di F.Cardini
Un articolo in forma epistolare di
Franco Cardini a Fidel Castro: una riflessione sull’attenzione dei
fascisti nel novecento per l’esperienza cubana e una analisi sulla
statura del leader della rivoluzione del 26 luglio
Carissimo,
poche righe, perché di più sarebbero troppe.
Ho stentato a credere che anche Tu fossi
mortale. Ormai ci eravamo abituati alla tua presenza lontana e
smagrita, alla tua lunga vita che giorno dopo giorno sembrava non finire
mai.
Accompagnavi la mia vita da
tanto tempo, dalla fine degli Anni Cinquanta. T’incontrai, anzi
T’incontrammo, più di mezzo secolo fa: allora eravamo uno sparuto gruppo
di eversivi in cerca di una via.
Alcuni cattolici, altri atei
ostentatamente e poco convintamente tali o neopagani immaginari: il
comunismo sovietico non ci piaceva, l’Occidente liberaldemocratico non
ci soddisfaceva.
Ma c’era la “guerra fredda”, che confondeva i contorni
di qualunque verità e che impediva di valutar correttamente quanto stava
accadendo nel mondo.
Oscuramente, comprendevamo che l’ostilità delle
due superpotenze nascondeva un inganno: ch’era la maschera di una sorda e
cupa complicità, il trucco per mantenere l’egemonia del mondo
attraverso una brutale partnership.
Era stato l’autunno
del fatidico 1956, esattamente cinquant’anni fa, a strapparci la benda
dagli occhi: per quanto non ci fossimo ancora abituati alla luce.
La crisi di Suez e la rivolta ungherese, quasi contemporanee, ci
avevano fatto capire che non solo all’ovest, ma nemmeno all’est ci
sarebbe mai stato niente di nuovo perché Washington e Mosca, mimando la
loro irremissibile inimicizia, si sostenevano in realtà a vicenda.
Cercavamo una nuova strada: credemmo d’intravederla nell’ipotesi che
nascessero terze vie, terze forze.
De Gaulle, in qualche modo, ci aveva
indicato un cammino possibile: quello che avrebbe potuto condurre verso
un’Europa libera e unita.
Il fronte dei “non-allineati”, che andava da
Nasser a Tito a Nehru, sembrava il primo passo d’una risposta
innovatrice sul piano dell’equilibrio del mondo.
Comprendevamo che il
genere umano aveva fame di libertà, ma anche che essa non coincideva
necessariamente con quella offerta e ostentata dal cosiddetto “Mondo
Libero”; e, nonostante allora quasi per niente se ne parlasse, quel che
cominciava ad accadere – o che accadeva da tempo: ma i media tacevano…–
dall’Africa
all’America latina mostrava che la sua fame non era soltanto di libertà
politica, era anche fame vera, quella nel senso primario del termine,
la fame di cui parla il grande Knut Hamsun in un suo libro celebre.
Cominciavamo, in ritardo, a comprendere la lezione delle “quattro
Libertà”, e che a quelle “di” non possono non accompagnarsi quelle “da”.
Libertà dalla fame, libertà dal bisogno, libertà dalla paura.
Ne facemmo di gaffes; ne prendemmo di granchi.
Arrivammo a tifare per l’OAS contro i patrioti algerini, per il Congo di Ciombe e dell’Union Minière (ci
piaceva la romantica disperazione dei mercenari ch’essa arruolava), per
il Sudafrica dell’Apartheid.
Scorgevamo con lucidità le contraddizioni e
le ipocrisie di quella che allora veniva definita la
“decolonizzazione”, ma pensavamo che l’Europa, senza il dominio
dell’Africa, non sarebbe sopravvissuta (senza nemmeno poter immaginare
la durezza e la ferocia con la quale le lobbies occidentali stavano preparando una ricolonizzazione di quel continente ben più infame dei vecchi modelli coloniali).
Ma qualcosa nel mondo stava cambiando.
Non capimmo nemmeno quel che succedeva nella Chiesa, tra Vaticano II e
“teologi della Liberazione” in America latina; eppure la crisi dei
missili sovietici a Cuba, la guerra nel Vietnam che ci obbligava –
all’inizio controvoglia – a prender giorno dietro giorno le parti dei
Vietcong, il joli mai a Parigi e altrove, la “Primavera di Praga” e i magic bus verso Kabul, la morte del “Che” Guevara e la nascita del suo mito (Aprendimos a quererte…)
ci andavano insegnando che il ventre del vecchio mondo, quello fondato
con la nefasta “Conferenza di Parigi” del 1919-20 e ribadito un quarto
di secolo più tardi dai trattati di Yalta che sancivano la spartizione
del pianeta e l’impossibilità della costruzione di un’Europa unita,
stava ormai scoppiando per partorire qualcos’altro, Messia o Anticristo
che fosse.
Ti abbiamo amato, Ti abbiamo
seguito. Non come Ti amava e Ti seguiva la maggior parte dei tuoi
sostenitori.
Conoscevamo almeno in parte i Tuoi errori e anche i tuoi
crimini.
Eppure comprendevamo che, al di là delle forme totalitarie e feroci, sotto certi aspetti perfino démodées del tuo regime, la tua era un’Isola di Libertà che resisteva, senza piegarsi per quanto sottoposta a un embargo disumano.
Un’isola di pescatori e di agricoltori, che produceva solo zucchero,
rhum, tabacco e bella musica. L’isola che Ernest Hemingway ci aveva
descritto in quel capolavoro inimitabile ch’è Il vecchio e il mare.
L’isola che aveva umiliato la superpotenza, ne aveva fermato l’arroganza sulla spiaggia della Baia dei Porci
e da equivoco “paradiso” del gioco d’azzardo e dei bordelli si era
trasformata in un austero laboratorio politico.
L’isola nella quale si
viveva al limite della sopravvivenza e dove tuttavia si andava
costruendo un sistema sanitario sociale modello per tutto il mondo; dove
l’istruzione era diventata il primo capitolo del bilancio statale e i
laureati in buone università erano più numerosi che altrove.
Per mezzo
secolo Cuba, che non aveva petrolio, ha esportato in tutta l’America
latina medici e insegnanti. Non ci è mai del tutto piaciuto, il Tuo
regime: ma non siamo caduti nella trappola tesaci dalle caricature di
esso, come quella che Hitchcock ha proposto nel film Topaz.
Perseguitavi la Chiesa, e ciò
non ci piaceva per quanto sapessimo che, in tutta l’America latina, la
gerarchia cattolica si era spesso messa al servizio di pessime cause.
Ma Tu eri stato educato dalla Compagnia di Gesù, e Ignazio di Loyola
aveva ragione quando affermava “Datemi un bambino, e sarà di Cristo per
sempre”.
Lo intuimmo quando Ti presentasti dinanzi a Giovanni Paolo II senza vestir né la tuta color oliva del guerrigliero,
né la ridicola divisa di taglio sovietico da generalissimo di un
piccolo esercito, ma impacciato in un modesto abito blu da prima
comunione, timido come uno scolaretto: eppure, dinanzi a quel papa
meraviglioso e terribile, rivendicasti la dignità della Tua esperienza,
la Tua isola di ospedali che funzionano e di scuole dove finalmente i
poveri avevano potuto studiare.
Ti abbiamo visto poi, con Benedetto XVI e
con papa Francesco. E ci siamo chiesti che cosa davvero pensavi, che
cosa davvero credevi o eri tornato a credere.
Stamattina, Comandante, ero
nella “mia” Bari, una città che amo. Sono andato alla prima messa nella
basilica di San Nicola, splendida dopo l’ultimo restauro.
Ho
pregato per Te; forse – ebbene, sì – ho pianto.
Credo di conoscere
almeno in parte il fardello di peccati che Ti sei portato dietro; e ho
pregato Dio di dimostrarTi che la Sua misericordia è infinitamente più
grande del grosso paniere di delitti che Tu hai umilmente deposto ai
Suoi piedi. Più tardi, dinanzi a un teatro Petruzzelli inverosimilmente
gremito, nel quale mi apprestavo a parlare – e di che cos’altro sennò? –
di Federico II e di Castel del Monte, non ho potuto fare a meno di
dedicare qualche parola alla Tua memoria: e ho sentito che la mia voce
s’incrinava per la commozione.
Temevo il gelo, mi aspettavo la protesta. E’ arrivata quasi una standing ovation.
Qualche ora dopo, all’aeroporto di
Fiumicino, mi hanno colpito il titolo e il sottotitolo ignobili di un
giornalaccio che un tempo – quand’era ben altra cosa – ho amato e sul
quale ho a lungo scritto: Morto Fidel Castro. CUBA LIBRE. Dittatore
sanguinario molto amato dai salotti della sinistra italiana. Con lui si
spegne finalmente l’incubo del comunismo.
Beh, io non so se
esistano ancora i “salotti della sinistra italiana”: certo è che io non
ci ho mai messo piede e me ne vanto.
Quanto all’”incubo del comunismo”,
mi sembra che oggi se ne stiano profilando altri ancora peggiori: e
forse hanno ragione coloro i quali dubitano che il comunismo sia
scomparso dalla faccia della terra o quasi proprio quando si cominciava a
sentirne sul serio il bisogno.
Ho superato la ripugnanza che mi
procurava l’idea di regalare un euro e mezzo alla cricca che gestisce
quel tal giornalaccio e me ne sono portato a casa una copia: a futura
memoria.
E lì mi sono imbattuto nell’articolo “di fondo”, L’Isola che non c’è. I castristi ciechi di casa nostra, che
ho cominciato a leggere con dolore e con imbarazzo: perché è firmato da
un mio caro e fraterno amico, un giornalista di gran razza e uno dei
migliori “scrittori di viaggi” che abbiamo in Italia. Alludo a Stenio
Solinas.
In verità, l’articolo è un’analisi di un vecchio e famoso libro
di Saverio Tutino che si chiude sul “falò delle vanità e delle
illusioni”.
Solinas è più giovane di me, ma abbiamo condiviso molte idee
e molte amicizie; capisco che il suo mestiere ha delle regole, e sono a
mia volta abbastanza giornalista sia pur solo pubblicista – sono uno
dei pochi in regola con i versamenti all’INPGI – per rendermi conto che
scrivere su un giornale è cosa che assoggetta volenti o nolenti a certe
regole. Credo di conoscere abbastanza bene Stenio per sapere che egli
non si trova d’accordo con molte idee sostenute dalla testata sotto la
quale egli scrive: e lo dimostra in quanto di solito si limita a
corrispondenze di viaggio, sempre molto belle. Temo che lo scrivere di
Castro, e immediatamente dopo la sua scomparsa, sia stato un piccolo
rospo che egli ha dovuto mandar giù: e lo ha fatto con eleganza, magari
dicendo perfino alcune cose che pensa, ma forse tacendone altre. Ma non
credo che ci siamo reciprocamente allontanati al punto che la morte di
Fidel ci abbia indotti a reazioni tanto lontane da come si potrebbe
giudicare dal suo articolo e dalle mie parole. La realtà è sempre molto
più complessa di quel che sembra.
E ora, Comandante, mi accomiato da Te.
Forse avresti meritato un Lorca o un Neruda per dedicarTi un llanto adeguato alla Tua immagine.
Le
mie sono parole di un vecchio che si rende conto che, con Te, muore
un’epoca: che si va spegnendo un tempo, il Tuo, ch’è stato anche il suo.
Con Te – ha ragione Solinas – muoiono molte illusioni.
E Ti
sopravvivono molte realtà atroci e infami, contro le quali hai lottato
per tutta la vita. Perché, come diceva una vecchia canzone dei tuoi
miliziani, l’inno in onore di Ho Chi Minh,
“La dignitad del hombre es – más alta que el pan – más alta que la gloria – más más alta que la propria supervivencia”.
A questo hai creduto per tutta la vita:
anche se ti è accaduto spesso, nelle tue prigioni, di contravvenire a
quello in cui credevi. Ma i Tuoi avversari che adesso si preparano a
tornare da Miami nella Tua isola sperando di ridurla di nuovo a un
paradiso di bische e di bordelli, quelli che con l’indecente senatore
Rubio hanno ballato una danza indecente d’insulti sul Tuo cadavere,
resteranno spero delusi. Non troveranno più ad aspettarli la massa di
miserabili derelitti che hanno lasciato sull’isola quando sono fuggiti
nel continente portandosi dietro quel che potevano del frutto delle loro
ruberie. Troveranno un popolo di gente povera ma dignitosa, gente che è
andata a scuola e che sa benissimo chi sono loro e come vanno trattati.
Intendiamoci: non parlo qui dei tanti Tuoi oppositori leali e
coraggiosi, quelli che Tu hai fatto imprigionare, torturare e ammazzare
come da che mondo e mondo hanno sempre fatto i Tuoi colleghi (taluni
oggi onorati con targhe e monumenti nel Mondo Libero). Parlo dei
mestatori, dei profittatori, dei corruttori/corrotti che fuggirono
dall’isola proclamando di cercare la Libertà laddove stavano cercando,
invece, solo l’impunità dai loro innumerevoli volgari crimini.
Adesso,
nel team del presidente Trump, è attivo l’avvocato Mauricio Claver-Carone, nato a Miami nel 1975 e attivissimo “leader-emergente” degli ambienti cubano-statunitensi contrari a eliminare l’embargo a
Cuba e tutte le concessioni che dal 2014 l’ormai già rimpianto
presidente Obama (che i deputati repubblicani USA hanno “diffidato” dal
partecipare all’Avana al Tuo funerale) aveva fatto a Cuba dal 2014 in
deroga agli aspetti più odiosi dell’embargo stesso (quelli che
riguardavano i medicinali e i prodotti alimentari). Trump, che si avvale
anche dell’appoggio del periodico del KKK, “The Crusader”, che si
avvale della collaborazione del generale Flynn, il quale ha cofirmato il
libro The field of fight col noto intellettuale di punta della
destra statunitense, Michael Ledeen, già sostenitore dell’aggressione
all’Afghanistan del 2001 e di quella all’Iraq del 2003, a sistemato a
capo della CIA tale Mike Pompeo, nome e aspetto fisico da mafioso ma
dotato di idee ancora peggiori, il quale milita apertamente contro la
chiusura del carcere di Guantanamo ed è ben deciso a ostacolare
qualunque intesa con l’Iran; nuovo ministro della Giustizia sarà Jeff
Sessions, fautore della lotta senza quartiere ai clandestini, che a
quelli del KKK, del resto da lui definiti “bravi ragazzi”, rimprovera
solo il consumo della marijuana. In che mondo ci hai lasciati,
Comandante?
Del resto, non sei morto da vincitore. Non avevi concluso la Tua opera, che probabilmente non Ti sopravviverà.
Poi, la storia dei vincitori ti coprirà forse di contumelie e ti
piazzerà a forza nella galleria dei mostri da sbattere in prima pagina,
quelli che servono a nascondere sempre dietro la loro ombra gigantesca
le brutture del mondo squallidamente privo di giustizia e di
misericordia che non Tu, bensì i Tuoi nemici hanno contribuito a
edificare fondandovi i loro grassi, immondi profitti.
Non so se la
Storia, quella vera, Ti renderà mai davvero giustizia. Non so a dire il
vero nemmeno se esista, quella Storia.
Ma io Ti ringrazio. Per quello che mi ha
insegnato e per le cose che mi hai fatto sperare. Non per i Tuoi
fallimenti e la Tua tirannia, ma per il Tuo sogno di un Domani più
giusto e per la gente ai quali i Tuoi ospedali hanno salvato
gratuitamente la vita mentre altrove, nel Mondo Libero delle Mirabili
Sorti e Progressive, si lasciano morire gli ammalati privi di carta di
credito in regola e si gioisce ogni volta che un gommone carico di
disgraziati si rovescia nel Mediterraneo e il suo contenuto di
sofferenze cala a picco.
La Tua dittatura è stata ben più accettabile e dignitosa di quella delle Banche, delle Borse e dei media ad esse asserviti.
Ora, riposa in pace. Che Nostra Signora
del Cobre e Santiago Ti proteggano, Tu che sei cubano e gallego. Che
siano loro ad accompagnarTi dinanzi al Trono di Dio e a pregare per Te.
Hasta siempre, Comandante.
Di Franco Cardini
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RispondiEliminaCHE FACEVA SESSO CON UN BAMBINO DI 11 ANNI, A RAVENNA! COME AVRETE NOTATO NEL VIDEO, LA PEDOFILA TANTO QUANTO, ANSELMA DELL'OLIO, DAVA DEL GENIO AL SUO COMPARE PEDERASTA GIUSEPPE LAZZARI. IN QUANTO PARTE DELLA STESSA SETTA SATANISTA E PEDOFILESCA DI SILVIO BERLUSCONI, GIULIANO FERRARA, PAOLO BARRAI DI CRIMINALISSIMA WORLD MAN OPPORTUINITES LUGANO ED IL CITATO NOTO AVVOCATO SODOMIZZA BAMBINI: DANIELE MINOTTI DI GENOVA E RAPALLO, PURE AGENTE SEGRETO IN COPERTO, DI TIPO ASSASSINO. SI, ASSASSINO, PER OVRA E GESTAPO PUBBLICHE E PRIVATE DI SILVIO BERLUSCONI ( VOLETE PROVE ED INIDIZI? IAMM BELL, IA'....GUARDATE QUESTI LINKS, PLEASE.... GUARDATE COME STO PEDERASTA INCULA BAMBINI DI DANIELE MINOTTI, AVVOCATO CRIMINALISSIMO DI RAPALLO E GENOVA, SEMPRE DIFENDA SUOI DEPRAVATI "COLLEGHI", OSSIA VOMITEVOLI PEDOFILOMOSESSUALI COME LUI
http://www.lettera43.it/cronaca/adescava-minorenni-sul-web-miltare-a-processo_43675123449.htm
http://genova.repubblica.it/cronaca/2014/02/26/news/sesso_virtuale_in_cambio_di_soldi_per_videogame-79717213/
http://www.ansa.it/liguria/notizie/2014/06/20/adescava-minori-sul-web-condannato_36c57304-90aa-4c7f-8463-c7d610ed10dd.html
http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2013/04/19/news/casolare-a-luci-rosse-il-pm-7-anni-e-mezzo-all-ex-dipendente-nca-1.6917147
E QUI A SEGUITO, LEGGETE, SEMPRE, PLEASE, LA TESTIMONIANZA DI STEFAN CUMESCU, CHE DA BAMBINO FU STUPRATO, FU SODOMIZZATO A SANGUE, FU SODOMIZZATO A MORTE, DAL BASTARDO NAZIPEDERASTA DANIELE MINOTTI, MASSONE NEO PIDUISTA, AVVOCATO DI MAFIOSI E CRIMINALI DI OGNI, DI GENOVA E RAPALLO
http://www.devsuperpage.com/search/Articles.aspx?hl=en&G=10&ArtID=1908142&KeyWords= ).
ED ECCO UN ALTRO TESTO CHE CHIARISCE QUANTO IL FIGLIO DI PUTTANA DANIELE MINOTTI STESSO, DA SEMPRE, RICICLI SOLDI KILLER, DI COSA NOSTRA, CAMORRA E NDRANGHETA, A GO GO!
http://grokbase.com/t/python/python-list/148jckyh1w/avvocato-pedofilomosessuale-ed-assassino-daniele-minotti-facebook-oltre-che-nazi-megalava-euro-mafiosi-e-come-detto-mandante-di-omicidi-o-suicidate-stalker-di-eroe-civile-michele-nista-su-ordine-di-tiranno-fasciocamorrista-silvio-berlusconi
http://anti-matrix.org/Convert/Articles_Conspiracy/Conspiracy/Conspiracy-Selected-Articles-140730152020.html