di Carlo Gariglio
E’ troppo imbarazzante per i compagni affrontare questo discorso, benché
sia tutto abbondantemente conosciuto e documentato dai “capi”…
Il Fascismo fu solo violenza, olio di ricino, privazione delle libertà
individuali ?
Ed allora come mai i tuoi più illustri compagni nel 1936 lanciarono il
famoso “Appello ai fratelli in Camicia Nera”?
La decisione di pubblicare il famoso appello nacque nel clima di
sfiducia che pervadeva la dirigenza comunista in esilio alla metà degli anni
30.
Essa si rendeva ormai conto che il consenso del popolo italiano nei
confronti del fascismo era pressoché totale, anche se oggi te la raccontano
molto diversamente, e che persino le masse operaie ormai appoggiavano il
fascismo in blocco.
I comunisti di allora, che
conoscevano perfettamente la situazione italiana, riconobbero ciò che gli
ignoranti di oggi si rifiutano di ammettere...
Nel giugno del 1936, sulla rivista “Stato operaio”, la rivista teorica
del PCI, i dirigenti comunisti tentano un primo approccio:
“Noi tendiamo la mano ai fascisti nostri fratelli di lavoro e di
sofferenze perché vogliamo combattere insieme a essi la buona e santa battaglia
del pane, del lavoro e della pace. Tutto quanto noi vogliamo, fascisti e non
fascisti, possiamo ottenerlo unendoci e levando la nostra voce, che è la voce
del popolo”.
Nell’agosto si arriva a un documento solenne, rivolto ai “fratelli in
camicia nera”, che ha come base la riconciliazione tra fascisti e non fascisti:
“Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere insieme a voi e
a tutto il popolo italiano per la realizzazione del programma fascista del 1919
e per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o
generale, dei lavoratori e del popolo italiano”.
Tra i firmatari dell’appello figurano: Togliatti, Grieco, Gennari, Di
Vittorio, Marabini, Montagnana, Longo, Ciufoli, Lampredi, Valiani e moltissimi
altri.
I comunisti sono costretti a
riconoscere i risultati conseguiti dal fascismo.
Greco afferma
che “Dobbiamo specificare che lotteremo per una democrazia nuova che
tenga conto dell’esperienza fascista.”;
Montagnana che “L’attività degli antifascisti, degli stessi comunisti,
è pressoché nulla. Gli elementi attivi sono fascisti” e che “Noi dobbiamo avere
il coraggio di dire che non ci proponiamo di abbattere il fascismo”;
Longo che “Noi siamo dei pigmei e nulla possiamo ancora contro le
organizzazioni avversarie”;
Ciufoli che “Il PCI, facendo suo il programma del 1919, colmerà il vuoto
che esiste ancora tra noi e le masse”;
Gennari che “L’attività svolta dalle masse nei sindacati fascisti e i
risultati ottenuti dimostrano che già i sindacati fascisti possono essere uno
strumento di lotta contro il padronato e perciò essi debbono essere considerati
come i sindacati operai nella attuale situazione italiana”.
Capito
compagno? Nel 1936, dopo la conquista dell’Impero, non eravamo poi così male
agli occhi dei tuoi dirigenti. Addirittura il programma Fascista del 1919
volevano adottare!
E non si
proponevano di abbattere il Fascismo, considerando addirittura i sindacati
fascisti come strumenti di lotta operaia contro i padroni!
Chissà quando è che i tuoi compagni hanno scoperto che il Fascismo era
solo violenza, che fu il braccio armato di borghesi e padroni, che privava il
popolo della libertà…
Fino al 1936 (dopo 14 anni di “dittatura Fascista”, compagno, è bene
ricordarlo) parevano non pensarla così…
Avrà influito il fatto che l’appello rimase inascoltato dai Fascisti?
Avrà influito il fatto che dopo il periodo delle vittorie cominciò
quello dei sacrifici e delle sconfitte?
Tutto può essere, caro compagno…
Tutto, tranne il fatto che i tuoi compagni raccontino le cose per quello
che sono e che furono!
Anche nel breve periodo della RSI, mentre i Fascisti si sforzavano di
favorire le classi lavoratrici, i tuoi compagni erano schierati con i
“liberatori”, curiosamente alleati degli stessi “padroni” che questi compagni
dicevano di combattere…
Fascisti Repubblicani che
creavano la cogestione e la socializzazione delle imprese, e comunisti italiani
alleati delle famiglie padronali (una fra tutte: gli Agnelli), poiché entrambi
sabotavano lo sforzo Fascista per favorire l’invasione della Patria da parte
degli “alleati”…
Credi a noi, Compagno… Ti hanno preso per il deretano per decenni, e tu
li hai accontentati, aiutandoli a prendersi il potere, ad uccidere quanti, come
noi, potevano sbugiardarli ed inchiodarli alle loro responsabilità.
Ti hanno fatto diventare “partigiano” per difendere i loro interessi e
le loro trame con Mosca, gli USA e gli industriali italiani.
Ti hanno convinto a continuare ad uccidere anche dopo la guerra, fino
agli anni 50 almeno, per paura che qualcuno potesse un giorno tornare per
smascherarli e dare a loro quello che meritavano…
E ti hanno educato all’odio per quelli come noi sempre per lo stesso motivo: il sacro terrore di
doverla un giorno pagare.
Negli anni 70 hanno trovato una generazione facilmente malleabile, e
l’hanno mandata in piazza a scannarsi con altri giovani come loro, “colpevoli”
di conoscere la verità… E tu compagno hai sfondato il cranio a colpi di chiave inglese
a sedicenni come Sergio Ramelli, hai bruciato vivi i fratelli Mattei nel rogo
di Primavalle a Roma, perché ti avevano detto che uccidere i Fascisti (ed i
loro figli, in questo caso) non era reato, hai
“sprangato e spesso ammazzato dietro loro ordine ed incitamento, mentre loro si
godevano le prebende parlamentari…
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