venerdì 28 ottobre 2016

LA GOSBANK E L’UNIONE SOVIETICA

Ogni tanto bisogna fermarsi a leggere le cose davvero interessanti, bastano pochi minuti per capire e chi può e ne ha voglia, lo faccia, ne vale la pena.
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Ripresento, ampliato e indicizzzato , uno stimolate articolo che già causò discussioni con amici comunisti

LA GOSBANK E L’UNIONE SOVIETICA

di Maurizio Barozzi

Questo articolo abbisogna di una premessa : la Storia non è decifrabile solo con la prospettiva cospirazionista, quantunque, il “complotto”, il sottacere, la false flag, ne costituiscono sempre un elemento inscindibile, essendo connaturate alla natura umana.
E non lo è, perchè quantunque si verificano strumentalizzazioni e trame dietro le quinte, gli avvenimenti storici, hanno poi spesso un loro sviluppo in cui subentrano azioni e reazioni (la chiamano eterogenesi dei fini), cause e concause, che ne cambiano il decorso.
Se si fanno delle ricerche in Internet, si troveranno articoli che, pur escludendo le vere e proprie bufale, hanno comunque una impostazione “cospiratoria”, anche sull’argomento oggetto di questo articolo.
A nostro avviso questi articoli, così impostati, sono devianti, perchè anche ammesso che abbiano un minimo di prove, il che spesso non è, trattandosi più che altro di indizi, coincidenze e congetture, per i motivi di cui sopra, non portano a nulla e sono facilmente contestabili.

I finanziamenti di Wall Street alla rivoluzione bolscevica 

Cosicchè IL Web e non solo, è pieno di teorie cospirative, ispirate per esempio dal fatto, in questo caso effettivamente sconcertante, di così tanti e ingenti finanziamenti alla rivoluzione bolscevica (1917), oggi ampiamente comprovati con vecchi documenti e tanto di ricevute bancarie, per i quali si pretende asserire che furono parte di una congiura ebraica per procacciarsi un potere mondiale attraverso il bolscevismo.
Il fatto che questi finanziamenti, per la maggior parte, passarono dalle mani di Jacob Sciff, banchiere ebreo della banca Kuhn Loeb & Co., il quale notoriamente, da ebreo, odiava gli Zar, avvalorerebbe questa ipotesi.
In realtà non è questo il modo di procedere dell’Alta finanza, impegnata in operazioni di questa portata, quando più semplicemente quei finanziamenti sono stati soltanto un modo di procedere, consueto in quell’ambito, in base a determinate strategie di dominio proiettate nel tempo.
E’ una specie di legge storica: ogni volta che appare alla ribalta un uomo, un idea forza, un movimento, ecc., di un certo spessore e di una certa incidenza, subito vi sono poteri e contropoteri che cerano di utilizzarlo per le loro strategie.
E spesso le esigenze rivoluzionarie e le “offerte” degli interessati si incontrano, anche se poi ognuno va per la sua strada. 


Anche Hitler e Mussolini venero finanziati da determinati poteri, ma poi dovettero essere spazzati via perché invisi e nocivi proprio a quegli stessi poteri. 

A volte invece i poteri che interferiscono finiscono per prevalere ed allora la rivoluzione e i rivoluzionari diventano “esecutori” di altri interessi.
Parlare quindi di Lenin agente del Kaiser (interessato al crollo del fronte interno russo il Kaiser fece rientrare, fornito di rubli, Lenin in Russia) o di Wall Street, oppure di un Hitler agente ebraico o di un Mussolini agente inglese, è puerile e non ha senso.

Oggi gli storici e gli analisti più seri e preparati, sono convinti che Wall Street finanziò ampiamente la rivoluzione bolscevica, non perché la finanza fosse di idee o simpatie comuniste, ma semplicemente perché avevano ben previsto, con certezza assoluta, che una Russia sotto un regime bolscevico, con uno Stato ed una economia comunista, nonostante le sue enormi ricchezze in materie prime, non avrebbe mai potuto essere un concorrente per il grande capitale finanziario divenuto, ai primi del secolo con la grande importanza raggiunta dal petrolio che possedeva o controllava (oltre alle banche), capitale monopolistico proiettato al dominio mondiale dei mercati.
Una previsione e un progetto perfettamente realizzatosi per un Alta finanza, salda e forte negli Sati Uniti, ma ancora non totalmente padrona del campo, proiettata a quel dominio e che aveva necessità di un periodo di stabilità e transizione, sui mercati internazionali, senza grossi concorrenti.
La Russia, infatti,che era rimasta tecnologicamente arretra sotto gli Zar, sconquassata dalla rivoluzione d’ottobre, di fatto perdendo la guerra che altrimenti avrebbe vinto assieme agli inglesi e gli americani, sotto un regime comunista, non avrebbe potuto sviluppare un sistema capitalistico concorrenziale per gli anglo americani, le cui nazioni facevano da base di appoggio della finanza monopolista cosmopolita, sull'asse City di Londra e Wall Street di New York.
Pericolo che invece esisteva se avesse perdurato in Russia un regime capitalista che si fosse avvalso delle grandi scoperte tecniche e scientifiche a cavallo dei due secoli, e considerando le enormi possibilità di materie prime, soprattutto il petrolio in quell’enorme paese.
Solo già il fatto, che una Russia zarista e capitalista, buttasse sui mercati petrolio russo a prezzi concorrenziali, sarebbe stata una iattura per l’Alta finanza monopolista, per i Rothschild e Rockefeller che avevano il monopolio di questa oramai fondamentale risorsa energetica.
Interessante, a questo proprosito, il libro di Gianpaolo Pucciarelli: “Segreto Novecento”, Ed. Capire Roma 2014, scritto decodificando e ricercando in una miriade di testi stranieri ben informati e dimostra ampiamente quello che abbiamo appena sostenuto.
Detto questo, per far capire che la storia non si fa con le teorie complottiste, veniamo al nostro argomento.

Il Federal Reserve Bank System

Per comprendere i meccanismi di usura, rapina e controllo di tutto il sistema bancario internazionale, occorre risalire agli inizi del secondo decennio del secolo scorso, quando in America, con un colpo di mano incredibile, le Power èlites ivi imperanti (in pratica agenti, massonici, politici e finanziari dei Rothschild, dei Rockefeller, dei Morgan e altre grandi famiglie bancarie), riuscirono nel 1913 a far approvare un loro progetto elaborato tre anni prima, che accentrava e controllava il sistema bancario, in una banca centrale: la Federal Reserve Bank (vedesi: Eustace Mullins: “The Secrets of the Federal Reserve”, Paperback, 2009.
La “Federal Reserve Bank” venne fondata nel 1913 da queste grandi famiglie bancarie, che al contempo tramavano in Europa per scatenare il primo macello mondiale, e gli diedero l'ingannevole facciata di una banca di Stato, quando invece era a tutti gli effetti privata, con capitali privati (con azionisti di serie B noti, e di serie A, i più importanti, mantenuti segreti) e diretta da privati, anche se con la partecipazione del tesoro americano.
Venne così definitivamente perfezionata la prassi perversa che il governo statunitense, quando ne ha necessità, ordina o per meglio dire "prende in prestito" i suoi stessi "soldi" da questa Federal Reserve che è una banca privata, la quale gli stampa i dollari e ci prende sopra il suo interesse. La Federal Reserve Bank stabilisce anche i tassi di interesse negli Stati Uniti, con ricadute sull'economia mondiale per le norme e i vincoli del sistema finanziario internazionale.
Si creò quindi un vero e proprio "Federal Reserve Bank System" che esportato con le armi, i ricatti e le democrazie in quasi tutto il mondo, ha privato gli Stati di buona parte della loro sovranità, indebitandoli attraverso la truffa usurocratica del debito pubblico, e ha posto nelle mani dei Banksters, un pugno di ataviche potentissime e ricchissime famiglie di finanza, i destini dell'intera umanità.
Tutti coloro, forze politiche, leader politici, statisti o Presidenti che hanno cercato in qualche modo di opporsi o di limitare lo spaventoso potere posto nelle mani di questi Banksters, hanno sempre fatto una brutta fine.
A supportare questo potere, infatti, vi sono la Massoneria, o meglio "le massonerie" impero occulto a livello planetario, che si avvale anche, attraverso il controllo indiretto esercitato su gli Stati, dei più efficienti servizi segreti.

Detto questo e subito accantonato, perchè non è questo il caso di parlare di signoraggio, emissione monetaria, ecc., ma tenendolo ben presente, veniamo alla Russia.

La Gosbank sovietica con capitali privati

Nel 1917 Lenin, instauratosi al potere, eliminato lo Zar e le sue ricchezze rimaste nella banca dei Rothschild a Londra, emise il 7 dicembre un decreto che in particolare prevedeva che:
- L'attività bancaria divenisse monopolio dello Stato.
- Tutte le banche private ad azioni e gli uffici bancari privati sono uniti con la Banca di Stato.
- La direzione provvisoria degli affari delle banche private viene trasferita al Soviet della Banca di Stato.
Questo portò poi alla creazione della GOSBANK (Gosudarstvehnij Bank, istituto di emissione, di credito e di finanziamento) che venne fondata il 16 novembre 1921. 


I fondi depositati nelle banche private venivano comunque garantiti, e quindi anche i capitali di altre grandi banche ivi depositati.
La Gosbank diveniva così la banca centrale russa ed emetterà il nuovo rublo e si creeranno banche di credito e casse di risparmio, ma il sistema (ad eccezione delle Casse di Risparmio) rimarrà sostanzialmente con una sola banca e inoltre l’Urss non entrerà nel vecchio Gold Exchange standard.
Il decreto appare come una totale nazionalizzazione del sistema bancario e si parla di "unire" le banche private in una banca di Stato, e quindi di trasferire la direzione degli affari delle banche private, al Soviet della Banca di Stato.
A veder bene teoricamente e potenzialmente non era però esclusa la possibilità di mantenere la sola nuda proprietà delle banche nazionalizzate pur gestite adesso dallo Stato e convertite nella Gosbank.
Un libro di un russo dei primi anni ’90, infatti, di cui adesso ci sfugge il titolo e l’autore affermava, che i Rothschild ebbero un diritto di nuda proprietà su parte della Gosbank fino al 1984 o ‘87.
In effetti il regime comunista poteva nazionalizzare, esautorare la direzione, ma non confiscarne la proprietà senza accordo o indennizzo. Mettiamo però da parte questa informazione non essendo al momento reperibili riferimenti di riscontro.

Torniamo quindi al primo regime comunista in Unione Sovietica che quando ebbe a crollare (1991) ci mostrò a seguire, e questo è sintomatico, una Gosbank, la Banca Centrale Russa, «di proprietà di 12 privati, sui quali, anche dopo il crollo dell’Impero Sovietico, mai nessuno ne ha voluto parlare.
 Il “Sancta Sanctorum” dei dodici Apostoli della Banca Russa, i cui principali azionisti sono gli Aschberg, ebrei-svedesi. Pjotr Aven e Michael Fridman sono i proprietari del Gruppo “Alfa”, che annovera: Banche, Società di investimenti, Immobili, Costruzioni e Petrolio.
Aven inoltre è stato ministro del Commercio Estero» (Cfr. Francesco Cianciarelli, “Predoni… padroni planetari”, Due Emme 1999; e vedere anche: “Alle origini del crack post-sovietico, G. Zamparutto su Rinascita 24. 11. 2011).
Comunque sia, nel 1917 e gli anni a seguire, la "nazionalizzazione" e sovietizzazione, imposta dal decreto di Lenin, pose momentaneamente la Gosbank fuori dal circuito delle banche internazionali indirettamente regolate dal Federal Reserve Bank System.
Per l’esattezza alla fine del 1925, oltre alla Gosbank, e sottoposte al suo controllo, vi erano 5 banche centrali di stato (Banca industriale, Banca delle cooperative, Banca municipale di Mosca, Banca per il commercio estero, e Banca per lo sviluppo dell'energia elettrica).
«La Gosbank, indipendente teoricamente dallo Stato, ma di fatto statale, aveva il monopolio dell'emissione e dei cambî, era la cassiera del Tesoro e la depositaria di tutte le riserve liquide delle altre banche, e serviva da intermediaria tra il bilancio e le imprese di Stato per i finanziamenti a breve termine. Aveva 2400 succursali e da lei dipendevano 42 uffici centrali provinciali e regionali, e, di fatto, la banca per il commercio estero.
Il credito a lungo termine era gestito da 4 cosiddette banche speciali, riorganizzate dalla legge del 5 maggio 1932 e tutte dipendenti dal Commissariato delle finanze: la Banca per l'industria o Prombank, la Banca comunale o Cekonbak per il finanziamento degli enti locali e dell'edilizia la Banca delle cooperative o Vrekombank, e la Banca per l'agricoltura o Sel′chozbank. Completa il quadro la Banca di Stato di risparmio (con 60.000 filiali), che sarà il solo istituto autorizzato a ricevere depositi di privati e i cui capitali vengono automaticamente investiti in titoli di stato»
(Vedesi anche: http://www.treccani.it/enc…/u-r-s-s_(Enciclopedia-Italiana)/.
Ma già nel 1935 Stalin, che oramai si era indirizzato verso una futura guerra ed aveva progetti imperialistici, sia pur mascherati quale esportazione del comunismo realizzato dalla grande madre russa, essendo alle prese con gravi problemi interni compreso il periodo di carestia, avendo enorme necessità di finanziamenti, pensò bene di "patteggiare" con l'Alta finanza.

Circa il periodo di grave carestia che colse la Russia, post bellica, in fase di riconversione industriale e alla prese con dure riforme staliniane, vi è un ampia letteratura, sia nel senso di esagerarla, si parla di diffuso cannibalismo nelle campagne, che di negarla. Come spesso accade, la verità sta nel mezzo, la carestia ci fu, e fu un grave problema per il paese, non per questo però si deve esagerare come in molti casi è stato fatto, ma non si può neppure negare.
A Stalin quindi necessitavano ogni anno, enormi cifre per gli armamenti in quanto già da alcuni anni in Russia, addirittura il 36 / 37 percento del bilancio dello Stato veniva impiegato per il riarmo e gli ammodernamenti delle FF.AA (controllare per credere).
Una cifra spaventosa che nessuna nazione ha mai ripetuto per un così lungo tempo. 

Viene da ridere al pensiero che nei paesi occidentali, i propagandisti comunisti locali, usavano sempre la solita retorica ovvero che i governi invece di costruire scuole e ospedali costruivano aeroplani e carri armati!

È noto inoltre il rapporto tra il Council on Foreign Relations (Cfr) e la Banca Centrale dell'Urss (Gosbank) proprio nel 1937. Stalin ottenne notevole sostegno dagli USA (per intercessione del CFR) con massicce quantità di oro che pervennero alla Gosbank attraverso una Banca Spagnola, per conto della Federal Reserve Bank, e a quanto sembra l’Alta Finanza aveva interesse a che il comunismo prevalesse in Spagna (1936-1938).

Ovvia la continua affluenza di capitali privati nelle casse della Gosbank, specialmente nei periodi caldi che precedono la Seconda Guerra Mondiale (in particolare nel 1937, quando Stalin, come accennato, si mobilitò per sostenere la guerra dei Comunisti in Spagna). 

Importante tenere anche conto dell’interesse politico da parte dei Rockefeller sull'Urss. Dopo le carestie del 1932, il Capitalismo monopolistico americano intervenne più volte per salvare l'economia sovietica (esempio: la costruzione di stabilimenti industriali eseguiti dagli americani Rockefeller - Eaton in territorio sovietico, destinati alla costruzione di armamenti).
In cambio Stalin cominciò a concedere facilitazioni alla grande finanza internazionale, tanto che nel 1937 Stalin, di fatto, introdusse il “privato” nella Banca Centrale Russa (Gosbank).
Il “miliardario Rosso”
La Gosbank, l'istituto di emissione sovietico, quindi, fu parzialmente “privatizzato” e nel Consiglio di amministrazione fu accolto come socio il plurimiliardario ebreo americano Armand Hammer (già nato Heimann). 

Il padre Julius si era trasferito negli Usa e aveva fondato il di Partito Comunista americano (si raccontava che il nome del figlio derivava da "Arm and Hammer" simbolo del Socialist Labor Party (SLP), un movimento marxista in cui militava il padre, la cui frazione poi formò il partito comunista) Il nonno, ricco costruttore di navi di Odessa, si vantava di essere un discendente dei Maccabei, ma il figlio Julius, cioè il padre di Armand, dopo aver fatto fortuna nello stesso ramo era caduto in rovina).
Hammer, ricco imprenditore e petroliere, era nato in Usa nel 1898 e morto nel 1990. Chiamato anche il “miliardario rosso”, era stato “amico” di Lenin, con il quale aveva trafficato esportando medicinali in Russia e altri contratti di scambi commerciali, tanto che negli anni ’20 si trasferì per un certo periodo in Russia ed entrò in buoni rapporti con Stalin e a seguire con tutti i successivi dirigenti sovietici, anche durante il successivo periodo della guerra fredda. Bizzarro il fatto che politicamente era un sostenitore del partito repubblicano e di Nixon, ambiguità però non inusuale in qusti esponenti dell’Alta finanza usi a operare su più “fronti”.
( Cfr. Oltre le biografie su Hammr il “Financial Time” e il “Time” di Londra, del 1923 e del 1937 che riportano molte notizie e informazioni su Hammer e le sue attività in Unione sovietica).
En passant possiamo rilevare (anche se dobbiamo utilizzare categorie “complottiste” da noi criticate, ma in questo caso i riferimenti e soprattutto le successive vicende di questi personaggi lo confermano), che a parte i suoi ideali e convinzioni personali, Hammer fu il prototipo di uno di quegli uomini di Alta finanza, che soprattutto negli ultimi anni dell’800 e nei primi decenni a cavallo dei due secoli scorsi, ma anche a seguire, foraggiarono e sostennero i movimenti marxisti e in genere sovversivi, nella prospettiva che costoro recassero noie alla imprenditoria privata, al capitalismo di stampo classico, che nel frattempo la grande Finanza, divenuta monopolista e con il controllo di banche e giornali, cercava di fagocitare, come poi infatti è avvenuto.
Fu una infernale trappola nella quale caddero esponenti e lavoratori marxisti, che facilmente individuavano nel padrone in fabbrica o a capo delle Imprese il nemico da combattere, ma gli sfuggiva, perchè non visibile e nascosto dietro scatole cinesi di Azioni e Partecipazioni, l’altro e ben peggior padrone, la grande Finanza, che sottilmente e nascostamente lo sosteneva e lo ispirava.
In ogni caso Hammer, fu presumibilmente, il grande artefice finanziario che indusse Stalin ad adeguarsi, con discrezione e almeno in parte, a tutte le altre banche di emissione del mondo, aprendo la Gosbank al capitale privato, ponendo così, per il momento e almeno teoricamente, che gli speculatori internazionali potessero in futuro mettere le mani anche sul controllo della moneta sovietica, allineandosi al Federal Bank System.
Per anni poi, fece da mediatore tra i sovietici e l’Alta finanza anche il ricco diplomatico petroliere e ferroviere (imprese ereditate dal padre), Averil Harriman, noto negli Usa per la sua spregiudicatezza, tanto da trafficare con la Germania nazionalsocialista e spacciarsi anche per un marxista illuminato; un uomo delle Power èlites finanziarie americane, di idee "liberal", che da allora fu il referente dei Rothschild e di Roosevelt che si interfacciavano con il paese comunista e quindi ebbe anche un ruolo per gli enormi "aiuti" americani alla Russia in guerra con i tedeschi e poi per l'atomica a Stalin (Cfr.: Edward Jay Epstein, "Dossier: The Secret Life of Armand Hammer", Ed. Capo Press, 1999).
Non indifferente infine che durante quei buoni rapporti tra sovietici e Alta Finanza, Leonid Krasin, uomo di collegamento tra Wall Street e il Cremino, negli anni venti avrebbe trattato a Londra lo sfruttamento dei pozzi petroliferi di Baku e dell’isola di Sakalin nel nord del Pacifico (Cfr. Epiphanius, Massoneria e sette segrete…, p. 285).
Le ricerche su questi argomenti sono molto difficili e complesse in quanto, gli aspetti finanziari, spesso vero motore degli avvenimenti storici, sono sempre stati tenuti “coperti” e più che altro occorre rifarsi a testi stranieri.
Molto importante il testo del 1971, “None Dare Call It Conspiracy” di Gary Allen, scaricabile da internet in PDF:

(http://www.kamron.com/…/none%20dare%20call%20it%20conspirac…) tradotto e pubblicato da Giampaolo Pucciarelli col titolo “Nessuno osi chiamarla cospirazione” (ne parla Pucciarelli stesso qui nel video:
https://www.youtube.com/watch?v=YSpABC2ZYvw), che descrive la collaborazione tra la rappresentanza del Gostorg (ministero del Commercio dell'URSS) a New York ( situata nelle stessa 68th strada in cui sorge l'edificio che ospita il Council on Foreign Relations o CFR) negli anni successivi al 1921 (con la supervisione USA sull'elaborazione dei Piani Quinquennali e l'esclusiva proprietà del petrolio del Caucaso, acquistato dai Rockefeller).
Cosicchè l’immissione di capitali privati nella Gosbank avvenne nel silenzio delle autorità sovietiche, mentre nello steso occidente la finanza che controllava la stampa non aveva interesse a pubblicizzare queste vicende.
Attenzione però, come già accennato in premessa, non si creda che Stalin fu un "agente" della finanza (insinuazioni queste care ai “complottisti” che con le loro “inchieste” fanno più danni che altro), molto più semplicemente, Stalin era un dittatore che ragionò spesso nello stesso modo di Mussolini e Hitler, ovvero addivenire a patti anche con il "diavolo", se questo era necessario.
Tanto è vero che poi con i primi anni '50 Stalin prese ad emettere una serie di decreti che minacciavano di restringere al massimo il potere finanziario privato già concesso alla Gosbank pretendendo anche una diversa valutazione sul prezzo dell’oro e rifiutò di usare il dollaro nel commercio crescente dell’Unione sovietica.
Ci sono analisti che mettono in relazione la morte di Stalin, probabilmente favorita da una specie di congiura, proprio con questi intenti tardivi di Stalin.
Non essendo però questo provabile, forse non sapremo mai la verità, ma resta il fatto, veramente singolare, che nel giro di due anni (1937 / giugno 1939) da una parte la Gosbank, banca centrale sovietica, divenne parzialmente privata, facendo intanto entrare un banchiere di Wall Street, come Armand Hammer, mentre dall’altra, nel Reich di Hitler, con la Legge sulla Reichsbank, si nazionalizzava interamente la Deutsche Bank.

E guarda caso con il secondo macello mondiale, sempre scatenato dall’Alta finanza da dietro le quinte, mentre la Germania nazionalsocialista fu definitivamente spazzata via, attraverso una resa senza condizioni e un repulisti totale di uomini, simboli e idee, la Russia sovietica divenne il partner dell’Occidente nella spartizione dell’Europa sancita con Jalta.
Charles Levinson ha documentato che tante banche d’affari transnazionali, vere strutture di dominio, operavano all’interno dell’URSS già prima dell’implosione dell’impero sovietico (Cfr. Charles Levinson, "Vodka-Cola", Ed. Vallecchi, Firenze 1978).
Anthony Cyril Sutton, nel suo pregevole “Wall Street and the Bolshevik Revolution” reperibile in inglese su internet scaricabile in PDF:
(https://www.voltairenet.org/…/Sutton_Wall_Street_and_the_bo…) non fa un riferimento diretto alla Gosbank, ma presenta documentazioni, citazioni e nomi di banchieri americani e che dal 1917 in poi fecero affluire fiumi di denaro all'URSS attraverso la banca centrale russa.
Un altro lavoro di Anthony Sutton dal titolo “Western Technology and Soviet Union Economic Development” (due volumi sempre in inglese) in cui si trovano vari riferimenti alla operazioni bancarie della Gosbank è anch'esso, reperibile in Internet.
Informazioni più dirette per la Gosbank, anche se si riferiscono più che altro agli anni precedenti e seguenti il crollo dell’URSS (1991), ma in ogni caso fanno anche comprendere il “Gosbank system”, si trovano invece in un testo, con contenuti altamente specialistici, di Marshall Goldman: “The Piratization of Russia” , anche questo reperibile, sempre in inglese su Internet e scaricabile in PDF:
(http://www.e-reading.club/…/…/The_Piratization_of_Russia.pdf).

Comunque sia, nell'URSS, tra il 1930 ed il 1987 la Gosbank così nazionalizzata e poi così sottilmente “privatizzata”, regolò le politiche di credito che erano esclusivamente dirette dal governo centrale.
Fu il principale strumento di centralizzazione del potere dell'impero sovietico, di cui i paesi "socialisti" fratelli, ma satelliti, non ebbero certo da rallegrarsi.
Con la morte di Stalin, gli aspetti della Gosbank quale una finanza di tipo capitalista, seppur mascherata, si accentuarono, e non a caso "Che" Guevara, ebbe più volte a far notare come il sistema bancario sovietico fosse molto simile a quello occidentale e le filiali a Londra e New York della banca sovietica, disse, agivano con gli stesi sistemi e metodi di quelle occidentali.

Del resto era ben noto come banche “liberalcapitaliste” (Morgan e Rockefeller, avevano proprie “filiali” nei Paesi socialcomunisti, fin dal lontano 1917, esempio Chase Manhattan Bank, ecc., mentre le banche dell’area socialcomunista avevano “filiali” nei Paesi liberalcapitalisti, esempio Banque Commerciale pour l’Europe du Nord, Eurobank-Bcen, ecc. (Cfr. Charles Levinson, "Vodka-Cola", op. cit.), a dimostrazione di come il mondo comunista era ben integrato e allineato al mondo finanziario capitalista mondiale (non a caso a Bretton Woods nel 1944, quando si decisero gli assetti post bellici e si crearono altri grandi Istituti e Organizzazioni mondialiste e capitaliste, per esempio la Banca Mondiale e il FMI, erano presenti e partecipanti anche i sovietici la cui delegazione era guidata dal vice ministro del Commercio estero Mikhail Stepanov, che firmarono gli accordi, anche se poi però i sovietici non li ratificarono, né parteciparono alla Banca Mondiale e al FMI). 

Ma Guevara fece anche notare come L'URSS pretendeva di allineare i paesi socialisti al suo sistema economico, sacrificandone i progetti locali di sviluppo, in favore di una presunta pianificazione comune, ma in cambio neppure forniva a prezzi veramente di favore i macchinari indispensabili a quelli che ne erano tecnologicamente sprovvisti, ma li vendeva a prezzi di mercato occidentale e, colmo della beffa, erano anche macchinari tecnologicamente molto scadenti rispetto a quelli occidentali!
Per non parlare poi delle armi fornite e poi fatte lautamente pagare, ai paesi “fratelli” o aggrediti dall’Imperialismo, per esempio la Repubblica Spagnola durante la guerra civile (trattenendo una parte dell’oro portato a Mosca), la Cina e la Corea invasa dagli americani.

Il segreto della Gosbank in Italia

In Italia gli ambienti finanziari ben sapevano che la Gosbank agiva come una banca con interessi privati, ma pochi furono quelli che ne svelarono in pieno e con attestati e precisione l'infido ruolo.
Tra questi un gigante nella critica finanziaria che fu il prof. Giacinto Auriti, anche se i suoi accenni en passant, con questa rivelazione, rimasero nella cerchia delle sue conferenze e ambiti accademici.
Poi nel maggio del 1982 venne pubblicato un dossier dal periodico "OP Nuovo" (non l’Op di Mino Pecorelli che era stato assassinato nel 1979) che ha reso noto che la Gosbank , è una società per azioni, con partecipazione di capitali privati stranieri.

Luigi d'Amato, docente universitario e giornalista, scriveva sul "Giornale d'Italia" del 21 giugno 1982: "La storia del grande capitale finanziario è quella di un potere demoniaco; essa gronda sangue".

Il mondo comunista, bravissimo nella critica e nella esegesi del capitalismo si è ben guardato di indagare in questo ambito, lasciando così il campo a critici del campo opposto, i quali però in genere hanno spesso sviluppato analisi condite di cospirazionismo, "illuminati", ebrei ed altre storie del genere, inquinandole e facendo perdere interesse all'argomento. 

Diversi sono i siti on line che accennano a queste vicende, Gosbank, Federal Rerve, ecc., ma molti sono appunto inficiati da carenze e alterazioni.

Per chi volesse addentrasi in queste inchieste, raccomandiamo i testi, anche se in lingua inglese, da noi citati, ed altri ancora che non è difficile rintracciare con una paziente ricerca.

1 commento:

  1. Bel lavoro, grazie.
    Ma meriterebbe un'altro titolo "la Gosbank potere sinistro'p, per la pace dei tuoi conoscenti ex-comunisti.

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