LETTERA A LUCILIO: CONSIGLI NELL’IMMINENZA DELLE PROSSIME TORNATE ELETTORALI A CHI VUOLE FARSI STRADA IN POLITICA.
Introduciamo la lettera di Alfonso Indelicato precisando su Lucilio:
“il poeta fu vicino al circolo degli Scipioni e che fu amico intimo
di Scipione Emiliano e di Gaio Lelio, due tra i maggiori promotori
dell’ellenizzazione della cultura romana. Nonostante la sua posizione e
le sue amicizie, si tenne sempre lontano dalla carriera politica,
dedicandosi interamente all’otium letterario. Ciò non toglie che
Lucilio fosse un personaggio molto influente: infatti, quando morì fu
onorato con un funerale pubblico. L’importanza di Lucilio è enorme in
relazione ai suoi sforzi per codificare sul piano formale (tramite l’uso
dell’esametro), dello stile e del contenuto, i temi trattati dall’unico
genere letterario latino mancante di un corrispondente nel mondo
ellenico: la satira.”
fonte: Summa Gallica
Si
avvicina il tempo di elezioni, e così ho pensato di mettere a partito
(è il caso di dirlo) la mia esperienza politica, non lunga ma intensa,
per fornire qualche modesta indicazione a chi volesse cimentarsi
nell’agone elettorale, non disdegnando anche la fase successiva al voto.
Prevalentemente
intendo però riferire le mie riflessioni a quella fase pre-elettorale
in cui si compilano le liste dei candidati. Come può un soggetto che
ambisce ad essere inserito in tali liste convincere i maggiorenti del
proprio partito – a questa operazione deputati – ad essere preso in
considerazione? Quali requisiti deve egli possedere per arrivare a
tanto? Quali gli errori che deve assolutamente evitare?
Scelgo
per queste mie noterelle la forma epistolare, e mi servo come modello
di una celebre opera in cui un anziano saggio (quale io spero di essere)
si rivolge a un giovane e inesperto amico di nome Lucilio.
1) SCEGLIERSI UN BUON PROTETTORE
Caro
Lucilio, amico mio diletto, bisogna che tu scelga, anzi a questo punto
bisogna che tu abbia già scelto da un po’, quale tuo referente e
protettore e mentore, un personaggio importante del tuo partito,
qualsiasi esso sia. Può sembrarti questa una banalità, ed effettivamente
lo è, ma vorrei precisarti che, oltre all’importanza, deve egli fornire
garanzie di durata nel tempo e di affidabilità. Non deve insomma essere
prossimo al pensionamento (per quanto sia quest’ultimo un evento assai
remoto per i politici) e neppure essere una sorta di cavallo pazzo che
potrebbe lasciare il partito da un momento all’altro, o esserne cacciato
fuori. Altrimenti ti ritroveresti senza appoggio e senza difesa, come
una nave oneraria che, spezzato il timone sugli scogli e stracciate le
vele da Borea, vaghi senza controllo per il salso mare.
2) SEMPER FIDELIS, MA CUM GRANO SALIS
La fedeltà nei confronti del tuo dominus dovrà
essere assoluta, ma altresì circospetta. Bisogna cioè verificare
continuamente se il suo peso specifico nel partito permanga nel tempo o
non tenda piuttosto a scemare. In quest’ultimo caso non ti
dovrai peritare dal guardarti attorno e identificare un altro possibile
punto di riferimento. E, avendolo identificato, di allacciare e
coltivare con questi dei buoni rapporti, anche se un po’ sotto traccia
per non insospettire il mentore in carica.
3) LA FORZA DELL’ADULAZIONE
Taluni
pensano, o mio Lucilio, che la pratica dell’adulazione sia qualcosa non
voglio dire di disonorevole (poiché questo ordine di preoccupazioni non
si pone nella politica) ma di troppo evidentemente scoperto, tale che
chi ne è oggetto non può non respingere con disprezzo. Ma in verità, in
politica come altrove, anche questa è una preoccupazione superflua:
l’adulazione non è mai troppo smaccata. Pure quando suona un po’ falsa,
chi ne è destinatario prova nel suo intimo un sottile godimento, e
percepisce una sorta di vocina interiore che gli dice: “credi mio caro,
tu ti meriti tutto questo!” Ed amerà il suo protetto come un gatto ama
il tepore della stufa in un freddo pomeriggio d’inverno.
4) ATTENTO AL LIKE
C’è
chi per un “LIKE” collocato nel posto sbagliato si è giocato una
carriera o l’ha avuta molto ridimensionata dopo un inizio promettente.
Sei ben sicuro, mio giovane amico, di conoscere tutti
i gusti, le inclinazioni, le preferenze, i minuti piaceri, e d’altro
canto le antipatie e le idiosincrasie, del tuo referente? Di quale
squadra è tifoso, se preferisce i calzini corti o le calze sotto il
ginocchio? E, di conseguenza, di sapere con certezza dove collocare i
tuoi “mi piace”? Altrimenti, ti conviene applicare la massima “in dubio
abstine” e comunque sfiorare la tastiera con molta, molta prudenza.
5) SOPRATTUTTO, AUREA MEDIOCRITAS
Prestami
ora tutta la tua attenzione , o caro, perché questa è la regola più
importante di tutte. Bisogna che tu ti dimostri moderatamente
intelligente, moderatamente colto, moderatamente intraprendente. Se ti
mostrassi troppo brillante e dinamico, metteresti in sospetto il tuo
mentore, il quale temerebbe di poter essere da te “ucciso” come Edipo
uccise Laio sulla strada per Tebe, e inoltre provocheresti allarme in
vasti ambienti del tuo partito, che spierebbero con preoccupazione la
tua ascesa e fatalmente cercherebbero di intralciarla. Dunque da’ tempo
al tempo, Lucilio, e non affrettare il tuo cursus honorum.
6) CULO DI PIETRA
La
parola “dimissioni” semplicemente non deve esistere nel tuo
vocabolario. Altrimenti perché mai, caro giovinetto, avresti affrontato
questo lungo sentiero fatto di fatiche, di rinunce e di cautele? La
politica, come la rivoluzione, non è un banchetto di nozze (lasciami
citare Mao Tze Tung, che pure è lontano dal mio sentire). Che tu abbia
svolto bene o male il tuo incarico pubblico (supponendo che ne abbia già
ricoperto uno), non ha alcuna importanza. Rimani, ti raccomando,
abbarbicato al tuo posto come un naufrago aggrappato alla scialuppa. E,
se proprio l’avrai fatta talmente grossa che sarà stato il tuo stesso
referente a chiederti di farti da parte, contratta in cambio delle tue
dimissioni un altro posto. Anche uno di poca importanza è meglio che
niente – sia esso pure il magazzino delle scope – perché non ti farà
cadere in quel cono d’ombra dal quale sarebbe poi difficilissimo
riemergere.
7) CAMBIARE OPINIONE
È
notorio che in politica non esistono verità assolute: ciò che è oggi
giusto e santo può domani non esserlo più, e dopodomani essere giusto e
santo il suo contrario. Quindi ti capiterà, diletto Lucilio, di cambiare
opinione. O, più precisamente, di dover dichiarare di averla cambiata.
Ciò non deve minimamente turbarti: non devi pensare che per così poco la
tua carriera subirà un danno. C’è anzi chi su questa capacità di
cambiare idea ha costruito un’intera vita politica, facendosi fama di
ragionevolezza e moderazione. Occorre solo che tu tenga pronta all’uso la celebre frase: “solo i cretini non cambiano mai idea” o in alternativa: “non possiamo rimanere immobili come paracarri”.
8) FELICI E INCOMPETENTI
Il
principio della competenza è un residuo derivante dal corporativismo
del famigerato Ventennio, che solo qualche nostalgico cerca di
disseppellire ai giorni nostri: in democrazia, dove tutti sanno tutto, è
risibile appellarvisi. Non temere dunque, o giovine probo, di accettare
un posto per il quale non hai studi, né esperienza vissuta, nonché
lontano dai tuoi interessi e dalle tue stesse ambizioni. Tanto, nessun
politico possiede di questi requisiti, e un altro al tuo posto non
farebbe meglio di te. Guarda ora per esempio … ma transeat. Andrai così,
nel posto che il tuo mentore ti procura, come si va in trincea o come
nella vita. E quando sarai infine giunto al posto di comando, seduto
sulla comoda poltrona, non perdere di vista la sacrosanta massima che
segue:
9) NON SPOSTARE NEANCHE UNA SEDIA
Le
usanze, le consuetudini, le prerogative consolidate nel tempo, sono
altrettanti diritti acquisiti e acquistano forza di legge. Perché mai
dovresti cercare di smontare il ben oliato meccanismo degli uffici?
Perché inimicarti funzionari e impiegati, invece di intrattenere con
loro buoni rapporti, e pertanto cercare in loro e nei loro familiari
giardinetti di consensi per le prossime competizioni elettorali? “Ma si
potrebbero cercare fra i cittadini, i consensi!” commenterebbe qui il
quisque de populo. Credimi, non è così: respingo questa tesi come
qualunquistica e ingenua. Il cittadino è volubile, infido e pretenzioso.
Vuole vedere le cose cambiare da un momento all’altro. Vuole perfino
l’attuazione del programma elettorale, come se non sapesse che tutti i
programmi, nessuno escluso, sono libri dei sogni. Guardati, o futuro
eminente politico, dai cittadini!
Ciò
detto, poniamo che di fronte a te, ormai ben insediato, si ponga un
problema da risolvere. Non dico questo o quel problema, ma un
qualsivoglia problema che tu, per dovere d’ufficio, sia assolutamente
tenuto a risolvere. Ebbene, in tuo soccorso io vado a svelarti:
10) IL SEGRETO DELLA DIREZIONE POLITICA
Qualunque
sia il problema che ti troverai di fronte, Lucilio carissimo, non
allarmarti: esso si risolverà da sé. Aborri, figliolo, ogni
decisionismo, ed evita anche arrischiate prese di posizione. Se qualcuno
ti dovesse chiedere cosa tu abbia intenzione di fare, risponderai:
“stiamo monitorando la situazione e al più presto disporremo le misure
necessarie”. Intanto, come dicevo, il problema ha già cominciato a
risolversi. E come? – ti chiederai. Ecco il segreto: per omeostasi. Un
problema infatti non è causato da altro che da un fattore che interviene
in un sistema consolidato di oggetti e relazioni scombussolandolo,
ossia introducendovi del disordine. Ma tale sistema, nel tempo, tende a
trovare un nuovo equilibrio: questo è ciò che gli psicologi chiamano
processo omeostatico, valido sia in fisica che nelle relazioni umane. In
altre parole, i componenti del sistema si assestano l’uno con l’altro, e
ritorna, se non l’ordine, quanto meno un ordine,
e con esso, la stabilità. È dunque sufficiente che tu segua questo
processo di assestamento senza minimamente intervenire, e tutto andrà a
posto da sé.
E
ora, mio caro Lucilio, ti saluto paternamente. A me la militanza in un
partito politico non interessa più, ma sono in verità contento di averla
vissuta. Ha arricchito la mia esperienza umana, permettendomi di
conoscere meglio uomini e cose. Altro non voglio dirti, per non
influenzarti in alcun modo. Sono certo, conoscendo le tue qualità, che
metterai a frutto quanto ti scrivo. Ti auguro ogni successo e qui
termino, consegnandoti l’esortazione del sommo Poeta: “Messo t’ho
innanzi, omai per te ti ciba” (Paradiso, X, 25).
TRATTO DA:
https://www.varesepress.info/2018/01/lettera-lucilio-consigli/
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https://www.varesepress.info/2018/01/lettera-lucilio-consigli/
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