di Alfonso Grasso
Napoli, pianta Munster, 1572
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I Sedili napoletani, detti anche Seggi o Piazze, furono dei parlamenti rappresentativi, nei quali si riunivano i delegati dei vari rioni, gestendo dalla seconda metà del ‘200 per più di cinque secoli ampie attribuzioni amministrative, giuridiche e giudiziarie. Gli Eletti dei Sedili designavano i Magistrati del Tribunale di di San Lorenzo che provvedeva all’amministrazione cittadina attraverso le deputazioni. Le determinazioni valevano e avevano giurisdizione in tutto il territorio del regno di Napoli, tanto che alla fine re Ferdinando IV di Borbone, quando nel 1800 intese restaurare la monarchia assoluta dopo la parentesi della Repubblica Napoletana, decretò la soppressione di queste antiche istituzioni.
Cenni storici
Alcuni fanno risalire l'origine dei Sedili alle fratrie di epoca tardo imperiale (IV secolo), e sicuramente già esistevano in epoca ducale molti luoghi di raduno per i notabili cittadini. Ma la nascita dei Sedili “moderni”, cioè dotati di veste giuridica codificata, avvenne nel 1268 per volere di Carlo I d’Angiò, il re che aveva spostato la capitale del Regno di Sicilia da Palermo a Napoli. I primi Sedili furono quelli nobili del Nilo (o Nido) e di Porta Capuana. Successivamente altri siti minori furono raggruppati in quattro nuovi: Sedili di Forcella, Montagna, Porto e Portanova che presero il nome dal luogo delle loro sedi di raduno, generalmente presso le porte della città. Il Sedile di Forcella fu poi inglobato in quello di Montagna, e fu quindi istituito il nuovo Sedile del Popolo, che rappresentava i mercanti e le professioni: il cosiddetto “popolo grasso” che, raggiunto un consistente patrimonio, premeva per partecipare alla gestione del potere.
Il Sedile del Popolo fu soppresso, e materialmente distrutto, da Alfonso d’Aragona, detto il Magnanimo, dopo la riconquista del Regno del 1442, e fu ripristinato solo dopo il sacco della città operato da Carlo VIII di Francia, nel 1495. Con l'ultimo re aragonese, Federico, dal 1496 al 1501 il Sedile del Popolo ebbe gli stessi diritti di quelli della nobiltà.
Il 5 febbraio 1601, fu nominata la Deputazione della Real Cappella del Tesoro, di dodici membri, due per ciascun Sedile, cui venne affidato l'incarico di fondare la Nuova Cappella del Tesoro di San Gennaro, traboccante di capolavori accumulati nei secoli. Durante l’effimera Repubblica Napoletana del 1799, i Sedili furono sciolti: ricordiamo al riguardo la fiera opposizione della città di Napoli e del Sedile del Popolo all’invasione francese. Al posto della vecchia magistratura municipale si installò in San Lorenzo la Municipalità Provvisoria di Napoli, creata dagli occupanti Francesi con elementi a loro fedeli. Come già accennato, il 25 aprile 1800 Ferdinando IV di Borbone soppresse con un edito tutti i Sedili, sospettati di aver favorito il dilagare delle idee rivoluzionarie francesi.
Ogni Sedile aveva un proprio stemma: Capuana un cavallo in campo azzurro, Nido un cavallo in campo d'oro, Forcella una pergola ad ipsilon in campo rosso e oro, Montagna tre monti verdi in campo d'argento, Porto un Orione con pugnale (Orione era anche la stella protettrice dei naviganti), Portanova una porta d'oro in campo azzurro, il Sedile del Popolo una P maiuscola in campo oro e rosso. Gli stemmi dei Sedili sono visibili sulla facciata del campanile della chiesa di San Lorenzo in via Tribunali.
L’organizzazione e le prerogative
Inizialmente luoghi di aggregazione e di discussione, per trattare questioni sia private che pubbliche, i Sedili ben presto presero parte attiva alla pubblica amministrazione, gestendo tra l’altro l’annona, le cariche pubbliche e, in epoca angioina, il mantenimento delle porte e delle torri di competenza. Tale ordinamento restò in vigore dalla fine del '200 alla soppressione decretata da Ferdinando IV di Borbone.
Gli edifici dei Sedili erano generalmente muniti di porticati, riccamente ornato, con la sala delle assemblee ed salette per le riunioni ristrette. Il Seggio di Porto era situato all'angolo di via Mezzocannone in prossimità dell'antica "Stazione per le Navi". Ogni Sedile nobile era composto da ventinove rappresentanti di età maggiore di anni 21, e retto da sei Eletti, ad eccezione del Nido che ne aveva cinque, che costituivano la magistratura "dei Sei" e "dei Cinque". Il Sedile del Popolo era composto da 58 rappresentanti eletti dal popolo, e poteva esprimere un solo Eletto, più dieci consultori. La Città di Napoli in epoca dei vicerè spagnoli era suddivisa in nove rioni e ventinove ottine. Inoltre, il suo territorio (all’incirca l’odierna provincia) era composto da 7 borghi e 37 casali, ciascuno dei quali aveva propri Eletti che talvolta erano convocati dai Sedili napoletani per trattare argomenti di comune interesse.
Gli Eletti di ogni Sedile venivano designati (a volte sorteggiati) dalle rispettive assemblee, ricevendo un mandato della durata di un anno, riconfermabile. Esercitavano giurisdizione sul proprio rione, con esclusione dei casi in cui vi fosse stato spargimento di sangue. Le magistrature "dei Sei" e "dei Cinque" e l’Eletto del Popolo designavano quindi i componenti del Tribunale di San Lorenzo, detto così perchè si riuniva nel convento di San Lorenzo Maggiore. Dalla fine del ‘300, il Sedile di Montagna, assorbito quello di Forcella, ebbe due rappresentanti nel Tribunale, ma uno solo con diritto di voto. I Sedili nobili avevano poi particolari privilegi: Capuana, ad esempio, accoglieva solennemente il nuovo Arcivescovo.
Il Tribunale di San Lorenzo
Il Tribunale di San Lorenzo deteneva il governo della Città, decidendo a maggioranza di almeno quattro Eletti. Durante il periodo della dominazione spagnola l'Eletto del Popolo poteva ricorrere al Vicerè in caso di disaccordo. La figura del Grassiero, o Prefetto dell'Annona, venne introdotta verso la seconda metà del 1500, e con il tempo divenne il presidente del Tribunale. Il Tribunale aveva l'attribuzione di deliberare ed imporre le gabelle in tutto il Regno ed aveva anche la prerogativa di poter nominare in occasione di guerre o invasione nemica una Giunta per il Governo Politico della Città (e quindi del Regno).
gentiluomo napoletano del '500
I sedili di Napoli, alla scoperta delle origini della politica napoletanaI sedili di Napoli hanno caratterizzato l'amministrazione cittadina per un lungo periodo storico, dal 1200 al 1800. Un pezzo di storia gettato nell'oblio
Aurora Barra
Pochi conoscono l’antica organizzazione della città, se non molti la ignorano. E’ il caso deisedili di Napoli che hanno caratterizzato l’amministrazione cittadina per un lungo periodo storico, dal 1200 al 1800, periodo, poi, che nel corso del tempo è stato trascurato e gettato in qualche modo nell’oblio. Ma i sedili fanno parte della nostra storia. Riconoscibili dalla forma quadrata con all’interno una piccola sala per le riunioni più strette e una sala adibita alle assemblee, erano dei parlamenti rappresentativi nei quali si riunivano i nobili delegati di vari rioni che gestivano attribuzioni amministrative, giuridiche e politiche.
Inizialmente erano sette, ognuno dei quali aveva il proprio stemma ed erano il sedile di Capuana, detto anche Capoana, il cui nome deriverebbe dalla presenza della potente famiglia Capuano. Il suo stemma, un cavallo frenato d’oro messo di profilo in campo azzurro con corona trifogliata d’oro e per sostegni due cavalli di oro diviso di argento. Aveva la sua sede in via dei Tribunali.
Il sedile Montagna, chiamato così in quanto è situato nella parte più alta della città, trovandosi in via dei Tribunali dinanzi alla chiesa di Sant’Angelo a Segno. Il suo stemma raffigura tre monti verdi in campo argento con una corona trifogliata d’oro e per sostegni due Saraceni, per ricordare la vittoria ottenuta dai napoletani nell’anno 504.
Il sedile Forcella, successivamente accorpato con quello di Montagna. Chiamato così per la vicinanza della Scuola di Pitagora, che usava come emblema la lettera biforcata Y, per cui sullo stemma uno scudo troncato d’oro e rosso caricato di una Y in nero. Il motto del seggio era: “Ad bene agendum sumus” ovvero “Siamo nati per fare il bene”.
Il sedile Nilo, chiamato così per la presenza della statua del Fiume Nilo e in memoria dei commercianti Alessandrini che vi abitavano. Negli scritti è indicato col nome di seggio di Nido. Inizialmente era posto al centro del largo Corpo di Napoli, presso la statua del Nilo, poi fu spostato presso il convento di Santa Maria Donnaromita. Lo stemma, un cavallo nero sfrenato in campo oro, una corona trifogliata d’oro e per sostegni a destra un mantenitore con la corona d’alghe, lunga barba e un’anfora che versa acqua su un coccodrillo, a sinistra un cavallo d’oro diviso di nero.
Il sedile di Porto, detto così perché si trovava vicino all’antico porto di Napoli. In epoca antica era un seggio extramoenia. Lo stemma rappresenta il gigante mitologico Orione, figlio di Nettuno, esperto nella lavorazione dei metalli, o anche il leggendario nuotatore-marinaio Niccolò Pesce. Era visibile in via Mezzocannone, poi trasferito in via Medina davanti alla chiesa di San Diego all’Ospedaletto.
Il sedile di Portanuova, chiamato così perché, durante il periodo greco, le mura di cinta della città furono allargate e fu costruita una Porta Nuova nelle vicinanze del mare. Ultimo seggio, il sedile del Popolo che fu costruito nel XIII secolo, ma abbattuto nel XV secolo. Era il sedile che rappresentava il popolo non aristocratico della città. Non aveva alcun potere, i rappresentanti potevano solo riferire delle lamentele del popolo, ma partecipava attivamente alle feste di piazza o alle processioni religiose. I rappresentanti erano scelti quasi sempre tra la classe mediana, cioè medici, letterati, giuristi, notai e commercianti. Il suo stemma era semplice, uno scudo troncato d’oro e rosso caricato di una P (Populus) in nero, successivamente la P divenne C (Civitas).
Ognuno di questi sedili rappresentava, quindi, il cuore pulsante delle attività amministrative, giuridiche e politiche della città e gli stemmi di tutti i seggi sono visibili tuttora in piazza San Gaetano di fianco al campanile della chiesa di San Lorenzo Maggiore, luogo dove si riunivano gli eletti dei seggi dei nobili
Purtroppo la storia dei sedili è stata dimenticata, nonostante un loro grande merito fu quello di rifiutare l’inquisizione spagnola e quindi i loro ordinamenti politici e militari dando vita a numerose rivolte popolari, tra cui la celeberrima rivolta di Masaniello.
Da qui nasce la nostra politica, da queste sette amministrazioni, ognuna con il proprio stemma e le proprie tradizioni. Una forma embrionale delle municipalità. E allora a noi oltre che ammirare pezzi di storia di una delle città più ricche a livello di patrimonio artistico, storico e culturale, non resta che conservarne la memoria.
http://www.diariopartenopeo.it/i-sedili-di-napoli-alla-scoperta-delle-origini-della-politica-napoletana/ |
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