Sono di grande interesse queste inchieste storiche, che qui sotto
riportiamo, del ricercatore storico di Parma, Franco Morini,
riguardanti la famosa e famigerata rete spionistica Nemo e
di riflesso su Pino Romualdi, Vanni Teodorani, ecc., già
pubblicate a puntate sulle pagine della pregevole rivista HISTORICA
NUOVA
Come noto Romualdi, già vicesegretario del PFR, nel dopoguerra
venne accusato, da molti reduci fascisti, di un ambiguo
comportamento in quel di Como, dove arrivato al mattino del
26 aprile 1945, assieme a oltre 4000 fascisti in armi, nella
nottata del 27 aprile, dopo che buona parte dei fascisti si
era scompaginata a causa delle incertezze dei comandanti con il fermo della colonna in città, firmò una specie di
"tregua", di fatto una resa ad un inesistente CLN locale,
una resa che costò a Mussolini, bloccato 31 Km. più avanti a
Menaggio, la successiva cattura per il mancato arrivo della
colonna fascista in armi da Como.
Alcuni personaggi, dall'ambiguo operato nel dopoguerra, funzionale
alle politiche missiste, come ad esempio Vincenzo Costa,
cercarono di far passare il protrarsi del fermo in quel di
Como dei fascisti in armi, come una decisione che Mussolini
fece pervenire da Menaggio. Una falsità che già nel primo
dopoguerra aveva confutato Bruno Spapanato (fu però avallata
da Giorgio Pisanò nel suo Storia della Guerra Civile), ma
venne poi definitivamente smentita da Elena Curti, figlia
naturale di Mussolini con lui nella famosa autoblinda. la
quale raccontò di essere stata inviata da Menaggio a Como,
dopo le 12 del 26 aprile, proprio per vedere cosa stava
facendo Pavolini e perché non arrivava con i suoi uomini!
Oggi sappiamo, come ha anche recentemente rivelato la rivista
Storia in Rete, nel suo speciale sulle "Ultime ore di
Mussolini" pubblicato a maggio 2014, che quando Pavolini, la
notte del 26 aprile riuscì ad arrivare a Menaggio da
Mussolini, ma senza scorta armata, Mussolini sconfessò
decisamente i suoi uomini a Como che chiedevano
insistentemente che egli ritornasse indietro nella città non
approvando di certo le varie proposte che erano circolate
per una sua "resa" con tanto di consegna agli Alleati che
Romualdi stava trattando a Como.
Romualdi poi riuscì a salvare la pelle e squagliarsi da Como (come
del resto Vincenzo Costa) e nel dopoguerra venne investito
da svariate accuse che vanno dalla negligenza, alla
insipienza, fino all'ombra di un possibile tradimento, ma
niente fu possibile provare con certezza.
Nel dopoguerra Romualdi, tra i fondatori del MSI e uomo di destra
fu, fin da periodo dei FAR, tra gli artefici massimi dello
spostamento del MSI su sponde conservatrici e reazionarie e
quindi successivamente filo atlantiche. Di fatto una
sconfessione di tutto il fascismo repubblicano e per quel
partito, un vero tradimento degli interessi nazionali, visto
che venne subordinato, fino a divenire una truppa cammellata
-e per tutti i suoi 50 anni di vita- in vantaggio degli
Stati Uniti e della NATO.
Fu con i primi anni di questo terzo millennio che uno
storico di tutto rispetto e di certo non di parte
antifascista, Giuseppe Parlato, rettore della Libera
Università S. Pio V e vicepresidente della Fondazione
Ugo Spirito, diede corpo e documentazioni a quelle che
prima erano state solo "voci", facendo emergere i contatti
tra certi esponenti della RSI e l'Amministrazione
americana – contatti che risalivano a PRIMA della fine della
guerra. Tra questi contatti, in particolare c'erano anche
quelli di Romualdi con ambienti dei servizi segreti
statunitensi (Cfr.: G. Parlato: "Fascisti senza
Mussolini", Ed. Il Mulino 2006).
Lo storico Parlato, avvalendosi anche di preziose informazioni
fornitegli proprio da Franco Morini, documentò che Romualdi
era entrato in contatto con l'OSS americano tramite Gianni
Nadotti, agente segreto del SIM infiltrato prima nella
segreteria federale di Parma e poi nella vice segreteria del
PFR a Milano (sempre al seguito di Romualdi).
Forse Romualdi, ci precisa però Franco Morini, non era entrato in
contatto con ambienti americani CIA o CIC, attraverso
Nadotti, che era interno alla Rete Nemo e all'Intelligence
Service, ma per altre vie (per esempio Teodorani, che poi in
suoi articoli su "l'Asso di Bastoni", fece trapelare
la sua vicinanza ad ambienti clericali e americani?).
La domanda che quindi tutti si sono posti è stata
consequenziale: questi "contatti", quando ancora si stava
combattendo contro gli Alleati. potevano rientrare in
compiti di "ufficio", cioè nell'ambito dei vari contatti
che sul finire della guerra si ebbero un po' con tutte le
parti in gioco (a volte autorizzati anche dal Duce), oppure
nascondevano qualcosa di altro e di peggio?
Perché nel secondo caso, queste collusioni avrebbero potuto avere
anche un ruolo decisivo al momento del crollo militare
quando a Como, quel 26 aprile 1945, entrarono in gioco gli
agenti americani e del SIM Salvatore Guastoni e Giovanni
Dessì con i quali Romualdi trattò la "tregua" della
rimanente colonna armata fascista.
Anche su queste basi il ricercatore storico di Parma Franco
Morini, che ancor prima di Parlato aveva svolto varie
ricerche, a partire dalla sua città, ha ampliato il campo
indagativo tirando in ballo la rete spionistica NEMO, che
comprendeva oltre a vari prelati e uomini della Resistenza,
il su menzionato Nadotti, ecc., anche uomini della RSI,
autentici traditori.
Esponiamo adesso le ricerche di Franco Morini, già pubblicate su
HISTORICA NUOVA e a cui rimandiamo per una visione
d'insieme, più ampia e più esaustiva.
Avvertenza:
la raccolta di questi scritti di Morini, l'abbiamo, un po'
arbitrariamente, divisa in otto parti e al termine di ognuna
abbiamo inserito le rispettive note.
Nel frattempo il ricercatore Morini ha ancora prodotto altri
articoli e allegati, che in seguito faremo conoscere.
Scarica saggio in pdf
http://fncrsi.altervista.org/La_rete_Nemo.pdf
Tratto da:
http://fncrsi.altervista.org/La_rete_Nemo.html
Scarica saggio in pdf
http://fncrsi.altervista.org/La_rete_Nemo.pdf
Tratto da:
http://fncrsi.altervista.org/La_rete_Nemo.html
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