sabato 30 aprile 2016

La Notte dei Cristalli 1938 il grande spettacolo anti-tedesco.

Crystal Night 1938: The great Anti-German spectacle. Ingrid Weckert
Herschel Grynzpan, il
sicario che provocò 
l'inizio della Notte 
dei Cristalli
1938, LA NOTTE DEI CRISTALLI: IL GRANDE SPETTACOLO ANTI-TEDESCO
Di: Ingrid Weckert
Tratto da: The Journal of Historical Review, Estate 1985 (Vol. 6, N° 2), pag. 183-206. Questo studio è stato presentato per la prima volta alla Sesta Conferenza dell’IHR, Febbraio 1985, a Anaheim, California.
Fonte: ihr.org

Ingrid Weckert,
l'autrice del saggio
NOTE SULL’AUTRICE: Ingrid Weckert è l’autrice di un’indagine dettagliata sulla “Notte dei Cristalli” e dei rapporti ebraico-tedeschi durante gli anni 30 che fu pubblicata in un libro in Germania, nel 1981, col titolo “ Feuerzeichen “, e negli USA, nel 1991, col titolo “ Flashpoint “. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Weckert era un’adolescente nella Berlino devastata. Dopo il diploma di ginnasio studiò teologia, inclusi studi giudaici, in Svizzera. Ha approfondito la sua conoscenza della storia e del carattere del popolo ebraico durante numerose visite in Israele. La Sig.ra Weckert ha vissuto per anni a Monaco dove ha lavorato come bibliotecaria e ha dedicato molto tempo alla ricerca storica e a scrivere.
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“La Notte dei Cristalli” è il nome che venne dato alla notte fra il 9 e 10 Novembre 1938. In quasi tutte le grosse città tedesche e in alcune più piccole, in quella notte, vetrine di negozi di ebrei furono infrante, case e appartamenti di ebrei furono distrutti e furono demolite e incendiate sinagoghe. Molti ebrei furono arrestati ed alcuni furono addirittura uccisi. La “Notte dei Cristalli del Reich” (Reichskristallnacht) fu uno dei più vergognosi eventi della Germania Nazionalsocialista. Sebbene gli ebrei ne soffrirono all’inizio, il danno maggiore alla fine fu arrecato alla Germania e al popolo tedesco.
Persino le persone che simpatizzano per il Nazionalsocialismo non si spiegano come ciò sia potuto accadere. Julius Streicher, il così detto “tormentatore numero uno di ebrei” (nota 1), ad esempio, fu sconvolto quando apprese delle dimostrazioni e delle distruzioni il mattino seguente.
La domanda più importante è: chi fu responsabile dell’incidente? Viene generalmente riconosciuto, specialmente da storici contemporanei, che i Nazisti hanno organizzato e effettuato il pogrom e che il principale istigatore era il Ministro della Propaganda Dr. Joseph Goebbels. La verità è che Adolf Hitler era così disgustato dall’incidente che proibì chiunque dal parlarne in sua presenza. Il Dr. Goebbels si lamentava che adesso avrebbe dovuto spiegare questa terribile vicenda al popolo tedesco e al mondo e che non sapeva che tipo di spiegazione credibile dare. Se invece fosse stato responsabile della Notte dei Cristalli avrebbe avuto sicuramente una spiegazione ben congegnata. La spiegazione che diede il mattino del 10 Novembre non era assolutamente convincente e in genere non fu creduta dal pubblico tedesco. Durante lo studio sull’argomento, reperibile nel mio libro sulla Notte dei Cristalli “ Feuerzeichen “, trovai molti fatti che non corrispondono alla tesi generalmente accettata. Anzi, le prove da me trovate danno un quadro completamente diverso.
Vetrine di un negozio di proprietà
 di ebrei distrutte durante la notte dei cristalli
LA STORIA CHE VIENE RACCONTATA
La sequenza di avvenimenti generalmente considerata, secondo la maggior parte di coloro che scrivono sull’argomento, è questa.
Nell’Ottobre del 1938 il governo polacco comunicò che tutti i passaporti polacchi sarebbero scaduti alla fine del mese a meno che non avessero ricevuto un timbro speciale, disponibile solo in Polonia. Questa decisione mirava  in effetti a sbarazzare la Polonia da tutti gli ebrei polacchi residenti in paesi stranieri, la maggior parte dei quali era in Germania. Molti dei circa 70.000 ebrei polacchi che vivevano nel Reich in quel periodo, erano arrivati dopo la Prima Guerra Mondiale. Il governo tedesco ora temeva di doversi tenere in modo permanente questi 70.000 ebrei. La Germania tentò di negoziare la cosa con i polacchi i quali rifiutarono seccamente.
Il 28 Ottobre, due giorni prima del termine di scadenza, la polizia tedesca circondò dai 15 ai 17.000 ebrei polacchi, per lo più maschi adulti, in varie zone del Reich e li trasportò al confino germano-polacco. I deportati viaggiarono in normali treni passeggeri tedeschi con tutto lo spazio necessario. Al contrario di certe affermazioni, non furono pigiati dentro a carri bestiame. Essi ricevettero cibo e assistenza medica. Dottori e personale della Croce Rossa li accompagnarono sui treni. (nota 2).
I funzionari polacchi di confine furono stupiti quando arrivarono i primi treni alla frontiera e lasciarono entrare gli ebrei in Polonia. Quasi contemporaneamente il governo polacco deportava gli ebrei tedeschi verso la Germania. Il giorno successivo, il 29 Ottobre, i governi tedesco e polacco improvvisamente concordarono di fermare le reciproche deportazioni delle loro rispettive popolazioni ebraiche. Le deportazioni furono completamente sospese quella stessa notte.
Fra gli ebrei polacchi deportati c’era la famiglia di Herschel Feibel Grynszpan (Gruenspan), un diciassettenne che viveva allora a Parigi. Ciò che è successo dopo viene generalmente raccontato in modo non corretto e con giudizio di parte. Il 7 Novembre Grynszpan si recò all’ambasciata tedesca a Parigi e sparò al Segretario di Ambasciata  Ernst vom Rath. Si dice che Grynszpan lo fece perché era furioso per via della deportazione della sua famiglia. La verità sulla vera motivazione è ben diversa. Si dice anche che, la popolazione tedesca indignata dalla notizia della morte di vom Rath, organizzò delle dimostrazioni anti-ebraiche, distrusse negozi di ebrei, demolì e incendiò tutte le sinagoghe in Germania. Le dimostrazioni e le distruzioni avvennero realmente ma la verità è che non furono organizzate dal popolo tedesco e non riguardarono la maggior parte delle sinagoghe del Reich. Infine si sostiene che la Notte dei Cristalli fu l’inizio dello sterminio degli ebrei in Germania. Ciò è completamente falso.
I RAPPORTI GERMANO-EBRAICI PRIMA DELLA NOTTE DEI CRISTALLI
Prima di spiegare come gli avvenimenti che circondano la Notte dei Cristalli differiscono da ciò che viene in genere creduto, devo prima dare alcune informazioni di fondo circa gli anni di pace che seguirono la salita al potere di Hitler nel 1933. Chiunque sia consapevole della vera situazione in Germania durante il terzo Reich, riconosce che l’episodio della Notte dei Cristalli è alquanto eccezionale. Fu un’aberrazione radicale che usciva dal normale modello di vita quotidiana. L’evento non aveva nulla a che vedere con la politica ebraica ufficiale dei Nazionalsocialisti e neppure col generale atteggiamento tedesco nei confronti degli ebrei. I tedeschi non erano più antisemiti di qualsiasi altro popolo. Gli ebrei che dovettero andarsene da altri paesi europei preferivano la Germania come luogo dove vivere e lavorare.
Nell’ambito del Partito Nazionalsocialista stesso vi erano due distinte correnti anti-semite. Una era accademica e l’altra grossolana. La corrente accademica era centrata attorno all’Istituto per gli Studi della Questione Ebraica. Pubblicò vari giornali e fece conferenze a gruppi civili e politici. Le sue attività prevedevano una politica di pacifica rimozione degli ebrei dalla Germania per reinsediarli altrove. Le SS  si dedicavano a tempo pieno a questa politica e rifiutavano ogni concetto di anti-semitismo volgare. La corrente grossolana antisemita  cercò  di influenzare  il sentimento popolare. L’esponente principale di questo tipo di approccio era Julius Streicher che pubblicava il mensile non ufficiale “Der Stuermer”. Utilizzava rozze caricature per ritrarre gli ebrei nel modo più orribile cercando di convincere i lettori che gli ebrei era cattivi quanto Satana. Per anni il motto “gli ebrei sono la nostra sfortuna” appariva sulla prima pagine di ogni edizione. Il giornale Der Stuermer usò spesso mezzi impropri e non dignitosi per fare il punto.
Il Nazionalsocialismo tedesco considerava gli ebrei fondamentalmente come stranieri non tedeschi che si erano dimostrati essere distruttivi per qualsiasi nazione aveva loro permesso di comandare. Quindi, l’unico modo per prevenire ulteriori problemi era quello di separare gli ebrei dai tedeschi. In altre parole: dovevano emigrare. Su questo punto i Nazionalsocialisti e i Sionisti concordavano in pieno. Sebbene gli ebrei rappresentavano meno dell’1% della popolazione totale tedesca nel 1933, essi avevano potere e influenza nella finanza, negli affari, nelle vicende culturali e nella vita scientifica in modo  sproporzionato rispetto al loro numero. L’influenza ebraica era ampiamente considerata dannosa alla ripresa tedesca dopo la Prima Guerra Mondiale. Non venne presa alcuna misura legale nei confronti degli ebrei in Germania fino alla “Dichiarazione di Guerra” ebraica internazionale contro la nazione tedesca, come annunciata, ad esempio, sulla prima pagina del quotidiano londinese DAILY EXPRESS del 24 Marzo 1933. Questa “dichiarazione” assunse la forma di un boicottaggio mondiale delle merci tedesche. Una settimana dopo ci fu un boicottaggio, ufficialmente approvato, dei negozi e degli empori ebraici in tutta la Germania. Questa azione era la risposta diretta al boicottaggio internazionale ebraico dei prodotti tedeschi già in vigore. La reazione tedesca, comunque, fu una vicenda ridicola e venne limitata ad un solo giorno, il 1° di Aprile 1933. Hitler e Goebbels riconobbero che il contro-boicottaggio tedesco fu un fallimento e avrebbe messo la gente contro il nuovo governo. Inoltre, questa reazione di un solo giorno, avvenne di sabato, il sabato ebraico. Gli ebrei osservanti si compiacevano malignamente dello sconforto di quegli ebrei che normalmente tenevano aperti i loro negozi al sabato e ora erano di fatto obbligati dal governo ad obbedire alla legge ebraica che vietava il lavoro di sabato. Il regime Nazionalsocialista in seguito cercò di ridurre l’influenza ed il potere ebraico con severi mezzi legali. La prima legge tedesca che poteva essere considerata anti-ebraica era datata 7 Aprile 1933. Nonostante la personalità giuridica degli ebrei veniva limitata, ogni singolo ebreo sapeva quali erano i suoi diritti legali e ciò a cui aveva ancora diritto. Non ci furono misura extra-giudiziarie o segrete contro gli ebrei.
Ironicamente, fu proprio la politica discriminatoria ufficiale contro gli ebrei che ridusse quasi a zero l’efficacia della propaganda antisemita. I tedeschi sono in genere un popolo equanime. Quando i tedeschi videro i loro vicini ebrei venire trattati ingiustamente, consideravano che ciò fosse ben peggio dei pericoli che gli ebrei presumibilmente rappresentavano semplicemente perché erano tali. Inoltre, gli esempi di criminalità e perversione ebraica descritti nel giornale Der Stuermer venivano ampiamente considerati eccezioni rispetto al normale comportamento ebraico. Il tedesco medio era convinto che gli ebrei che lui conosceva personalmente fossero totalmente estranei allo stereotipo criminale a volte descritto sui giornali. Nella mia città natale di Berlino la maggior parte dei medici e avvocati erano ancora ebrei. E persino l’ufficiale sanitario pubblico per l’infanzia nel distretto di Berlino, dove viveva la mia famiglia, era un ebreo che mantenne questo lavoro per tutta la durata della guerra. Ricordo ancora un giorno in cui mia madre tornò a casa dopo essere stata dal suo medico ebreo. Mi disse che non potè vederlo perché non c’era più. Era stato preso e portato via la notte precedente. Mia madre era sconvolta. Una folla di persone si era radunata fuori dalla casa del medico. Erano tutti colpiti e parlarono apertamente dell’ingiustizia di questo provvedimento. I miei genitori parlarono più tardi di ciò che era successo e concordarono che il dottore non aveva mai fatto niente di male. La loro reazione fu tipica. Alcuni giorni dopo il pediatra della nostra famiglia, anche lui ebreo, fu portato via nello stesso modo.
A quell’epoca non sapevo cosa significasse essere portati via. Fu solo molti anni dopo la guerra, quando iniziai a leggere la letteratura olocaustica, che appresi di presumere di credere che essere portati via significasse la deportazione in un campo di concentramento e la probabile morte. Ma come molte migliaia di altre, le due famiglie dei due medici non furono sterminate. Un giorno d’estate nel 1973, mentre stavo camminando per le strade del quartiere tedesco di Tel Aviv, mi imbattei nelle insegne riportanti i nomi dei due medici sulle porte di due case. Cercai subito di fare loro visita e scoprii che entrambe le famiglie erano emigrate in Palestina nel 1939. Sebbene uno di loro nel frattempo era morto in Israele, riuscii a parlare all’altro. Si ricordava molto bene di mio padre e mi spiegò che quando lui e la sua famiglia furono arrestati, furono portati in un campo dove fu loro data la scelta se firmare un documento dichiarante la loro intenzione di emigrare dalla Germania oppure essere portati in un campo di lavoro. Lui e la sua famiglia scelsero di emigrare. Infatti la maggior parte degli ebrei tedeschi sopravvisse bene alle disposizioni antisemite. Ciò non significa che quelle disposizioni non fossero inique per i singoli ebrei, ma riuscirono normalmente a conviverci.


L’ACCORDO “HAAVARA”
Come già affermato, l’obiettivo principale della politica ebraica tedesca era quello di incoraggiare gli ebrei ad emigrare. Dopo l’inizio del boicottaggio internazionale ebraico contro le merci tedeschi nel Marzo 1933, la comunità ebraica in Palestina prese contatto col governo tedesco ed offrì una tregua nel boicottaggio per quanto riguarda la Palestina a condizione che ciò avvenisse in combinazione con l’emigrazione ebraica dalla Germania. Di conseguenza il patto “Haavara” o “Trasferimento”  fu firmato dai tedeschi e dagli ebrei nel Maggio del 1933 (nota 3). La comunità ebraica concluse così un accordo estremamente vantaggioso col governo Nazionalsocialista soltanto pochi mesi dopo la sua salita al potere. Questo accordo fu una fase cruciale nella creazione dello Stato di Israele. Quando feci questa osservazione nel mio libro “Feuerzeichen”, pubblicato nel 1981, alcuni lettore la ritenevano scandalosa (nota 4). Ma poi la stessa osservazione fu fatta in “ The Transfer Agreement” (l’accordo di trasferimento), un libro di Edwin Black pubblicato nel 1984. Il paragrafo finale del suo libro si conclude con l’affermazione che la continuativa relazione economica fra la comunità ebraica in Palestina e la Germania Nazionalsocialista fu “un fattore indispensabile nella creazione dello Stato di Israele” (nota 5).
Questo accordo rendeva possibile a qualsiasi ebreo di emigrare dalla Germania con praticamente tutti i suoi averi e la ricchezza personale a condizione che gli ebrei depositassero tutti i loro averi in una delle due banche tedesche di proprietà ebraica che avevano filiali a Tel Aviv e a Gerusalemme. Al loro arrivo in Palestina potevano ritirare i loro averi secondo i termini dell’accordo. Il capitale tedesco di questi due istituti bancari ebraici era garantito dal governo tedesco. Persino dopo la guerra questi averi erano disponibili per i proprietari ebrei o ai loro rappresentanti. Se un ebreo non voleva emigrare subito, poteva trasferire tutti i suoi averi personali in Palestina dove sarebbero stati salvaguardati da un fiduciario mentre restava in Germania per un periodo indefinito e sempre con l’emigrazione come suo eventuale obiettivo. Intanto la sua fortuna personale sarebbe stata al sicuro fuori dalla Germania.
Persino gli ebrei più poveri che non arrivavano a possedere 1.000 Sterline Inglesi poterono emigrare in Palestina grazie a crediti erogati in base al Trattato. Le autorità britanniche in genere richiedevano una somma minima di 1.000 Sterline per ogni immigrante in Palestina nel caso non avesse avuto il diritto a possedere un cosi detto certificato di lavoratore. Solo un numero limitato di questi certificati era disponibile e venivano rilasciati solo a persone con particolari specializzazioni lavorative. Inoltre, gli ebrei che emigravano in Palestina erano esentati dalla cosi detta “tassa aerea del Reich” che tutti gli emigranti tedeschi dovevano di norma pagare. Tuttavia le ditte ebraiche che si occupavano dei traslochi facevano pagare una percentuale fissa sui loro totali averi. Questo accordo rimase operativo fino alla fine del 1941 quando gli Stati Uniti entrarono in guerra.
GLI STANDARD ETICI NAZIONALSOCIALISTI
Rimango sempre stupita ogni volta che leggo dei libri sul Terzo Reich pubblicati dopo la guerra. La maggior parte danno una descrizione della realtà del Terzo Reich quasi totalmente falsa. La Germania di Adolf Hitler non era la Germania descritta da questi libri. Era ben diversa. Io sono stata cresciuta durante il Terzo Reich. Assieme alla mia generazione ricevetti un’educazione con i più alti standard etici. Ci veniva insegnato ad amare e a rispettare il nostro paese e il nostro popolo. Ci insegnavano ad essere orgogliosi della sua grande storia. Gli eroi del passato tedesco rappresentavano i nostri grandi ideali. Ci spronavano all’onestà e alla responsabilità durante la nostra vita. Sono dell’opinione che la gioventù della Germania di Adolf Hitler era la migliore di tutta Europa e forse di tutto il mondo.
Gli stessi standard etici venivano applicati alle SS e alle SA. I reparti di assalto SA non erano uomini raffinati. Preferivano in genere usare i pugni prima del cervello ma essi agivano secondo gli ideali che erano stati loro insegnati, come onore, fedeltà, onestà e devozione al loro popolo e al loro paese. Non erano quelle bestie sadiche rappresentate dai cosi detti storici. Fu la loro fedeltà e il loro coraggio che salvarono la Germania dal caos e dal comunismo. E’ pura stupidità descrivere gli uomini delle SA come assassini assetati di sangue, come spesso avviene oggi. Sebbene qualche singolo appartenente alle SA possa aver commesso atti di brutalità, non ha senso accusare l’intera organizzazione o l’intero popolo tedesco e il suo governo per questo comportamento. Singoli appartenenti alle SA furono invece coinvolti nell’incidente della Notte dei Cristalli. Ma coloro che vi parteciparono furono molti di meno di quello che è stato asserito. Dei 28 gruppi di SA che esistevano in Germania all’epoca, le prove disponibili ne identificano solo tre ad aver ricevuto ordini di unirsi alla dimostrazione anti-abraica.
COSA SUCCESSE VERAMENTE DURANTE LA NOTTE DEI CRISTALLI
Vediamo ora che cosa realmente avvenne durante quella notte fatale.
Dopo il 1945 tutto il male fatto a qualsiasi ebreo nella Germania Nazionalsocialista è stato descritto con grandi dettagli in molte pubblicazioni ed assieme ad altre storie dando cifre esagerate che sono poi diventate la cosi detta “verità storica”. Com’è possibile allora che nonostante siano trascorsi più di quarant’anni nessuno abbia stabilito la vera dimensione del danno fatto agli ebrei durante la Notte dei Cristalli? Tutto ciò che si apprende dagli scrittori di storia è che “tutte” le sinagoghe furono demolite e che “tutte” le vetrine dei negozi furono distrutte. A parte questa vaga descrizione, non viene dato alcun dettaglio.
Sulla base della cosi detta “verità storica” sulla Notte dei Cristalli, il Presidente del Congresso Mondiale Ebraico, Nahum Goldmann, ebbe la sfacciataggine nel 1952 di pretendere 500 milioni di Dollari dal Cancelliere tedesco Konrad Adenauer come risarcimento riparatorio per il danno subito durante quella notte di Novembre. Quando Adenauer chiese a Goldmann una giustificazione per una richiesta così enorme, Goldmann rispose: “ Trovi lei stesso la giustificazione! Ciò che voglio non è la giustificazione ma i soldi “ (nota 7). E il denaro lo ricevette! Goldmann può aver interpretato la disponibilità del Cancelliere tedesco di pagare mezzo miliardo di Dollari come prova della presunzione che tutte le sinagoghe erano state distrutte. Perché mai la Germania doveva essere così folle da pagare per qualcosa che non era mai successo? Infatti, la “verità storica” che “tutte” le sinagoghe tedesche furono distrutte è una menzogna.
Nel 1938 c’erano in Germania circa 1.400 sinagoghe, fra queste circa 180 furono distrutte o danneggiate. Inoltre gli ebrei possedevano circa 100.000 negozi e magazzini in Germania nel 1938. Di questa cifra, solo circa 7.500 ebbero le vetrine infrante. Queste cifre indicano quanto la cosi detta “verità storica” differisce da ciò che accadde in realtà. Il danno e la distruzione che furono causati rappresentavano, ovviamente, una terribile vergogna, ma le esagerazioni, in particolare da parte di storici tedeschi che le adoperano per condannare il loro stesso popolo, sono anch’esse una vergogna.
Gli storici ci dicono che durante la Notte dei Cristalli tutti gli ebrei erano terrorizzati, che accettavano sottomessi ciò che stava accadendo loro e che stavano a guardare la distruzione delle loro proprietà senza opporre resistenza. E’ vero invece il contrario. Andando a ricercare negli archivi in merito a questa vicenda, trovai molti documenti che dicono esattamente l’opposto di quanto viene affermato. Il fatto è che in molti casi ebrei e i loro vicini tedeschi lottarono insieme contro gli attaccanti, buttandoli giù dalle scale. Delinquenti di strada furono picchiati e cacciati in più di un caso. La polizia ed i funzionari del partito erano generalmente dalla parte degli ebrei. Alcuni leaders della comunità ebraica andarono la mattina dopo alle stazioni di polizia per chiedere che si indagasse sul danno fatto alle loro sinagoghe. I successivi rapporti di polizia sono ancora disponibili oggi in archivio.
Al contrario di quanto ci è stato detto, la maggior parte degli ebrei non fu direttamente interessata da questi eventi. A Berlino, per esempio, tutti gli insegnanti e gli alunni della più grande scuola ebraica della città, che interessava l’intera area di Berlino, si recarono in classe il mattino dopo senza aver notato niente di insolito durante la precedente notte. Heinemann Stern, il preside ebreo di quella scuola, scrisse nelle sue memorie del dopoguerra di aver visto una sinagoga che bruciava mentre andava a scuola la mattina dopo la Notte dei Cristalli, ma pensò che fosse un incendio accidentale. Fu solo quando arrivò alla scuola che ricevette una telefonata che lo informò delle distruzioni della notte precedente. Le classi continuarono regolarmente quel giorno e fu solo durante il primo intervallo che si prese la briga di informare l’intero corpo studentesco di ciò che era successo (nota 8).
Come si può conciliare questa prova con la seguente affermazione di Hermann Graml, un noto storico tedesco e membro dell’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco: “ Ogni singolo ebreo fu picchiato, cacciato, derubato, insultato e umiliato. Le SA buttarono giù dal letto gli ebrei, picchiandoli senza pietà nelle loro case e poi dando loro la caccia quasi fino alla morte. Il sangue scorreva ovunque “ (nota 9). E’ concepibile che migliaia di bambini ebrei siano stati mandati a scuola dai loro genitori il mattino dopo quella tragica notte se gli attacchi agli ebrei fossero stati così orrendi ed estesi? Quale genitore avrebbe permesso ai propri figli di recarsi a scuola se solo avesse pensato che c’era il benché minimo pericolo di essere attaccati da bande vaganti di appartenenti alle SA? Penso che la risposta chiaramente sia: NO.
Cose spiacevoli sono sì accadute e furono abbastanza brutte, ma le fantasie dei moderni storici e scrittori come Graml non sono scusabili.
LA STORIA DI GRYNSZPAN
 Fu Herschel Feibel Grynszpan (Gruenspan) che diede inizio all’intera storia della Notte dei Cristalli per aver sparato al Segretario dell’Ambasciata tedesca a Parigi, Ernst vom Rath. Gli scrittori di storia ci dicono che il diciassettenne Grynszpan non era altro che un povero ragazzo ebreo che era stato portato alla disperazione dall’ingiustizia fatta alla sua famiglia e che, nella sua profonda depressione, sparò al giovane diplomatico tedesco. Il fatto, comunque, è che Grynszpan non aveva mostrato alcun precedente interesse per il destino della sua famiglia. Aveva voluto essere libero da loro ed era andato a Parigi a vivere per conto suo.
Quando la polizia francese chiese a Grynszpan il perché aveva sparato a vom Rath, lui diede varie spiegazioni contraddittorie:
VERSIONE 1: egli non intendeva uccidere vom Rath. Voleva uccidere l’ambasciatore tedesco ma siccome non conosceva personalmente l’ambasciatore, sparò a vom Rath per errore.
VERSIONE 2: lui voleva solo suicidarsi ma voleva farlo direttamente sotto ad un ritratto di Adolf Hitler. In tal modo sperava di diventare un simbolo per il popolo ebraico che veniva ucciso quotidianamente in Germania.
VERSIONE 3: egli non voleva uccidere nessuno. Sebbene avesse una pistola in mano, non sapeva come usarla e il colpo partì accidentalmente.
VERSIONE 4: non riusciva a ricordare quello che era successo mentre era nell’ufficio di vom Rath. Tutto ciò che ricordava era che lui era là ma non ricordava perché.
VERSIONE 5: non riusciva affatto a capire la domanda. Doveva avere avuto un totale vuoto di memoria perché non ricordava più niente.
E alla fine la VERSIONE 6 che diede molti anni dopo a funzionari tedeschi. Qualsiasi cosa avesse scritto la polizia francese sulle sue ragioni, erano sciocchezze. La vera storia è che di norma procurava giovani ragazzi al segretario d’ambasciata perché vom Rath era un omosessuale, e sparò a vom Rath perché non lo aveva pagato per i suoi servizi. Questa è l’unica versione che ritrattò in seguito durante un interrogatorio. Tuttavia, nessuna di queste spiegazioni è corretta.
La vera storia è molto meno eroica. Grynszpan aveva lasciato la sua famiglia ad Hannover (Germania) nel 1936 dopo aver finito la scuola dell’obbligo ma senza essere promosso. Suo padre era un sarto a cottimo che si era trasferito dalla Polonia in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Era noto che a Herschel non piaceva lavorare e così andò a bussare alle porte dei suoi zii a Bruxelles e a Parigi. Nel Febbraio del 1938 il suo passaporto scadde e il governo francese rifiutò di rinnovare il suo permesso di soggiorno. Di conseguenza, lo zio di Parigi insistette affinché Herschel lasciasse la sua casa perché temeva di avere poi dei guai con la giustizia. E ora la storia inizia a farsi estremamente interessante. Sebbene Grynszpan non avesse né lavoro né denaro (suo zio si rifiutò di mantenerlo), riuscì comunque a trasferirsi in un hotel. Questo hotel si trovava per caso vicino agli uffici di una importante ed influente organizzazione ebraica, la LICA (Lega Internazionale Contro l’Antisemitismo). Le domande che sorgono ora sono: chi lo ha mantenuto dopo il Febbraio del 1938 e chi ha pagato la sua stanza d’albergo? Sebbene non avesse evidenti mezzi di sostentamento e nemmeno documenti di identità validi fra il Febbraio e il Novembre del 1938, Grynszpan riuscì comunque a comprare una pistola per 250 Franchi la mattina del 7 Novembre 1938 e poi, un’ora dopo, andò all’Ambasciata tedesca e sparò a vom Rath.
Grynszpan fu arrestato sul posto e fu portato alla stazione di polizia. Sebbene fosse un ebreo polacco totalmente sconosciuto senza soldi e senza appoggi, uno dei più famosi avvocati francesi, Moro Giafferi, si presentò alla polizia alcune ore dopo l’omicidio e disse alla polizia che lui era l’avvocato di Grynszpan. Nessuna notizia sulla sparatoria poteva essere stata data dai giornali prima del suo arrivo. Come poteva Moro Giafferi sapere della sparatoria? Perché era così propenso a difendere questo giovane forestiero? E poi, chi avrebbe pagato le sue spese legali? Nel frattempo Moro Giafferi si prese cura di Grynszpan negli anni successivi. Prima che il caso Grynszpan arrivasse davanti ad un tribunale francese, scoppiò la guerra. Dopo che i tedeschi occuparono la Francia, fu consegnato a loro dalle autorità francesi. Fu portato in Germania dove fu interrogato varie volte ma non ci fu alcun processo. Moro Giafferi, che nel frattempo si era trasferito in Svizzera, riusciva ancora a prendersi cura di Grynszpan.
Molti funzionari tedeschi erano attivamente interessati al caso. Volevano che Grynszpan fosse processato ma ciò non ebbe mai luogo. Circolavano delle voci. Fu fissata una data del processo ma poi rinviata e poi rinviata e ancora rinviata di nuovo. Ogni qualvolta che un funzionario chiedeva perché Grynszpan non era stato processato, gli veniva data una risposta sempre diversa. Il velo di mistero che circondava il caso fu alzato solo lievemente molti anni dopo la guerra, quando un biglietto fu trovato fra le molte centinaia di pagine nell’archivio riservato a Grynszpan. Questo unico e breve biglietto affermava semplicemente che il processo contro Grynszpan non ci sarebbe stato per “ragioni diverse da quelle ufficiali” (nota 10). Non c’erano altre spiegazioni. Sebbene il regime Nazionalsocialista commise presumibilmente i crimini più inimmaginabili contro gli ebrei, l’assassino Grynszpan sopravvisse alla guerra e tornò a Parigi. Perché a Parigi dove poteva ancora essere arrestato e processato per omicidio? Invece gli fu dato un nuovo nome e nuovi documenti di identità (nota 11). Da chi? Chi c’era a Parigi ad aiutarlo e a prendersi cura di lui un’altra volta?
Casualmente, anche la famiglia Grynszpan sopravvisse alla guerra. Il padre, la madre, il fratello e la sorella del giovane furono deportati in Polonia, in conseguenza della storia dei passaporti polacchi e poco tempo dopo riuscirono in un qualche modo ad emigrare in Palestina. Ancora più sorprendente è che questo avvenne quando l’immigrazione in Palestina era riservata a persone che possedevano almeno 1.000 Sterline Inglesi a testa in contanti. Il padre di Grynszpan, un povero sarto a cottimo, certamente non poteva avere una fortuna di 4.000 Sterline. Molti anni dopo la guerra, il padre testimoniò al processo Eichmann a Gerusalemme che lui e la sua famiglia dovettero lasciare tutti i loro soldi, tranne 10 Marchi per ogni membro della famiglia, quando arrivarono al confino germano-polacco nell’Ottobre del 1938 (nota 12). Come sono riusciti a raccogliere 4.000 Sterline solo in poco tempo per la loro emigrazione verso la Palestina? Chi organizzò il loro trasferimento?
Forse la risposta a tutte queste domande è……Moro Giafferi! Non era un mago ma qualcuno ancora più potente. Era il consulente legale della LICA. La LICA fu fondata a Parigi nel 1933 dall’ebreo Bernard Lecache ed operava come un’organizzazione militante di propaganda contro l’antisemitismo vero o supposto. Il suo ufficio principale è ancora a Parigi allo stesso indirizzo del 1938 (ora noto come LICRA che ha perseguito senza successo Robert Faurisson alcuni anni fa[1]) e Moro Giafferi valeva ben le spese che la LICA gli pagava come consulente legale. Pare abbia preso parte ad importanti avvenimenti. Aveva già raggiunto la notorietà internazionale ad un raduno di massa a Parigi in seguito all’incendio del Reichstag di Berlino nel Febbraio del 1933. Senza conoscere tutto ciò che era successo, fece tuttavia un discorso astioso contro la Germania Nazionalsocialista nel quale accusò Hermann Goering di avere appiccato il fuoco. Nel Febbraio del 1936 Giafferi si precipitò a Davos, in Svizzera, dove l’ebreo David Frankfurter aveva sparato e ucciso Wilhelm Gustloff, il capo del Partito Nazionalsocialista tedesco in Svizzera. Durante il successivo processo venne chiaramente fuori che Frankfurter era stato un killer ingaggiato e appoggiato da una non identificata ma influente organizzazione. Tutte le tracce portavano alla LICA, ma con Moro Giafferi come suo difensore, Frankfurter non rivelò chi lo avesse ingaggiato. Ancor più sorprendenti le risposte di Frankfurter alle domande circa l’assassinio, sullo stesso modello delle risposte di Grynszpan, ma quasi tre anni più tardi dopo che Giafferi venne in difesa nella causa dell’omicidio di Ernst vom Rath.
CHI POTEVANO ESSERE I MANDANTI?
Come una medaglia, la Notte dei Cristalli ha due facciate. Una facciata è totalmente disponibile alla ricerca storica mentre l’altra rimane nell’ombra. Fino ad ora nessuno (almeno che io sappia) ha tentato di esaminare la facciata nascosta.
In seguito alla Notte dei Cristalli tutti volevano sapere chi erano i colpevoli. Il Dr. Goebbels doveva dare una spiegazione ufficiale la quale, in effetti, era la rabbia del popolo tedesco adirato per l’assassinio di Ernst vom Rath e che voleva punire gli ebrei, quindi iniziò il pogrom. Ma Goebbels non credeva molto a questa storia. A molte persone egli espresse il sospetto che un’organizzazione segreta avesse istigato l’intera faccenda. Non poteva affatto credere che un qualcosa di così bene organizzato potesse essere il risultato di una spontanea rivolta popolare.
Bisogna comprendere la vasta popolarità del regime Nazionalsocialista a quel tempo per rendersi conto quanto fosse incredibilmente difficile immaginare che qualsiasi movimento di opposizione segreto e ben organizzato potesse aver istigato un tale pogrom. Ora sappiamo qualcosa di alcune di queste cosi dette organizzazioni di resistenza. Ma a quel tempo tali gruppi di opposizione ben organizzati sembravano improbabili, tanto debordante era la popolarità e  la fiducia di Hitler e del governo Nazionalsocialista. Sebbene i Nazionalsocialisti fossero probabilmente più consapevoli di chiunque altro del pericolo del potere e dell’influenza ebraica, essi tuttavia li sottovalutarono completamente. A dire la verità, erano troppo ingenui. Una conseguenza di questa enorme popolarità e fiducia fu che gli stessi leaders del Partito non potevano semplicemente immaginare che ci potessero essere dei loro colleghi dietro all’intera vicenda. Fra i leaders del Partito le dita venivano puntate in tutte le direzioni. Pare che per evitare litigi interni e danneggiarne l’immagine pubblica, non sia mai stata avviata un’inchiesta per determinare chi fossero i mandanti. Hitler credeva che il Dr. Goebbels, il suo più intimo confidente e colui che non avrebbe mai potuto abbandonare, ne fosse stato l’istigatore.
Le sole persone che furono invece punite erano appartenenti alle SA che avevano partecipato direttamente al pogrom ed erano stati accusati nei tribunali tedeschi di omicidio, aggressione, saccheggio e altri atti criminali da testimoni tedeschi ed ebrei. Ma prima che una qualsiasi di queste cause fosse portata in tribunale, Hitler emise un decreto speciale che ordinava il rinvio  di tutti questi casi fintanto che gli accusati non fossero stati prima processati dal Tribunale Supremo del Partito, un tribunale interno che si occupava della disciplina nell’ambito dell’organizzazione del Partito Nazionalsocialista. La punizione più severa che questo tribunale poteva infliggere era l’espulsione dal Partito. In tal modo il Partito sperava di rimuovere tutti i membri colpevoli dalle proprie fila prima che questi comparissero come imputati nei tribunali penali. Nel Febbraio 1939 il Giudice Capo del Tribunale Supremo del Partito, Walter Buch, riportò le sue conclusioni a Hermann Goering. Da un esame del rapporto di Buch e di molti documenti provenienti da alcune delle migliaia di processi dei cosiddetti criminali nazisti tenutisi dopo la guerra e avvalorando la testimonianza da parte di imputati e testimoni, sono riuscita a farmi un’idea precisa e dettagliata di ciò che avvenne in quei fatali giorni e notti del Novembre 1938.
Già l’8 Novembre 1938, un giorno prima della Notte dei Cristalli, fecero la loro improvvisa comparsa in varie cittadine dell’Assia, vicino al confine franco-tedesco, delle strane persone che non si erano mai viste prima. Si recarono da sindaci, segretari distrettuali del Partito e da altri importanti funzionari di queste piccole città e chiesero loro quali provvedimenti erano previsti contro gli ebrei. I funzionari furono alquanto sbigottiti da queste domande e risposero che non sapevano niente di piani simili. Questi stranieri reagirono come se fossero rimasti colpiti da queste parole. Urlavano e si lamentavano che bisognava fare qualcosa contro gli ebrei, dopodiché, senza altre spiegazioni, scomparvero. La maggior parte di coloro che erano stati avvicinati da questi forestieri denunciarono l’accaduto alla polizia oppure ne parlarono con gli amici. Considerarono gli stranieri come dei matti antisemiti e si dimenticarono subito di quanto era accaduto, fino alla sera successiva. Alcuni di questi individui apparentemente matti ce la misero tutta. Ci fu un caso dove due uomini, vestiti come membri delle SS, andarono da un colonnello delle SA e gli ordinarono di distruggere la vicina sinagoga. Per capire quanto ciò fosse assurdo, bisogna sapere che le SS e le SA erano organizzazioni completamente distinte. Un vero membro delle SS non avrebbe mai tentato di dare ordini ad una unità della SA. Questo dimostra che i forestieri erano persone che non conoscevano nemmeno le distinzioni fra le varie istituzioni tedesche. Il colonnello delle SA rifiutò di eseguire l’ordine dei sedicenti uomini delle SS e fece rapporto sull’incidente ai suoi superiori.
Quando i sobillatori si resero conto che i loro sforzi con le autorità locali non funzionavano, cambiarono la tattica. Tentarono allora di incitare direttamente la gente nelle strade. In un'altra città, ad esempio, due uomini si presentarono alla piazza del mercato ed iniziarono a fare discorsi alla gente, tentando di incitarli contro gli ebrei. Alla fine alcune persone assaltarono sì la sinagoga, ma intanto i due sobillatori erano spariti.
Incidenti simili avvennero in varie città. Forestieri non identificati facevano la loro improvvisa comparsa, facevano discorsi, iniziavano a gettare sassi contro le finestre, assaltavano case ebraiche, scuole, ospedali e sinagoghe, per poi scomparire. Questi insoliti incidenti erano già iniziati l’8 di Novembre, cioè, prima che Ernst vom Rath fosse ucciso. La notizia della sua morte fu data solo alla sera tardi del giorno 8. Il fatto che questa strana serie di incidenti fosse già iniziata un giorno prima, dimostra che la morte di vom Rath non era la ragione dello scoppio della Notte dei Cristalli. Vom Rath era ancora vivo quando iniziò il pogrom.
E questo fu solo l’inizio. Incidenti diffusi e bene organizzati iniziarono la sera del 9 Novembre. Gruppi generalmente composti da 5 o 6 giovani, armati con sbarre e bastoni, andavano per le strade ad infrangere le vetrine dei negozi. Non erano appartenenti alle SA che odiavano gli ebrei a causa dell’assassinio del diplomatico tedesco. Agivano troppo metodicamente per essere motivati dalla rabbia. Eseguivano il lavoro senza alcuna apparente emozione. Tuttavia fu la loro opera distruttiva che incoraggiò alcuni altri personaggi delle più basse classe sociali a diventare assalitori e a continuare la distruzione. In tutto questo c’è anche un altro misterioso aspetto. Molti funzionari locali e distrettuali del Partito furono svegliati nel bel mezzo della notte da chiamate telefoniche. Qualcuno che sosteneva di essere della sede regionale del Partito o dell’ufficio regionale della propaganda del Partito chiedeva che cosa stesse succedendo nelle loro rispettive città. Se il funzionario di Partito rispondeva: “ Niente, tutto è calmo “, colui che chiamava al telefono diceva in forma dialettale tedesca di aver ricevuto l’ordine circa le conseguenze che avrebbero avuto gli ebrei quella notte e che il funzionario in questione doveva eseguire l’ordine. Il più delle volte, il funzionario di Partito, disturbato nel sonno, non capiva nemmeno quello che stava succedendo. Alcuni liquidarono la telefonata come uno scherzo e ritornarono a letto. Altri richiamarono l’ufficio dal quale la voce telefonica sosteneva di chiamare. Quando riuscivano a trovare un qualche responsabile, veniva loro detto spesso che nessuno era al corrente di quella chiamata. Ma se invece trovavano un funzionario di grado inferiore, allora veniva detto loro: “ Beh, se avete ricevuto quell’ordine, è meglio procedere e fare ciò che vi è stato detto “. Queste telefonato crearono parecchia confusione. Tutto ciò emerse mesi più tardi durante i processi condotti dal Tribunale Supremo del Partito. Il Giudice Capo concluse che in ogni caso avvenne un malinteso da una parte o dall’altra della catena di comando. Ma quando furono messi di fronte ad ordini apparentemente autentici di organizzare manifestazioni contro gli ebrei quella notte, la maggior parte dei leaders del Partito semplicemente non sapevano cosa fare.
Il metodo di incidenti antiebraici apparentemente sporadici in piccole città, seguiti più tardi da scoppi di protesta ben pianificati in molte grosse città in tutta la Germania, suggerisce chiaramente il lavoro di un gruppo centralmente organizzato di agenti bene addestrati. Addirittura poco tempo dopo la Notte dei Cristalli, molti importanti funzionari di Partito sospettavano che la faccenda fosse stata coordinata da una centrale. E’ significativo che persino Hermann Graml, l’unico storico tedesco-occidentale che ha scritto in dettaglio sulla Notte dei Cristalli, ha attentamente fatto distinzione fra provocatori e persone che si sono fatte trasportare dalle loro emozioni ed hanno preso parte spontaneamente ai disordini e alle distruzioni. Senza fornire il minimo straccio di una vera prova, Graml sostiene che gli agenti provocatori erano diretti dal Dr. Goebbels.
MONACO IL NOVE DI NOVEMBRE
Mentre tutto ciò accadeva in tutto il Reich, si teneva a Monaco una commemorazione annuale speciale. Quindici anni prima, il 9 Novembre 1923, un movimento capeggiato da Adolf Hitler, Erich von Ludendorff (un importante generale della Prima Guerra Mondiale), e due figure di spicco del governo bavarese, tentarono di rovesciare il governo in carica per sostituirlo in qualità di nuovo governo nazionale. La sollevazione o colpo di mano fu sventata e 16 ribelli furono uccisi nei pressi della Feldherrnhalle, un famoso vecchio edificio nel centro di Monaco. Così il 9 Novembre veniva commemorato ogni anno, dal 1933, come giorno della memoria del martirio degli eroi del movimento Nazionalsocialista. Adolf Hitler e i veterani del Partito, assieme ai dirigenti regionali del Partito, si riunivano ogni anno a Monaco per l’occasione. Hitler di norma faceva un discorso ad un auditorio selezionato di veterani di Partito nel famoso ristorante Buergerbraeukeller alla sera del giorno 8. Al mattino del giorno 9 Hitler e i suoi camerati veterani avrebbero poi re-inscenato la “Marcia alla Feldherrnhalle” del 1923. Alla sera del giorno 9 il Fuehrer offriva sempre una cena informale presso la ALTE RATHAUS (il vecchio municipio) assieme ai vecchi camerati e ai dirigenti regionali del Partito. A mezzanotte i giovani che entravano a far parte delle SS o delle SA sostenevano il giuramento presso la Feldherrnhalle. Tutti i dirigenti regionali del Partito e altri ospiti partecipavano a questa solenne cerimonia. A cerimonia finita lasciavano Monaco e ritornavano alle loro case in tutto il Reich.
E’ chiaro che la data dell’8 Novembre fu scelta molto furbescamente. La cerimonia di commemorazione annuale di quel giorno assicurava che quasi tutti i dirigenti regionali di Partito fossero lontani dai loro uffici quando sarebbero iniziate le dimostrazioni anti-ebraiche. In altre parole, le decisioni di responsabilità che venivano di norma prese dai dirigenti regionali, venivano temporaneamente affidate a persone di grado inferiore senza esperienza. Fra l’8 e il 10 Novembre funzionari subordinati sostituivano i dirigenti regionali che si trovavano o a Monaco o in viaggio per andare  o tornare da quell’annuale commemorazione. Questo temporaneo trasferimento di competenze è molto importante perché contribuì non poco alla confusione successiva aiutando quindi i provocatori. Un altro fattore di contributo fu il fatto che nessuno si aspettava dei problemi. A quell’epoca la Germania era uno dei paesi più pacifici al mondo. Non vi erano motivi di aspettarsi dei disordini. Fu solo durante la cena al Vecchio Municipio che le prime voci sporadiche di sommosse e distruzioni arrivarono a Monaco da alcuni uffici delle dirigenze regionali di Partito. Nel frattempo si seppe che Ernst vom Rath era morto a Parigi per le ferite riportate.
COSA STAVA FACENDO GOEBBELS?
A fine cena il Fuehrer se ne andò all’incirca alle ore 20 e ritornò alla sua abitazione. Il Dr. Goebbels si alzò e fece un breve discorso sulle ultime notizie. Informò i presenti che vom Rath era morto e che, conseguentemente, erano scoppiate spontaneamente dimostrazioni anti-ebraiche in due o tre località. Goebbels era conosciuto per i suoi discorsi appassionati e ispiratori. Ma ciò che fece quella sera non fu un vero e proprio discorso ma solo un annuncio breve e molto informale. Sottolineò il fatto che erano finiti i tempi in cui gli ebrei potevano impunemente uccidere i tedeschi.  Ora sarebbero state prese misure penali. Tuttavia la morte di vom Rath non doveva diventare una scusa per vendette personali contro gli ebrei. Egli consigliò ai dirigenti regionali del Partito e al capo delle SA, Viktor Lutze, di contattare le loro sedi per accertarsi che la pace e l’ordine venissero mantenuti. E’ molto importante capire che il Dr. Goebbels non aveva nessuna autorità per dare ordini ai presenti.
Come i dirigenti regionali, erano colleghi di egual rango e comunque ciò che disse fu considerato così ragionevole che tutti concordarono e fecero ciò che egli suggerì.
Probabilmente avrete sentito dire di quella supposizione largamente accreditata che Goebbels diede inizio al pogrom della Notte dei Cristalli con un acceso discorso la stessa sera del 9 Novembre. Questa storia è falsa. A chiarimento di ciò ecco i seguenti punti:
1 – in qualità di responsabile regionale a Berlino, il Dr. Goebbels non aveva alcuna autorità al di fuori del distretto di Berlino. Sebbene fosse anche il Ministro della Propaganda del governo tedesco, questo non gli dava alcuna autorità sui funzionari del Partito. Inoltre non aveva alcuna autorità né sulle SS né sulle SA.
2 – di tutti i leaders nazionalsocialisti, il Dr. Goebbels meglio di chiunque altro avrebbe capito l’enorme danno che il pogrom anti-ebraico avrebbe causato alla Germania. Al mattino del 10 Novembre, quando venne informato dell’entità dei danni e delle distruzioni della notte precedente, era furioso e allibito per la stupidità di coloro che vi parteciparono. Al riguardo ci sono abbastanza prove.
3 – come poteva un discorso rilasciato dopo le 9 di sera del 9 Novembre aver incitato un “pogrom” che era già iniziato il giorno prima quando i primi provocatori apparvero presso uffici municipali o di Partito per convincere i funzionari ad agire contro gli ebrei?
4 – sebbene non conosciamo che cosa abbia detto il Dr. Goebbels nel suo acceso discorso,  sappiamo invece  cosa fecero i dirigenti regionali ed il comandante delle SA alla fine del discorso: andarono al telefono e chiamarono gli uffici nelle loro rispettive sedi per ordinare ai loro sottoposti di fare il necessario per mantenere l’ordine e la tranquillità. Ribadirono che nessuno e in nessun caso doveva partecipare alle dimostrazioni. Queste istruzioni telefoniche furono messe per iscritto nei vari uffici da coloro che erano in carica al momento. Gli ordini di ciascun dirigente regionale furono poi inoltrati via telex agli altri uffici del distretto. Questi messaggi telex sono ancora in vari archivi e sono disponibili per chiunque voglia esaminarli.
ORDINI DI FERMARE IL POGROM
Mentre i dirigenti regionali del Partito chiamavano i loro uffici, il capo delle SA, Viktor Lutze, ordinò a tutti i suoi stretti subalterni, che erano insieme a lui a Monaco, di chiamare i loro uffici. Lutze ordinò che in nessun caso nessun appartenente alle SA doveva prendere parte alle dimostrazioni anti-ebraiche e che inoltre le SA dovevano intervenire per fermare qualsiasi protesta già in corso. In conseguenza a questi severi ordini, uomini delle SA iniziarono a sorvegliare in quella notte negozi ebraici che avevano subito la rottura delle vetrine. Non ci sono dubbi sull’ordine impartito da Lutze perché abbiamo varie deposizioni a conferma di ciò rilasciate in tribunale dopo la guerra da vari testimoni. Alla polizia e alle SS furono dati ordini simili per riportare l’ordine e la tranquillità. Himmler ordinò a Reinhard Heydrich di evitare la distruzione delle proprietà e di proteggere gli ebrei dai dimostranti. Esiste ancora la comunicazione telex di questo ordine. Si trova negli archivi del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga. Comunque, durante il processo di Norimberga, questo ordine via telex fu esibito in tre forme diverse, con modifiche falsificate per cambiarne il significato originale. Nel mio libro “Feuerzeichen” mi sono data da fare per ripristinare il testo originale.
Adolf Hitler arrivò alla celebrazione di mezzanotte alla Feldherrnhalle. Fu soltanto dopo essere rientrato alla sua abitazione, all’una circa di notte, che apprese delle proteste che si stavano svolgendo a Monaco, durante le quali una sinagoga era stata data alle fiamme. Era furioso ed ordinò immediatamente al capo della polizia di Monaco di andare da lui. Hitler gli disse di far spegnere immediatamente il fuoco e di accertarsi che non succedessero altri incidenti a Monaco. Dopodiché chiamò vari funzionari di Partito e di polizia in tutto il Reich per avere notizie circa l’entità delle dimostrazioni. Alla fine ordinò che venisse inviato un messaggio telex a tutti gli uffici dei dirigenti regionali di Partito, dicendo: “ su preciso ordine dall’alta autorità, non devono in nessun caso avverarsi incendi contro negozi di ebrei o altre proprietà “. Le sinagoghe non vi erano menzionate in modo specifico perché Hitler non era ancora consapevole che anche queste stavano bruciando, a parte quella di Monaco.
IN CHE MODO ERANO IMPLICATE LE SA NONOSTANTE GLI ORDINI DEI LORO LEADER?
 Come fu possibile, nonostante questi ordini ben precisi, arrecare così tanti danni e distruzioni e che così tanti membri delle SA vi abbiano preso parte? In base alla documentazione, almeno tre dei 28 gruppi di SA non obbedirono agli ordini del loro capo Lutze, inviando invece i loro uomini a distruggere sinagoghe ed case ebraiche, facendo quindi l’opposto di quanto Lutze aveva ordinato. Ciò che realmente accadde è chiaro dalla testimonianza e dalle prove esibite in processi postbellici a ex appartenenti alle SA accusati di aver partecipato alle sommosse. I processi, condotti fra il 1946 e il 1952, erano basati in larga parte sul rapporto del Capo della Brigata 50 delle SA Karl Lucke ed inizia con queste parole: “ il 10 Novembre 1938, alle 3 del mattino, ricevetti il seguente ordine“ per ordine del Comandante di Gruppo, tutte le sinagoghe ebraiche nell’ambito del distretto della Brigata devono essere fatte saltare in aria o date alle fiamme “. Lucke incluse nel suo rapporto un elenco di sinagoghe che erano state distrutte dai membri della sua Brigata. Questo rapporto è stato citato dalla pubblica accusa al Tribunale di Norimberga e considerato da sempre e praticamente da tutti gli storici di regime come la prova che alle SA fu dato l’ordine di distruggere i negozi ebraici e le sinagoghe.
La contraddizione fra gli ordini effettivamente dati e l’affermazione fatta nel rapporto di Lucke richiede una spiegazione dettagliata. Il 9 Novembre, il responsabile del Gruppo delle SA di Mannheim, Herbert Fust,  si trovava a Monaco assieme ad altri dirigenti delle SA e a loro Capo Viktor Lutze. Quando Lutze ordinò ai dirigenti del Gruppo di contattare gli uffici delle loro sedi per fermare tutte le dimostrazioni anti-ebraiche, Fust, assieme ad altri dirigenti delle SA, fece esattamente quello. Chiamò il suo ufficio a Mannheim e trasmise gli ordini che aveva ricevuto da Lutze. L’incaricato di turno quella notte al telefono nell’ufficio delle SA di Mannheim e che ricevette l’ordine di Fust, confermò di averlo compreso correttamente e poi mise giù la cornetta. Però non inoltrò mai l’ordine che ricevette, anzi, inoltrò esattamente l’ordine opposto. La procedura normale era che l’incaricato di turno al telefono doveva chiamare immediatamente il vice-responsabile del gruppo, Lucke, che si trovava nella vicina Darmstadt. Mentre invece chiamò il generale delle SA Fritsch e gli chiese di venire in ufficio. Fritsch era noto per non essere particolarmente sveglio. Quando arrivò, l’uomo che aveva ricevuto la telefonata gli mostrò un piccolo pezzo di carta con sopra alcune note che dicevano che le sinagoghe nell’ambito del distretto del Gruppo SA di Mannheim dovevano essere distrutte. Lo stesso uomo che ricevette la chiamata spiegò a Fritsch che l’ordine era arrivato da Monaco. Lento di riflessi com’era, Fritsch non sapeva cosa fare e chiamò il locale dirigente distrettuale di Partito e il suo vice. Questi due arrivarono all’ufficio delle SA e parlarono della situazione, mentre nel frattempo l’incaricato di turno al telefono informava altri dirigenti delle SA, ma non ancora il vice-leader del Gruppo, Lucke. Intanto il piccolo pezzo di carta scomparve e gli uomini delle SA che arrivavano al quartier generale incontrarono solo il dirigente distrettuale del Partito il quale li informò dell’ordine il quale pensava provenisse da Monaco. Nessuno chiese una ulteriore conferma. Gli uomini delle SA se ne andarono ed iniziarono i saccheggi. Ore dopo, quando l’intera vicenda era quasi finita, il centralinista chiamò finalmente il Vice-Capo del Gruppo Lucke e inoltrò il falso ordine. Informò Lucke che la sommossa stava già durando da diverse ore. Poiché a quell’ora era quasi tutto finito, Lucke non stette nemmeno a chiedere la conferma dell’ordine. Erano già le 3 del mattino. Lucke allora allertò il colonnello della sua Brigata e misero atto i saccheggi nel distretto di Darmstadt.
Alle 8 del mattino dopo, Lucke si sedette e scrisse il rapporto che fu citato in seguito al Tribunale di Norimberga. In effetti, come già dimostrato, non ci fu nessun ordine dal Comandante di Gruppo a Monaco di appiccare il fuoco o di portare distruzioni alle proprietà ebraiche, ma solamente dal centralinista di turno. Chi fosse rimane un mistero. Durante i processi del dopoguerra contro i membri della sua unità di SA, nessuno dei giudici chiese il nome o l’identità di questo centralinista. Quest’uomo misterioso era probabilmente un agente di coloro che stavano veramente dietro all’intera vicenda della Notte dei Cristalli.
L’AMMENDA PECUNIARIA IMPOSTA AGLI EBREI
Il mattino successivo alla Notte dei Cristalli, il Ministro della Propaganda Dr. Goebbels annunciò in una trasmissione radiofonica che qualsiasi azione contro gli ebrei era severamente proibita. Avvisò che sarebbero state comminate pene severe a chiunque non avesse ubbidito a quest’ordine. Spiegò inoltre che la questione ebraica sarebbe stata risolta solo con mezzi legali. Come già menzionato, il governo tedesco ed i funzionari di Partito erano furiosi per ciò che era successo. Goering, che era responsabile per l’economia tedesca, si lamentò dicendo che sarebbe stato impossibile sostituire lo speciale vetro delle vetrine rotte dei negozi perché non era prodotto in Germania. Doveva essere importato dal Belgio e sarebbe costato molto denaro in valuta pregiata. A causa del boicottaggio economico ebraico contro le merci tedesche, il Reich era a corto di valuta straniera. Goering decise che, siccome questa penuria era causata dagli ebrei, fossero loro a pagare per i vetri rotti. Egli impose un’ammenda di un miliardo di Marchi del Reich sugli ebrei tedeschi. Quest’ammenda pecuniaria viene sempre citata da chiunque scriva sulla Notte dei Cristalli, ma gli storici e gli scrittori omettono sempre di spiegarne la ragione.
Fu certamente ingiusto obbligare gli ebrei a ripagare un danno che non avevano causato. Goering lo capiva. Tuttavia, in privato, egli giustificò quest’ammenda citando il fatto che la dichiarazione di guerra economica ebraica del 1933 contro la Germania fu proclamata nel nome dei milioni di ebrei sparsi in tutto il mondo. Quindi ora potevano aiutare i loro correligionari tedeschi a sostenere le conseguenze del boicottaggio. Va anche fatto rilevare che solo gli ebrei tedeschi con patrimoni superiori a 5.000 Reichsmark in contanti dovevano dare il loro contributo all’ammenda. Nel 1938, quando i prezzi erano molto bassi, 5.000 Marchi erano una piccola fortuna. Chiunque con quel denaro in contanti aveva sicuramente altre fonti patrimoniali e poteva quindi ben permettersi di pagare la parte dell’ammenda di sua competenza senza essere ridursi in miseria, nonostante ciò che gli scrittori di storia hanno sostenuto.
LE CONSEGUENZE DELLA NOTTE DEI CRISTALLI
Spesso si dice che l’incidente della Notte dei Cristalli fu l’inizio ufficiale della “Soluzione Finale della Questione Ebraica”. Questo è vero, ma “Soluzione Finale” non significava sterminio fisico, significava solo l’emigrazione degli ebrei dalla Germania. Subito dopo la Notte dei Cristalli, Hitler dispose la creazione di un’agenzia centrale per organizzare l’emigrazione degli ebrei dalla Germania il più rapidamente possibile. Di conseguenza, Goering allestì un Ufficio Centrale del Reich per l’Emigrazione Ebraica con Reinhard Heydrich come responsabile. Questa agenzia riuniva i vari settori governativi che avevano avuto a che fare con l’emigrazione ebraica. Semplificava le procedure ufficiali per l’emigrazione ma il suo lavoro fu fortemente intralciato dalla indisponibilità di quasi tutti i paesi ad accettare l’immigrazione ebraica. L’unico paese verso il quale gli ebrei potevano ancora emigrare facilmente era la Palestina, a condizione che possedessero mille sterline a testa, come richiesto dalle autorità britanniche del posto.
Nonostante le condizioni favorevoli dell’Accordo di Trasferimento (Haavara), solo pochi ebrei tedeschi erano disposti ad emigrare in Palestina. A quel tempo la Palestina era solo agli inizi del suo sviluppo. Era ancora un paese agricolo con molta poca industria. Fu solo dopo l’arrivo di migliaia di ebrei tedeschi con il loro capitale e la loro esperienza che iniziò veramente lo sviluppo industriale. Gli ebrei in Germania erano in genere occupati nel commercio, l’industria oppure nelle professioni. Non c’erano un granché di opportunità per loro in Palestina. Ad esempio, non c’era nessuna struttura finanziaria in Palestina negli anni 30. Non c’era alcun mercato di scambio, borsa e nessuna banca d’investimento. Come potevano gli uomini d’affari operare in un simile ambiente?
Poiché solo pochi ebrei volevano emigrare in Palestina, furono improntate speciali iniziative per aprire le porte di altri paesi, ma ciò si rivelò molto difficile. Le nazioni prospere non volevano immigrati ebrei e le nazioni povere non erano interessate. Nell’estate del 1938 fu creato un Comitato Inter-Governativo per i Rifugiati dall’avvocato americano George Rublee che ne fu il direttore. Nel Gennaio 1939 (cioè dopo la Notte dei Cristalli), Rublee ed il governo tedesco firmarono un accordo col quale tutti gli ebrei tedeschi potevano emigrare verso i paesi di loro scelta. E’ interessante notare che fu il padre di un futuro presidente americano e il padre di un futuro presidente tedesco a quasi silurare questo accordo: Joseph Kennedy, ambasciatore americano in Gran Bretagna e Ernst von Weiszaecker, segretario di stato del Ministero degli Esteri tedesco e padre dell’attuale presidente della Repubblica Federale Tedesca. Adolf Hitler intervenne personalmente nel processo di negoziazione e salvò l’accordo inviando il presidente della Reichsbank, Hjalmar Schacht, a Londra a negoziare con Rublee.
Rublee stesso lo definì come un “accordo sensazionale” – e fu veramente sensazionale. Accordi speciali fra il Comitato Inter-Governativo e i governi dei singoli paesi garantivano la sicurezza finanziaria dei migranti ebrei. Campi di addestramento sarebbero stati creati per preparare gli ebrei migranti a nuovi lavori nei loro futuri paesi. Gli ebrei in Germania con oltre 45 anni di età potevano scegliere se emigrare o restare in Germania. Se avessero deciso di rimanere sarebbero stati esentati da restrizioni discriminatorie. Avrebbero potuto vivere e lavorare dove volevano. La loro sicurezza a livello contributivo sarebbe stata garantita dal governo del Reich, come per qualsiasi cittadino tedesco. Come fece rilevare Rublee, non ci furono praticamente incidenti con gli ebrei nel periodo tra la firma dell’accordo e lo scoppio della guerra nel Settembre 1939.
L’Ufficio Centrale del Reich per l’Emigrazione Ebraica, che fu organizzato poco tempo dopo la Notte dei Cristalli, si basava sulle disposizioni del piano Rublee. Venne creata una organizzazione ebraica parallela, l’Unione degli Ebrei del Reich Tedesco. Il suo compito era di consigliare gli ebrei su tutte le questioni dell’emigrazione e di agire per conto degli ebrei con l’Ufficio Centrale del Reich. Le due agenzie lavorarono insieme in modo stretto per facilitare il più possibile l’emigrazione ebraica. Inoltre, le SS e altre organizzazioni Nazionalsocialiste lavorarono con le organizzazioni sioniste per facilitare questa emigrazione. Gruppi di ebrei apprezzarono molto la cooperazione delle SS. Ad esempio, le SS allestivano centri di addestramento dove i futuri emigranti ebrei imparavano nuovi lavori e specializzazioni e si preparavano per una nuova vita futura.
Con l’ausilio dell’Accordo di Trasferimento (Haavara) e il piano Rublee, centinaia di migliaia di ebrei emigrarono dall’Europa verso la Palestina. Nel Settembre 1940 l’agenzia di stampa ebraica in Palestina “Palcor” riferiva che 500.000 emigranti ebrei erano arrivati dal Reich Tedesco, inclusa l’Austria, i Sudeti, la Boemia-Moravia e la Polonia occupata dai tedeschi. Tuttavia, dopo il 1950 si affermò che il numero totale degli emigranti ebrei verso la Palestina da tutti i paesi europei era solo di 80.000 unità. Cosa successe ai restanti 420.000? Nel 1940 probabilmente non avevano idea che in seguito si presupponesse che sarebbero stati “gassati”!
CONCLUSIONE
Ho cercato di mettere in evidenze solo alcuni degli aspetti non menzionati della vicenda della Notte dei Cristalli, i quali, a mio parere, danno un quadro di ciò che è successo completamente diverso da quello generalmente accreditato. Sono convinta che né il governo tedesco, né i leader del Partito Nazionalsocialista provocarono la Notte dei Cristalli. Infine, non furono gli ebrei ma i tedeschi che subirono più conseguenze a causa di questo evento. Persino persone che simpatizzano per il Nazionalsocialismo sono ancora sgomenti al solo pensare alla Notte dei Cristalli. Molti hanno l’impressione che l’assassinio, l’appiccare il fuoco e altro, fossero di casa durante il Nazionalsocialismo e che nessun ebreo era sicuro della propria vita o della sua proprietà. Si presume che la Germania Nazista fosse un paese senza diritti civili. La Notte dei Cristalli fu in effetti uno degli episodi più oscuri della storia tedesca nell’epoca fra il 1933 e il 1945, ma, sulla base di tutte le prove disponibili, queste sommosse non furono né pensate né organizzate dal Partito o da funzionari di governo. Infatti, furono totalmente sorpresi e indignati quando vennero a sapere degli incidenti. Questo pogrom deve essere stato ideato e organizzato da coloro che ne trassero beneficio e che volevano creare la rovina della Germania.
Chi potevano mai essere? Se teniamo in considerazione il forte impegno dell’organizzazione ebraica LICA nell’assassinio di vom Rath, dobbiamo chiederci: avrebbero potuto gli ebrei stessi sperare di trarre vantaggio da un pogrom? Dopo la Notte dei Cristalli, la stampa mondiale simpatizzava nella stragrande maggioranza per gli ebrei, il che era quello che loro dopo tutto volevano. Soprattutto i Sionisti contavano sul sostegno mondiale nella loro lotta contro l’Inghilterra che all’epoca governava la Palestina sotto forma di mandato britannico. A quel tempo l’immigrazione in Palestina era dagli inglesi strettamente limitata a causa della forte opposizione araba all’arrivo di un sempre maggior numero di ebrei. Di conseguenza il numero degli immigrati ebrei nel 1938 scese al livello più basso dall’inizio del secolo, quando era iniziata la migrazione di massa sionista verso la Palestina.
Per normalizzare la situazione, gli inglesi formularono un piano di ripartizione che divideva la Palestina in zone arabe e in zone ebraiche. Nonostante pesanti riserve, gli ebrei aderirono al piano ma non gli arabi. Essi reagirono con una sommossa conosciuta come la Rivolta Araba. Nel Marzo 1938 il governo britannico inviò Sir Harold MacMichaels in qualità di Alto Commissario per la Palestina. Riuscì a sedare la rivolta ma per accontentare gli arabi promise che avrebbe sollecitato il governo ad abbandonare il piano di ripartizione e a fermare ulteriori immigrazioni ebraiche. MacMichaels tornò a Londra nell’Ottobre del 1938 per discutere le sue proposte col Parlamento britannico. La data prevista per la decisione finale era l’8 Novembre 1938, il giorno in cui iniziarono gli episodi di violenza della Notte dei Cristalli.
Il Segretario di Ambasciata Ernst vom Rath era stato colpito a morte solo il giorno prima, il 7 Novembre. I cospiratori speravano indubbiamente che vom Rath morisse subito, nel cui caso le dimostrazioni anti-ebraiche sarebbero probabilmente cominciate il giorno 7. E’ possibile che qualcuno sperasse che un pogrom nella vicina Germania avrebbe influenzato gli inglesi a cambiare la loro politica palestinese? O che avrebbe indotto il mondo esterno ad esercitare pressioni sulla Gran Bretagna ad aprire la Palestina agli ebrei che venivano trattati in modo così terribile in Germania? Non so dare risposte precise. Posso solo ipotizzare chi fossero veramente i cospiratori che stavano dietro alla Notte dei Cristalli e quindi le loro ragioni. A me pare totalmente plausibile che vi fossero coinvolti certi gruppi ebraici. La LICA era quasi certamente coinvolta nell’omicidio di vom Rath. Ad ogni modo, gli incidenti della Notte dei Cristalli non furono l’espressione della volontà del popolo tedesco e nemmeno furono organizzati da Dr. Goebbels o da qualsiasi altro leader tedesco. Anzi, furono accuratamente organizzati da persone che lavoravano nell’ombra.
NOTE:
1 – William P. Varga, The Number one Nazi Jew-Baiter: A Political Biography of Julius Streicher (il nazista numero uno tormentatore degli ebrei: una biografia politica di Julius Streicher), New York, 1981
2 – Persino Helmut Heiber, un accreditato storico contemporaneo tedesco, dovette ammettere questi fatti. Helmur Heiber “Der Fall Gruenspan” (Il caso Gruenspan), da Vierteljahshefte fuer Zeitgeschichte (Quaderni trimestrali di storia contemporanea), 5 Hg, 1957, pag. 154-172
3 – Vedi: Werner Feilchenfeld, Dolf Michaelis e Ludwig Pinner, Haavara-Transfer nach Palaestina (Accordo di trasferimento in Palestina),Tuebingen, 1972, e Edwin Black, The Transfer Agreement (L’accordo di trasferimento), New York e Londra, 1984
4 – Ingrid Weckert, Feuerzeichen: Die “Reichkristallnacht”, Anstifter und Brandstifter und Nutzniesser (Segnali di fuoco: la “Notte dei Cristalli del Reich”, istigatori, incendiari e beneficiari), Tuebingen, 1981, pag. 225
5 – Edwin Black, The Transfer Agreement (L’accordo di trasferimento), pag. 382
6 – W. Feilchenfeld, et al. Haavara- Transfer nach Palaestina (L’accordo di trasferimento in Palestina), pag. 71
7 – Nahum Goldmann, Das Juedische Paradox: Zionismus und Judentum nach Hitler (Il paradosso ebraico: il sionismo e l’ebraismo secondo Hitler),Colonia, 1978, pag. 181
8 – Heinemann Stern, Warum Hassen Sie Uns Eigentlich? (Perché  ci odiano così?), Duesseldorf, 1970, pag. 298-299
9 – Hermann Graml, Der 9. November 1938 (il 9 Novembre 1938), Bonn 1958, pag. 47
10 – H. Heiber, “Der fall Gruenspan” (Il caso Gruenspan), pag. 164
11 – H. Heiber, “Der Fall Gruenspan” (Il caso Gruenspan), pag. 172
12 – Gideon Hausner, Justice in Jerusalem (Giustizia a Gerusalemme), New York, 1968, pag. 41
Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI

[1] Nota di Andrea Carancini: su questo punto, il testo della Weckert è datato, essendo stato scritto nel 1985. In realtà, da allora, sono innumerevoli le cause intentate dalla LICRA contro il prof. Faurisson, il quale, purtroppo, ha talvolta dovuto pagare, grazie alla legge Fabius-Gayssot (istituita nel 1990) pesanti ammende.

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'Crystal Night' 1938: The great Anti-German spectacle

Ingrid Weckert

"Crystal Night" is the name that's been given to the night of 9-10 November 1938. In almost all large German cities and some smaller ones that night, store windows of Jewish shops were broken, Jewish houses and apartments were destroyed, and synagogues were demolished and set on fire. Many Jews were arrested, some were beaten, and some were even killed. The "Reich Crystal Night" (Reichskristallnacht) was one of the most shameful events of National Socialist Germany. Although the Jews suffered initially, the greatest harm was ultimately done to Germany and the German people.

Even people who are sympathetic to National Socialism cannot understand how this event could have happened. Julius Streicher, the so-called "number one Jew baiter" [note 1] for example, was shocked when he first learned about the demonstrations and destruction the next morning.

The all-important question is: Who was responsible for the incident? It is generally accepted, especially by contemporary historians, that the Nazi gang organized and carried out the pogrom, and that the chief instigator was Propaganda Minister Dr. Joseph Goebbels. The truth of the matter is that Adolf Hitler was so disgusted by the incident that he forbade anyone from discussing the matter in his presence. Dr. Goebbels complained that he would now have to explain this terrible affair to the German people and the world, and that he simply did not know what kind of credible explanation to give. If he had actually been responsible for the Crystal Night, he surely would have had a well-prepared explanation. The explanation he gave on the morning of the 10th was extremely unconvincing and was generally not believed by the German public. During my study of this subject, which resulted in my book on the Crystal Night, Feuerzeichen, I found many facts which do not agree with the generally accepted thesis. On the contrary, the evidence which I have found gives a completely different picture.

The Story We Are Given

The generally accepted sequence of events, according to most writers on the subject, is this:

In early October 1938 the Polish government announced that all Polish passports would become invalid at the end of the month unless they received a special stamp before then, obtainable only in Poland. This measure was meant to rid Poland effectively for all time of all Polish Jews living in foreign countries, most of whom were in Germany. Many of the approximately 70,000 Polish Jews living in the Reich at the time had arrived after the First World War. Of course, the German government now feared that it would have to permanently accept these 70,000 Jews. The German government tried to negotiate this issue with the Poles, but they flatly refused.

On 28 October, just two days before the deadline, German police rounded up between 15,000 and 17,000 Polish Jews, mostly adult males, from across the Reich and transported them to the German-Polish border. The deportees traveled in regular German passenger trains with more than adequate space. Contrary to some claims, they were not crammed into cattle cars. The deportees were well provided with food and medical care. Red Cross personnel and medical doctors accompanied them on the trains.[note 2]

The Polish border officials were surprised when the first trainloads arrived at the border, and they let the Jews enter Poland. At about the same time, the Polish government was deporting German Jews back to Germany. The next day, 29 October, the Polish and German governments suddenly agreed to stop the deportations of their respective Jewish populations to each other's countries. The deportations were completely halted that night.

Among the Polish Jews deported was the family of Herschel Feibel Grynszpan (Gruenspan), a l7-year-old then living Paris. What followed next is generally reported either incorrectly or very one-sidedly. On 7 November Grynszpan went to the German Embassy in Paris and shot Embassy Secretary Ernst vom Rath. It is said that Grynszpan did this because he was furious over the deportation of his family. The truth about his motivation is very different. It is also claimed that the German population, upset by the news of vom Rath's death on the 8th, organized anti-Jewish demonstrations, destroyed Jewish stores, and demolished or set on fire all the synagogues in Germany. Demonstrations and destruction did take place, but the truth is that they were not organized by the German people and did not affect most of the synagogues in the Reich. Finally, it is claimed that the Crystal Night was the beginning of the extermination of the Jews in Germany. This is entirely false.

German-Jewish Relations Prior to the Crystal Night

Before explaining how the events surrounding the Crystal Night differ from what is generally believed, I must first give some background information about the peaceful years in Germany after Hitler came to power in 1933. Anyone who is aware of the true situation in Germany during the Third Reich era recognizes that the Crystal Night episode was quite extraordinary. It was a radical aberation from the normal pattern of daily life. The outburst was not in keeping with either the official National Socialist Jewish policy nor with the general German attitude towards the Jews. The Germans were no more anti-Semitic than any other people. In fact, Jews who had to leave other European countries preferred Germany as a place to live and work.

Within the National Socialist-Party itself there were two distinct anti-Semitic factions. One was scholarly and one was vulgar. The scholarly faction was centered around the Institute for the Study of the Jewish Question. It published several journals and gave lectures to civic and political groups. Its activities were consistent with the policy of peacefully removing the Jews from Germany and resettling them elsewhere. The SS was totally committed to this policy and rejected vulgar anti-Semitism. The vulgar anti-Semitic faction tried to influence popular feeling. The chief exponent of this approach was Julius Streicher, who published the unofficial monthly Der Stuermer. It used crude caricatures to portray Jews in the most horrible way in an effort to convince readers that the Jews were as evil as Satan. For years the motto "The Jews Are Our Misfortune" appeared on the front page of every issue. Der Stuermer often employed improper and undignified means to make its point.

German National Socialism basically regarded the Jews as non-German aliens who had proven themselves destructive to any nation that permitted them to dominate. Therefore, the only way to prevent further problems was to separate the Jews from the Germans. In other words, they had to emigrate. On this point the National Socialists and the Zionists were in full agreement. Although the Jews made up less than one percent of the total German population in 1933, they had power and influence in finance, business, cultural affairs and scientific life far out of proportion to their small numbers. Jewish influence was very widely regarded as harmful to German recovery after the First World War. No legal measures were taken against the Jews in Germany until after the international Jewish "Declaration of War" against Germany, as announced, for example, on the front page of the London Daily Express of 24 March 1933. This "declaration" took the form of a worldwide boycott of German goods. A week later there was an officially sanctioned boycott of Jewish shops and stores throughout Germany. This action was in direct response to the international Jewish boycott of German goods already in effect. However, the German response was a rather absurd affair and it was therefore limited to a single day, the first of April 1933. Hitler and Goebbels privately recognized that the German counter-boycott was a failure and would only turn people against the new government. Furthermore, this one-day action came on a Saturday, the Jewish sabbath. Religious Jews took malicious pleasure at the discomfort of the Jews who normally kept their stores open on Saturdays and were now, in effect, forced by the government to obey the Jewish law against work on the sabbath. The National Socialist regime thereafter sought to diminish Jewish influence and power by strictly legal means. The first German law which could be considered anti-Jewish was dated 7 April 1933. Although the legal status of the Jews was restricted, each and every Jew knew what his legal rights were and to what he was still entitled. There were no secret or extra-legal measures against the Jews.

Ironically, it was precisely the official discrimination policy against the Jews which reduced the effectiveness of anti-Semitic propaganda to almost nothing. The Germans are a generally fair-minded people. When Germans saw their Jewish neighbors being treated unjustly, they considered that far worse than the dangers which the Jews supposedly represented simply because they were Jewish. Furthermore, the examples of Jewish criminality and perversion described in Der Stürmer were widely regarded as exceptions to normal Jewish behavior. The average German was convinced that the Jews whom he knew personally were completely unlike the criminal types sometimes described in newspapers. In my home town of Berlin most of the doctors and lawyers were still Jewish. And even the public health officer for children in the district of Berlin where my family lived was a Jew who kept this job throughout the war. I still remember one day when my mother returned from her Jewish doctor. She told us that she hadn't been able to see him because he was no longer there. He had been taken away-hauled off the previous night. My mother was very upset. A crowd of people had gathered outside his house. They were all shocked, and they discussed the injustice of this measure quite openly. My parents later talked about what had happened, and they both agreed that the doctor had never really done anything wrong. Their reaction was typical. A few days later our family pediatrician, who was also Jewish, was likewise taken away.

At the time I did not know what it meant to be taken away. It was only many years after the war, when I started reading the Holocaust literature, that I learned that I was supposed to believe that to be taken away meant deportation to a concentration camp and probable death. But like so many thousands of others, these two doctor families were not exterminated. One summer day in 1973, as I was walking through the streets of the German quarter in Tel Aviv, I came upon the name plates of both doctors on the doors of two houses. I immediately tried to visit them and found out that both families had migrated to Palestine in 1939. Although one of them had died in the meantime in Israel, I was able to speak to the other. He remembered my father very well and explained that when he and his family were arrested, they were taken to a camp and given the choice of either signing a document declaring their intention of emigrating from Germany or being taken to a labor camp. He and his family chose to emigrate. In fact, most German Jews survived the anti-Semitic measures quite well. That does not mean that those measures were not unfair to individual Jews, but they could usually manage to live with them.

The Haavara Agreement

As already mentioned, the main goal of Germany's Jewish policy was to encourage the Jews to emigrate. After the beginning of the international Jewish boycott against German goods in March 1933, the Jewish community in Palestine contacted the German government and offered a break in the boycott as far as Palestine was concerned provided it was combined with Jewish emigration from Germany. As a result, the "Haavara" or "Transfer" agreement was signed by the Germans and Jews in May 1933. [note 3] The Jewish community thus concluded an extremely beneficial agreement with the National Socialist government only a few months after its formation. This agreement was a crucial phase in the creation of the State of Israel. When I made this claim in my book Feuerzeichen, which appeared in 1981, some readers considered it outrageous. [note 4] But then this same claim was made in The Transfer Agreement, a book by Edwin Black published in 1984. The final paragraph of his book concludes with the statement that the continuing economic relationship between the Jewish community of Palestine and National Socialist Germany was "an indispendable factor in the creation of the State of' Israel." [note 5]

The Haavara agreement made it possible for any Jew to emigrate from Germany with practically all of his possessions and personal fortune provided that Jews could deposit all of their assets in one of two Jewish-owned banks in Germany which had branch offices in Tel Aviv and Jerusalem. Upon arrival in Palestine they could withdraw their assets according to the terms of the agreement. The German capital of these two Jewish banking firms was guaranteed by the German government. Even after the war these assets were fully available to the Jewish owners or their representatives If a Jew did not wish to emigrate immediately he could transfer all of his personal assets to Palestine where they would be safeguarded by a trustee while he remained in Germany for an indefinite period with emigration as his eventual goal. In the meantime his personal fortune was safe outside of Germany.

Even poorer Jews who did not possess 1,000 English pounds were able to emigrate to Palestine with credits provided through the Haavara. The British authorities generally required minimum assets of 1,000 pounds for each immigrant to Palestine if he was not entitled to a so-called worker's certificate. Only a limited number of these certificates were available and they were issued only to persons with special job skills. In addition, Jews emigrating to Palestine were exempt from the so-called "Reich flight tax," which all emigrating Germans normally had to pay. However, the Jewish companies which arranged the transfers charged the emigrants a fixed percentage of their total assets. The Haavara agreement remained in operation until the end of 1941 when the United States entered the war.

National Socialist Ethical Standards

I am always amazed whenever I read books about the Third Reich published after the war. Most give an almost totally false impression of the reality of the Third Reich. The Germany of Adolf Hitler was not the Germany described by such books. It was quite different. I was brought up during the Third Reich. Along with my entire generation, I received an education of the highest ethical standards. We were brought up to love and respect our country and people. We were taught to be proud of its great history. The heroes of Germany's past represented our great ideals. They spurred us to honesty and responsibility in our own lives. In my opinion, the youth of Adolf Hitler's Germany was the finest of all Europe and perhaps of the entire world.

The same ethical standards applied to the SS and SA. The SA stormtroopers were not sophisticated men. They usually preferred to use their fists before using their heads, but they acted according to the ideals which they had been taught: honor, faithfulness, honesty and devotion to their people and country. They were not at all the sadistic beasts portrayed by so-called historians. It was their faithfulness and gallantry which saved Germany from chaos and Communism. It is sheer stupidity to describe the SA men as blood-thirsty killers, as is widely done today. Although some individual SA men may have committed acts of brutality, it is nonsense to blame the entire organization or the whole German people and its government for such behavior. Individual SA men were indeed involved in the Crystal Night incident. But far fewer actually participated than has been claimed. Of the 28 SA Groups which existed in Germany at the time, the available evidence identifies only three as having actually received orders to join the anti-Jewish demonstrations.

What Really Happened During the Crystal Night

Now let us look at what really happened during that fateful night.

After 1945 any harm ever done to any Jew in National Socialist Germany has been described in great detail in many publications and combined with other.stories to give exaggerated figures which have then become the so-called "historical truth." How strange it is then that despite the passage of more than forty years, no one has established the true extent of the damage done to the Jews during the Crystal Night. All one can learn from history writers is that "all" synagogues were demolished and that "all" shop windows were destroyed. Aside from this vague description, one is given almost no details.

On the basis of the so-called "historical truth" about the Crystal Night, the President of the World Jewish Congress, Nahum Goldmann, had the chutzpah in 1952 to claim 500 million dollars from German Chancellor Konrad Adenauer as reparation payment for the damage done during that November night. When Adenauer asked Goldmann for his justification for this enormous request, Goldmann replied: "You find the justification yourself! What I want is not the justification but the money." [note 7] And he got his money! Goldmann may have interpreted the willingness of the German Chancellor to pay a half billion dollars as proof for the claim that all synagogues had been destroyed. Why else would Germany be so foolish as to pay for something which never happened? All the same, the "historical truth" that "all" German synagogues were destroyed is a lie.

In 1938 there were approximately 1,400 synagogues in Germany, of which only about 180 were destroyed or damaged. Furthermore, Jews owned approximately 100,000 shops and department stores in Germany in 1938. Of this number, only about 7,500 had their windows broken. These figures show just how much the so-called "historical truth" differs from what actually happened. The damage and destruction that did actually occur was, of course, a terrible shame, but the exaggerations, especially by German historians who use them to condemn their own people, are also a shame.

History writers tell us that during the Crystal Night all the Jews were frightened, meekly accepted whatever happened to them and watched the destruction of their property with no resistance. The contrary is true. While going through the files on this subject, I found many documents which report precisely just the opposite of what is claimed. The fact is that in many cases Jews and their German neighbors fought together against the attackers, pushing them down staircases. Street mobs were beaten up and chased away in more than one case. Police and Party officials were generally on the side of the Jews. Some Jewish community leaders went to police stations the next morning and asked the police to investigate the damage done to their synagogues. The resulting police reports are still available in the files today.

Also contrary to what we have been told, most Jews were not directly affected by these events. In Berlin, for example, all of the teachers and pupils of the city's largest Jewish school, which served the entire Berlin area, appeared in their classes the next morning without having noticed anything unusual during the previous night. Heinemann Stern, the Jewish principal of that school, wrote in his postwar memoirs that he noticed a burning synagogue on his way to the school on the morning after the Crystal Night, but he thought it was just an accidental fire. It was only after he arrived at the school that he received a telephone call informing him of the destruction of the previous night. He then went on with his classes of the day and only during the first recess did he take the trouble to inform the entire student body about what had happened. [note 8]

How can such evidence be reconciled with the claim by Herman Graml, a prominent German historian and associate of the Munich Institute of Contemporary History, who wrote: "Every single Jew was beaten, chased, robbed, insulted and humiliated. The SA tore the Jews from their beds, mercilessly beat them in their apartments and then ... chased them almost to death ... Blood flowed everywhere." [note 9] Is it conceivable that thousands of Jewish children would be have been sent to school by their parents on the morning after that fateful night if the attacks against Jews had been so horrific or extensive? Would any parents have let their children go to school if they had thought there was even the slightest danger of them being attacked by roving gangs of SA men? I think the answer is clearly no! Deplorable things did indeed happen which were bad enough, but the fantasies of modern historians and history writers such as Graml are simply inexcusable

.The Grynszpan Story

It was Herschel Feibel Grynszpan (Gruenspan) who initiated the entire Crystal Night affair by shooting the Secretary of the German Embassy in Paris, Ernst vom Rath. History writers tell us that the 17-year-old Grynszpan was merely a poor Jewish boy who had been driven to despair by the injustice done to his family and who, in his deep depression, shot the young German diplomat. The fact, however, is that Grynszpan had not shown any previous interest in his family's fate. He had wanted to be free of them and had gone to Paris to live on his own.

When the French police asked Grynszpan why he had shot vom Rath, he gave several contradictory explanations:

Version 1: He did not mean to kill vom Rath. He had wanted to kill the German ambassador but because he did not know the ambassador personally, he shot vom Rath instead by mistake.

Version 2: He had only wanted to kill himself, but wanted to do so directly beneath a portrait of Adolf Hitler. In this way he hoped to become a symbol for the Jewish people, who were being murdered daily in Germany.

Version 3: He had not intended to kill anyone. Although he had a pistol in his hand, he did not know how to handle it properly and it simply went off accidentally.

Version 4: He could not remember what had happened while he stood in vom Rath's office. All he remembered was that he was there, but did not remember why.

Version 5: He couldn't understand the question at all. He must have had a complete blackout because he no longer remembered anything.

And finally, version 6, which he gave several years later to German officials: Whatever the French police had written down about his reason was nonsense. The true story is that he used to procure young boys for the German embassy secretary because vom Rath had been a homosexual. And he shot vom Rath because he had not been paid for his services. This is the only explanation which he later retracted during interrogation. However, none of these explanations is correct.

The true story is far less heroic. Grynszpan had left his family in Hannover, Germany, in 1936 after finishing elementary school but without graduating. His father had been a piece-work tailor who had moved from Poland to Germany after the First World War. Herschel had a reputation for disliking work and he hung out at the homes of his uncles in Brussels and Paris. In February 1938 his Polish passport expired and the French government refused to renew his residence permit. As a direct result, his Paris uncle insisted that Herschel leave his home because he was afraid of getting into touble with the law. And now the story begins to get extremely interesting. Although Grynszpan had no job or money (his uncle refused to support him), he was nevertheless able to move into a hotel. His hotel happened to be just around the corner from the offices of an important and influential Jewish organization, the International League Against Anti-Semitism, or LICA. The questions which now arise are: Who supported him after February 1938 and who paid for his hotel room? Although he had no apparent means of support or even valid identity papers between February and November 1938, Grynszpan was nevertheless able to purchase a handgun for 250 francs on the morning of 7 November 1938 and then, about an hour later, go to the German Embassy and shoot vom Rath.

Grynszpan was arrested at the scene and was taken to a police station. Although he was a totally obscure Polish Jew with no money and no apparent supporters, nevertheless one of France's most famous lawyers, Moro Giafferi, appeared at the police station a few hours after the shooting and told the police that he was Grynszpan's attorney. Nothing could possibly have appeared about the shooting in any newspaper before his arrival. How then could Moro Giafferi have possibly known about the shooting? Why was he so eager to defend this young foreigner? And finally, who was going to pay his attorney fees? As it turned out, Giafferi took good care of Grynszpan during the following years. Before the Grynszpan case could come before a French court, the war broke out. After the Germans occupied France, he was turned over to them by the French authorities. He was taken to Germany where he was interrogated many times, but no trial ever took place. Moro Giafferi, who had moved to Switzerland in the meantime, still managed to take good care of Grynszpan.

Many German officials were actively interested in the case. They wanted Grynszpan brought to trial, but this never happened. Rumors circulated. A trial date was scheduled but then postponed again and again and again. Whenever any official asked why Grynszpan had not been brought to trial, he was given a different answer each time. The veil of mystery surrounding this case was lifted only slightly many years after the war when a note was discovered among the many hundreds of pages in the Grynszpan file. This single short note stated simply that the trial against Grynszpan would not take place for "other than official reasons." [note 10] It gave no further explanation. Although the National Socialist regime supposedly committed the greatest imaginable crimes against the Jews, the murderer Grynszpan survived the war and returned to Paris. Why to Paris, where he could still have been arrested and tried for murder? But instead he received a new name and new identity papers there. [note 11] From whom? Who was in Paris to help him and once again take such good care of him?

Incidentally, the Grynszpan family also survived the war. The young man's father, mother, brother and sister were deported to Poland as a result of the Polish passport affair and shortly thereafter were somehow able to emigrate to Palestine. Amazingly enough, this took place at a time when immigration to Palestine was limited to persons who possessed at least 1,000 English pounds in cash. Grynszpan's father, a poor piece-work tailor, certainly never had a fortune of 4,000 English pounds. Many years after the war the father testified at the Eichmann trial in Jerusalem that he and his family had to give up all of their money except for ten marks per family member when they arrived at the German-Polish border in October l938. [note l2] How did they ever raise the 4,000 English pounds only a short time later for their migration to Palestine? Who organized their move?

Perhaps the answer to all of these questions is ... Moro Giafferi! He was not a sorcerer, but someone even more powerful: he was the legal counsel of the LICA. The LICA was founded in Paris in 1933 by the Jew Bernard Lecache and operated as a militant propaganda organization against real or imagined anti-Semitism. Its main office is still in Paris at the same address it was at in 1938. (Now known as the LICRA, it unsuccessfully sued Robert Faurisson a few years ago.) Moro Giafferi was well worth the fees LICA paid him as its legal counsel. He apparently enjoyed spectacular scenes. He had already achieved international renown at a mass meeting in Paris following the Berlin Reichstag fire of February 1933. Without knowing at all what had happened, he nevertheless delivered a spiteful speech against National Socialist Germany in which he accused Hermann Göring of setting the fire. In February 1936 Giafferi hurried to Davos, Switzerland, where the Jew David Frankfurter had shot and killed Wilhelm Gustloff, the head of the Swiss branch of the German National Socialist Party. During the subsequent trial it was clearly established that Frankfurter had been a hired murderer with backing from an unidentified but influential organization. All clues pointed to the LICA, but with Moro Giafferi as his defense counsel, Frankfurter remained silent about who, if anyone, had hired him. Amazingly enough, Frankfurter's answers to questions about the shooting showed the same pattern as Grynszpan's answers almost three years later after Giafferi arrived to help following the shooting of Ernst vom Rath.

Who Could the Provocateurs Have Been?

Like a medal, the Crystal Night has two sides. One side lies in the shining glare of historical research while the other remains in the shadows. Until now no one (at least as far as I know) has tried to examine the hidden side.

In the wake of the Crystal Night, almost everyone wanted to know who the culprits were. Dr. Goebbels had to give an official explanation which was, in effect, that the German people had been so enraged by the murder of Ernst vom Rath that they wanted to punish the Jews and therefore started the pogrom. But Goebbels did not really believe this story himself. To several persons he expressed his suspicion that a secret organization must have instigated the entire affair. He simply could not believe that anything so well organized could have been a spontaneous popular outburst.

One must understand the broad popularity of the National Socialist regime at that time to realize how incredibly difficult it was to imagine that any secret, well organized opposition movement could have instigated such a pogrom. We now know about some of these so-called resistance organizations. But at that time such well-organized opposition groups seemed preposterous, so overwhelming was the popularity and self-confidence of Hitler and the National Sociatist government. Although the National Socialists were probably more aware of the danger of Jewish power and influence than anyone else, they nevertheless totally underestimated it. In a real sense, they were far too naive. One consequence of this enormous popularity and self-confidence was that the Party leaders themselves simply could not imagine that it was not one of their own colleagues behind the whole affair. Among the Party leaders fingers were being pointed in all directions. Apparently to avoid internal wrangling and the harm that this would do to their public image, an investigation to determine the instigators never took place. Hitler believed that Dr. Goebbels, his closest confidant and the one man he could never abandon, had been the instigator.

The only persons actually punished were individual SA men who had participated directly in the pogrom and been accused in German courts of murder, assault, looting or other criminal acts by Jewish or German witnesses to these crimes. But before any of these cases ever actually came to trail, Hitler issued a special decree ordering the postponement of all such cases until after the accused individuals were first prosecuted by the Supreme Party Court, an internal court concerned with discipline within the National Socialist Party organization. The most severe punishment which the Court could impose was expulsion from the Party. In this way the Party hoped to remove any guilty members from its own ranks before they appeared as defendants in the criminal courts. In February 1939 the Chief Judge of the Supreme Party Court, Walter Buch, reported his findings to Hermann Göring. From an examination of the Buch report as well as many documents from some of the thousands of trials of so-called Nazi criminals held after the war, and corroborating testimony by thousands of defendants and witnesses, I have been able to gain a detailed and accurate understanding of what actually happened during those fateful days and nights of November 1938.

Already on 8 November 1938, one day before the Crystal Night, strange persons who had never been seen there before suddenly appeared in several small towns in Hessen near the French-German border. They went to mayors, Kreisleiters (district Party leaders) and other important officials in these towns and asked them what actions were being planned against the Jews. The officials were rather startled by these questions and replied that they didn't know of any such plans. The strangers acted as if they were shocked to hear this. They shouted and complained that something had to be done against the Jews and then, without further explanation, they disappeared. Most of those who were approached by these strangers reported the incidents to the police or discussed them with friends. They usually regarded the strangers as crazy anti-Semites and promptly forgot about the incidents -- until the next evening. Some of these apparently crazy individuals really outdid themselves. In one case two men, dressed as members of the SS, went to an SA Standartenführer (Colonel) and ordered him to destroy the nearby synagogue. To understand the absurdity of this one must know that the SS and SA were completely separate organizations. A real SS member would never have tried to give orders to an SA unit. This case shows that the strangers were foreigners who did not even understand the distinctions of German authority. The SA Standartenführer rejected the demands of the self-styled SS men and reported the incident to his superiors.

When the provocateurs realized that their efforts were not working with local officials, they changed their tactics. Instead they tried to incite directly the people in the streets. In another town, for example, two men appeared at the market place and began making speeches to the people there, trying to incite them against the Jews. Eventually some people did indeed storm the synagogue, but by then the two provocateurs had, of course, disappeared.

Similar incidents occured in several towns. Unidentified strangers suddenly appeared, gave speeches, started throwing stones at windows, stormed Jewish buildings, schools, hospitals, and synagogues, and then disappeared. These unusual incidents had already started on the 8th of November, that is, before Ernst vom Rath was dead. His death was only reported late on the evening of the 8th. The fact that this strange pattern of incidents had already begun one day earlier proves that the death of vom Rath was not the reason for the Crystal Night outburst. Vom Rath was still alive when the pogrom began.

And this was only the beginning. Well organized and widespread incidents began on the evening of 9 November. Groups of generally five or six young men, armed with bars and clubs, went down the streets smashing store windows. They were not Jew-hating SA men, enraged over the murder of a German diplomat. They operated too methodically to have been motivated by anger. They carried out their work without any apparent emotion. Nonetheless, it was their destruction that encouraged certain other individuals from the lowest social classes to become a mob and contimue the destruction. There is another mysterious aspect to all this. Several district and local Party leaders (Kreisleiters and Ortsgruppenleiters) were awakened from their sleep in the middle of the night by telephone calls. Someone claiming to be from the regional Party headquarters or the regional Party propaganda bureau (Gauleitung or Gaupropagandaleitung) would ask what was happening in the official's town or city. If the Party official answered "Nothing, everything is quiet," the telephone caller would then say in German slang that he had received an order to the effect that the Jews were going to get it tonight and that the respective official should carry out the order. In most cases the Party leader, disturbed from his sleep, did not even understand what had happened. Some simply dismissed the call as a joke and went back to bed. Others called back the office from where the telephone voice had pretended to be calling. If they managed to reach someone in charge, they were often told that nobody knew anything about such a call. But if they reached only a lower official they were often told: "Well, if you got that order, you'd better go ahead and do what you were told." These telephone calls caused considerable confusion. All this came out months later during the trials conducted by the Supreme Party Court. The Chief Judge concluded that in every case a misunderstanding had arisen in one link or other of the chain of command. But when they were confronted with apparently genuine orders to organize demonstrations against the Jews that night, most of the Party leaders had simply not known what to do.

The pattern of seemingly sporadic anti-Jewish incidents in small towns, followed only later by a carefully planned outburst in many large cities throughout Germany, clearly suggests the work of a centrally organized group of well-trained agents. Even shortly after the Crystal Night, many leading Party officials suspected that the entire affair had been centrally cordinated. Significantly, even Hermann Graml, the only West German historian who has written in detail about the Crystal Night, carefully distinguished between provocateurs and people who were simply carried away by their emotions and spontaneously took part in the riot and destruction. Without providing the slightest shred of real evidence, Graml claims that the provocative agents were directed bv Dr. Goebbels.

Munich on the Ninth of November

While all this was happening across the Reich, a special annual commemoration was being held in Munich. Fifteen years earlier, on 9 November 1923, a movement led by Adolf Hitler, Erich von Ludendorff (a leading First World War General), and two major figures in the Bavarian government tried to depose the legal government and take responsibility themselves as a new national government. The uprising or putsch was put down and 16 rebels were shot down next to the Feldherrnhalle, a famous old monument building in central Munich. Accordingly, the 9th of November had been commemorated every year since 1933 as the memorial day for the martyred heroes of the National Socialist movement. Adolf Hitler and the Party veterans, as well as all of the Gauleiters (regional Party leaders) met every year in Munich for the occasion. Hitler would usually deliver a speech to a select audience of Party veterans at the famous Buergerbraeukeller restaurant on the evening of the 8th. On the morning of the 9th Hitler and his veteran comrades would reenact the 1923 "March to the Feldherrnhalle." On the evening of the 9th the Führer always held an informal dinner at the Old Town Hall ("Alte Rathaus") with old comrades as well as all the Gauleiters. At midnight young men who were about to enter the SS and the SA were sworn in at the Feldherrnhalle. All of the Gauleiters and other guests participated in this very solemn ceremony. After it was over they left Munich and returned to their homes throughout the Reich.

It is clear that the 8th of November date was chosen very cleverly. The annual commemoration ceremony of that day insured that almost all of the Gauleiters would be away from their home offices when the anti-Jewish demonstrations began. In other words, the actual decision-making responsibilities that were normally carried out by the Gauleiters were temporarily in the hands of lower-ranking individuals with less experience. Between 8 and 10 November, subordinate officials stood in for the Gauleiters who were either in Munich or en route to or from the annual commemoration there. This temporary transfer of decision-making authority is very important because it contributed to much of the subsequent confusion and thus helped the provocateurs. Another contributing factor was the fact that no one expected any trouble. At that time Germany was one of the most peaceful countries in the world. There was no reason to expect any kind of unrest. It was only during dinner at the Old Town Hall that the first sporadic reports of riot and destruction reached Munich from some of the Gauleiter's home offices. At the same time it was learned that Ernst vnm Rath had died in Paris from his wounds.

What Was Goebbels Doing?

After the dinner was over, the Führer left at about 8 p.m. and returned to his apartment. Dr. Goebbels then stood up and spoke briefly about the latest news. He informed the audience that vom Rath had died and that, as a result, anti-Jewish demonstrations had spontaneously broken out in two or three places. Goebbels was renowned for his passionate and inspiring speeches. But what he gave that evening was not a speech at all but only a short and very informal announcement. He pointed out that the times were over when Jews could kill Germans without being punished. Legal measures would now be taken. Nevertheless, the death of vom Rath should not be an excuse for private actions against Jews. He suggested that the Gauleiters and the head of the SA, Viktor Lutze, should contact their home offices to make sure that peace and order were being maintained. It's very important to understand that Dr. Goebbels had no authority to give any orders to the others present.

As fellow Gauleiters they were colleagues of equal rank. Anyway, what he said was apparently considered so reasonable that the others agreed and did what he suggested.

You may have heard the widespread allegation that Goebbels started the Crystal Night pogrom with a fiery speech on that evening of 9 November. This widely accepted story is false. The following facts will clarify this point:
As Gauleiter for Berlin, Dr. Goebbels had no authority outside of his Berlin district. Although he was also the Propaganda Minister of the German government, this did not give him any authority over Party officials. Furthermore, he had no authority whatsoever over the SA or the SS.
Of all the National Socialist leaders, Dr. Goebbels would have understood better than anyone else the immense damage that an anti-Jewish pogrom would cause for Germany. On the morning of 10 November, when he first learned about the extent of the damage and destruction of the previous night, he was furious and shocked at the stupidity of those who had participated. There is substantial evidence for this.
How could a speech given after 9 p.m. on the evening of 9 November have possibly incited a "pogrom" which had already begun the day before when the first provocateurs appeared at municipal and Party offices to persuade officials to take action against the Jews?
Although we do not know exactly what Dr. Goebbels said in his supposedly fiery speech, we do know what the Gauleiters and the SA commander did after the speech had ended: they went to the telephones and called their espective home offices to order their subordinates to do everything necessary to maintain peace and order. They emphasized that under no circumstances must anyone take part in any demonstrations. These telephone instructions were written down at the home offices by whoever was on duty. The orders from each Gauleiter were then passed on by telex to other offices within the Gau or district. These telex messages are still in various records files and are available to anyone who wishes to examine them.
  1.  
Orders to Stop the Pogrom

While the Gauleiters were calling their home offices, the head of the SA, Viktor Lutze, ordered all of his immediate subordinates, the SA Gruppenführers, who were together with him in Munich, to call their home offices as well. Lutze ordered that under no circumstances could SA men take part in any demonstrations against Jews, and that furthermore the SA was to intervene to stop any demonstrations already in progress. As a result of these strict orders, SA men began to guard Jewish stores that very night wherever windows had been broken. There is no doubt about this order by Lutze because we have the postwar court testimony of several witnesses confirming it. The SS and the police were given similar orders to restore peace and order. Himmler ordered Reinhard Heydrich to prevent all destruction of property and to protect Jews against demonstrators. The telex communication of this order still exists. It is in the files of the International Military Tribunal in Nuremberg. However, during the Nuremberg trial this telex order was presented in three different forms, with forged amendments to change the original meaning. In my book Feuerzeichen I undertook to restore the original text.

Adolf Hitler joined the midnight celebration at the Feldherrnhalle. It was only after he returned to his apartment about one o'clock in the morning that he learned about the demonstrations which had been taking place in Munich, during which one synagogue had been set on fire. He was furious and immediately ordered the police chief of Munich to come see him. Hitler told him to immediately stop the fire and to make sure that no other outrages took place in Munich. He then called various police and Party officials throughout the Reich to learn the extent of these demonstrations. Finally, he ordered a telex message sent to all Gauleiter offices. It read: "By express order from the very highest authority, arson against Jewish businesses or other property must in no case and under no circumstances take place." Synagogues were not specifically mentioned, apparently because Hitler was still unaware of the burning of synagogues, apart from the one in Munich.

How Did the SA Get Involved Despite the Orders from Its Own Leaders?

How was it possible that in spite of all these emphatic orders, so much damage and destruction could have been done and that so many SA members could have participated? According to the records, at least three of the 28 SA Groups did not obey the orders of SA chief Lutze. Instead, they sent out their men to destroy synagogues and Jewish buildings. In effect they did precisely the opposite of what Lutze had ordered. What actually happened is clear from the testimony and evidence presented at postwar trials against former SA men accused of participating in the riot. The trials, held between 1946 and 1952, were based to a large extent on the report of SA Brigade 50 chief Karl Lucke and begins with these words: "On 10 November 1938, at 3 o'clock in the morning, I received the following order: 'By order of the Gruppenführer, all Jewish synagogues within the Brigade district are to be immediately blown up or set on fire'." Lucke then included in his report a listing of synagogues which had been destroyed by members of his Brigade. This report has been cited by the prosecution at the Nuremberg Tribunal and by practically all of the consensus historians ever since as proof that the SA was given orders to destroy Jewish stores and synagogues.

The contradiction between the orders actually given and the statement made in the Lucke report requires a detailed explanation. On 9 November the leader of SA Group Mannheim, Herbert Fust, was in Munich together with the other SA Group leaders and the SA Chief of Staff, Viktor Lutze. When Lutze ordered the Group leaders to contact their home offices to stop all anti-Jewish demonstrations, Fust, along with the other SA leaders, did just that. He called his office in Mannheim and passed on the orders he had received from Lutze. The man who was on duty that night at the Mannheim SA office telephone and who received Fust's order confirmed that he understood it and then hung up. But he never passed on the order he had received. Instead, he transmitted precisely the opposite order. The normal procedure would have been for the man on duty at the telephone to immediately call the deputy group leader, Lucke, who was in nearby Darmstadt. But instead he called SA Oberführer (senior colonel) Fritsch and asked him to come to the office. Fritsch had a reputation for not being particularly clever. When he arrived, the man who had received the telephone call showed him a small paper slip with a few notes on it which said that the synagogues within the Mannheim SA Group district were to be destroyed. The man who had received the call explained to Fritsch that the order had just arrived from Munich. Slow-minded as he was, Fritsch did not know what to do and called the local Kreisleiter (district Party leader) and his deputy. These two men then arrived at the SA office and discussed the situation, while at the same time the telephone duty man notified other SA leaders, but still not the deputy Group leader Lucke. In the meantime the small paper slip disappeared and the SA men now arriving at the headquarters met only the Kreisleiter, who told them about the order which he thought had come from Munich. No one asked for any further confirmation. The SA men then left to begin the destruction. Hours later, when the whole action was almost finished, the telephone guard finally called Deputy Group Leader Lucke and passed on the false order. He also informed Lucke that the action had already been going on for several hours. Since it was almost all over by this time, Lucke also neglected to ask for confirmation of the order. It was already 3 o'clock in the morning. Lucke then alerted the Standartenführer of his Brigade and carried out the destruction within the Darmstadt district.

At 8 o'clock the next morning Lucke sat down and wrote the report which was later cited at the Nuremberg Tribunal. In fact, as already shown, there was no order to commit arson or carry out destruction against any Jewish property from the Gruppenführer in Munich, but only from the telephone guard. Who he was remains a mystery. During the postwar trials against members of this SA unit, none of the judges asked for the name or identity of this telephone guard. This mysterious man was very probably an agent for those who were actually behind the entire Crystal Night Affair.

The Fine Imposed on the Jews

Early in the morning following the Crystal Night, Propaganda Minister Dr. Goebbels announced in a radio broadcast that any action against Jews was strictly prohibited. He warned that severe penalties would be imposed on anyone who did not obey this order. He also explained that the Jewish question would be resolved only by legal means. As already mentioned, German government and Party officials were furious about what had happened. Hermann Göring, who was responsible for Germany's economy, complained that it would be impossible to replace the special plate glass of the broken store windows because it was not manufactured in Germany. It had to be imported from Belgium and would cost a great deal of precious foreign currency. Because of the Jewish boycott against German goods, the Reich was short of foreign exchange currency. Göring therefore decided that because this shortage was caused by the Jews, it was they who would have to pay for the broken glass. He imposed a fine of one billion Reichsmarks on the German Jews. This fine is always mentioned by anyone who writes about the Crystal Night. But historians and history writers invariably neglect to explain the reason for the fine.

It was certainly unjust to force Jews to pay for damage which they had not caused. Göring understood this. However, in private he justified the fine by citing the fact that the 1933 Jewish declaration of war against Germany was proclaimed in the name of the millions of Jews throughout the world. Therefore they could now help their co-religionists in Germany bear the consequences of the boycott. It should also be pointed out that only German Jews with assets of more than 5,000 Reichsmarks in cash had to con- tribute to the fine. In 1938, when prices were very low, 5,000 Reichsmarks was a small fortune. Anyone with that much money in cash would certainly have had far more wealth in other assets and could therefore well afford to pay their assessed portion of the fine without being reduced to poverty, despite what history writers have maintained.

The Consequences of the Crystal Night

It is often said that the Crystal Night incident was the official start of the German "Final Solution of the Jewish Question." This is quite true, but "Final Solution" did not mean physical extermination -- it meant only emigration of the Jews from Germany. Immediately after the Crystal Night, Hitler ordered the creation of a central agency to organize the emigration of the Jews from Germany as rapidly as possible. Accordingly, Göring set up the Reich Central Office for Jewish Emigration ("Reichszentrale fuer die juedische Auswanderung") with Reinhard Heydrich as director. This agency combined the various government departments which had been involved with Jewish emigration. It simplified official procedures for Jewish emigration, but its work was severely hampered by the unwillingness of almost all countries to admit Jews. The only country to which Jews could still easily emigrate was Palestine, provided they possessed one thousand pounds sterling each, as required by the British authorities there.

Despite the favorable terms of the Haavara or Transfer Agreement, only a few German Jews were willing to emigrate to Palestine. In those days Palestine was only at the beginning of its development. It was still an agrarian country with very little industry. It was only after the arrival of thousands of German Jews with their capital and experience that industrial development really began there. The Jews in Germany were generally employed in trade, industry, or the professions. There were little or no oppor tunities for them in Palestine. For example, there was virtually no financial structure in Palestine in the 1930s. There was no money market, no stock exchange, and no investment banking. How could businessmen operate in such an environment?

Because so few Jews wanted to migrate to Palestine, special efforts were made to open the doors of other countries, but this proved very difficult. Prosperous nations did not want Jewish immigrants and poor countries were very unattractive. In the summer of 1938 an Inter-Governmental Refugee Committee was established with the American lawyer George Rublee as its director. In January 1939 (that is, after the Crystal Night), Rublee and the German government signed an agreement by which all German Jews could emigrate to the country of their choice. Interestingly enough, it was the father of a future American president and the father of a future German president who nearly torpedoed this agreement: Joseph Kennedy, the U.S. Ambassador to Britain, and Ernst von Weizsaecker, State Secretary of the German Foreign Office and father of the current president of the Ger- man Federal Republic. Adolf Hitler personally intervened in the negotiating process and saved the agreement by sending Reichsbank President Hjalmar Schacht to London to negotiate with Rublee.

Rublee himself later called it a "sensational agreement" -- and it was indeed sensational. Special arrangements between the Inter-Governmental Committee and governments of individual countries would guarantee the financial security of the migrating Jews. Training camps would be established to prepare emigrating Jews for new jobs in their future homelands. Jews in Germany who were more than 45 years old could either emigrate or remain in Germany. If they decided to remain, they would be exempt from discriminatory restrictions. They would be able to live and work wherever they wanted. Their social security would be guaranteed by the Reich government, the same as for any German citizen. As Rublee later noted, there were practically no incidents against Jews during the time between the signing of the agreement and the outbreak of war in September 1939.

The Reich Central Office for Jewish Emigration, which was organized shortly after the Crystal Night, was based on the provisions of the Rublee plan. A parallel Jewish organization, the Reich Union of Jews in Germany ("Reichsvereinigung der Juden in Deutschland"), was established. Its task was to advise Jews on all questions of emigration and to act on behalf of Jews with the Reich Central Office. The two agencies worked closely together to facilitate Jewish emigration as much as possible. In addition, the SS and certain other National Socialist organizations worked with Zionist organizations to facilitate Jewish emigration. Jewish groups greatly appreciated the cooperation of the SS. For example, the SS established training centers where prospective Jewish emigrants learned new job skills to prepare them for their new lives.

With the help of the Transfer Agreement and the Rublee plan, hundreds of thousands of Jews migrated from Europe to Palestine. In September 1940 the Jewish news agency in Palestine, "Palcor," reported that 500,000 Jewish emigrants had already arrived from the German Reich, including Austria, the Sudetenland, Bohemia- Moravia, and German-ruled Poland. Nevertheless, after 1950 it was claimed that the total number of Jewish emigrants to Palestine from all European countries was only about 80,000. What happened to the other 420,000 Jews? In 1940 they probably had no idea that later on they were supposed to have been "gassed"!

Conclusion

I have tried to point out just a few unmentioned aspects of the Crystal Night issue which, in my opinion, give a picture of what actually happened that is entirely different than the one generally accepted. I am convinced that neither the German government nor the leaders of the National Socialist Party instigated the Crystal Night. Ultimately it was not the Jews but the Germans who suffered most as a result of this event. Even persons sympathetic to National Socialism are still appalled when they think of the Crystal Night. Many are under the impression that murder and arson were quite common under National Socialism and that no Jew could be sure of his life or property. Nazi Germany was supposedly a country without any civil rights. The Crystal Night incident was indeed one of the darkest episodes of German history in the era of 1933 to 1945. But based on all of the available evidence, these demonstrations were neither thought up nor organized by German Party or government officials. In fact, they were completely suprised and shocked when they learned of the riot and destruction. The pogrom must have been thought up and organized by those who actually benefited from it and who wanted to create havoc in Germany.

Who could they have been? If we keep in mind the deep involve ment of the Jewish organization LICA in the murder of vom Rath, we may ask: Could the Jews themselves have hoped to benefit from a pogrom? In the aftermath of the Crystal Night, the world press became overwhelmingly sympathetic to the Jews, which is precisely what they wanted above all else. The Zionists in particular counted on worldwide support in their struggle against England, which then ruled Palestine as a British mandate. Jewish immigration to Palestine was strictly limited at that time by the British because of vehement Arab opposition to the arrival of ever larger numbers of Jews. As a result, the number of Jewish immigrants dropped in 1938 to the lowest level since the beginning of the century, when the Zionist mass migration to Palestine began.

To stabilize the situation, the British formulated a partition plan dividing Palestine into Arab and Jewish portions. Despite serious reservations, the Jews agreed to the plan, but the Arabs did not. They responded with an uprising known as the Arab Revolt. In March 1938 the British government sent Sir Harold MacMichaels as High Commissioner to Palestine. He succeeded in suppressing the uprising, but to appease the Arabs he promised to urge his government to abandon the partition plan and halt further Jewish immigration. MacMichaels returned to London in October 1938 to discuss his proposals with the British parliament. The scheduled date for the final decision was 8 November 1938, the day on which the Crystal Night violence actually began.

German Embassy Secretary Ernst vom Rath had been shot just one day earlier, on 7 November. The conspirators no doubt hoped that vom Rath would die immediately, in which case the anti-Jewish demonstrations would probably have also started on the 7th. Could someone have hoped that a pogrom in nearby Germany would influence the British to change their Palestine policy? Or that it would induce the outside world to exert pressure on Britain to open Palestine to the Jews who were being so terribly treated in Germany? I cannot give any definite answers. I can only speculate as to who conspirators behind the Crystal Night really were and as to their motives. To me it seems entirely plausible that certain Jewish groups were involved. The LICA was almost certainly involved in the murder of vom Rath. In any case, the Crystal Night incident was not an expression of the will of the German people. Nor was it organized by Dr. Goebbels or any of the other German leaders. On the contrary, it was carefully organized by people who worked in the shadows.

Notes

1.William P. Varga, The Number One Nazi Jew-Baiter: A Political Biography of Julius Streicher (New York: 1981).
2. Even Helmut Heiber, a prominent contemporary German historian, had to admit these facts. Helmut Heiber, "Der Fall Gruenspan," ViertelFahrshefte für Zeitgeschichte, 5. Hg., 1957, pp. 154-172.
3. See: Werner Feilchenfeld, Dolf Michaelis, and Ludwig Pinner, Haavara-Transfer nach Palaestina (Tuebingen: 1972); and, Edwin Black, The Transfer Agreement (New York and London: 1984)
4. Ingrid Weckert, Feuerzeichen: Die "Reichslcristallnacht," Anstifter und Brandstifterpfer und Nutzniesser (Tuebingen: 1981), p. 225.
5. Edwin Black, The Transfer Agreement, p. 382.
6. W. Feilchenfeld, et al., Haavara-Transfer Nach Palaestina, p. 71.
7. Nahum Goldmann, Das Juedische Paradox: Zionismus und Judentum nach Hitler (Cologne: 1978), p. 181.
8. Heinemann Stern, Warum Hassen Sie Uns Eigentlich? (Duesseldorf: 1970), pp. 298-299.
9. Hermann Graml, Der 9. November 1938 (Bonn: 1958), p. 47.
10. H. Heiber, "Der Fall Gruenspan," p. 164.
11. H. Heiber, "Der Fall Gruenspan," p. 172.
12. Gideon Hausner, Justice in Jerusalem (New York: 1968), p. 41.

From The Journal of Historical Review, Summer 1985 (Vol. 6, No. 2), pages 183-206. This item was first presented at the Sixth IHR conference, February 1985, in Anaheim, California.

About the Author

Ingrid Weckert is the author of a detailed examination of "Crystal Night" and German-Jewish relations during the 1930s that was published as a book in Germany in 1981 under the title Feuerzeichen, and in the USA in 1991 under the titleFlashpoint. At the end of the Second World War Weckert was a teenager in devastated Berlin. After Gymnasium graduation she studied theology, including Judaic studies, in Switzerland. She deepened her understanding of the history and character of the Jewish people during numerous visits to Israel. Frau Weckert lived for years in Munich, where she worked as a librarian, and then devoted considerable time to historical research and writing.
 

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