchia che stava per nascere (1). Dopo la firma del diktat chiamato “Trattato di Versailles”, le affermazioni e le richieste nazionalistiche ceche e panslave erano politicamente notevoli; purtroppo non c’è abbastanza spazio qui per discutere l’argomento nei dettagli (2). Comunque, queste richieste furono più o meno fanaticamente stabilite sull’espulsione dei Tedeschi dei Sudeti.

Questi piani, in violazione del Diritto Internazionale, non erano assolutamente i pensieri stravaganti di politici sciovinisti, panslavi o comunisti, ma rappresentavano la politica ufficiale di governi nazionali. La premessa alla Carta Atlantica garantiva espressamente alla Cecoslovacchia la condizione che, alla firma del documento, non si poteva impedire l’espulsione dei Tedeschi. Nel Settembre 1942 Benes, ironicamente presidente del Partito Nazionalsocialista e che dopo la guerra fu rinominato “Partito Socialista del Popolo”, ricevette il sostegno dal governo inglese per i suoi piani. Londra comunicò di non avere obiezioni alla deportazione dei Tedeschi dei Sudeti, una popolazione che ha abitato in quella che ora è la Repubblica Ceca tanto quanto i Cechi stessi. Nel Maggio 1943 Benes ricevette una comunicazione simile da Roosevelt e nel Giugno del 1943 un’altra proveniente da un contatto sovietico a Londra, Alexander Bogomolov. Infatti i Cechi, ed in particolare Benes, non avevano mai pensato di sottoporre l’obiettivo di una Cecoslovacchia de-germanizzata ad una supervisione internazionale ne tantomeno ad un qualsiasi criterio di gestione compassionevole. Nel Luglio 1944, un avviso delle alte autorità fu fatto circolare tra la resistenza Ceca: (3)
“Stiamo considerando la possibilità di trasferire la nostra popolazione tedesca. Non si può ancora determinare con precisione che tutti i tre milioni di Tedeschi possano essere trasferiti in base a qualche genere di norma internazionale. E’ necessario che nei primi giorni della liberazione noi si espelli il maggior numero possibile di Nazisti colpevoli ai nostri occhi, per timore di una rivolta civile contro di loro nei primi giorni della Rivoluzione e che tutti coloro che, come Nazisti, resistono e si difendono vengano abbattuti dalla Rivoluzione“.
Dopo la capitolazione militare per i Cechi non fu più necessario agire in modo cospiratorio e dimostrarono pubblicamente le loro intenzioni sanguinarie. Il 31 Maggio 1945, il giornale Nazionalsocialista Ceco SLOVO NARODA affermava con freddezza (4):
“Non sarà consentito a cittadini di origini tedesche mescolarsi con la popolazione Ceca“.
A questo importante annuncio dovremmo aggiungere che è stato dimostrato che il governo Ceco in esilio sotto la guida di Benes lavorò in modo risoluto per la pulizia etnica in quella che sarebbe diventata la neonata Repubblica Ceca e che il tutto fu realizzato senza tener conto dei diritti umani e contro il Diritto Internazionale, come verrà qui di seguito indicato.

Persino in Polonia si sognava di incursioni e saccheggi espansionistici e si fantasticava di un allargamento della Polonia a Stettino e persino a Berlino, e questo ben prima del 1° Settembre 1939. Il programma ufficiale della Westmark Union Polacca conteneva la seguente dichiarazione:
“Il confine naturale della Polonia è a Ovest dell’Oder“.
Un volantino distribuito dal Comitato di Allestimento per il festival di Grunwald in memoria della battaglia di Tannenberg del 1410 affermava:
“Ci riprenderemo ciò che i Tedeschi ci hanno preso sull’Elba, sull’Oder e sulla Vistola!“
Stanislaw Mikolajczyk, presidente dell’Unione Polacca degli Agricoltori, il 21 Giugno 1939 dichiarò:
“Deve essere ben chiaro che la Polonia non avrà pace finché non sarà arrivata all’Oder”.
Il 7 Agosto 1939, il SÅ, owo Pomorskie di Thorn disse circa i Tedeschi:
“Quindi oggi noi Polacchi diciamo chiaramente: tornatevene da dove siete venuti. Su carretti trainati da cani siete arrivati portando solo misere coperte e materassi. Ritornatevene indietro”.
Il 20 Luglio 1939 il settimanale Naros w walce dichiarò che Danzica deve “restare polacca” e chiese che la Germania cedesse alla Polonia il territorio della Prussia Orientale (5).

Durante la guerra la Polonia ricevette da Londra sostegno simile a quello ricevuto dalla Cecoslovacchia. Churchill vedeva con serenità l’occupazione della Prussia Orientale da parte dei Polacchi e la conseguente espulsione di massa dei Tedeschi. Alla conferenza di Teheran egli concesse quanto segue all’imperialismo Polacco: (6)
“Riteniamo che la Polonia debba essere indubbiamente soddisfatta a spese della Germania”.
Circa 14 mesi dopo, alla Conferenza di Yalta, Churchill ammise che c’erano molte persone in Gran Bretagna che erano imbarazzate al pensiero della deportazione ma affermò che, lui personalmente, non aveva alcun scrupolo. Secondo lui, sei o sette milioni di Tedeschi erano già stati ammazzati e un altro milione o milione e mezzo sarebbe stato probabilmente ucciso prima della fine della guerra (7). Queste idee per il futuro non erano affatto discorsi a vanvera di propaganda, ma erano le opinioni vere e proprie del Primo Ministro Britannico. Alla 4a. sessione della Conferenza di Yalta, il 7 Febbraio 1945, Churchill rafforzò il suo concento anti-umanitario dichiarando
“che non rientrava nei propositi di cessare la distruzione dei Tedeschi“. (7)
Una settimana più tardi avvenne il genocidio di Dresda da parte dei bombardieri inglesi e americani.

Non è stato sicuramente ancora dimenticato il fatto che, Churchill, che preparò la guerra contro la Germania per oltre quattro decenni della sua vita, è stato celebrato nella Repubblica Federale Tedesca come un “grande Europeo”. Nel Maggio del 1956, ad Aachen, gli fu conferito il premio Karl Prize, un onorificenza tedesco-federale con la quale insignire persone che “hanno reso servizio al movimento europeo”. Questa onorificenza a Churchill non può essere certo considerata come l’unica aberrazione. Diversi decenni dopo la morte di Churchill, personaggi di spicco della Repubblica Federale di Germania pare non abbiamo tratto alcun insegnamento dalla storia: nel 1999 il Ministro della Difesa della Germania Federale Rudolf Scharping acquisì una dubbia simpatia quando, durante l’attacco della NATO alla Serbia nel 1999, propose di chiamare le basi dell’esercito tedesco, che fino a quel momento portavano nomi di generali della Wehrmacht, come ad esempio Feldmaresciallo Erwin Rommel, intitolandole “Caserme Winston Churchill“.

Ritornando alla questione su cosa si doveva fare della Germania, poco dopo la Conferenza di Casablanca, 14 / 25 Gennaio 1943, il Presidente americano Roosevelt stupì tutti quando disse (8):
“La pace potrà tornare nel mondo solo con la totale eliminazione del potenziale bellico tedesco e giapponese. L’eliminazione del potenziale bellico tedesco, giapponese e italiano significa la resa incondizionata da parte della Germania, del Giappone e dell’Italia. Ciò darà al mondo una ragionevole assicurazione di pace futura”.
Questa espressione miope contribuì naturalmente al prolungarsi della guerra, poiché distrusse la possibilità di un trattato di pace. Con questa dichiarazione di “guerra totale per la pace totale” tutte le porte lasciate aperte furono chiuse. Al governo tedesco fu fatto intendere che tutte le possibilità diplomatiche per la pace erano pari a zero. La Germania era con le spalle al muro. C’era forse qualche altra possibilità se non quella di combattere fino alla fine col motto “Vittoria o Morte” e usare ogni possibile mezzo militare per conquistare la vittoria? (In quel periodo Roosevelt e Churchill decisero anche, telefonata intercettata dai tedeschi, l'assassinio di Benito Mussolini NdR)

Effettivamente una vittoria tedesca non era affatto impossibile. L’avanzato stato della tecnologia tedesca, soprattutto la tecnologia militare, è dimostrato dal fatto che il 15 Ottobre 1942 al Comando Supremo dell’Esercito fu affidata un operazione dietro alla quale si celava la ricerca atomica tedesca col compito di trovare il modo di usare la fissione nucleare e le reazioni a catena per armare i missili.

Durante la guerra la Germania stava lavorando ad una serie di armi “miracolose”. Ad esempio, verso la fine delle operazioni militari i Tedeschi avevano pronto per la produzione il gigantesco razzo A4. Era alto 14 metri, pesava circa 11 tonnellate metriche ed aveva un raggio d’azione di 370 km. Volava ad un altezza di 100 km. Dalla superficie terrestre e raggiungeva una velocità di 5.400 km orari. Aveva un razzo-motore avanzato alimentato ad alcool e idrazina liquida e poteva essere guidato dai radar o da altri congegni. Viaggiando ad oltre cinque volte la velocità del suono, non poteva essere udito e nemmeno individuato.

Un altro razzo pronto verso la fine della guerra era l’A9 munito di ali. Pesava circa 13 tonnellate metriche, aveva un raggio d’azione di 5.000 km e poteva raggiungere una sorprendente velocità di 9.400 km orari. Secondo il Colonnello D.L. Putt, membro del personale americano nei territori occupati, responsabile per l’esame dello stato della ricerca sulle armi atomiche tedesche, i Tedeschi sarebbero stati in possesso dell’arma decisiva per l’esito bellico solo alcune settimane dopo, avvalendosi dei loro razzi V2 dotati di bombe atomiche. Nell’ambito di questo vasto numero di invenzioni e brevetti che gli Alleati cercarono e confiscarono in Germania subito dopo il cessate il fuoco, l’Assistente Generale Comandante del controspionaggio dell’aeronautica americana ammise davanti alla Società degli Ingegneri Aeronautici che i Tedeschi prepararono un razzo che avrebbe sorpreso il mondo ed in particolare la Gran Bretagna e che molto probabilmente avrebbe cambiato il corso della guerra se solo l’invasione fosse stata ritardata di appena sei mesi (9).

Per quanto riguarda il rapido sviluppo dell’aereo a reazione tedesco Me 262, il servizio segreto britannico concluse che se la Germania non fosse stata sconfitta entro il Luglio 1945, i Tedeschi avrebbero conseguito la loro superiorità aerea sulla Germania e sugli eserciti (10).

La determinante motivazione dei Tedeschi di combattere per la vittoria finale era dettata anche dalle minacce ripetute costantemente dagli Alleati di infliggere determinate misure alla Germania ed al popolo tedesco non appena avessero raggiunto la vittoria. Il 23 Febbraio 1944, in un dibattimento alla Casa dei Comuni, il Ministro degli Esteri inglese Anthony Eden confermò che la Germania non poteva pretendere di essere trattata secondo la Carta Atlantica, cioè che non si sarebbe potuto evitare che le nazioni vittoriose portassero “correzioni” territoriali a spese della Germania. Così, secondo Eden, la Germania non poteva accampare diritti riportati nella Carta che non le sarebbero stati applicabili (11).

Il 22 Aprile 1944 Churchill confermò la discutibile intenzione che nessun trattato e nessun impegno avrebbe vincolato gli Alleati una volta che la Germania si fosse arresa. Churchill insistette che la Carta Atlantica non sarebbe stata un presupposto legale per il trattamento della Germania e che i cambiamenti territoriali e le correzioni dei confini non potevano essere esclusi. Secondo Churchill, nessun altro argomento poteva essere accettato. Secondo lui, la resa incondizionata implicava il fatto che i vincitori avessero le mani libere di agire a loro piacimento (12).

Dimostra una grottesca ed inspiegabile arroganza, da parte degli Alleati, in particolare gli USA e l’Inghilterra, pretendere di aver intrapreso la guerra contro la Germania solo in nome della giustizia e dei diritti umani. L’intenzione di un Nuovo Ordine Mondiale è chiaramente dimostrata. Il 14 Giugno 1942 Roosevelt così si espresse con parole di preghiera alla radio (13):
“ Dio dei popoli liberi, dedichiamo oggi i nostri cuori e le nostre vite alla causa di tutta l’umanità libera. Dacci la vittoria sui tiranni che schiavizzerebbero tutti gli uomini e le nazioni libere. Dacci la fede e la capacità di considerare tutti coloro che combattono per la libertà come se fossero nostri fratelli. Dacci speranza ed unione fraterna, non solo per il tempo di questa dura guerra ma anche per i giorni a venire che dovranno unire tutti i figli della terra. La nostra terra non è altro che una piccola stella nel grande universo, ma se lo vogliamo, possiamo farne un pianeta senza guerre, fame e paura, non diviso da distinzioni senza senso di razze, colore della pelle o religione. Dacci quel coraggio e quella lungimiranza per iniziare questo compito oggi affinché i nostri figli e i figli dei nostri figli possano esserne orgogliosi in nome dell’umanità. Lo spirito umano si è risvegliato e l’anima umana ha fatto dei passi avanti. Dacci la saggezza e la visione di comprendere la grandezza dello spirito umano che subisce e soffre così enormemente per un traguardo oltre le sue capacità. Dacci l’onore dei nostri morti che perirono nella fede, l’onore per i vivi che lavorano e si battono per la fede, la redenzione e la sicurezza di tutte le nazioni ed i popoli prigionieri. Dacci la pazienza con gli illusi e la pietà per i traditi. E dacci la capacità ed il valore che spazzeranno il mondo dall’oppressione e dalla vecchia dottrina che il forte deve mangiare il debole perché è il più forte. Ma più di ogni altra cosa dacci la fratellanza, non solo per questi giorni ma per gli anni a venire, una fratellanza fatta non solo di parole ma di azioni e di fatti. Tutti noi siamo figli della terra, dacci questa semplice consapevolezza. Se i nostri fratelli sono oppressi, allora anche noi siamo oppressi. Se loro hanno fame, anche noi abbiamo fame. Se la loro libertà viene a meno, allora anche la nostra non è al sicuro. Dacci una fede comune in modo che l’uomo possa conoscere pane e pace, che possa conoscere giustizia e onestà, libertà e sicurezza, un eguale opportunità e un eguale opportunità perché faccia del suo meglio, non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo. E in quella fede marceremo verso quel mondo pulito che sarà nostro compito attuare. Amen”
Questa pulizia per la quale lottare, spiegò quel “bravo ragazzo” di Roosevelt dopo la Conferenza di Teheran, deve essere riconosciuta nella eliminazione della tirannia, schiavitù, oppressione e intolleranza. Nello stesso modo in cui fecero i globalizzatori degli anni 90, egli invocò una visione di una “famiglia mondiale di stati democratici”.

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Nel paragrafo 2 della Carta Atlantica, firmata il 12 Agosto 1941, si afferma che i firmatari non cercavano cambiamenti territoriali
“che non corrispondessero ai desideri liberamente espressi dai popoli interessati”.
Dal 28 Novembre al 1° Dicembre 1943, i “Tre Grandi” si riunirono ad una conferenza nell’ambasciata sovietica di Teheran per concordare le politiche da applicare all’Impero Tedesco dopo la vittoria. La parola chiave era lo smembramento della Germania, con il quale i tre Alleati concordarono. In particolare in occasione della seconda sessione del 1° Dicembre, Churchill pronunciò l’idea dello spartimento della Germania e perorò la causa della frantumazione della Prussia considerata “la radice di tutti i mali”, nonché della separazione della Baviera e altre province dalla Germania. Subodorando questa opportunità, Stalin rese note le richieste dell’Unione Sovietica (14):
“I russi non hanno porti liberi dai ghiacci nel Baltico. Ecco il perché i russi hanno bisogno dei porti di Koenigsberg e di Memel e della parte corrispondene alla Prussia Orientale”.
Nel 1945 i sovietici misero i distretti di Koenigsberg e di Gumbinnen (13.200 Km2) sotto il controllo amministrativo sovietico e vi formarono il distretto di Kaliningrad. Nel 1946 i territori di Memelland furono incorporati nella riorganizzata Repubblica Sovietica di Lituania.

Nel corso di un rinfresco in occasione della Conferenza, Stalin fece una proposta durante un brindisi che fu accolta da Roosevelt con una sonora risata (15):
“La forza delle forze armate Tedesche risiede in 50.000 alti ufficiali e scienziati. Alzo il calice col desiderio che tutti e 50.000 vengano fucilati non appena li prenderemo”
Anche gli americani non erano contrari alle fucilazioni di massa. A Washington, nell’Agosto 1944, il Generale Eisenhower disse all’ambasciatore britannico che tutti gli ufficiali del Comando Supremo delle Forze Armate Tedesche, nonché tutta la dirigenza del NSDAP (Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi) inclusi i funzionari municipali e tutti i membri della polizia segreta, dovevano essere liquidati (16). Giusto per non essere fraintesi, al riguardo si parla di circa 100.000 esseri umani indifesi.

Mentre la guerra continuava con un incremento a svantaggio della Germania, le intenzioni degli Alleati circa il futuro trattamento del “problema tedesco” divennero sempre più sfacciate e dirette. Raggiunsero il loro picco alla Conferenza di Yalta. Questa Conferenza dei “Tre Grandi” ebbe luogo nell’ex palazzo degli Zar Livadia vicino a Yalta, in Crimea, dal 4 all’11 Febbraio 1945. Qui gli Alleati discussero intensamente del futuro da imporre all’Impero Tedesco dopo la resa incondizionata. Tutti e tre i partecipanti concordarono che non c’era altro modo per finire la guerra. Solo su questioni minori non si trovarono completamente d’accordo fra loro. Ad esempio: dovevano lasciare in carica un’amministrazione tedesca alla quale assegnare le zone di occupazione, oppure dovevano dividere ciò che rimaneva della Germania in due stati, nord e sud, con Vienna la capitale di quest’ultimo? Alla fine decisero un altro piano. Churchill affermò che (17):
“secondo lui non c’era bisogno di informare i Tedeschi della futura politica da condurre nel loro paese. Ai Tedeschi andava detto che si sarebbero dovuti aspettare ulteriori richieste Alleate dopo la resa. Queste ulteriori richieste sarebbero state fatte sulla testa dei Tedeschi dietro comune accordo tra gli Alleati“.
Questa intenzione non rivela altro che un assegno in bianco circa il trattamento futuro dei Tedeschi. In merito a ciò Churchill dichiarò inoltre (18):
“ che una resa incondizionata precludeva qualsiasi accordo di armistizio. Resa incondizionata era la parola sulla quale le operazioni militari sarebbero terminate. Coloro che firmavano i termini di una resa incondizionata si sottomettevano alla volontà dei vincitori“.
Mentre i soldati dell’Armata Rossa avanzavano nella Germania Orientale nel corso del 1944/1945, questi erano “preparati” (19) all’occupazione della Germania, soprattutto da un punto di vista politico. In numerose prime pagine dei giornali venivano pubblicate le regole che dovevano gestire il comportamento dei soldati dell’Armata Rossa. Sia i propagandisti che gli scrittori contribuirono al fine, come Alexei Tolstoi, Mikhail Alexandrovich Sholokhov (La Scuola dell’Odio), Konstantin Mikhailovich Simonov (Uccidetelo!) e Surkov (Io Odio!). Le direttive propagandiste più autorevoli comunque erano quelle di Ilya Ehrenburg. Il suo libro Voina (La Guerra), pubblicato nel 1943 dalla State Publications Office for Fine Literature (!), Mosca, conteneva espressioni come:
“ I Tedeschi non sono umani. Se durante la giornata non avete ancora ucciso un Tedesco, allora per voi è stato un giorno inutile. Dopo che avete ucciso un Tedesco, uccidetene un altro, per noi non c’è niente di più allegro dei cadaveri dei Tedeschi”
I soldati sovietici venivano incitati a commettere crimini contro la popolazione tedesca e contro i soldati tedeschi, tuttavia non solo dal punto di vista politico o propagandistico. Anche dal punto di vista militare il messaggio non lasciava dubbi. Nei suoi ordini giornalieri, marciando nella Prussia Orientale, il Maresciallo Tcherniakowski affermò: 
“ Non c’è pietà, per nessuno. Non è necessario chiedere ai soldati dell’Armata Rossa di dimostrare pietà. Essi ardono di odio e di desiderio di vendetta”
Altre espressioni invitano chiaramente allo stupro delle donne e delle ragazze tedesche. L’avvocato tedesco Heinz Nawratil si riferisce ad Alexander I. Solzhenitsyn, il quale nel suo libro Arcipelago Gulag, scritto tra il 1964 ed il 1968, afferma che:
“Le ragazze tedesche potevano essere violentate e poi uccise e tutto questo sarebbe stato quasi sempre considerato come un incidente di guerra”
Nawratil si riferisce anche a Lev Kopelev, scrittore, attivista dei diritti civili ed amico di Heinrich Boell, che descrisse così le parole di un sobillatore comunista:
“Cosa bisogna fare perché il soldato mantenga sempre il suo spirito combattivo? Per prima cosa deve odiare il nemico come la peste e deve volerlo distruggere dalla radice ai rami. Come seconda cosa quando arriva in Germania tutto gli appartiene, ogni tipo di cianfrusaglia, le donne, tutto! Fate quello che volete
Sia i soldati dell’esercito tedesco che la popolazione civile tedesca soffrirono tantissimo questo comportamento da parte dei soldati dell’Armata Rossa. Le atrocità non furono incidenti isolati ma crimini di massa noti alle più alte autorità e in generale verranno poi definite in seguito come uno dei più grandi crimini di massa dei tempi moderni.
Le invettive e le incitazioni di odio di Ilya Ehrenburg (20) ed i suoi compagni propagandisti non rappresentavano affatto una misura di propaganda eccezionale o singolare dell’Unione Sovietica. Il reporter di guerra Tenente Guenther Heysing mise insieme una collezione di citazioni prese da pubblicazioni sovietiche e da dichiarazioni raccolte da interrogatori di soldati dell’Armata Rossa (21). Questo è quanto scriveva la rivista militare Boyevaia Trevoga del 20 Ottobre 1944:
“ Trema Germania! Trema maledetta Germania! Ti copriremo di fuoco e acciaio ed accoltelleremo al cuore fino all’ultimo soldato che ha calpestato il suolo russo”
Rivolgendosi all’aviazione sovietica all’inizio dell’attacco sovietico alla Prussia Orientale, leggiamo:
“L’Armata Rossa è all’offensiva per adempiere gli ordini del grande Stalin per dare alla bestia tedesca il colpo mortale. Con odio bruciante entreremo nella terra dell’odiato nemico. Verremo come giudici e vendicatori. Il nemico deve essere distrutto senza pietà”.
Il 25 Ottobre 1944, il consiglio di guerra e l’amministrazione politica del 3° Fronte Bianco Russo, fece il seguente appello:
“Avanti vincitori! Possa la terra tedesca, che ha procreato l’immondizia fascista, tremare sotto i nostri cingoli! Possa l’odiato nemico macchiato di sangue che ci inflisse così tanto dolore, tremare ed annegare nella corrente del suo sangue nero!”
In un discorso nell’Ottobre 1944 sul tema: “Cosa richiede il Partito Comunista da un membro dal Fronte Unitario della Gioventù Comunista?“ Fu affermato:
“Giovani combattenti! Voi sapete quali tremende sofferenze i Tedeschi hanno causato al vostro popolo, alla vostra famiglia, alle vostre amate. Vendicateli tutti senza pietà. Per la vita di ogni singolo russo togliete la vita a dieci tedeschi. Ricordate”.
Un prigioniero del 758° Reggimento delle Guardie/88a. Divisione delle Guardie affermò:
“Prima di entrare sul suolo tedesco ci fu insegnato dagli ufficiali che non dovevamo rispettare la proprietà della popolazione civile tedesca e che potevamo trattare la popolazione come selvaggina da caccia. Le donne potevano essere stuprate”.
Un prigioniero del 529° Artiglieria Anticarro Autonomo testimoniò:
“In Polonia il furto di patate veniva severamente punito. Nella Prussia Orientale chiunque poteva prendere ciò che voleva. Comunque la rimozione di vestiario ed altri oggetti personali era proibita persino nella Prussia Orientale poiché era sottointeso che queste cose dovevano essere riportare in Russia”.
Un disertore del 331° Reggimento delle Guardie/1104a. Divisione delle Guardie confermò quanto segue:
“Prima era proibito prendere il bottino di guerra, ma ora sul suolo tedesco non è più punibile. Chiunque può prendere tutto quello che può”.
Un disertore del 494° Reggimento delle Guardie/174a. Divisione delle Guardie, confessò:
“Il comandante della compagnia ed il comandante della colonna dissero che in territorio tedesco si poteva saccheggiare senza essere puniti e si potevano mettere le mani addosso alle donne tedesche”.
Nessuno fece attenzione all’Art. 28 della Convenzione dell’Aja sulla Guerra di Terra, nel quale veniva espressamente citato che era proibito permettere il saccheggio di città o proprietà, anche se venivano conquistate in azioni di assalto.
Inviti alla persecuzione dei Tedeschi erano all’ordine del giorno e non solo in Unione Sovietica. Sia in Inghilterra che negli USA apparvero molti scritti propagandistici che invitavano alla persecuzione dei Tedeschi e della Germania. In Inghilterra Sir Robert Vansittart fu uno dei più importanti incitatori di atti germanofobi. In qualità di Primo Consigliere Diplomatico del Ministero degli Esteri Britannico, era noto negli ambienti diplomatici come “l’odiatore di Tedeschi”. Nei suoi libri "Black Record", "Passato Nero" (1941) e "Lessons of my Life", "Lezioni della mia vita"  (1943) egli divulgò l’idea che il popolo tedesco era l’eterno disturbatore della pace mondiale, il “rapace assassino” fra le nazioni civilizzate. Per questa ragione era necessario distruggere questo popolo criminale, aggressivo e barbaro dotato di istinto omicida. L’influenza di Vansittart era enorme. Fu un personaggio chiave nella cricca bellica britannica a sostegno delle misure draconiane contro la Germania.
Pure in America apparvero una serie di pubblicazioni inumane e razziste, come "What about Germany?" "Che ne facciamo della Germania?" (1942) di L.P. Lochner, "How to treat the Germans", "Come trattare I tedeschi" (1943) di Emil Ludwig e "Germany: To be or not to be?" "Germania: essere o non essere?" (1943) di G.H. Seger e S.V. Marck. Quando gli americani iniziarono l’occupazione della Germania nel 1944-45, venne distribuito gratuitamente fra le truppe americane un libretto dall’arrogante titolo "What to do with Germany?" "Cosa farne della Germania?"  Di Louis Nizer, un avvocato di New York e presidente di un’associazione assistenziale per immigrati ebrei. Nizer suggeriva, fra le altre cose, che ogni ufficiale tedesco dal grado di Colonnello in su fosse portato in tribunale, che il sistema scolastico tedesco fosse messo in mani Alleate e che l’industria pesante dovesse essere tolta alla Germania. Questo libretto non rappresentava un pezzo di trascurabile propaganda di un insignificante odiatore dei tedeschi, ma, secondo il testo sulla quarta di copertina, il Presidente americano Harry Truman ne sarebbe stato profondamente influenzato e raccomandò ad ogni americano di leggerlo.

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Il Presidente Roosevelt distribuì il libretto ai membri del suo Gabinetto, mentre il Generale Eisenhower ne spedì 100.000 copie e fece scrivere agli ufficiali del suo staff commenti sul libro. Nonostante il fatto che il libro di Nizer brulicava di invettive contro la Germania e tutto ciò che era tedesco, questo piccola opera che incitava all’odio fu presa per buona da molti importanti personaggi della politica e del mondo scientifico, in quello militare e mediatico. Il tema principale in questa ed in altre opere propagandistiche era che la Germania aveva giocato un ruolo unico e negativo nella storia del mondo che veniva espresso nella sua filosofia, nella sua politica e nel carattere del suo popolo. Il Nazismo fu proprio una espressione contemporanea dell’inevitabile desiderio tedesco di saccheggiare e schiavizzare altri popoli. Tutti i Tedeschi, non solo i Nazionalsocialisti, furono definiti come l’incarnazione del male.
Non dovrebbe quindi stupire che in un calendario tascabile del 1944 per l’esercito americano in Germania si trovino delle primizie come (22):
“Fin dal 1933, quando Hitler arrivò al potere, la gioventù tedesca è stata attentamente e totalmente addestrata per la conquista del mondo, l’assassinio e la perfidia”.
“Abbiamo combattuto contro i Tedeschi e i Giapponesi perché la nostra stessa libertà era minacciata e perché gli interessi del nostro paese erano legati a quelli degli Inglesi, dei Russi, dei Cinesi, dei Francesi e di tutti gli altri combattenti per la libertà”.
“E’ un fatto storico che l’aggressione tedesca ed il desiderio di conquista siano all’ordine del giorno. E’ stato solo di recente, grazie alle moderne invenzioni e all’accorciarsi delle distanze sulla superficie del globo, che il Tedesco è stato in grado di arrivare a realizzare il suo sogno di schiavizzare il mondo”.
Persino Churchill di tanto in tanto se ne usciva con nuove interpretazioni storiche e giudizi astrusi sui Tedeschi. Il 9 Novembre 1940, ad esempio, in un discorso a Mansion House dichiarò che l’Austria era uno di quelle nazioni per la quale la Gran Bretagna aveva sfoderato la spada e per la quale la vittoria inglese significava libertà. Il 21 Settembre 1943 egli spiegò che i Tedeschi combinavano nel modo più mortale le qualità del guerriero e dello schiavo (23):
“Loro stessi non considerano la libertà e la sola sua presenza in altri popoli è per loro un fatto di odio. Ogni qualvolta che diventano forti, cercano la loro preda e seguiranno con ferrea disciplina chiunque li dovesse condurre ad essa. Il centro della Germania è la Prussia. E’ lì l’origine dell’attuale pestilenza”.
Naturalmente, con questa consapevolezza storica, sta alla brava gente, cioè agli Alleati ed in particolare agli Americani, fare in modo di neutralizzare la più piccola possibilità che il corso della storia mondiale possa venir influenzata dai Tedeschi.
Questa neutralizzazione, per intenderci, può essere effettuata in vari modi. Uno è l’estinzione biologica del popolo tedesco, proposta, ad esempio, da Theodore Nathan Kaufman, presidente dell’Associazione Americana per la Pace. Egli apparteneva alla cerchia più ristretta dei consiglieri di Roosevelt ed influiva direttamente sulle decisioni del Presidente americano. Nel 1940, dieci mesi prima dell’entrata ufficiale in guerra degli Stati Uniti, Kaufman pubblicò un libro dal titolo "Germany Must Perish" (la Germania deve perire). Questo libricino intriso di odio contiene ciò che sarebbe stato conosciuto come il Piano Kaufman, lo schema col quale questo consigliere presidenziale suggeriva lo sterminio di 70 milioni di persone della nazione tedesca, inclusi donne e bambini, con la relativa distribuzione dell’Impero Tedesco fra le nazioni confinanti. Più specificatamente il libro diceva (24):
“La guerra di oggi non è una guerra contro Adolf Hitler. E non è nemmeno una guerra contro i Nazisti. E’ una lotta fra la nazione Tedesca e l’umanità. Questa volta la Germania ha obbligato il mondo ad una GUERRA TOTALE. Di conseguenza deve prepararsi a pagare una PENA TOTALE e questa non può essere che una sola: la Germania deve perire per sempre! Materialmente e non teoricamente! La popolazione della Germania, esclusi i territori annessi e conquistati, è di circa 70 milioni, più o meno equamente distribuiti fra maschi e femmine. Per raggiungere lo scopo prefissato dell’estinzione tedesca sarebbe necessario castrarne 48 milioni. Per quanto riguarda il tema della sterilizzazione maschile, la cosa più facile e più veloce sarebbe di avvalersi dell’esercito in qualità di unità organizzate. Portando 20.000 medici, come numero arbitrario e presumendo che ognuno riesca a praticare 25 operazioni giornaliere, non ci vorrebbe più di un mese, al massimo, per completare la castratura. Ovviamente più dottori riusciamo a portare, oltre questi 20.000, e meno tempo sarebbe necessario. La restante popolazione maschile potrebbe poi essere tranquillamente castrata nel giro di tre mesi. Per quanto riguarda la sterilizzazione femminile ci vorrà un po’ più di tempo. Si può prevedere che l’intera popolazione femminile tedesca potrà essere sterilizzata nel giro di tre anni o meno. La sterilizzazione completa di ambo i sessi, e non solo di uno, è da considerarsi necessaria in virtù dell’attuale dottrina tedesca in base alla quale anche una sola goccia di vero sangue tedesco rappresenta un tedesco. Ovviamente, a sterilizzazione ultimata, non ci saranno più nascite in Germania. Ad un tasso normale di mortalità del 2% annuo, la popolazione in Germania diminuirà al ritmo di 1.500.000 unità all’anno. Pertanto nel giro di due generazioni, a costo di milioni di vite, l’eliminazione del Germanesimo e dei suoi portatori, sarà diventato un fatto compiuto”.
Ernest Albert Hooton, professore di antropologia alla Università di Harvard scrisse in termini simili. In un articolo di giornale sulla rivista di New York Peabody Magazine, del 4 Gennaio 1943, dal titolo "Breed war strain out of Germans" (sradicate la razza guerriera dai tedeschi), egli propose un programma politico da applicare alla Germania. Oltre a varie manipolazioni genetiche che “avrebbero distrutto il nazionalismo tedesco e l’ideologia aggressiva”, suggerì:
“Per un periodo di 20 anni o più utilizzare l’insieme dell’attuale esercito tedesco come unità di lavoro riabilitativo nelle aree devastate delle Nazioni Alleate e altrove”
In un articolo canadese il programma fu descritto con la dicitura: “Nessuna Germania, quindi niente più guerre tedesche“ (25). Il romanziere giallo Rex Stout scrisse un articolo dal titolo “Odieremo, oppure perderemo“ che apparve sul New York Times. Il giornalista William S. Shirer lodò l’idea di colpa collettiva e le sue conclusioni erano contenute nel titolo (26): “ Sono tutti colpevoli, puniteli”
Come dimostrano i sopracitati esempi fu dato ampio spazio, da parte dei britannici e degli americani, all’idea di estinguere o di neutralizzare scientificamente la nazione tedesca. Ben prima della cessazione delle ostilità ci fu una generale intesa che era necessario annientare la ricerca scientifica tedesca. I metodi per farlo includevano l’appropriarsi dei brevetti tedeschi, il sequestro e il legale sfruttamento degli scienziati tedeschi e il divieto o, almeno la totale supervisione, alle attività dei laboratori tedeschi e delle istituzioni scientifiche. Gli Alleati misero in pratica questi metodi malvagi senza scrupoli e pietà.

Il principale ideatore di questi schemi disparati miranti alla distruzione o all’esproprio della Germania fu, comunque, il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti d’America Henry Morgenthau, Jr., “uno dei più importanti ebrei americani” (27). Fu colui che convinse Roosevelt ad essere “duro” con i Tedeschi. Il Manuale per il Governo Militare in Germania, scritto dal Quartier Generale del Corpo di Spedizione Americano (SHAEF) nell’Agosto 1944, che doveva essere la guida politica per le forze d’occupazione in Germania, incontrò la sua disapprovazione per via dei suoi “punti deboli”. Ad esempio: Morgenthau riteneva che la razione di 2.000 calorie giornaliere per i lavoratori Tedeschi fosse troppo alta. Il Presidente americano fu compiaciuto del tipo di “suggerimento migliorativo” dato. Roosevelt concordò che i Tedeschi dovevano essere trattati così (28):
“Dobbiamo essere duri con la Germania ed intendo dire col popolo tedesco, non solo con i Nazisti. O dovete castrare il popolo tedesco oppure dovete trattarlo in modo tale da non poter più riprodursi e generare persone che vogliono continuare nel modo in cui hanno fatto in passato”
Dopo quest’intesa generica fra Roosevelt e Morgenthau, quest’ultimo, in una conferenza stampa, criticò gli autori del Manuale pubblicamente per essere troppo docile verso i Tedeschi e quindi “il Manuale fu rapidamente ritirato” (29). A Morgenthau, che Roosevelt appoggiava senza riserve, fu data quasi carta bianca per quanto riguarda la politica da imporre alla Germania. Voleva sistemare la questione tedesca una volta per tutte ed il suo metodo per arrivarci era di imporre una soluzione finale ai tedeschi, un piano che fu chiamato appunto: il "Piano Morgenthau". (Come è facile notare tutto quello di cui poi furono accusati poi i tedeschi veniva studiato contro di loro dalle loro "presunte vittime" giudaiche NdR) In base a questo piano, la Germania doveva essere ridotta ad un paese agricolo, deindustrializzato, con pochi abitanti. I progetti di Morgenthau furono descritti come “misure per la prevenzione di una terza guerra mondiale causata dalla Germania”. Le misure del Piano includevano la smilitarizzazione della Germania, restituzioni e risarcimenti, educazione e propaganda, decentramento politico, supervisione dell’economia a cura dell’esercito, controllo dello sviluppo economico tedesco, un programma agrario, la punizione dei criminali di guerra e lo smantellamento della nuova Germania. Il 30 Settembre 1944, il giornale "Voelkische Beobachter" (Osservatore Popolare) elencò in dettaglio tali misure:
“ L’intera industria dell’acciaio, le industrie chimiche e gli stabilimenti per la produzione di benzina sintetica verranno tolti ai Tedeschi e trasferiti in altri paesi. L’educazione dei bambini verrà messa sotto il controllo delle Nazioni Unite e le scuole dovranno rimanere chiuse fintanto che non verranno reperiti sufficienti insegnanti ebrei. Dovranno essere scritti subito nuovi testi scolastici i cui contenuti dovranno essere concordati da Washington, Londra e Mosca. Secondo il Piano Morgenthau verranno proibiti gli studi universitari ai giovani tedeschi, gli edifici dei licei tecnici tedesche verranno chiusi e le loro librerie e gli strumenti di ricerca verranno distribuiti fra America, Inghilterra e Unione Sovietica”.
Secondo lo schema di Morgenthau, la Germania non doveva essere solamente disarmata in modo totale ma la sua intera base industriale doveva essere smantellata o distrutta. Le miniere e le fabbriche di carbone andavano inondate. Per quanto riguarda i risarcimenti, Morgenthau aveva piani dettagliati: questi dovevano essere realizzati non tanto tramite pagamenti e consegne di merci, ma piuttosto con la cessione delle materie prime minerarie tedesche e altre risorse, soprattutto con la restituzione delle proprietà che i Tedeschi avevano razziato nei territori occupati, con la cessione di territorio tedesco e di diritti di proprietà privata tedesca nelle industrie verso i paesi che la Germania aveva invaso, con il trasferimento e la ridistribuzione degli stabilimenti e dei macchinari industriali, col lavoro forzato di lavoratori tedeschi in paesi stranieri e con la confisca di tutte le proprietà tedesche di ogni tipo fuori dalla Germania (30). Il Presidente Roosevelt condivideva il concetto di Morgenthau di colpa collettiva tedesca per la guerra e nell’opinione che la Germania andava trattata nel più duro dei modi dopo la guerra. Non deve quindi sorprendere se durante la seconda conferenza tenutasi in Québec, nel Settembre 1944, i piani di Morgenthau per la devastazione del cuore d’Europa furono riconosciuti da Roosevelt e Churchill come il programma ufficiale da imporre alla Germania post-bellica (31), oppure se Morgenthau poté scrivere con compiacimento alla pagina 12 del suo libro "Germany is our Problem" (la Germania è un nostro problema) che i principi fondamentali di questo programma rappresentano il punto di vista ufficiale degli Stati Uniti.

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Al Senato americano fu spiegato che una Germania disarmata e deindustrializzata avrebbe liberato i paesi confinanti europei dal dominio economico della Germania. Il fatto che tutta l’Europa avesse beneficiato della forza industriale della Germania e che il collasso industriale della Germania avrebbe conseguentemente avuto delle ripercussioni negative sul resto d’Europa, era considerato trascurabile dal Dipartimento del Tesoro Americano. Un promemoria datato 7 Settembre 1944, conteneva l’affermazione che l’economia dell’Europa non era dipendente dalla Germania
“perché gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e il Belgio potevano facilmente fornire ciò che la Germania forniva prima della guerra” (32).
Mentre gli americani completavano la loro crociata in terra tedesca nella primavera del 1945, Washington comunicò ai suoi più alti capi militari in Europa speciali direttive politiche da applicarsi all’occupazione. Le severe norme emanate nella direttiva "JCS 1067", data nella metà del 1947, derivavano dal Piano Morgenthau. Tuttavia gli americani rinunciarono alla completa distruzione dell’industria tedesca la quale doveva essere tenuta in moto al minimo per evitare epidemie e rivolte e si astennero dall’inondare le miniere ma andarono avanti con la decostruzione industriale, l’esproprio intellettuale ed anche con la demilitarizzazione, denazificazione e la decentralizzazione della Germania come contesto della loro politica. Le norme della direttiva "JCS 1067" era praticamente le stesse di quelle del Piano Morgenthau, scritto per trattare la Germania come la causa della guerra.

La stesura della direttiva "JCS 1067", dal Capo di Stato Maggiore americano al Comando Supremo delle forze d’occupazione in Germania, fu approvata alla fine di Aprile 1945 dal Comitato per la Politica Informale in Germania del Congresso Americano ed approvata in Maggio dal Presidente Truman. Per quanta riguarda lo scopo del governo militare in Germania, la dichiarazione ufficiale di questo documento fu (33):

a. – Va comunicato ai Tedeschi che la crudele guerra della Germania e la fanatica resistenza Nazista hanno distrutto l’economia tedesca, creato caos e inevitabile sofferenza e che i Tedeschi non possono sfuggire alla responsabilità di ciò che hanno causato a se stessi.

b. – la Germania non verrà occupata allo scopo della liberazione ma come nazione nemica sconfitta. Il vostro scopo non è l’oppressione ma occupare la Germania con il fine di realizzare certi importanti obiettivi Alleati. Nel condurre la vostra occupazione e l’amministrazione dovete essere giusti ma fermi e imparziali. Scoraggerete con decisione il fraternizzare con funzionari tedeschi e la popolazione.

c. – Il principale obiettivo Alleato è di evitare che la Germania ritorni ad essere una minaccia per la pace nel mondo. I passi principali per raggiungere questo obiettivo sono l’eliminazione del Nazismo e il militarismo in tutte le loro forme, l’immediato arresto dei criminali di guerra per la loro punizione, il disarmo e la smilitarizzazione della Germania, esercitando un controllo continuo sulla capacità della Germania di fare la guerra e la preparazione di una eventuale ricostruzione della vita politica tedesca su basi democratiche.

d. – Altri obiettivi Alleati sono di far rispettare il programma delle restituzioni e dei risarcimenti in modo da venire in soccorso dei paesi devastati dall’aggressione Nazista e assicurarsi di prendersi cura dei prigionieri di guerra e delle persone sfollate delle Nazioni Unite al fine del loro rimpatrio.

Per quanto riguarda la supervisione economica, la direttiva faceva la seguente chiara affermazione (34):
“ Nessun provvedimento, in esecuzione del programma dei risarcimenti o quant’altro, verrà preso, se questo dovesse favorire il sostegno delle condizioni basilari di vita, in Germania o nella zona di vostra competenza, portandolo ad un livello superiore di quello esistente in uno dei confinanti paesi delle Nazioni Unite “.
Anche la Francia e l’Inghilterra adottarono più o meno le stesse misure distruttive americane per quanto riguarda la Germania. Subito dopo la stesura della normativa "JCS 1067", furono formulate le misure per la decostruzione industriale, prima dagli americani e poi, dopo la Conferenza di Potsdam, dagli Alleati. Furono pianificate tre forme di decostruzione:

1 – risarcimenti “in natura”, cioè lo smantellamento dei macchinari e delle fabbriche tedesche.

2 – la completa demolizione della capacità produttiva tedesca

3 – una politica ufficiale di “inadempienza o negligenza legale“ delle fabbriche e dei macchinari tedeschi.

Anche qui, questi progetti per la distruzione dei mezzi di esistenza del popolo tedesco sono direttamente reperibili nel Piano Morgenthau.

Le direttive generali per la politica di occupazione americana si attenevano al Piano Morgenthau. Eisenhower, nel suo libro dal titolo "Crusade in Europe" (crociata in Europa), espresse orgoglio al fatto che gli ufficiali del governo militare americano avessero eseguito un lodevole lavoro (35) per via dell’onestà, della bravura e dell’accuratezza nell’addestramento che dimostrarono nel portare a termine il loro dovere applicando le misure prescritte nella direttiva "JCS 1067". Il professore universitario Nicholas Balabkins, non certo un germanofilo, ammise che le direttive furono la versione ufficiale del Piano Morgenthau, benché in una qualche forma diluita (36). Invece, alcuni storici tedeschi del dopoguerra hanno ostinatamente cercato di negare l’enorme influenza del Piano Morgenthau nelle misure prese dagli Alleati. Uno di loro, Rolf Steininger, professore di storia all’Università di Innsbruck, scrisse, senza ironia, che al Piano Morgenthau sarebbe stato riconosciuto un importante, e sopravalutato, posto nella storiografia, in particolare per quanto riguarda i temi dello smembramento e la futura economia della Germania (37).
Infatti il Piano Morgenthau “durante la guerra, costituì i tema centrale per la pianificazione della pace delle potenze occidentali, sia negli ambienti pubblici che ufficiali“ (38). Il Piano Morgenthau fu la base di tutti gli altri piani concernenti la Germania e persino i piani sovietici sullo stesso tema non si discostavano dalla direttiva "JCS 1067". Erano tutti basati sulla mutilazione e sullo smembramento della Germania, la (temporanea) carestia del popolo tedesco, la decostruzione dell’industria tedesca e lo smantellamento economico della Germania in modo da neutralizzare la Germania come forza politica per un lungo tempo e migliorare nonché rafforzare le posizioni economiche e politiche alleate.

Con queste teorie e progetti, che possono essere stati partoriti solo da una mente malata e che deviano da ogni regola umana e civilizzata, i guerrafondai dell’occidente non erano in sostanza tanto diversi da Ilya Ehrenburg e altri fanatici fomentatori assassini dell’Unione Sovietica. Provenivano tutti dalla stessa origine ed erano tutti responsabili degli orrori inflitti alla Germania. La scelta specifica delle parole poteva variare da propagandista a propagandista, da speculatore bellico a speculatore bellico, da gruppo di pressione a gruppo di pressione, ma nel loro scopo di uccidere ed annientare il cuore dell’Europa, non erano diversi uno dall’altro.
Germany Must Perish! Mappa ipotesi smembramento Germania

 NOTE:
1 – cf. Hanns Hertl e altri (ed.), Der “Bruenner Todesmarsch” 1945. Eine Dokumentation, (la “marcia della morte di Bruenn” 1945. Una documentazione) Stenzel und Bauer, Schwaebisch Gmuend 1998, pag. 15 in poi

2 – Per una dettagliata analisi del tema prego contattare Claus Nordbruch, Der deutsche Aderlass. Wiedergutmachung fuer Deutschland und Entschaedigung an Deutschen, (il dissanguamento tedesco. Risarcimento per la Germania e indennizzo per I tedeschi), 2a. edizione, Tuebingen 2003

3 – Hanns Hertl e altri (ed.), op. cit. (nota 1) pag. 26

4 – Citato nello stesso, pag. 189

5 – Cf. Wolfgang Wagner, Die Entstehung der Oder-Neisse-Linie in den diplomatischen Verhandlungen waehrend des Zweiten Weltkrieges (l’origine della linea di confine Oder-Neisse nelle trattative diplomatiche durante la Seconda Guerra Mondiale), 2a. edizione rivista ed ampliata, Brentano, Stoccarda 1959, pag. 6

6 – The Tehran, Yalta & Potsdam Conferences, Documents (Le conferenze di Tehran, Yalta e Potsdam. Documenti), Progress Publishers, Mosca 1969 pag. 48

7 – Cf. idem, pag. 104

8 – Citato in Herbert Feis, Churchill, Roosevelt, Stalin. The war they waged and the peace they sought (Churchill, Roosevelt, Stalin. La Guerra che mossero e la pace che cercarono), stampa dell’Università di Princeton, New Jersey 1967, pag. 109

9 – Citato in Franz Kurowski, “Von der bedingungslosen Kapitulation bis zur Mondorfer Erklaerung vom 6. Juni 1945” (dalla capitolazione incondizionata alla dichiarazione di Mondorf del 6 Giugno 1945) in: Gesellschaft fuer Freie Publizistik (società per la libera pubblicistica) (ed.), Jalta und Potsdam ueberwinden (superare Yalta e Potsdam), Kongress-Protokoll 1985, GfP, Berg 1985, p. 22

10 – Cf. Tom Bower, Verschwoerung Paperclip. NS-Wissenschaftler im Dienst der Siegermaechte (complotto “graffetta”. Scienziati nazisti al servizio delle potenze vincitrici), List, Monaco 1988, pag. 108

11 – Herbert Marzian, Zeittafel und Dokumente zur Oder-Neisse-Linie 1939-1952/53 (cronologia e documenti sulla linea di confine Oder-Neisse 1939-1952/53), Holzner, Kitzingen 1953, pag. 18

12 – Citato in Franz Kurowski, op. cit., (nota 10), pag. 10

13 – Citato in Caspar von Schrenck-Notzing, Charakterwaesche. Die Politik der amerikanischen Umerziehung (Lavaggio del cervello. La politica della rieducazione americana), Kristall bei Langen-Mueller, Monaco 1981, pag. 68

14 – Citato in Tehran, Yalta and Potsdam Conferences. Documents, op. cit., (note 6) pag. 50

15 – Che questo non era un futile scherzo, come hanno affermato alcuni storici attuali, è dimostrato, ad esempio, dal document pubblicato nel 1961 dal Dipartimento degli Stati Uniti: Foreign Relations of the United States; Diplomatic Papers: The Conference at Cairo and Tehran 1943 (Relazioni estere degli Stati Uniti; documenti diplomatici: la Conferenza del Cairo e Tehran nel 1943), che afferma a pagina 553: “ Almeno 50.000, forse 100.000 appartenenti agli alti comandi germanici devono essere fisicamente liquidati”. Vedi anche Michael Balfour e John Mair, Four-Power Control in Germany and Austria 1945-1946 (il controllo a quattro della Germania e dell’Austria 1945-1946), stampa dell’Università di Oxford, Londra 1956, pag. 35, hanns D. Ahrens, Demontage (smantellamento), Universitas, Monaco 1982, pag. 19 e Heinz Nawratil, Vertreibungsverbrechen an Deutschen. Tatbestand, Motive, Bewaeltigung (il crimine dell’espulsione dei tedeschi. Circostanze di fatto, motivi, attuazione), Ullstein, Francoforte sul Meno/Berlino 1987, pag. 124. Persino la guida ufficiale sulla mostra dei prigionieri di guerra tedeschi e sovietici della Casa della Storia nella Repubblica Federale Tedesca, conferma la cifra di 50.000 come valida. (cf. pag. 77)

16 – Cf. James Bacque, Other Losses. An Investigation into the Mass Deaths of German Prisoners at the Hands of the French and Americans after World War II (versione italiana nota col titolo di: Gli Altri Lager. Un inchiesta sulle morti di massa dei prigionieri tedeschi nelle mani dei francesi e degli americani dopo la Seconda Guerra Mondiale), Stoddart, Toronto 1989, pag. 23

17 – Citato in The Tehran, Yalta & Potsdam Conferences, op. cit., (note 6), pag. 70

18 – citato nello stesso, pag. 71

19 – Claus Nordbruch, Ueber die Pflicht. Eine Analyse des Werkes von Siegfried Lenz. Versuch ueber ein deutsches Phaenomen (Oltre il dovere. Un analisi dell’opera di Siegfried Lenz. Esperimento su un fenomeno tedesco), Olms, Hildesheim 1996, pag. 159. Ci sono ampie citazioni e riproduzioni delle invettive di odio di Ilya Ehrenburg nel libro di Joachim Hoffmann: Stalin’s War of Extermination 1941-1945 (la guerra di sterminio di Stalin 1941-1945), Theses & Dissertation Press, Capshaw, AL, 2001

20 – Nel 1991 molti giornalisti e politici tedesco-occidentali ebbero la discutibile opportunità di commemorare Ilya Ehrenburg in occasione del suo centenario di nascita. Se fu a causa di ignoranza, cattiveria o deliberata intenzione di disinformare non lo esamineremo in questa sede. Quando fu allestita una mostra a Berlino-Schoeneberg su “ i Russi a Schoeneberg “ l’assemblea rappresentativa locale della CDU presentò una mozione per onorare “l’opera” di Ehrenburg e promuovere la memoria di questo “giornalista e scrittore”. Importanti giornali opinionisti non volevano essere da meno in questa profusione di lodi e, ad esempio, affermarono “l’effervescente gioia di scrivere” di Ehrenburg, lo glorificarono come un “maestro della satira” ed ammirarono le sue “ampie descrizioni panoramiche”.

21 – Archivio Federale, Ost-Dok. 2, Nr. 43/3off.

22 – Pocket Guide to Germany (guida tascabile della Germania), Ufficio Stampa del Governo Americano 1944, pag. 7, 15 e 28

23 – Citato in Michael Balfour e John Mair, Four-Power Control in Germany and Austria 1945-1946 (il controllo a Quattro della Germania e dell’Austria 1945-1946), Stampa dell’Università di Oxford, Londra 1956, pag. 34

24 – Theodore Kaufman, Germany must perish! (la Germania deve perire), Argyle Press, Newark, pag. 1, 3 94f

25 – Caspar von Schrenck-Notzing, Charakterwaesche. Die Politik der Amerikanischen Umerziehung (Lavaggio del cervello. La politica della rieducazione americana), Kristall bei Langen-Mueller, Monaco 1981, pag. 62

26 – Idem, pag. 66

27 – Rolf Steininger: Deutsche Geschichte 1945-1961 (Storia tedesca 1945-1961), Vol. 1, Fischer, Francoforte sul Meno 1983, pag. 34

28 – Henry Morgenthau nell’annotazione del suo diario il 19 Agosto 1944, citato da David Irving: Der Morgenthau-Plan 1944/45. Amerikanische Deutschlandspolitik: Suehnenleistungen, “re-education”, Aufloesung der deutschen Wirtschaft (Il Piano Morgenthau 1944/45. La politica tedesca Americana: espiazioni, “ri-educazione”, disfacimento dell’economia tedesca), Soyka, Brema 1986, pag. 23

29 – Cf. Michael Balfour e John Mair, op. cit. (nota 23), pag. 19

30 – Cf. Helmuth K.G. Roennerfarth e Heinrich Euler (ed.), Konferenzen und Vetraege (conferenze e trattati), 2a. edizione, v.4: “Neueste Zeit 1914-1959” (tempi recent 1914-1959), Ploetz, Wuerzburg 1959, pag. 231

31 – Cf. Nicholas Balabkins, Germany under direct control., Economic aspects of industrial disarmament 1945-1948 (La Germania sotto controllo diretto. Aspetti economici dello smantellamento industrial 1945-1948), Rutgers, New Brunswick 1964, pag. 10

32 – Cf. idem, pag. 11f

33 – Hajo Holborn, American Military Government. Its Organization and Policies (governo militare Americano. La sua organizzaione e le sue politiche), Infantry Journal Press, Washington 1947, pag. 159

34 – Idem, pag. 160

35 – Cf. Dwight D. Eisenhower, Crusade in Europe (Crociata in Europa), Doubleday, New York 1948, pag. 434

36 – Cf. Nicholas Balabkins, op. cit. (nota 31), pag. 14

37 – Rolf Steininger, op. cit. (nota 27) pag. 34

38 – Wilhelm Treue, Die Demontagenpolitik der Westmaechte nach den Zweiten Weltkrieg (La politica di smantellamento delle potenze occidental dopo il secondo conflitto mondiale), Niedersaechsische Landeszentrale fuer Politische Bildung (ufficio regionale della Bassa sassonia per la formazione politica), hannover 1967, pag. 22

Fonte: Tratto da: The Revisionist 2(2) (2004), pag. 171-180. Pubblicato per la prima volta in tedesco sul Vierteljahreshefte fuer freie Geschichtsforschung (quaderni trimestrali per la libera ricerca storica) 5(1) (2001), pag. 55-65, tradotto da Peter Lambda.

Fonte secondaria:  nordbruch   Link: nordbruch
Traduzione italiana a cura di: Gian Franco Spotti   Link: nordbruch
Fonte    controhistoria
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