domenica 26 febbraio 2017

1930: in soli tre mesi il fascismo ricostruì il Vulture terremotato




In un momento così drammatico per l’Italia il premier Matteo Renzi polemizza con la ricostruzione dell’Aquila anziché concentrarsi esclusivamente sul sisma che ha colpito la zona di Amatrice. Vedremo cosa saprà fare lui. Ed è bene, in questo momento, ricordare altri terremoti, come quello del Vulture del luglio 1930, avvenuto sempre sulla dorsale appenninica a rischio, poco a Sud da quello del 24 agosto e di magnitudo superiore, 6,7, che causò anche un numero maggiore i vittime, 1404. Il terremoto prende il nome dal Monte Vulture alle cui pendici si verificarono ingenti danni, e colpì la Basilicata, la Campania e la Puglia, in particolare le province di Potenza, Matera, Benevento, Avellino e Foggia. Il terremoto interessò oltre 50 comuni di 7 province. Benito Mussolini, non appena ebbe notizia del disastro convocò il ministro dei Lavori Pubblici, Araldo di Crollalanza e gli affidò in toto l’opera di soccorso e ricostruzione. Araldo di Crollalanza,classe 1892, fu ministro dal 1930 al 1935. Successivamente divenne presidente dell’Opera nazionale combattenti, e legò il suo nome alla bonifica dell’Agro Pontino. Già squadrista nella Marcia su Roma, fu console della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, Podestà di Bari, nella Repubblica Sociale Italiana fu commissario straordinario pe ril parlamento, nel quale aveva seduto per tre legislature. Dopo la guerra fu arrestato ma immediatamente prosciolto. Nel 1953 divenne parlamentare del Movimento Sociale Italiano e fu rieletto ininterrottamente fina alla sua morte, avvenuta nel 1986. A lui sono dedicate vie e piazze nell’Agro Pontino e un Puglia.

Il sisma del Vulture causò 1404 morti

Tornando al terremoto del Vulture, di Crollalanza dispose in poche ore il trasferimento di tutti gli uffici del Genio Civile, del personale tecnico, nella zona, come previsto dal piano di intervento e dalle tabelle di mobilitazione che venivano periodicamente aggiornate. Tra l’altro nella stazione di Roma, su un binario morto, era sempre in sosta un treno speciale, completo di materiale di pronto intervento, munito di apparecchiature per demolizioni e quant’altro necessario per provvedere alle prime esigenze di soccorso e di assistenza alle popolazioni terremotate. E su quel treno si accamodarono il ministro stesso e tutto il personale necessario in direzione dell’epicentro della catastrofe. Per tutto il periodo della ricostruzione Araldo di Crollalanza non si allontanò mai, dormendo in una vettura del treno speciale che si spostava da una stazione all’altra per seguire direttamente le opere di ricostruzione. I lavori iniziarono immediatamente. Dopo aver assicurato gli attendamenti e la prima assistenza, furono incaricate numerose imprese edili che prontamente giunsero sul posto con tutta l’attrezzatura. Lavorando su schemi di progetti standard si poté dare inizio alla costruzione di casette a piano terreno di due o tre stanze anti-sismiche, e nello stesso tempo fu iniziata la riparazione di migliaia di abitazioni ristrutturabili, in modo da riconsegnarle ai sinistrati prima dell’arrivo dell’inverno. A soli tre mesi dal sisma, il 28 ottobre 1930, le prime case vennero consegnate alle popolazioni della Campania, della Lucania e della Puglia. Furono costruite 3.746 case e riparate 5.190 abitazioni. Mussolini ringraziò di Crollalanza così: «Lo Stato italiano La ringrazia non per aver ricostruito in pochi mesi perché era Suo preciso dovere, ma la ringrazia per aver fatto risparmiare all’erario 500 mila lire». Altri tempi, ma soprattutto altre tempre… Tra l’altro, le palazzine edificate in questo periodo resistettero ad un altro importante terremoto, quello dell’Irpinia, che colpì la stessa area 50 anni dopo.

http://www.secoloditalia.it/2016/08/quando-cera-lui-in-3-mesi-il-fascismo-ricostrui-il-vulture-terremotato/

Terremoto del 1930, quando lo Stato c’era: così di Crollalanza ricostruì tutto

Terremoto del 1930, quando lo Stato c’era: così di Crollalanza ricostruì tutto


La storia e le opere di Araldo di Crollalanza, di cui ricorre proprio in questi giorni l’anniversario della morte, ne fanno un protagonista della vita politica italiana del secolo scorso. Fu deputato per tre legislature nel Regno d’Italia con il Partito nazionale fascista e, nella Repubblica, per ben otto legislature, dal 1953 al 1986, con il Movimento Sociale Italiano. Ma soprattutto fu ministro dei Lavori pubblici nel governo Mussolini dal 1930 al 1935, e legò il suo nome a due importanti realizzazioni: la ricostruzione dopo il terremoto del Vulture, in Basilicata e Campania, del 1930, e la bonifica delle Paludi pontine. Il terremoto del Vulture, avvenuto il 23 luglio del 1930, colpì in particolare le province di Potenza, Matera, Benevento, Avellino e Foggia, interessando 50 comuni. Fu il comune di Melfi quello più colpito. Ebbe una magnitudo del 6,7 e causò oltre 1400 morti. Praticamente la stessa violenza del terremoto di Amatrice del 24 agosto scorso, anche se il numero delle vittime fu superiore. La zona colpita era costituita da piccolissimi centri sparsi sui vari rilievi, centri ubicati mediamente a 500 metri di altitudine, e collegati tra loro da strade sterrate tortuose e maltenute. Inoltre, pur essendo una zona da sempre interessata a movimenti simici, nel decenni precedenti non si era tenuto conto di ciò nella edificazione delle abitazioni, tanto che vi si trovavano case costruite con pietre di fiume legate da malta o da fango essiccato. Dopo la ricostruzione effettuata dal ministro di Crollalanza, le abitazioni resistettero anche al terremoto dell’Irpinia del 1980. Non appena si diffuse la notizia del sisma, Mussolini convocò immediatamente il ministro di Crollalanza incaricandolo di fare quanto necessario per portare subito soccorso alle popolazioni colpite, e decidendo altresì di utilizzare da subito l’esercito. Va tenuto presente che nel 1926 il governo fascista aveva varato una nuova legge sulle calamità naturali, che si rivelò ottima, tanto che i soccorsi funzionarono molto meglio rispetto a catastrofi precedenti. Vi era un treno allo Scalo San Lorenzo di Roma, sempre pronto, contenente materiale di primo soccorso: materiale sanitario, derrate alimentari, macchine movimento terra, tende militari e altro. Questo treno partì nelle prime ore del mattino (il sisma aveva avuto luogo poco dopo mezzanotte) e in poche ore giunse sul luogo iniziando il difficile lavoro dell’emergenza. Il ministro di Crollalanza giunse poche ore dopo, facendo pressione sul governo per uno stanziamento adeguato, giacché le case da ricostruire erano moltissime. Riuscì a ottenere uno stanziamento di 160 milioni di lire. Era il 3 agosto, ossia 11 giorni dopo il terremoto. Furono installate dall’esercito migliaia di tende, e di Crollalanza insisteva per avere qualcosa di più duraturo. Così fu deciso di costruire mille casette asismiche, ossia corrispondenti agli standard asismici dell’epoca, per non far trovare la popolazione esposta ai rigori invernali. L’acqua potabile era assicurata da autobotti provenienti da Foggia e Avellino e altri grossi centri della zona. Entro ottobre, tra mille difficoltà legate al trasporto in quelle zone, alla manodopera, al rincaro dei materiali da costruzione ad altri problemi logistici, 961 casette furono realizzate. Si pensò anche agli orfani, oltre mille, che furono nmandati nei vari convitti o affidati a famiglie della zona, per evitare lo sradicamento dal territorio. Il sussidio statale per la ricostruzione, grazie a varie leggi, tra cui quella Mussolini del 1928 e quella sulla bonifica, poté raggiungere anche l’85 per cento del costo globale. Vi furono poi lentezze burocratiche dovute ai contrasti tra il Banco di Napoli, che doveva erogare i mutui, e lo stesso ministero dei Lavori pubblici circa la stima dei danni. In quel caso il governo non fu abbastanza energico, malgrado le continue insistenze di di Crollalanza e dei prefetti.

Di Crollalanza spinse per avere più finanziamenti

Va tenuto presente che il sisma avvenne quasi 90 anni fa, e che i mezzi e le infrastrutture erano quelli di allora. Quello che è preoccupante è che nel 2017 non si è riusciti a preservare i danneggiati dall’inverno, nonostante la qualità della teconologia e dell’organizzazione abbia quasi un secolo di esperienza in più rispetto ai “pionieri” del 1930 come di Crollalanza, al quale va comunque riconosciuto, oltre all’impegno personale fortissimo, anche un non comune rigore e capacità organizzativa, come dimostrerà negli anni successivi sia nelle bonifiche sia nella riqualificazione del lungomare di Bari, dove ancora oggi c’è una statua che ne ricorda i grandi meriti. Di Crollalanza dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana e dopo la fine della guerra fu arrestato e trascorso oltre un mese in carcere. Ma ovviamente l’indagine su un galantuomo come lui si chiuse in fase istruttoria con il completo proscioglimento. Ci piace concludere questo ricordo con le parole che Indro Montanelli gli dedicò sul Giornale il giorno dopo la sua morte, il 19 gennaio 1986:”Di Crollalanza non fece mai mostra di se, mai partecipo a spedizioni punitive, mai si fece un partito o una clientela personale, mai brigo per carriere politiche. Di origine valtellinese anche se nato a Bari, aveva nel sangue le «cose», e fu fascista solo perché il fascismo gli consentiva di farle. Bari e in gran parte figlia sua (e tale ha continuato a sentirsi anche dopo il fascismo). Fu lui a istituirvi la Fiera del Levante e 1’Universita. Fu lui a trasformare il Tavoliere delle Puglie e a farne una delle zone piu fertili del Sud (una volta Di Vittorio mi disse: «Senza Crollalanza io non esisterei perche i miei genitori non avrebbero nemmeno avuto la forza di procrearmi»). Cio che in sei anni aveva fatto, come podestà di Bari, sul piano regionale, lo ripete, come ministro dei Lavori Pubblici, su quello nazionale. La costruzione della direttissima Firenze-Bologna e opera sua, come lo fu tutto il riassetto dell’Agro Pontino, lo sviluppo di Littoria, la nascita di Aprilia e Pomezia. Eppure, di lui si parlava pochissimo. Non apparteneva alla Nomenclatura del regime, e lui non fece mai nulla per entrarci (…). Non fece mai parte del Gran Consiglio. Ma quando gli chiesi come vi si sarebbe comportato la notte del 25 luglio, mi rispose senza esitare: «Sarei stato dalla parte del Duce, e poi avrei fatto il possibile per impedire la condanna a morte di chi era stato contro». Lo aveva dimostrato, del resto, con la sua condotta. Dopo l’8 settembre, raggiunse Mussolini, ma rifiutò qualsiasi incarico politico. Cerco solo di creare un tessuto amministrativo per salvare il salvabile, e a qualcosa riuscì. Dopo il 25 aprile, non si nascose, e si lasciò arrestare e processare. Ma sebbene questo accadesse nel momento dei più accesi bollori epurativi, dovettero assolverlo in istruttoria: non una voce si levò ad accusarlo di qualcosa, e ogni indagine sul suo patrimonio risultò vana: I’uomo che aveva costruito città e redento province non aveva una casa, né un palmo di terra, né un conto in banca. Entrò, per coerenza nel Msi, e i pugliesi lo elessero senatore per sette legislature di seguito. Nessun suo collega degli altri partiti trovo qualcosa da obbiettare quando il presidente Fanfani propose di conferire a Crollalanza, in occasione del suo novantesimo compleanno, una medaglia d’oro. Fu l’ultima che lo vidi. Era commosso. Gli chiesi se del suo passato covava qualche rimpianto o rimorso. Mi rispose, a voce bassissima: «Uno solo, ma immenso: : in quei vent’anni potevamo fare 1’Italia, e non la facemmo». Ma se c’era un uomo a cui questo rimprovero non poteva essere mosso, era proprio lui”.
(foto Bundesarchiv-Bild)

http://www.secoloditalia.it/2017/01/terremoto-1930-quando-lo-stato-cera-cosi-di-crollalanza-ricostrui-tutto/







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