lunedì 30 gennaio 2017

Italia sotto dittatura dei Giudei: le prove





Quando si invade un paese e lo si conquista la prima cosa che fa il conquistatore è quella di mettere la sua bandiera nei posti più rappresentativi che rappresentavano il potere della nazione conquistata. Ma se questa conquista è avvenuta in maniera silente ed occultata per non far rivoltare il popolo allora non è possibile mettere una bandiera, ma un simbolo nel posto dove risiede il parlamento per far capire a chi di dovere che comandano loro. E’ il caso del parlamento italiano, dove dopo una ristrutturazione nel 2009 è stato messo il simbolo giudeo della Menorah come potete vedere nella foto sottostante.
Ma perché parliamo di un colpo di stato silente ed occultato? Un tempo, le guerre si combattevano tra stati con armi sovvenzionate dai banchieri, che prestavano il denaro a tutti gli stati in guerra affinché si indebitassero con loro. Oggi, hanno affilato le loro armi prendendo il controllo di tutti gli stati – e quindi dei popoli – grazie al tradimento dei politici a loro asserviti. Vediamo se è vero e, in tal caso, come ci sono riusciti. Prima degli accordi di Bretton Woods, le banche degli stati dovevano avere una quantità di oro nei loro forzieri pari al denaro che stampavano. Succedeva, però, che esse stampavano più denaro rispetto al controvalore in oro che possedevano. Perciò nel 1944 si decise che solamente il dollaro dovesse avere la controvertibilità in oro e le altre monete potessero essere scambiate con il dollaro che faceva da garante. Gli USA invece stamparono quasi 90 miliardi di dollari, creando un’inflazione globale, senza avere il controvalore in oro. Così, quando la Francia restituì i dollari agli Usa chiedendo in cambio l’oro, costrinse il presidente Nixon, il 15 agosto 1971, a far cadere la convertibilità del dollaro con l’oro, facendo sì che la moneta perdesse il suo effettivo valore ed il suo reale valore diventò indotto dalla sottomissione degli stati – e quindi delle persone – ad accettarlo come moneta di scambio per i beni e i servizi che le persone producevano. 
Nel 1971, il nostro debito pubblico era di 16 miliardi e 145 milioni milioni di euro, ma quel debito, nella realtà, non esisteva, in quanto la Banca d’Italia era, come previsto dall’articolo 3 del suo statuto, un ente di diritto pubblico a maggioranza pubblica, cioè dello stato, che poteva stampare così la moneta a suo piacimento, ripagando in questo modo i debiti che contraeva. Nel 1982 il Ministro del Tesoro Andreatta ed il governatore della Banca d’Italia Ciampi tolsero l’OBBLIGO alla banca di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi e quindi di finanziare il debito pubblico, che passò così in soli dieci anni da 142 miliardi (dai 16 miliardi del 1971, perché lo stato finanziava la crescita attraverso l’emissione dei titoli) a ben 850 miliardi di debito – questa volta reale, in quanto contratto verso altri istituti bancari privati. Dieci anni dopo, in barba alla costituzione italiana, inizia la cessione ad enti privati delle quote di Banca d’Italia, che verrà forzatamente legalizzata grazie al tradimento dei politici, verificatosi nel 1992 con la legge 35/1992 dal Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della Banca d’Italia, facendo sì che solo il 5% delle quote di Banca d’Italia era rimasto di proprietà dello stato, mentre il restante 95% era andato in mano a banche private che le avevano acquistate dai principali gruppi bancari, quali Comit, Credito Italiano e Banco di Roma, che ne garantivano la maggioranza pubblica. Gli acquirenti autorizzati a comprare i titoli di stato erano banche commerciali primarie ed istituzioni finanziarie private quali IMI, Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch. Il gioco era fatto: in pochi anni il debito – ad oggi – ha superato i 2200 miliardi di euro, grazie al tradimento dei politici che iniziarono in maniera concertata con i banchieri a svendere il patrimonio dello stato e dei cittadini a prezzi da saldo e, non contenti ancora, legalizzarono, con l’ennesimo tradimento verso il popolo, la privatizzazione della Banca d’Italia, grazie al governo Prodi che, il 16.12.2006, modificò lo statuto della banca all’articolo 3, facendo sì che essa non fosse più un ente di diritto pubblico, come dovrebbe essere in uno stato democratico. Ma non è finita qui, in quanto in una guerra ci deve essere un vincitore – cioè le famiglie al comando delle banche centrali – ed uno sconfitto – ovvero i popoli dell’Euro-zona sotto la dittatura dell’oligarchia bancaria della BCE (banca privata) e della Commissione Europea, che ha potere decisionale sulle politiche sociali degli stati, mentre il parlamento europeo ha solo quello consultivo. Caduta la controvertibilità in oro, il denaro doveva essere non più addebitato ai cittadini, ma accreditato, in quanto esso è la misura del valore dei beni e servizi che noi cittadini produciamo e non certo dei parassiti banchieri che ci prestano la moneta a debito e che ora decidono le politiche sociali degli stati grazie al collaborazionismo dei politici loro asserviti. Questa moneta creata dal nulla viene trasferita dalla BCE alle grandi banche commerciali private che poi le prestano agli stati ad altissimi interessi, generando un debito pubblico inesigibile perché frutto di una frode poi legalizzata.
Un autentico colpo di stato grazie alla complicità dei politici che ci hanno venduto nelle mani di questi banchieri, e che non a caso non hanno nel loro programma politico la sovranità monetaria come deve essere per la costituzione. Un golpe che i banchieri sionisti dovevano festeggiare non con una vistosa bandiera, ma con il loro simbolo, la Menorah, il candelabro che Mosè collocò nel tabernacolo; candelabro realizzato seguendo le istruzioni divine impartitegli sul monte Sinai e importante, tanto sul lato storico, quanto su quello simbolico per i massoni loro asserviti.
Ma quello che in pochi sanno e che questi simboli erano egizi, e furono presi dai Giudei proprio perché i Giudei erano i sacerdoti Yahud egizi adoratori del culto di Aton espulsi dal faraone Tutankhamon. Una di questi è la Menorah (in ebraico: מְּנוֹרָה IPA [mnoː’ɾaː]), il candelabro a sette braccia la cui costruzione fu prescritta in Esodo 31-40 per diventare uno dei Tabernacolo strumenti e poi il Tempio di Gerusalemme.
Nella tradizione egizia, il Tempio raffigura il cosmo. In certe camere del Tempio c’era un candelabro a 7 rami in oro, chiamato in ebraico la menorah, collocato sul lato Sud del Tabernacolo. Rappresenta Saturno, il Sole, la Luna – due rami ciascuno – o i tre periodi dello sviluppo dell’uomo prima di incarnarsi. Il settimo ramo che ha una lampada alimentata dall’olio d’oliva pura, rappresenta la luce spirituale.
Nel libro Exodus abbiamo dimostrato che Mosè era il primogenito del faraone Amenhotep III e fratello di Akhenaton, che perse la successione al trono per colpa di un episodio descritto nella Bibbia, si rese reo dell’uccisione di un egiziano per difendere un israelita. Un episodio eclatante che costrinse il faraone a detronizzarlo ed a dargli la titolatura di viceré di Nubia e a dare la successione al fratello minore Akhenaton. Ma il tradimento di Mosè verso il suo popolo non si limitò a questo episodio, egli infatti sposò Zippora, figlia del sacerdote Ietro, un discendente di Abramo, ovvero un capo Hyksos. Gli Hyksos erano i protoebrei che invasero l’Egitto per essere infine scacciati nel 1628 a.C. dal faraone Ahmose che li scacciò nella terra di Canaan dopo oltre un secolo di dominio. Mosè si accordò con gli Hyksos espulsi per spodestare Akhenaton per poi essere infine a sua volta espulso dal faraone Tutankhamon. In questo secondo esodo furono scacciati gli Yahud, sacerdoti egizi del culto di Aton che ritroviamo nell’Adonay della Bibbia. Questi fondarono lo stato di Giuda e poi attraverso guerre con i popoli confinanti lo stato di Israele. Questo spiega il motivo per cui tantissimi simboli egizi li ritroviamo tra i Giudei, compresa la circoncisione e la Menorah. Stampe antiche in Negev mostrano che, nel momento in cui erano ancora politeisti, gli Ebrei adoravano il dio YAH (Yahweh) e la sua consorte Asherah o la dea Astarte. In queste stampe, il nome di YAH è spesso associato con un ariete o un toro, mentre Astarte è stata associata con Menorah. Astarte era conosciuta anche dai Cananei di Ugarit (Siria) sotto il nome di Athirat, rappresentato da un palo di legno, il suo nome potrebbe essere tradotto come “boschetto”, “albero” con sette rami. Asherah con sette rami potrebbe quindi avere la forma di una menorah candelabro. La descrizione del Menorah dimostra che ha un aspetto molto vegetale:
Farai anche un candelabro d’oro puro. Il candelabro sarà lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutti di un pezzo. Sei bracci usciranno dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall’altro lato. Vi saranno su di un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla e così anche sull’altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro. Il fusto del candelabro avrà quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: un bulbo sotto i due bracci che si dipartano da esso e un bulbo sotto gli altri due bracci e un bulbo sotto i due altri bracci che si dipartano da esso; così per tutti i sei bracci che escono dal candelabro. I bulbi e i relativi bracci saranno tutti di un pezzo: il tutto sarà formato da una sola massa d’oro puro lavorata a martello. Farai le sue sette lampade: vi si collocheranno sopra in modo da illuminare lo spazio davanti ad esso1.

Un’altra descrizione si trova in Zaccaria 1:2-7:

“Mi ha detto: Che cosa vedi? E io ho detto, vedo, ed ecco un candelabro tutto d’oro, e un taglio nella sua parte superiore; e le sue sette lampade di essa; sette lampade e di sette tubi per le lampade che sono in alto; e due alberi di ulivo al lato di esso, uno a destra della coppa, e l’altro alla sua sinistra … questi sono gli occhi del Signore che corrono in tutto il paese”.
Altra devastante scoperta è stata quella di un Gesù di sangue romano imperiale che, oltre a sbaraccare i tavoli di questi cambiavalute usurai dal Tempio di Gerusalemme, fu artefice della prima espulsione dei Giudei da Roma sotto l’imperatore Claudio suo cugino nel 49 d.C., e infine crocifisso proprio dai Giudei nel 68 d.C. come dimostriamo nel libro Cristo il Romano. Gesù anticipò di 2000 anni Hitler, che fu a sua volta attaccato dai banchieri sionisti che dichiararono guerra ad una Germania sull’orlo del collasso. Hitler infatti si svincolò dall’oro attraverso certificati che venivano dati agli operai in cambio di ore di lavoro e attraverso i quali potevano acquistare senza sottostare all’usura dei banchieri sionisti che così dichiararono guerra alla Germania. Nel giornale Daily Express datato Venerdì 24 Marzo 1933 leggiamo:
“La Giudea dichiara guerra alla Germania: gli ebrei di tutto il mondo uniti in azione.
L’intera Israele sparsa per il mondo si unisce per dichiarare guerra economica e finanziaria alla Germania. L’apparizione della Svastica come simbolo della nuova Germania ha dato nuova vita all’antico simbolo di guerra di Giuda. Quattordici milioni di ebrei sparsi in tutto il mondo si stringono come un sol uomo per dichiarare guerra alla Germania, persecutrice dei loro compagni di fede. Il commerciante ebreo abbandonerà la sua casa, il banchiere la sua attività di scambio economico, il mercante i suoi affari e il mendicante la sua umile baracca, al fine di unirsi nella Guerra Santa contro il popolo di Hitler!”
Il giornale ebraico Natscha Retsch rincarava la dose:
“La guerra contro la Germania sarà condotta da tutte le comunità ebraiche, dalle conferenze, dai congressi […] da ogni singolo ebreo. La guerra contro la Germania darà nuova linfa ideologica ai nostri interessi e li promuoverà, il che richiede che la Germania sia totalmente distrutta! Per noi ebrei, il pericolo è rappresentato dall’intero popolo tedesco, dalla Germania intesa sia a livello collettivo che individuale. Essa deve essere ridotta per sempre all’impotenza… A questa guerra noi ebrei dobbiamo partecipare, con tutta la forza e la potenza che abbiamo a nostra disposizione”.
Ora siamo all’atto finale della loro dittatura che ci costringerà a vedere i nostri figli schiavi nella loro patria oppure a contrastarli unendoci nella lotta di liberazione per riprenderci in mano la nostra patria. A voi la scelta, il tempo degli stupidi eroi è finito, aprite gli occhi e scendiamo tutti in campo. L’Italia la riprendiamo adesso o sarà la fine della nostra antica e gloriosa civiltà.
1es 25:31-38.

Alessandro De Angelis, scrittore, ricercatore di antropologia delle religioni


2 commenti:

  1. Si prendono poche verità, si miscelano con tanti parti di fantasia e infine il tutto si impadella in un succoso ma alquanto gastrico cul de sac.
    È il loro forte, il piatto "balle", lasciamolo a loro.

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    1. Almeno sono poche ma vere. Delle tue verità nemmeno l'ombra

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