domenica 21 agosto 2016

La rete "Nemo" Romualdi e altre ricerche storiche

Sono di grande interesse queste inchieste storiche, che qui sotto riportiamo, del ricercatore storico di Parma, Franco Morini, riguardanti la famosa e famigerata rete spionistica Nemo e di riflesso su Pino Romualdi, Vanni Teodorani, ecc., già pubblicate a puntate sulle pagine della pregevole rivista HISTORICA NUOVA

Come noto Romualdi, già vicesegretario del PFR, nel dopoguerra venne accusato, da molti reduci fascisti, di un ambiguo comportamento in quel di Como, dove arrivato al mattino del 26 aprile 1945, assieme a oltre 4000 fascisti in armi, nella nottata del 27 aprile, dopo che buona parte dei fascisti si era scompaginata a causa delle incertezze dei comandanti con il fermo della colonna in città, firmò una specie di "tregua", di fatto una resa ad un inesistente CLN locale, una resa che costò a Mussolini, bloccato 31 Km. più avanti a Menaggio, la successiva cattura per il mancato arrivo della colonna fascista in armi da Como.
Alcuni personaggi, dall'ambiguo operato nel dopoguerra, funzionale alle politiche missiste, come ad esempio Vincenzo Costa, cercarono di far passare il protrarsi del fermo in quel di Como dei fascisti in armi, come una decisione che Mussolini fece pervenire da Menaggio. Una falsità che già nel primo dopoguerra aveva confutato Bruno Spapanato (fu però avallata da Giorgio Pisanò nel suo Storia della Guerra Civile), ma venne poi definitivamente smentita da Elena Curti, figlia naturale di Mussolini con lui nella famosa autoblinda. la quale raccontò di essere stata inviata da Menaggio a Como, dopo le 12 del 26 aprile, proprio per vedere cosa stava facendo Pavolini e perché non arrivava con i suoi uomini!
Oggi sappiamo, come ha anche recentemente rivelato la rivista Storia in Rete, nel suo speciale sulle "Ultime ore di Mussolini" pubblicato a maggio 2014, che quando Pavolini, la notte del 26 aprile riuscì ad arrivare a Menaggio da Mussolini, ma senza scorta armata, Mussolini sconfessò decisamente i suoi uomini a Como che chiedevano insistentemente che egli ritornasse indietro nella città non approvando di certo le varie proposte che erano circolate per una sua "resa" con tanto di consegna agli Alleati che Romualdi stava trattando a Como.
Romualdi poi riuscì a salvare la pelle e squagliarsi da Como (come del resto Vincenzo Costa) e nel dopoguerra venne investito da svariate accuse che vanno dalla negligenza, alla insipienza, fino all'ombra di un possibile tradimento, ma niente fu possibile provare con certezza. 

Nel dopoguerra Romualdi, tra i fondatori del MSI e uomo di destra fu, fin da periodo dei FAR, tra gli artefici massimi dello spostamento del MSI su sponde conservatrici e reazionarie e quindi successivamente filo atlantiche. Di fatto una sconfessione di tutto il fascismo repubblicano e per quel partito, un vero tradimento degli interessi nazionali, visto che venne subordinato, fino a divenire una truppa cammellata -e per tutti i suoi 50 anni di vita- in vantaggio degli Stati Uniti e della NATO.

Fu con i primi anni di questo terzo millennio che uno storico di tutto rispetto e di certo non di parte antifascista, Giuseppe Parlato, rettore della Libera Università S. Pio V e vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito, diede corpo e documentazioni a quelle che prima erano state solo "voci", facendo emergere i contatti tra certi esponenti della RSI e l'Amministrazione americana – contatti che risalivano a PRIMA della fine della guerra. Tra questi contatti, in particolare c'erano anche quelli di Romualdi con ambienti dei servizi segreti statunitensi (Cfr.: G. Parlato: "Fascisti senza Mussolini", Ed. Il Mulino 2006).

Lo storico Parlato, avvalendosi anche di preziose informazioni fornitegli proprio da Franco Morini, documentò che Romualdi era entrato in contatto con l'OSS americano tramite Gianni Nadotti, agente segreto del SIM infiltrato prima nella segreteria federale di Parma e poi nella vice segreteria del PFR a Milano (sempre al seguito di Romualdi).

Forse Romualdi, ci precisa però Franco Morini, non era entrato in contatto con ambienti americani CIA o CIC, attraverso Nadotti, che era interno alla Rete Nemo e all'Intelligence Service, ma per altre vie (per esempio Teodorani, che poi in suoi articoli su "l'Asso di Bastoni", fece trapelare la sua vicinanza ad ambienti clericali e americani?).

La domanda che quindi tutti si sono posti è stata consequenziale: questi "contatti", quando ancora si stava combattendo contro gli Alleati. potevano rientrare in compiti di "ufficio", cioè nell'ambito dei vari contatti che sul finire della guerra si ebbero un po' con tutte le parti in gioco (a volte autorizzati anche dal Duce), oppure nascondevano qualcosa di altro e di peggio? 

Perché nel secondo caso, queste collusioni avrebbero potuto avere anche un ruolo decisivo al momento del crollo militare quando a Como, quel 26 aprile 1945, entrarono in gioco gli agenti americani e del SIM Salvatore Guastoni e Giovanni Dessì con i quali Romualdi trattò la "tregua" della rimanente colonna armata fascista.
Anche su queste basi il ricercatore storico di Parma Franco Morini, che ancor prima di Parlato aveva svolto varie ricerche, a partire dalla sua città, ha ampliato il campo indagativo tirando in ballo la rete spionistica NEMO, che comprendeva oltre a vari prelati e uomini della Resistenza, il su menzionato Nadotti, ecc., anche uomini della RSI, autentici traditori.
Esponiamo adesso le ricerche di Franco Morini, già pubblicate su HISTORICA NUOVA e a cui rimandiamo per una visione d'insieme, più ampia e più esaustiva. 

Avvertenza:
la raccolta di questi scritti di Morini, l'abbiamo, un po' arbitrariamente, divisa in otto parti e al termine di ognuna abbiamo inserito le rispettive note.
Nel frattempo il ricercatore Morini ha ancora prodotto altri articoli e allegati, che in seguito faremo conoscere.

Scarica saggio in pdf
http://fncrsi.altervista.org/La_rete_Nemo.pdf

Tratto da:
http://fncrsi.altervista.org/La_rete_Nemo.html

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