giovedì 3 novembre 2016

TRAGEDIA DELLA NOVOROSSIISK GIA' GIULIO CESARE ITALIANA


ALMANACCO DEL GIORNO 29 OTTOBRE...

... 1955 – La nave da guerra sovietica Novorossiisk urta una mina della seconda guerra mondiale nel porto di Sebastopoli..

Vi chiederete perchè vorrei ricordare questo evento...cosa c'è da ricordare se una nave ha urtato una mina?... Ebbene la mia passione nel fare ricerche.. mi ha fatto scoprire una storia che non conoscevo e che ritengo interessante, per cui mi piace condividerla con chi ancora la ignora..come me..fino a qualche minuto fa..Vediamo di che si tratta....

LUCI E OMBRE SULLA TRAGEDIA DELLA NOVOROSSIISK

La nave da guerra Novorosiisk, fu ceduta all'Urss dagli italiani come risarcimento per i danni del secondo conflitto mondiale, e affondò in circostanze misteriose nell'ottobre del 1955.
Un libro cerca di svelare i misteri che si celano dietro l'incidente, nel quale persero la vita 614 marinai.

Emergono nuovi dettagli sul mistero della “Novorossiysk”.
Il 16 ottobre 2013, nella città di Voronezh, si è svolta la presentazione del libro dell’ammiraglio Nikolai Titorenko sull’affondamento della corazzata. L’opera di Titorenko presenta una versione diversa da quella ufficiale relativa all’incidente avvenuto nella baia di Sebastopoli il 29 ottobre 1955.

Prima di essere ceduta all’Unione Sovietica, come risarcimento per i danni di guerra, nel 1949 la nave militare “Novorossiysk” portava il nome di “GIULIO CESARE” e la bandiera della Marina Militare Italiana.

Dieci anni dopo, in una buia notte d’ottobre, una forte esplosione sotto lo scafo squarciò tutti i ponti dalla corazzatura inferiore fino al ponte del castello di prua, provocando, sul fondo dell’imbarcazione, un cratere delle dimensioni di 152 metri quadrati.
Nonostante a bordo vi fossero sette ammiragli, i tentativi di salvare la nave furono vani: dopo due ore e mezzo la “Novorossiysk” si capovolse sul lato sinistro e affondò lentamente dalla prua.
Al calare della notte, lo scafo era già completamente scomparso sott’acqua.

L’affondamento causò la morte di 614 marinai, molti dei quali rimasero intrappolati nei compartimenti della nave: i sommozzatori smisero di sentirli battere dall’interno il 1° novembre.
Una commissione governativa stabilì che l’inabissamento della “Novorossiysk” fu causato dall’esplosione di una mina deposta dai tedeschi durante la guerra.

Titorenko ha completamente demolito questa versione.

“Effettivamente, nel corso delle indagini i sommozzatori rinvennero sul fondo della baia di Sebastopoli diverse mine. Nessuna, però, sarebbe potuta deflagrare nel 1955, poiché, dopo oltre 10 anni, le batterie dei loro inneschi elettrici erano ormai scariche”, ha raccontato l’autore del libro.

Secondo Titorenko, invece, nell’affondamento della “Novorossiysk” sarebbero coinvolti gli italiani.

Durante il trasferimento in mani sovietiche della corazzata, che portava in origine il nome di “Giulio Cesare”, il principe Valerio Borghese, capitano dell’unità speciale della Regia Marina italiana X Flottiglia MAS, giurò che non avrebbe in alcun modo permesso che l’imbarcazione finisse sotto la bandiera rossa.

“Quelle del principe Borghese non erano semplici chiacchiere al vento. La ricompensa era incredibile, la zona dell’operazione conosciuta e ormai familiare. Eravamo dopo la guerra, i Soviet si erano rilassati. Il porto veniva chiuso con una barriera flottante solo di notte, ma ciò non costituiva un ostacolo per i sommergibilisti”, ha raccontato un sommozzatore italiano che partecipò all’operazione chiamata “Nicolò”.

La sua storia dovette passare per la bocca di altre due persone prima di diventare famosa: l’italiano la riferì a un ufficiale della marina sovietica emigrato negli Stati Uniti, che a sua volta la raccontò al capitano di primo rango in pensione, lo storico Oktyabr Ber-Biryukov, il quale pubblicò un articolo sull’affondamento della “Novorossiysk”.

I preparativi durarono un anno. Ciascuno degli otto sommozzatori che parteciparono all’operazione avevano alle spalle una robusta formazione in operazioni di sabotaggio nel Mar Nero.

Nella notte del 21 ottobre, dall’Italia partì, in direzione Unione Sovietica, una nave mercantile con a bordo il minisottomarino SX- 756 “Piccolo”.
Giunta in prossimità di Capo Khersones, l’imbarcazione a vapore liberò il sottomarino attraverso un’apertura nella parte inferiore.
Il sommergibile entrò nella baia di Omega, dove l’equipaggio allestì una base segreta: i sabotatori scaricarono bombole d’aria di riserva, esplosivi, idropropulsori e altri materiali.
Al segnale convenuto, i sommozzatori indossarono gli scafandri e si diressero con gli idropulsori e gli esplosivi in direzione della chiglia della “Novorossiysk”.

“La visibilità era terribile, lavorammo utilizzando praticamente solo il tatto: lo spessore del limo sul fondale della baia di Sebastopoli raggiunge i 20 metri. Facemmo più volte ritorno alla base per prendere altri esplosivi, avvolti in un involucro magnetico.
Finimmo il lavoro al tramonto. Nella fretta ci dimenticammo sul fondale una borsa con gli attrezzi e l’elica di riserva di un idropropulsore - ha raccontato il sommozzatore italiano -.

Ritornammo alla baia di Omega e salimmo a bordo del minisommergibile. Raggiungemmo il punto di incontro e due giorni dopo arrivò una nave mercantile. Ci posizionammo nella parte inferiore dell’imbarcazione, chiudemmo il portello e pompammo fuori l’acqua. Per finire, demmo tre colpi alla paratia come segnale che la missione era stata portata a termine”.

Il 22 agosto 2013, il veterano della Xª Flottiglia MAS, Ugo D’Esposito, ha ammesso di aver preso parte all’operazione di sabotaggio che portò all’affondamento della nave da battaglia. Il comando delle forze speciali non voleva che la “Giulio Cesare” diventasse una corazzata sovietica.

“Il lavoro di Nikolai Titorenko costituisce un contributo importante, dal momento che getta luce sul crimine del secolo - ha dichiarato l’ammiraglio Igor Kasatonov -.
L’autore non ha ripetuto, come molti altri, la versione secondo cui il dramma della “Novorossiysk” sarebbe stato causato da una mina. Ha modellato la storia in una chiave diversa, che risulta convincente anche per un professionista.
Già in precedenza era emersa l’ipotesi di un sabotaggio per mano di servizi segreti stranieri. Ma nessun ricercatore si era preoccupato di verificare questa pista”.
17 ottobre 2013
scritto da Anton Valagin, Russia oggi

(tratto da Russia Beyond the Headlines.com)
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"IN ITALIA SVELATO IL MISTERO DELL'AFFONDAMENTO DELLA CORAZZATA NOVOROSSIISK

Ai primi di ottobre nelle librerie italiane sarà in vendita il libro-inchiesta del giornalista italiano Luca Ribustini "Il mistero della corazzata russa. Fuoco, fango e sangue" (edito da Luigi Pellegrini).

Nello studio di 150 pagine Ribustini cerca di rispondere alla domanda su quale sia stata la vera ragione per cui la notte del 28 e 29 ottobre 1955, al porto di Sebastopoli affondò la più grande nave da guerra sovietica "Novorossijsk".

Il libro di Ribustini è il primo tentativo da parte italiana di analizzare i fattori che potrebbero aver portato alla tragedia che causò la morte di oltre 600 marinai. L’edizione include nuovi documenti, testimonianze inedite e fotografie. In un'intervista a "La Voce della Russia" l'autore ha raccontato che cosa lo ha portato a questa indagine, quasi 60 anni dopo il tragico incidente:

"- Il punto di partenza per la mia indagine è stata un'intervista a Ugo Esposito, un veterano dei sommozzatori militari "Gamma" della Decima Flottiglia MAS, le forze speciali militari italiane durante la Seconda Guerra Mondiale. Ho incontrato Esposito per conoscere le cause della morte misteriosa e sospetta del comandante del Borghese che si è verificata in Spagna nel 1974. Esposito conosceva bene Borghese ed io ero certo che avrebbe condiviso con me maggiori informazioni. Durante la nostra conversazione ho fatto una domanda sulla fine della corazzata "Novorossijsk" che una volta si chiamava "Giulio Cesare". E Esposito mi ha detto che i militari italiani erano coinvolti nell’affondamento della nave sovietica. Dopo queste parole è iniziata la mia indagine, il cui scopo era quello di garantire la veridicità di questa sensazionale affermazione.

- Come si può spiegare il fatto che nessuno in Italia osi far luce su questa delicata storia?

- Il fatto è che stiamo parlando di una storia molto sensibile per l'Italia. In questa storia vi è un luogo, una cospirazione (alcuni gruppi all'interno delle forze armate d'Italia hanno fatto un accordo segreto con le organizzazioni di estrema destra) e una deviazione dal corso previsto. Diciamo allora che il mondo ha le proprie caratteristiche distintive.
Su questo episodio si è parlato molto sul momento, però nessuno dei giornalisti italiani ha voluto trattarlo da vicino e nessuno ha voluto rimanere coinvolto nella storia. Credo che su questo silenzio abbia giocato un ruolo, da un lato un evidente imbarazzo e dall'altro un atteggiamento non abbastanza serio nei confronti di tutta la vicenda.

- Su quali fonti si è basata la sua indagine? E che cosa ha trovato in particolare?

- La mia indagine si è basata su testimonianze e documenti d'archivio. Ho svolto un lavoro di ricerca notevole nell'Archivio centrale di Stato, negli archivi della CIA, negli archivi romani della città, negli archivi della Marina Militare Italiana, nell'archivio degli uffici costieri in alcune città del sud Italia: Brindisi, Bari, Taranto, Napoli e Civitavecchia. Lì ho trovato tantissimi documenti che dimostrano che negli anni '50, l'Italia era uno Stato con tutto il necessario per portare avanti una tale operazione.

In particolare, in questa storia ha preso parte l’equipaggio militare della divisione del Decima Flottiglia MAS che era in piena prontezza operativa. Inoltre, vi era una disposizione dei Servizi Segreti, della Marina Militare Italiana e probabilmente alcuni dei politici che hanno sostenuto questa operazione.
In quei giorni, secondo i documenti che ho trovato, c'è stata una vera e propria "organizzazione" il cui scopo era quello di distruggere la "Novorossijsk".
Nel gennaio 2014 l'indagine ha preso una piega inaspettata: mi sono imbattuto su alcuni documenti molto importanti che attestano che nel 1955 nelle acque territoriali sovietiche nel Mar Nero tra Sebastopoli e Odessa una nave mercantile italiana più volte illegalmente ha trasportato a bordo una missione segreta di rappresentanti della Marina Militare Italiana con potenti apparecchiature di trasmissione per quei tempi.
Non si esclude che essi stessero preparando così un sabotaggio sul "Novorossijsk". I ricercatori russi hanno notato ripetutamente che le navi mercantili italiane hanno contribuito all'attacco alla corazzata sovietica con la Decima Flottiglia MAS. Anche se io personalmente sono riuscito a trovare dei documenti dove si dice che vi fu una sola nave.

- Dato che in tutti questi anni in Italia non si è stati troppo ansiosi di ricordare questo tragico episodio, che reazione si aspetta dai suoi connazionali per la pubblicazione di questo libro?

- Onestamente non lo so. Sono stato messo in completo silenzio dal caos che regnava in Italia in relazione a questa storia. Prima di scrivere il libro, ho condotto una lunga indagine, che per tutto questo tempo è stata seguita solo dai media russi, inclusa la stampa in Crimea.

Dopo il completamento delle indagini in Italia ho trovato solo un giornalista di TGCOM24 che ha deciso di far luce su questa storia. Nessun altro ha mostrato alcun tipo di iniziativa.
Pertanto, trovo difficile prevedere quale sarà la reazione che il mio libro causerà in Italia. Credo che vi sarà molto interesse per il lettore russo, per la semplice ragione che il libro racconta la storia della tragica fine della corazzata sovietica dal punto di vista italiano.

Tutti gli studi russi che sono stato in grado di leggere, guardano l'episodio dal punto di vista russo. La verità è che gli scienziati russi non hanno accesso alla vasta riserva di documentazione che ho trovato. Pertanto, considero questo libro come il mio contributo alla vera interpretazione dei fatti.

- Oggi viviamo in un mondo molto instabile ed "esplosivo". Lei pensa che una storia simile potrebbe ripetersi ai giorni nostri?

- In questo modo, no ... non credo poiché, grazie a Dio, l'Italia è cambiata molto come Paese e le nostre forze armate oggi sono basate su valori democratici e ambiscono solo alla pace. Voglio escludere completamente un tale scenario."

VIDEO "Il mistero della corazzata russa, Ribustini svela i retroscena dell’affondamento della Novorossiysk"

https://www.youtube.com/watch?v=EO5b-HaLTNU
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seguono nei COMMENTI altre notizie e video
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foto: La corazzata Novorossiisk a Sebastopoli nel 1949

tratto da:
https://www.facebook.com/164242360312615/photos/a.169670373103147.39152.164242360312615/1175843015819206/?type=3&theater&notif_t=comment_mention&notif_id=1478183308168275


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