martedì 30 settembre 2014

Come ti addormento il popolo: l’equivoco del razzismo


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L’Uomo Libero n° 67, maggio 2009
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di Ida Magli
Il termine “razzismo” è stato deliberatamente sostituito da alcun anni nel linguaggio politico e giornalistico a quello di “straniero”. Dico “deliberatamente” perché l’Europa, e soprattutto, l’Italia, stanno vivendo, in una strana forma di dormiveglia della quale non sono quasi per nulla consapevoli, la formazione di una nuova storia, di cui essi sono passivamente “oggetto”.
È una storia in cui lo sterminio nazista degli Ebrei, invece di allontanarsi nel tempo assumendo il profilo doloroso di un passato, da studiare e da capire, ma Passato, è stato a poco a poco trasformato in un mito fondante di una nuova storia, la “memoria della Shoah”. La Shoah ha sostituito, dunque, il peccato originale, mai cancellabile e mai perdonabile (nell’ebraismo, come si sa, il Salvatore non è arrivato e non può arrivare), in cui gli uomini sono sempre a rischio di ricadere.
Nella sua qualità di peccato d’origine lo sterminio degli Ebrei è diventato onnivalente, ossia tutto quello che succede nei rapporti fra gli uomini è riconducibile alla sua causa prima : il razzismo; e al tempo stesso, per poter essere sempre vivo ed agente, il mito deve trovare, nel ripetersi delle colpe, continue conferme alla sua verità.
Dunque, per prima cosa, sono state abolite tutte le forme che potevano anche lontanamente essere considerate analogiche al razzismo, ma tanto più quelle che, essendo giuste e naturali, non avrebbero potuto essere condannate. Prima fra tutte il possesso del proprio territorio, della propria casa, da parte dei diversi popoli d’Europa, individuando come “stranieri” gli abitanti di un altro territorio.
Ho già pronunciato un termine vietato: “Diversi”. Il concetto di diversità è stato abolito in quanto erroneamente ritenuto implicito in quello di razzismo, e dunque, contro qualsiasi evidenza e contro l’uso della ragione e della logica, nessuno deve vedere delle diversità fra un individuo e l’altro, tanto meno fra un popolo e l’altro. A questo scopo è stata costruita l’Unione Europea.

Costringendo con la forza del potere politico i popoli di Europa a fingere che non esistessero diversità di lingue, di costumi, di religioni ed eliminando i confini fra le Nazioni e fra gli Stati, l’Europa è diventata oggetto e testimone di eterna punizione; e affinché ai suoi popoli, geneticamente a rischio di peccato, non possa mai succedere di ricadervi, sono state dispoticamente cancellate le possibili diversità.

Come conseguenza di questo nuovo assetto politico nessuno è più “straniero”, né individuo né popolo, e non deve essere “visto” come straniero. In Italia, poi, data la quasi totale complicitàdei giornalisti con i politici, imperversano termini strani per sostituire quello di “straniero”, come per esempio quello di “extracomunitario” o di “immigrato” o di “clandestino”, tutti di per sé drammaticamente offensivi per gli stranieri, spogliati della loro identità nazionale, civile e politica.
Naturalmente è proprio qui che, volendo, potremmo individuare qualche principio di “razzismo”, ma anche questo è proibito rilevarlo: ha provveduto la legge del “politicamente corretto”, in logica connessione con la paura del razzismo, ad impedirlo.
Mettiamo in chiaro, perciò, i principali connotati del concetto di “razzismo” e le sue attualidistorsioni.
Prima di tutto: le razze esistono ed è perlomeno stupido, oltre che non scientifico, negarlo. Lanatura ha provveduto a fornire carnagioni, capelli, struttura ossea adatte al territorio poco soleggiato del Nord così come ha provveduto a quelle adatte al sole del Sud. Il giudizio sulla loro maggiore o minore bellezza dipende esclusivamente dall’uomo, al quale appaiono di solito più belle le cose che gli somigliano perché le riconosce, gli sono più familiari, le sente più “sue”. E di fatto sono più sue; nessuno lo può negare e nessun potere politico può imporre di non vederlo.
I figli somigliano ai genitori, i parenti si somigliano fra loro, i membri di un popolo pure.Punto e basta. Sono simili, pur in un’immensa varietà, anche le caratteristiche psichiche, intellettuali, caratterologiche dei membri di un popolo. Solo il dispotismo del Potere può imporre di non accorgersene.
Perfino nell’estrema individualità dei “Geni” si riconoscono infallibilmente i tratti culturali di ogni popolo: soltanto la Tedeschità può produrre un Bach o un Wagner, così come soltanto l’Italianità può produrre un Dante o un Michelangelo. Il sussulto orrido del “razzismo” lo si percepisce quando, come è successo qualche mese fa, i giornalisti hanno annunciato al telegiornale che erano tre “europei” i vincitori del premio Nobel. Perché non dire “i banchi”, allora?
Nell’intento di impedire qualsiasi forma di razzismo e giungere a formare ovunque popolazionimistesi è forzato l’ingresso in Europa, ma soprattutto in Italia, di moltissimi stranieri. Il silenzio tollerante, anche se tanto sofferto, del popolo italiano di fronte a questa invasionedovrebbe suscitare stupore e ammirazione, tanto più che il territorio della penisola è ristretto e fragile, la densità demografica altissima, l’inquinamento del traffico al limite di guardia, il peso economico che l’immigrazione comporta non compatibile con un bilancioprogressivamente in rosso.
Invece, No. Nessuno, a cominciare dal Papa, richiama all’ordine o condanna gli invasori della casa altrui, ma al contrario tutti se la prendono con gli Italiani ed evocano il razzismo di fronte al più piccolo episodio d’impazienza o di conflitto. Gli scatti della violenza individuale sono sempre possibili e non esistono leggi che possano impedirli del tutto perché fanno parte della normalità di qualsiasi convivenza, tanto più pesante da sopportare, quando non appartiene agli obblighi e agli affetti familiari e connazionali.
È chiaro, è naturale che si trovi più facilmente qualche motivo di scusa in una famiglia per i reati commessi dai propri parenti così come si trova più facilmente in un popolo per i reati commessi dai propri connazionali, piuttosto che per gli stranieri.
È giusto che sia così, salvo che si vogliano distruggere tutti i legami che hanno costruito fino ad oggi le parentele, i gruppi, i popoli, per cadere nel vuoto di una universalità senza volto e senza nome, questa sì “razzista” (o se si vuole “animalesca”) in quanto affidata alla biologia,alla identità di specie.
(L’Uomo Libero n° 67, maggio 2009, p. 77-81)
Fonte: https://www.facebook.com/notes/germana-ruggeri/come-ti-addormento-il-popolo-lequivoco-del-razzismo-di-ida-magli/441025842655404
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