sabato 11 giugno 2016

Ci prestano il "nulla" e rivogliono tutto


La banca crea dal nulla, e nel nulla si torna.

In questo articolo abbiamo voluto analizzare l’ intervista del Prof Nino Galloni in tema di banche, tasse e finanza, in quanto ci ha offerto spunti molto interessanti per far capire alle persone dove sono i punti di congiunzione e disgiunzione con i concetti auritiani di Sovranità Monetaria

Secondo la visione del Prof Galloni ,che stimiamo, la prima cosa da fare è “ripristinare la sovranita’ monetaria in capo allo Stato” e su questo punto siamo ovviamente concordi con lui ma a patto che tale sovranità sia reale ed effettiva, ossia segua il significato etimologico della parola e non costringa il popolo di una nazione a doversi indebitare col sistema bancario, sia esso nazionale o internazionale.
Quindi è bene essere chiaro fin da subito: sovranita’ al popolo (art 1 Cost), ben specificando compresa quella monetaria; non allo Stato come ente astratto.
Un argomento affrontato dal prof. Galloni è il ripristino di un Glass Stegall Act, ovvero la separazione tra “chi fa credito e finanza” e su questo punto facciamo le seguenti osservazioni:
- La finanza ,che trova la sua manifestazione nella “borsa valori”, è un “gioco a somma zero”.
Essa non genera alcuna vera ricchezza per la collettività. La sua funzione, come suggerisce il termine, in origine consisteva nel fare incontrare “creditore e debitore” per porre fine alle rispettive posizioni; oggi è un semplice collettore di ricchezza prodotta dai popoli.
La finanza non svolge alcun lavoro socialmente utile ma si limita a trasferire,sempre piu’ velocemente, enormi capitali da un continente ad un altro, onde poter gonfiare i titoli azionari di valori monetari creati dalle popolazioni. Quando i capitali giungono all’ economia reale allora la la popolazione crea ricchezza salvo, poi, incamerare detta ricchezza nel titolo borsistico e trasferirla attraverso un click del computer, lasciando il piu’ assoluto deserto nel paese di partenza.
“Speculare” ,nella sua accezione, indica l’ attesa di valori derivante da un’ attivita’ previsionale puramente soggettiva.1

Chiediamoci dunque:
attesa dei valori prodotti da CHI?
che lavoro svolge la finanza?
E’ utile alla collettivita’ che essa continui ad esistere?
Non occorre addentrarci nei meandri della logica per comprendere che l’ attivita’ previsionale sia frutto dell’ intelletto umano. 
Anche il Prof Galloni sottolinea quest’aspetto quando dice che il “credito” è ponte tra “passato” e “futuro”.  
Quest’ affermazione è esattamente quanto sostenuto dal Prof Auriti, ossia è l’ attivita’ previsionale della mente umana che genera i valori che vengono indotti nella moneta. 
 I valori si producono quando l’ uomo, avvertita un’ esigenza, si ingegna il modo con cui soddisfare il proprio bisogno.
E' come dire che: la moneta è il frutto della mente umana, ed è all’ umanità che essa spetta.
Se la moneta è previsione umana, allora non puo’ essere anche merce, né tantomeno essere moneta bancaria.
In altre parole: cade totalmente il presupposto “creditizio” vantato dalle banche.
Per quanto sopra riteniamo che l’ attivita’ finanziaria che specula sui popoli, debba essere inibita.
A proposito della funzione del credito che svolge un’ importante funzione sociale. 
Si fa la giusta distinzione tra moneta legale che, effettivamente, è solo una piccola percentuale della massa monetaria e moneta bancaria che è una fetta ben piu’ ampia. 
Tale precisazione ci induce a ribadire che alcune scuole di pensiero abbiano una visione miope pensando di “dominare” la politica monetaria controllando la sola “Banca centrale”
Proseguendo nell’ intervista si distingue tra moneta legale garantita dalla legge dello Stato, e moneta creditizia bancaria.
Sotto quest’ aspetto tutte e due le fattispecie sono di natura “creditizia”, ossia richiedono garanzie: titoli di debito pubblico nel primo caso, garanzie personali nel secondo.
In entrambi i casi debito per il popolo.
Tornando alla moneta bancaria troviamo che il Prof Galloni riveli una verita’ sconcertante.
Come ammesso dalla stessa Banca d’Inghilterra , e sottolineato dal Professore, le banche creano moneta (ndr simbolo monetario) nel momento in cui si crea il prestito.
In realta’ il professor Galloni sottolinea che: 
 “la banca non da’ nulla.  
La creazione monetaria dipende da quando il prenditore, il mutuatario ecc…via via paga le rate del suo debito. 
Cioè , la banca si “incredita” ed indebita il suo prenditore ma, in realta’, non gli da’ niente, se non un pezzo di carta assegno circolare (o sempre piu’ spesso un click sul computer- ndr), dietro il quale non c’ è copertura perché la somma di tutti gli assegni circolari che sono stati emessi dal sistema bancario è molto di piu’ di quel 3% di moneta che giace effettivamente nei depositi e nei c/c “.
Avete capito bene?.  
La banca si incredita e vi indebita ma, in realtà, non vi da’ niente.
Quindi non si capisce quale sia il presupposto per “tassare il nulla”.
Continuando, il Prof Galloni nuovamente ribadisce come sia il prenditore, col proprio lavoro, a creare benessere e quindi a dover restituire il nulla (ndr).
In altre parole si afferma che la banca realizza il proprio guadagno prestando al prenditore la sua stessa fiducia e, per tale affidamento, egli deve restituire con gli interessi il frutto del suo tempo e del suo lavoro.
Questa è l’ importante funzione “creditizia” bancaria che condanna alla povertà 3/4 della popolazione mondiale

Affermare che il sistema creditizio (puro ente astratto), svolga la funzione di permettere a un essere umano di lavorare, creare e produrre benessere, ci sembra un tantino forzato.
Essa richiama alla mente la concezione di Engels secondo il quale “è il lavoro che crea l’ uomo”.
A questo punto ,riferisce il Prof Galloni, le correnti di pensiero si sdoppiano.
La prima prevede l’ obbligo per la banca di prestare sulla base dei propri depositi (100% della riserva) il che implicherebbe il venir meno del credito (ndr credito del nulla).
I motivi per cui i depositi debbano essere “propri” della banca e non di chi ha creato il valore è un mistero da chiarire, ma proseguiamo.
Secondo il professor Galloni, la banca <<deve computare tutta la rata che è creazione da parte del prenditore (ndr creazione di ricchezza vera), ed imputarla a profitto. Detratti i costi di gestione aziendale, il profitto dovrebbe aggirarsi intorno al 90%; percentuale alla quale si potrebbe applicare un’ aliquota del 20%, il che produrrebbe un gettito erariale di circa 400 miliardi di euro>>.
Consentiteci, adesso, un breve accenno di tipo contabile, visto che sulla questione della computazione del rientro delle rate ci torneremo con un documento ad hoc che mettermo a disposizione di tutti.
Dal nostro punto di vista rileviamo che l'esigenza di partita doppia crea la necessità di ricorrere ad un tecnicismo per evitare la squadratura della registrazione contabile. 
Tra l'altro, tale pratica è derivata dalla registrazione contabile conseguente alle prime attività di prestito di denaro, nei secoli precedenti, quando venivano effettuate proprio all'atto del deposito dell'oro, in cambio della nota di banco. 
Prima, come ora, nell’ appostare all' attivo del conto patrimoniale l'attività che darà i frutti, c'è la necessità di relativa contropartita nel passivo. Non effettuare tale operazione significa lasciare monca la scrittura contabile. Per questo motivo l'esempio addotto non calza, in quanto l'utile derivante da qualsiasi operazione che utilizzi un asset non è l'asset stesso, ma il frutto derivante dal suo utilizzo . Spostare il reflusso del finanziamento dal patrimonio ai ricavi, significa creare una provvista in modo artificioso.  
Tale operazione è pericolosa perché, appostando il reflusso dei prestiti nei ricavi, si decreterebbe la proprietà della moneta in capo alla banca e non più al portatore. La banca crea denaro dal nulla e nel nulla devono tornare i denari.
Secondo il Prof Galloni, invece, tale tecnica <<consentirebbe di abbassare l’ aliquota dell’ imposizione fiscale gravante sui cittadini>>.
Noi opponiamo che giova poco il fatto che con questo metodo di contabilizzazione, errato, si tasserebbe il reflusso, perché le tasse verrebbero pagate comunquecon denaro creato dal nulla e ricordiamo che tutta la moneta viene emessa a debito.
Guadagno per la banca, debito per il popolo.
Ancora nell’ intervista, Galloni afferma:
“ quando la banca presta , ad esempio 200 mila euro e ne riceve solo 100 mila ottiene un guadagno del 50%”.
In realta’ , avendo la banca prestato ciò che non è suo il guadagno ammonta ben al 150% ! Infatti prstando ciò che non è suo guadagna già il 100% al quale si somma la metà del prestito, il 50%, che è stato restituito con sudore e lavoro, valore che è di proprietà di chi ha creato beni e servizi. Ecco da dove esce il 150%. 
Quindi una volta rilevato l’ “errore” di base, anziché eliminarlo, si propone l'errore di “istituzionalizzarlo” attraverso la tassazione di un arricchimento non dovuto.
Alla domanda che si fanno in tanti del perché lo Stato non emetta moneta senza ricorrere alle banche, spesso la risposta del prof. Galloni è :
  • è una questione marginale cio’ che conta è la velocita’
  • se si facesse il reddito di cittadinanza o helicopter money, si avrebbe oggi un beneficio, ma se poi la moneta non viene recuperata dallo Stato si crea inflazione (monetaria ndr) per cui i fornitori non accetterebbero più questo denaro in pagamento“.
Invece, rileviamo che è proprio l’ aumentare dei biglietti nell’ economia reale che fa aumentare la velocita’ di circolazione in quanto la gente spende più volentieri.
Ovviamente occorrera’ avere la padronanza della politica monetaria, in modo da “condizionare la rarità della moneta in base alla rarità delle merci, non viceversa” , come diceva Auriti .
Ossia , è doveroso evitare lo spauracchio dell’ inflazione ma, altresì, quello della deflazione.
Viene poi evidenziata la funzione fondamentale dell’ accettazione della moneta da parte del popolo ma, senza l’ accettazione dei cittadini, il valore monetario non nasce.
Dunque, da dove ha origine il problema?.
Nel confondere volutamente il valore indotto dalla previsione umana che si realizza nella convenzione sociale, con il valore creditizio, che impone il mantra: niente debito nessuna moneta.
Se la moneta ,come sostiene il sistema bancario, ha natura creditizia allora pretendiamo di sapere:
  • Chi è il creditore che ci presta il nulla (nome e cognome)
  • Qual è la giustificazione giuridica di tale credito, ossia il titolo giuridico del debito.
  • Quando si estinguerà tale debito.
In assenza di queste informazioni viene meno la certezza del Diritto e lo Stato democratico.
Va da sé che ,in un siffatto sistema, ci sara’ sempre qualcuno in condizione di insolvenza perché le regole del gioco non consentono diversamente.
Ci devono,quindi, dire come fa un popolo costretto ad indebitarsi a essere ritenuto sovrano.
Dunque quale soluzione?
  • distinguere il momento della creazione del mero simbolo monetario, sia esso banconota o cifra sul computer, dal momento dell’ accettazione dello stesso da parte del popolo, che lo pone in circolazione e ne induce il valore.
  • legiferare sulla proprietà della moneta al portatore.
  • tutelare la funzione creditizia con precise regole in modo da restituire ad essa il ruolo di sviluppo del tessuto sociale e non il suo depauperamento.
A tal fine adottando uno strumento nuovo con valore di moneta.
Come ogni bene giuridico bisogna definire con chiarezza chi è il proprietario di tale bene.
Il denaro non possiede valore alla nascita.
E’ l’ uomo che gli attribuisce tale qualità.
Non sono le tasse a dar valore al denaro perché il denaro deve ,per forza di cose, prima nascere.
Pertanto, sostenere che una volta la banca possedeva “biglietti suoi” è del tutto fuorviante.
Tutt’ al piu’ la banca puo’ possedere supporti cartacei, come fosse un mero tipografo, di certo non i valori monetari prodotti dalle persone.
Eppure la banca pretende di essere pagata per il valore in esso contenuto, grazie all’ attività umana.
Si impone ,dunque, pensare ad uno strumento nuovo con valore di moneta ridefinendo,con precise regole, chi e come deve esercitare il credito.
Oramai la questione non è piu’ rimandabile.
Non possiamo ancora tollerare disperazione, miseria, fame.
Ogni popolo deve essere proprietario della propria moneta, perché è il popolo che induce valore monetario.
Noi vogliamo che la moneta sia di “proprietà del portatore”, abbia valore convenzionale e dunque non indebitante, la politica su questo punto ci deve rispondere.

(17.05.2016 )
Per Scuola Studi Giuridici Monetari “ G. Auriti”
Dott.ssa Sara Lapico.

TRATTO DA:
http://www.giacintoauriti.eu/notizie/137-ci-prestano-il-nulla-e-rivogliono-tutto.html

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