venerdì 4 agosto 2017

Lezione di Storia: Mussolini non portò l’Italia volontariamente alla Seconda Guerra mondiale e l'attuazione delle famose "leggi razziali"



Principalmente tratto da un articolo di 
Filippo Giannini del 21 Maggio 2013 (per il 25 Aprile 2013).


Proviamo a dimostrare quanto sostengo.
Come e perché si giunse alla Seconda Guerra mondiale. : 

"La risposta poteva essere una sola: perché esse volevano un generale conflitto europeo quale unica risorsa per liberarsi della Germania – formidabile concorrente economico – e, soprattutto dell’Italia. Questo è necessario comprendere se si aspira alla realtà storica: soprattutto dell’Italia".
Lo storico Rutilio Sermonti ne "L’Italia nel XX Secolo" Edizioni All’Insegna del Veltro, 2001.
“Se la Germania facesse ancora affair (business) nei prossimi 50 anni, avremmo combattuto questa Guerra (la prima Guerra mondiale) inutilmente”.
– Winston Churchill nel The Times (1919)
“Condurremo Hitler in guerra, sia che lo voglia o meno”. 
– Winston Churchill (1936 trasmissione radio)
“La Germania diventa troppo potente. Dobbiamo schiacciarla”.
– Winston Churchill (Novembre 1936 parlando al Generale US Robert E. Wood)
“Questa guerra è una guerra inglese e il suo scopo è la distruzione della Germania”.
– Winston Churchill (Trasmissione radiofonica dell’autunno 1939)

Nella Conferenza di Ginevra sul disarmo nel febbraio 1932, alla quale parteciparono sessantadue Nazioni, l’Italia era rappresentata da Dino Grandi e da Italo Balbo. Grandi, a nome del popolo italiano, sostenne il progetto di una parificazione al livello più basso degli armamenti posseduti dalle singole Nazioni. Venne inoltre esposto il progetto mussoliniano tendente all’abolizione dell’artiglieria pesante, dei carri armati, delle navi da guerra, dei sottomarini, degli aerei da bombardamento, in altre parole la mes¬sa al bando di tutto ciò che avrebbe potuto portare ad una guerra di distruzione.
Di fatto, la Conferenza non trovò sbocco alcuno per le opposizioni di Francia e Germania.

Mussolini propose il Patto a Quattro il 7 giugno 1933, proprio per integrare, con un patto politico, l’Europa, mediante un direttorio delle quattro Potenze: Inghilterra, Francia, Germania e Italia? Il documento propositivo di Mussolini cominciò a circolare nei tre Stati interpellati. Il documento ebbe successo di siglatura, ma fallì quando, presentato per l’approvazione ai parlamenti inglese e francese, la siglatura non fu rispettata e decadde definitivamente a Stresa nel 1935. Mussolini camminava nella tradizione romana: aspirazione antica sempre delusa. Mussolini aveva ammonito con lungimiranza:

“Fare crollare la pace in Europa significa fare crollare l’Europa”.
Mussolini, quale Capo del Governo italiano si fece, ancora una volta, promotore di un incontro che si svolse a Stresa, nei pressi del Lago Maggiore, tra l’11 e il 14 aprile 1935, con i rappresentanti delle tre Potenze alleate della prima guerra mondiale: Mussolini in rappresentanza dell'Italia, MacDonald, J. Simon per la Gran Bretagna, e Laval Flandin rappresentava la Francia.
Al termine dei lavori, fu stilato un documento nel quale i tre Governi constatarono che il ripudio unilaterale posto in essere dal Governo tedesco, nei suoi obblighi per il disarmo, avrebbe potuto pregiudicare la pace in Europa e si dichiararono in perfetto accordo di opporsi con ogni mezzo a qualsiasi ulteriore disconoscimento unilaterale degli obblighi previsti nei Trattati e si impegnarono per una continuazione dei negoziati per il loro riesame. Rinnovarono anche il loro impegno per la sicurezza e l’indipendenza dell’Austria. Perché decaddero quegli accordi?

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I detentori della maggior parte delle ricchezze della terra, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, perché pretesero e ottennero le sanzioni contro l’Italia nel 1935?
Per difendere l’Etiopia? L’Etiopia, forse sobillata proprio da questi Paesi fu responsabile dell’attacco al consolato italiano di Gondar, l’11 novembre 1934 (dove rimase ucciso un militare di colore fedele all’Italia) e :
"Ancora nel 1924 l’Italia che ha appoggiato lealmente l’accoglimento dell’Etiopia nella Società delle Nazioni riceve festosamente a Roma Ras Tafari, firma con lui un Patto di amicizia accompagnato dalla offerta di un aiuto finanziario. Tutto ciò non disarma la boria e la malvagità del governo abissino che respinge sistematicamente le domande di concessioni e turba il libero commercio tra Eritrea e Etiopia con una tacitamente organizzata guerriglia di rapina. Gli incidenti scoppiano a catena e non si sa più come giustificarli o come accettarne le giustificazioni. Dal maggio ’28 all’agosto ’35 si allineano 26 offese a rappresentanti diplomatici, 15 aggressioni a cittadini italiani, 51 razzie: tutto ciò avviene in territorio italiano e i morti italiani non mancano".
Paul Gentizon, giornalista e storico svizzero in "Difesa dell’Italia".
La tensione nei rapporti italo-etiopici si aggravò alla fine del 1934, quando un contingente abissino si accampò davanti al fortino di Ual-Ual difeso dai Dubat, soldati somali fedeli all’Italia, al comando del capitano Roberto Cimmaruta. Lo storico Rutilio Sermonti in "L’Italia nel XX Secolo", attesta che le truppe assalitrici erano al comando del colonnello inglese Clifford.
Ual-Ual era una località posta al confine, sin da allora incerto, fra Somalia ed Etiopia, ma mai rivendicato dal Governo Abissino.
II 5 dicembre di quell’anno, dopo che i Dubat rifiutarono la richiesta abissina di sgombero, questi scatenarono l’assalto e lo scontro si concluse all’alba del giorno seguente con la vittoria italiana, ma le nostre truppe coloniali lasciarono sul terreno 120 morti. Si è scritto che dietro questo grave incidente ci fosse la mano di Londra e Parigi; ma questo non è provato.
Bruno Barrella su Il Giornale d’Italia del 18 luglio 1993, rammentando i fatti di Ual-Ual, scrive:

"È l’ultimo di una catena di episodi di sangue che avvenivano lungo uno dei confini più labili dell’epoca".
Per risolvere pacificamente il dissidio creatosi a seguito degli incidenti di Ual-Ual, venne istituita una commissione arbitrale italo-etiopica, presieduta dallo specialista greco di diritto internazionale, Nicolaos Politis. La commissione, il 3 settembre 1935, emetteva la sentenza attribuendo le cause degli scontri agli atteggiamenti ostili di alcune autorità locali abissine, escludendo, di conseguenza, ogni responsabilità italiana.

L’alleanza con il nazionalsocialismo?

"Adesso che la politica inglese aveva forzato Mussolini a schierarsi nell’altro campo, la Germania non era più sola"
Winston Churchill in "La Seconda Guerra Mondiale", 1° volume, pag. 209). E con un significato simile:
"E l’Italia che per la sua posizione geografica poteva impedire i nostri contatto con l’Austria e i Paesi balcanici, fu gettata in braccio alla Germania".
George Trevelyan in “Storia d’Inghilterra”, a pag. 834.
E il più noto studioso del fascismo: 
"Sulla ineluttabilità dell’alleanza con Hitler e quindi della necessità di eliminare tutti i motivi non solo di frizione, ma anche solo di disparità con la Germania"
Renzo De Felice in "Storia degli Ebrei sotto il Fascismo", pag. 137. Mussolini era conscio che l’antisemitismo occupava uno spazio preminente nell’ideologia nazionalsocialista, di conseguenza se voleva eliminare le ultime diffidenze tedesche, anche nel ricordo del “tradimento italiano del 1915” e giungere ad una reale alleanza militare, doveva adeguarsi alle circostanze. Riteniamo che fosse questa e non altre la ragione della scelta del Duce.

Tanto, ma tanto ci sarebbe ancora da scrivere per condannare i veri criminali dello scorso secolo, e mi riferisco a Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill, personaggi abominevoli che galleggiano su un mare di sangue.
“La guerra non serviva soltanto ad abolire il fascismo, ma per conquistare mercati di vendita. Se avessimo volute, avremmo potuto evitare lo scoppio della guerra, senza neanche sparare un colpo, ma decidemmo di fare diversamente.”
– Winston Churchill a Truman (Fultun, USA March 1946)
“Il crimine imperdonabile della Germania prima della seconda guerra mondiale fu quello di cercare di sganciare la propria economia dal sistema internazionale di commercio e costruire un sistema di scambi indipendenti dal quale la finanza internazionale non avrebbe potuto più trarre profitto. …Abbiamo macellato il maiale sbagliato.”
-Winston Churchill (The Second World War – Bern, 1960)

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La conferenza di Monaco del 1938, da mesi la Germania nazista aveva innescato quella che divenne nota come la “crisi dei Sudeti”, cioè la minoranza di lingua tedesca che all’epoca abitava la Cecoslovacchia.
In una serie di discorsi durante tutta l’estate del 1938, Hitler aveva raccontato le sofferenze e le angherie a cui erano sottoposti i sudeti dal governo cecoslovacco. Al culmine della crisi, il 24 settembre, Hitler presentò al governo Cecoslovacco un ultimatum che conteneva una serie di durissime condizioni: se non fossero state soddisfatte entro il 28 settembre, Hitler avrebbe invaso il paese.
Quando venne a sapere dell’ultimatum tedesco, il primo ministro inglese Neville Chamberlain si rivolse all’unica persona che credeva avrebbe potuto persuadere Hitler: Benito Mussolini. Alle 10 di mattina del 28 ottobre, quattro ore prima che scadesse l’ultimatum, Chamberlain, tramite l’ambasciatore a Roma, contattò il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano che a sua volta informò il Duce.
Il governo inglese chiedeva la mediazione del governo italiano per persuadere la Germania a concedere altre 24 ore di tempo alla Cecoslovacchia e ad organizzare una conferenza per evitare la guerra. Mussolini, lo sappiamo dai diari di Ciano e da quelli di altri suoi collaboratori, fu molto felice di acconsentire alla richiesta inglese, soprattutto perché dava a lui e all’Italia il ruolo di importanti mediatori in faccende europee di primo piano. Mussolini si mise in comunicazione con Hitler e in poche ore riuscì ad ottenere un rinvio di 24 ore dell’ultimatum e a organizzare una conferenza a Monaco di Baviera. Gli accordi furono presi, la pace proseguì, Mussolini fu portato agli onori delle cronache come eroe mondiale della pace.

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L’argomento più infame: l’accusa di essere Mussolini la concausa della reale, o bugiarda accusa del massacro degli ebrei.
Ci si può spiegare come mai negli anni 1938-1942 gli ebrei che fuggivano dai Paesi occupati dai tedeschi anziché rifugiarsi in Russia o in Inghilterra o negli Stati Uniti si rifugiavano in Italia, ed erano decine di migliaia? Eppure in Italia vigevano le leggi razziali.
Ci si può provare: Gli inglesi non usarono solo le parole, ma la violenza contro gli israeliti. Rosa Paini, storica ebrea, ne "Il cammino della speranza" riferisce che:

"nel ’41 un folto nucleo di famiglie fuggito da Bratislava, imbarcato sul piroscafo “Pendeho”, composto da 510 profughi cechi e slovacchi, dopo aver navigato sul Danubio giunse nel Mar Nero. Qui, e precisamente a Sulina, salì a bordo il console britannico e informò i malcapitati che il suo governo li considerava immigranti illegali: di conseguenza, se si fossero avvicinati alle coste della Palestina, sarebbero stati silurati. Dovettero quindi ripartire e, superati diversi incidenti, giunsero all’isola disabitata di Camillanissi dove non c’era nemmeno acqua. Sbarcati, assistettero impotenti all’affondamento del battello. Dopo cinque giorni di sofferenze, sopraggiunse una nave della Croce Rossa Italiana che imbarcò i profughi per trasferirli a Rodi, dove rimasero alcuni mesi e quindi imbarcati e trasferiti in Italia".
Fra i tanti vale la pena di ricordare un altro dramma:
"nel febbraio del 1942 lo “Struma”, una nave di profughi proveniente dalla Romania, si vide rifiutare dagli inglesi il permesso di sbarcare, e, respinta anche dai turchi, affondò nel Mar Nero: settecentosettanta persone annegarono"
Paul Johnson, in "Storia degli ebrei", pag. 582.
Lo storico israelita Léon Poliakov ne “Il nazismo e lo sterminio degli ebrei”, pag. 63, accusa apertamente il governo britannico ricordando che qualche convoglio clandestino, formato con l’aiuto di Eichmann, tentò di discendere il Danubio su barche, mirando alla Palestina, ma le autorità inglesi rifiutarono il passaggio di questi viaggiatori perchè sprovvisti di visto. 

"Così si assiste al paradosso che la “Gestapo” spinge gli ebrei verso il luogo della salvezza, mentre il governo democratico di Sua Maestà britannica ne preclude l’accesso alle future vittime dei forni crematori".
L’esperto di sondaggi Elmo Roper osservò:
"Gli Stati Uniti avrebbero certamente potuto accogliere un gran numero di profughi ebrei. Invece, durante il periodo bellico, ne furono ammessi soltanto 21 mila, il 10% del numero concesso secondo la legge delle quote. La ragione di questo fatto era l’ostilità dell’opinione pubblica. Tutti i gruppi patriottici, dall’American Legion ai Veterans of Foreign Wars, invocavano un divieto totale all’immigrazione. Ci fu più antisemitismo durante il periodo della guerra che in qualsiasi altro della storia americana (…). Negli anni 1942-44, ad esempio, tutte le sinagoghe di Washington Heights, New York, furono profanate".
Un’altra testimonianza ci viene offerta dal “Neue Zürcher Zeitung”, il quale il 18 gennaio 2000 ha pubblicato una lettera a firma di Susi Weill che, fra l’altro, ha scritto:
"I miei genitori avevano tentato invano di emigrare in America, ed oggi è un fatto stabilito che le rappresentanze diplomatiche americane in Europa avevano ricevuto l’ordine di respingere tali domande".
Quando fu necessario, il governo americano usò la forza, come ricorda il giornalista Franco Monaco in “Quando l’Italia era ITALIA”, pag. 175:
"Allorchè a un piroscafo carico di ebrei, partito da Amburgo, fu vietato l’attracco a New York, quei fuggiaschi vennero accolti in Italia e poi dislocati in varie zone della Francia, della Dalmazia e della Grecia".
Non è sufficiente? E allora andiamo avanti.
Ha scritto Daniele Vicini su “L’Indipendente” del 20 luglio 1993:
"Ebrei e comunisti sciamano verso il Brennero, frontiera che possono varcare senza visto a differenza di altre (americana, sovietica, ecc.) apparentemente più congeniali alle loro esigenze".
Dello stesso parere è Klaus Voigt che in “Rifugio precario” osserva quanto fosse strana la dittatura fascista. Infatti scrisse:
"Fino all’entrata in guerra dell’Italia non risulta neppure un caso di condanna o allontanamento di un emigrante per attività politica (…). Eppure dal 1936, la Germania è il principale alleato e quegli “emigranti” sono suoi nemici. Polizia e carabinieri ricevevano disposizioni dal Duce, chiare ed essenziali, anzi ridotte ad una sola parola: “Sorvegliare”. Non arrestare".
In Italia vigevano le leggi razziali. Tutti pazzi?
"Mentre, in generale, i governi filofascisti dell’Europa asservita non opponevano che fiacca resistenza all’attuazione di una rete sistematica di deportazioni i capi del fascismo italiani manifestarono in questo campo un atteggiamento ben diverso. Ovunque penetrassero le truppe italiane, uno schermo protettore si levava di fronte agli ebrei (…). Un aperto conflitto si determinò tra Roma e Berlino a proposito del problema ebraico (…). È significativo il fatto che i tedeschi non sollevarono mai il problema degli ebrei in Italia. Certamente temevano di urtare la suscettibilità italiana (…). Appena giunte sui luoghi di loro giurisdizione, le autorità italiane annullavano le disposizioni decretate contro gli ebrei (…)"
Léon Poliakov, “Il nazismo e lo sterminio degli ebrei”, pagg. 219-220. Andiamo avanti? Poliakov scrive: 
"Mentre i Prefetti (francesi) ordinavano arresti e internamenti, allestivano convogli per la Gestapo, le autorità militari italiane, a dispetto delle minacce, ordinavano l’annullamento di tali ordini. Tra le autorità d’occupazione tedesche e il Governo di Berlino, tra il governo di Berlino e il Governo di Roma, tra le autorità di Vichy e i generali italiani vi era un continuo scambio di note nervose e impazienti. La Germania chiedeva all’Italia di agire nello spirito delle disposizioni tedesche. L’Italia rifiutava e resisteva".
Non solo, ma il Governo italiano ottenne che gli ebrei italiani residenti nelle zone occupate dall’esercito tedesco fossero esentati dall’obbligo di mostrare la stella gialla. Lo stesso accadeva nella Legazione di Bruxelles. Addirittura, secondo quanto scrive Martelli, che include un documento nel quale descrive come:
il Consolato Italiano di Bruxelles esigeva che venissero esentati dall’imporre la stella gialla e dai lavori forzati, anche gli ebrei greci perché le truppe italiane occupavano parte del territorio greco. Questo, evidentemente era troppo, infatti un ordine del Conte Blanco Lanza d’Ajeta, del Ministero degli Esteri di Roma, con un telegramma datato agosto 1942, imponeva di "sospendere tutte le iniziative prese in merito ai cittadini ebrei greci"

Lo stesso docente dell’Università ebraica di Gerusalemme, George L. Mosse, nel suo libro “Il razzismo in Europa”, a pag. 245 ha scritto:
"Il principale alleato della Germania, l’Italia fascista, sabotò la politica ebraica nazista nei territori sotto il suo controllo. Le leggi razziali introdotte da Mussolini nel 1938 impedivano agli ebrei di svolgere molte attività e si tentò anche di raccogliere gli ebrei in squadre di lavoro forzato; ma mentre in Germania Hitler restringeva sempre più il numero di coloro che potevano sottrarsi alla legge, in Italia avveniva il contrario: le eccezioni furono legioni. Come abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il principio “discriminare non perseguire”. Tuttavia l’esercito italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il tacito consenso di Mussolini (…). Ovunque, nell’Europa occupata dai nazisti, le ambasciate italiane protessero gli ebrei in grado di chiedere e ottenere la nazionalità italiana. Le deportazioni degli ebrei cominciarono solo dopo la caduta di Mussolini, quando i tedeschi occuparono l’Italia".
Perché tanta vigliaccheria verso l’unico statista onesto e capace che l’Italia abbia avuto da secoli? Mi permetto di esporre la mia idea riferendomi a quanto ha scritto Rutilio Sermonti, e riportato all’inizio di queste pagine:
"La risposta poteva essere una sola: perché esse volevano un generale conflitto europeo quale unica risorsa per liberarsi della Germania – formidabile concorrente economico – e, soprattutto dell’Italia. Questo è necessario comprendere se si aspira alla realtà storica: soprattutto dell’Italia".
E la risposta viene per bocca dello stesso Benito Mussolini; nel corso di una intervista che il Duce concesse nel suo studio presso la Prefettura di Milano a Gian Gaetano Cabella, direttore del Popolo di Alessandria, nel pomeriggio del 20 aprile 1945, cioè sei giorni prima del suo assassinio:
"RICORDATEVI BENE: ABBIAMO SPAVENTATO IL MONDO DEI GRANDI AFFARISTI E DEI GRANDI SPECULATORI (…)".
E quel mondo dei grandi affaristi e dei grandi speculatori, oggi è il padrone incontrollabile e il mondo è una loro colonia.
E l’abbiamo voluto noi, salvo pochi…e fra questi pochi, non ci sono i vari ...

Filippo Giannini è nato a Roma. Architetto, ha lavorato oltre che in Italia, in Libia e in Australia, viveva a Cerveteri . Era collaboratore di numerosi quotidiani e periodici.
Tanto ci sarebbe ancora da aggiungere ma proseguirò in un altro momento, quanto segue l'ho scritto in un altro articolodove Mussolini stesso la notte prima di morire dice qualcosa, ed in modo più ampio una settimana prima, ma va benissimo anche quì:
Riconosciuto universalmente come uno statista eccelso e un patriota fantastico poi completamente diffamato ed oscurato, come mai ? Semplice, i colpevoli del massacro planetario, ed è fatto pubblico se si vanno a cercare le dichiarazioni ufficiali ed i fatti antecedenti, dovevano trovare dei capri espiatori ed in patria tutti i traditori e sono stati milioni, ma non traditori del Duce o del fascismo, ma dell'Italia, dovevano mistificare la realtà e nascondere la verità che è sotto gli occhi di tutti, occupati, colonizzati, massacrati. Tradita l'Italia dai militari perchè erano quasi tutti massoni filo britannici con cui avevano fatto la prima guerra mondiale, stessa storia per il Re che pur era stato uno dei principali promotori della discesa in guerra, tradita dagli avversari politici solo per una mera ricerca del potere e lo vediamo ancor oggi come ne paghiamo le conseguenze, tradita dal popolo perchè gli era stata garantita l'impunità con delle Psychological operations (PSYOP) , operazioni psicologiche di propaganda in cui gli veniva garantita l'immunità se fossero stati eliminati i leader, ovvio altrimenti si apriva il vaso di pandora.
Ben ripagato il popolo per quel che mi ricordo bombardamenti sulle città, stragi in sicilia durante e dopo lo sbarco, marocchinate dalla sicilia almeno fin verso Roma, partigiani che ammazzavano i tedeschi poi fuggendo così per le regole della Convenzione di Ginevra ed il diritto di rappresaglia se non si consegnano i responsabili diritto di esecuzione dei civili, 1 a 10, gli alleati han fatto ben di peggio. Per concludere nel dopo guerra decine di migliaia di morti e violenze senza fine sempre grazie ai partigiani comunisti per instaurare uno stato socialista, oh ma già ce l'avevamo, si ma era un pò diverso dall'URSS tanto cara a Stalin e Togliatti. Per finire in bellezza decenni di stragi di stato e terrorismo orchestrati dai "liberatori" per mantenere lo "status quo", questa è stata l'immunità. Oh cazzo dimenticavo la deindustrializzazione e svendita dell'Italia sempre orchestrata degli anglo sionisti, conseguenze milioni di nuovi poveri e centinaia se non di più di suicidi.
Ecco perchè bisogna nascondere le responsabilità dei tradimenti, da non dimenticare che costoro, gli eredi, fanno lezioni di moralità, ma crepa !! Se non si fosse ancora capito questo è il problema nazionale, stiamo seduti su un letamaio esplosivo di balle colossali e di fatto la guerra civile non è mai finita, ha solo preso altre forme ed è unilaterale, indovinate un pò chi la fa ?


Più approfonditamente le cause che portarono alla guerra, Come le potenze capitalistiche costrinsero l'Italia alla guerra di Filippo Giannini e Le vere motivazioni della seconda guerra mondiale e dell’intervento italiano, 10 giugno 1940

Fonte  europadellaliberta

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TRATTO DA:
https://unmondoimpossibile.blogspot.it/2016/04/lezione-di-storia-mussolini-non-porto.html

2 commenti:

  1. Quoto "Renzo De Felice in "Storia degli Ebrei sotto il Fascismo", pag. 137. Mussolini era conscio che l’antisemitismo occupava uno spazio preminente nell’ideologia nazionalsocialista"
    Credo che De Feluce si sbagliasse, evidentemente forviato dal racconto post-guerra. In realtà, come evidente anche in un'articolo di questo blog, vi erano molti srmit8-ebrei nelle fila dell'eesercito nazionalsocialista, anche gerarchi, ergo non poteva esserci antisemitismo, ma piuttosto bisognerebbe ricordare che Hitler inizio lo sgombro e carcerazione degli ebrei dopo che questi gli dichiararono guerra, e questo è un atto normale quando avviene, tutti gli stranieri "nemici" vengono allontanati dal paese se possibile o imprigionati previa aver ritorsioni dentro casa propria.
    L'errore di nasconderli, perchè di questo si tratta, a Benito è costato caro, perchè fu un certo Mieli [padre] che si adoperò nel tradimento all'Italia e del Duce, nonostante questi dovrebbe da loro essere ricordato e premiato per qualcosa che poi non è mai avvenuta, ovvero la shoà!

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  2. Ho consultato le memorie di Churchill, volume I, pagina 209 e non ho trovato la presunta frase. Attenti al rigore !!!

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