venerdì 10 luglio 2015

I "senza vergogna" comunisti

di Carlo Gariglio



E’ troppo imbarazzante per i compagni affrontare questo discorso, benché sia tutto abbondantemente conosciuto e documentato dai “capi”…
Il Fascismo fu solo violenza, olio di ricino, privazione delle libertà individuali ?
Ed allora come mai i tuoi più illustri compagni nel 1936 lanciarono il famoso “Appello ai fratelli in Camicia Nera”?

La decisione di pubblicare il famoso appello nacque nel clima di sfiducia che pervadeva la dirigenza comunista in esilio alla metà degli anni 30.
Essa si rendeva ormai conto che il consenso del popolo italiano nei confronti del fascismo era pressoché totale, anche se oggi te la raccontano molto diversamente, e che persino le masse operaie ormai appoggiavano il fascismo in blocco.
I comunisti di allora, che conoscevano perfettamente la situazione italiana, riconobbero ciò che gli ignoranti di oggi si rifiutano di ammettere...

Nel giugno del 1936, sulla rivista “Stato operaio”, la rivista teorica del PCI, i dirigenti comunisti tentano un primo approccio:
“Noi tendiamo la mano ai fascisti nostri fratelli di lavoro e di sofferenze perché vogliamo combattere insieme a essi la buona e santa battaglia del pane, del lavoro e della pace. Tutto quanto noi vogliamo, fascisti e non fascisti, possiamo ottenerlo unendoci e levando la nostra voce, che è la voce del popolo”.
Nell’agosto si arriva a un documento solenne, rivolto ai “fratelli in camicia nera”, che ha come base la riconciliazione tra fascisti e non fascisti:
“Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere insieme a voi e a tutto il popolo italiano per la realizzazione del programma fascista del 1919 e per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o generale, dei lavoratori e del popolo italiano”.
Tra i firmatari dell’appello figurano: Togliatti, Grieco, Gennari, Di Vittorio, Marabini, Montagnana, Longo, Ciufoli, Lampredi, Valiani e moltissimi altri.

I comunisti sono costretti a riconoscere i risultati conseguiti dal fascismo. 

Greco afferma che “Dobbiamo specificare che lotteremo per una democrazia nuova che tenga conto dell’esperienza fascista.”; 

Montagnana che “L’attività degli antifascisti, degli stessi comunisti, è pressoché nulla. Gli elementi attivi sono fascisti” e che “Noi dobbiamo avere il coraggio di dire che non ci proponiamo di abbattere il fascismo”; 

Longo che “Noi siamo dei pigmei e nulla possiamo ancora contro le organizzazioni avversarie”; 

Ciufoli che “Il PCI, facendo suo il programma del 1919, colmerà il vuoto che esiste ancora tra noi e le masse”;

Gennari che “L’attività svolta dalle masse nei sindacati fascisti e i risultati ottenuti dimostrano che già i sindacati fascisti possono essere uno strumento di lotta contro il padronato e perciò essi debbono essere considerati come i sindacati operai nella attuale situazione italiana”.
Capito compagno? Nel 1936, dopo la conquista dell’Impero, non eravamo poi così male agli occhi dei tuoi dirigenti. Addirittura il programma Fascista del 1919 volevano adottare!
E non si proponevano di abbattere il Fascismo, considerando addirittura i sindacati fascisti come strumenti di lotta operaia contro i padroni!
Chissà quando è che i tuoi compagni hanno scoperto che il Fascismo era solo violenza, che fu il braccio armato di borghesi e padroni, che privava il popolo della libertà…

Fino al 1936 (dopo 14 anni di “dittatura Fascista”, compagno, è bene ricordarlo) parevano non pensarla così…

Avrà influito il fatto che l’appello rimase inascoltato dai Fascisti?
Avrà influito il fatto che dopo il periodo delle vittorie cominciò quello dei sacrifici e delle sconfitte?
Tutto può essere, caro compagno…

Tutto, tranne il fatto che i tuoi compagni raccontino le cose per quello che sono e che furono!
Anche nel breve periodo della RSI, mentre i Fascisti si sforzavano di favorire le classi lavoratrici, i tuoi compagni erano schierati con i “liberatori”, curiosamente alleati degli stessi “padroni” che questi compagni dicevano di combattere…

Fascisti Repubblicani che creavano la cogestione e la socializzazione delle imprese, e comunisti italiani alleati delle famiglie padronali (una fra tutte: gli Agnelli), poiché entrambi sabotavano lo sforzo Fascista per favorire l’invasione della Patria da parte degli “alleati”…

Credi a noi, Compagno… Ti hanno preso per il deretano per decenni, e tu li hai accontentati, aiutandoli a prendersi il potere, ad uccidere quanti, come noi, potevano sbugiardarli ed inchiodarli alle loro responsabilità.
Ti hanno fatto diventare “partigiano” per difendere i loro interessi e le loro trame con Mosca, gli USA e gli industriali italiani.
Ti hanno convinto a continuare ad uccidere anche dopo la guerra, fino agli anni 50 almeno, per paura che qualcuno potesse un giorno tornare per smascherarli e dare a loro quello che meritavano… 
E ti hanno educato all’odio per quelli come noi sempre per lo stesso motivo: il sacro terrore di doverla un giorno pagare.
Negli anni 70 hanno trovato una generazione facilmente malleabile, e l’hanno mandata in piazza a scannarsi con altri giovani come loro, “colpevoli” di conoscere la verità… E tu compagno hai sfondato il cranio a colpi di chiave inglese a sedicenni come Sergio Ramelli, hai bruciato vivi i fratelli Mattei nel rogo di Primavalle a Roma, perché ti avevano detto che uccidere i Fascisti (ed i loro figli, in questo caso) non era reato, hai “sprangato e spesso ammazzato dietro loro ordine ed incitamento, mentre loro si godevano le prebende parlamentari…












Nessun commento:

Posta un commento