mercoledì 25 giugno 2014

LA STORIA OSCURATA DEI RAPPORTI TRA HIMMLER- EICHMANN E I PORTAVOCE DELL’AGENZIA EBRAICA


VI OFFRO IN LETTURA UN OTTIMO ARITICOLO DELL’AMICO E RICERCATORE STORICO FRANCO MORINI DI PARMA (FRANCO MORINI HA PUBBLICATO SU HISTORICA NUOVA UNA GRANDIOSA INCHIESTA SULLA RETE SPIONISTICA “NEMO” CHE TANTA PARTE EBBE NELLA FINE DELLA RSI (ERA COMPOSTA DA PRELATI, SPIE ANGLOAMERICANE UOMINI DELLA RESISTENZA E FASCISTI TRADITORI), OLTRE AD AVER PRECIATO E SMASCHERATO LO SCELLERATO OPERATO DI PINO ROMUALDI, GIA' IN CONTATTO CON L’OSS AMERICANO, IN QUEL DI COMO IL 26 APRILE 1945.
ORA UN'ALTRA PERLA DI MORINI, CHE A SUO TEMPO HA SOLLEVATO LE IRE DELLA STAMPA EBRAICA.
DA PARTE MIA AGGIUNO CHE IL COMPORAMENTO DI HIMMLER, DI WOLF IN ITALIA (IL TRADITORE CHE CONTRATTO’ LA RESA CON GLI ALLEATI, ALLE SPALE DEI FASCISTI), DI DOLLMAN, HASS E TANTI ALTRI TRADITORI ERA IN RELAZIONE AD UNA LORO LINEA, TRA LE SS, DI NATURA GEOPOLITICA EURO ATLANTICA, OPPOSTA A QUELLA EURO ASIATICA DI MUSSOLINI. NON FU DIFFICILE A QUESTI “EURO ATLANTICI”, SCONFESSATI DA HITLER NELLE ULTIME ORE, DI CERCARE UN COPROMESSO CON GLI INGLESI, E POI A GUERRA FINITA, PASSARE NELLE FILA DELLE INTELLIGENCE AMERICANE.


Dalla bacheca facebook di Maurizio Barozzi
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LA STORIA OSCURATA DEI RAPPORTI TRA HIMMLER, EICHMANN E I PORTAVOCE DELL’AGENZIA EBRAICA

(PUBBLICATO ANCHE SU rinascita DELL'11.12. 2011)
di Franco Morini

Il 20 aprile 1945, compleanno del Fuhrer, ancora non si era esaurita l’ultima cerimonia nel bunker della Cancelleria, quando Himmler, quatto, quatto si defilava per raggiungere il sobborgo berlinese di Hartzward dove l’attendeva un eccentrico ospite: il rappresentante del Congresso mondiale ebraico svedese, Nobert Masur.
Mediatore dell’incontro il fisioterapista personale di Himmler, dottor Felix Kersten che aveva scortato personalmente Masur dalla Svezia fino alla periferia di Berlino grazie a uno speciale salvacondotto rilasciato da Himmler.
L’inconsueto abboccamento fruttò la liberazione anticipata di 7 mila internate francesi ebree e non [1] del campo di Ravensbruck, subito avviate in Svezia a mezzo di camion procurati dal conte Bernadotte [2] nonché alla liberazione di tutti gli ebrei che erano ancora concentrati in Norvegia. Far di più non era possibile a causa della ipercritica situazione dei mezzi di trasporto allora disponibili.
Nel corso del colloquio, Himmler si era fra l’altro così espresso:
“La guerra all’Est è stata straordinariamente dura. Noi non l’abbiamo voluta, ma gli enormi preparativi dei sovietici ci hanno costretto a farla. Questa guerra implacabile ci ha obbligato ad agire con la stessa ferocia dei russi. Se gli ebrei hanno dovuto soffrire per la guerra nell’Unione Sovietica, non è soltanto colpa dei tedeschi” [3].
Masur si limitò a replicare circa il pesante trattamento subito dagli internati ebrei senza però far cenno a presunte gasazioni di cui già si parlava lamentandosi, piuttosto, della cremazione subita da suoi correligionari deceduti nei lager, data la nota importanza riservata dalla tradizione giudaica alla piena integrità dei corpi defunti.
Himmler replicò che i forni crematori erano serviti al solo scopo di bruciare i cadaveri delle vittime di malattie altamente infettive e quindi per inderogabili esigenze igienico-sanitarie [4].
Alla facile obiezione che tale apertura umanitaria fosse dovuta all’impegno di Himmler di procurarsi calcolate benemerenze in vista dell’ormai imminente sconfitta militare, ostano ineludibili precedenti a conferma, invece, degli ambigui rapporti da sempre intercorsi tra nazionalsocialismo e sionismo a cominciare proprio dal braccio operativo della cosiddetta “soluzione finale”, Adolf Eichmann.
Allorché Simon Wiesenthal sentì pronunciare per la prima volta il nome di Eichmann, fu seriamente preoccupato che ci si riferisse ad un ebreo nato in Palestina.
Questo perché il suo informatore, tale capitano Choter-Ischal della Brigata ebraica, dopo avergli nominato Eichmann aveva aggiunto: Sarà meglio che controlli quel nome, purtroppo viene dal nostro Paese. E’ nato in Palestina [5].
In realtà Eichmann era così palesemente “ariano” da essere nato a Solingen, patria del più rinomato acciaio tedesco. L’equivoco nasceva dal fatto che lo stesso Eichmann, specie nei suoi rapporti con gli esponenti ebraici, amava farsi passare per un nativo della Palestina facilitato in ciò dal fatto d’aver appreso l’yddish e l’ebraico, idiomi che parlava correntemente e, del resto, il suo ufficio pullulava di personale collaborazionista ebraico.
Non meraviglia pertanto che nel corso del processo a Gerusalemme, Eichmann abbia più volte ribadito la sua sostanziale adesione alla causa sionista anche per certe affinità, in tema di razzismo biologico, fra sionismo e nazionalsocialismo.
Particolare questo confermato dallo stesso Wiesenthal secondo il quale
… per qualche tempo in famiglia credettero che Adolf fosse un ‘sionista’, perché parlava spesso della possibilità di una immigrazione ebraica su larga scala dalla Germania alla Palestina [6].
Obiettivo mai venuto meno e anzi ripetutamente confermato da Eichmann nel memoriale steso in detenzione a Gerusalemme e pubblicato successivamente in Italia dal settimanale “Epoca”.
Il memoriale tratta in particolare dei rapporti di Eichmann con l’ex vicepresidente del movimento sionista ungherese, dottor Rudolph Kastner, che vi appare così tratteggiato:
Questo dottor Kastner era un giovane uomo della mia età, gelido avvocato e fanatico sionista. Assicurò che avrebbe convinto gli ebrei a non opporsi alla deportazione e persino mantenere il buon ordine nei campi di raccolta, purché io chiudessi un occhio e lasciassi emigrare clandestinamente in Palestina qualche migliaio di giovani ebrei. Quindici o ventimila ebrei – a conti fatti non potevano essere di più – non erano un prezzo troppo alto per me, visto che in cambio avevo assicurato un buon ordine nei campi (…) (kastner,venne assassinato in israele).
Io credo che Kastner avrebbe sacrificato mille, centomila individui del suo sangue pur di realizzare la sua meta politica. Non gli importava degli ebrei anziani o di quelli che si erano assimilati. Ma con incredibile ostinazione cercava di salvare il sangue ebraico biologicamente valido, cioè il materiale umano capace di riproduzione e di duro lavoro. ‘Si tenga pure gli altri’ mi diceva, ‘ ma lasci questo gruppo’.
E poiché Kastner ci rendeva un gran servigio aiutandoci a tenere quieti i campi di deportazione, io lasciavo che i gruppi da lui prescelti scampassero. Dopo tutto cosa m’importava di questi gruppetti di qualche migliaio di ebrei (….) Gli uomini di Becher [7] sorvegliavano un gruppo particolare di 700 ebrei che Kastner aveva scelto da un elenco. Erano quasi tutti giovani pur essendoci fra gli altri tutta la famiglia Kastner.
A me non importava che Kastner si portasse via i suoi parenti: poteva tirarseli dietro dove voleva. Quasi tutta l’emigrazione clandestina era organizzata in questo modo: un gruppo speciale di ebrei veniva preso in consegna e portato in un luogo indicato da Kastner e dai suoi uomini; lì venivano custoditi dalle SS, perché nessuno facesse loro male. Quindi le associazioni politiche ebraiche organizzavano il trasporto fuori dal paese [ nel caso in questione si trattava dell’Ungheria n.d.r.].
Io ordinavo alla polizia di frontiera che lasciasse passare questi convogli.
In genere viaggiavano nottetempo. Era il ‘gentleman’s agreement’ fra me e Kastner [8].
Ma l’accordo più eclatante nato dai rapporti fra Eichmann e Kastner riguardava l’ipotesi di uno scambio tra un gran numero di ebrei, ungheresi e non, con un certo numero di autocarri. In sostanza si trattava di scambiare cento ebrei per un camion.
A tal proposito Kastner si era detto certo di potere ottenere tramite l’Agenzia Ebraica, fino a 10 mila autocarri in cambio di un milione di ebrei da trasferire in Palestina. Entusiasmato da tale prospettiva, Eichmann si recò due volte a Berlino per ottenere il necessario benestare da Himmler.
Scrive Eichmann in proposito: Non ricordo se Himmler abbia definito personalmente i termini dello scambio o se abbia lasciato a me la questione. Ma ripensandoci, mi pare che Himmler abbia autorizzato l’offerta ‘ per un numero ragguardevole’ e che io abbia fissato il numero di diecimila contro un milione.
Questo perché io ero un idealista e volevo fare il meglio possibile per il mio Reich.
Dunque ogni singolo ebreo fu valutato dall’affarista Eichmann, la centesima parte circa del valore di un camion, come dire, insomma, sì e no il costo di un biglietto turistico popolare per un pari tipo di viaggio in tempo di pace. Tutto ciò farebbe presumere che sia Himmler che Eichmann, più ancora che ai camion, pur indispensabili al trasporto, mirassero a portare con tale operazione grosse frizioni nelle retrovie nemiche con particolare riferimento al Medio Oriente.
Il patto cominciò a prendere forma nel maggio del ’44 con l’attivarsi, ai fini dei necessari contatti preliminari, dell’esponente sionista ungherese, Joel Brand, al quale fu fornita l’autorizzazione e tutti i documenti necessari per potersi recare in Palestina via Vienna – Istambul.
Ricorda Eichmann con una certa costernazione che, giunto in Siria, Brand venne arrestato dagli inglesi, interrogato e quindi incarcerato al Cairo anche perché, secondo Eichmann … i dirigenti ebraici non vollero accettare la nostra proposta.
I fatti apparirebbero tuttavia leggermente più controversi. Stando a Raul Hilberg, una volta giunto a Istambul, Brand contattò il locale rappresentante dell’Agenzia ebraica, Moshe Shertok e ambedue, anziché recarsi in Palestina come programmato, andarono a Londra sotto la vigile scorta di Weizmann il quale … presentò le proposte al ministero degli esteri britannico insieme alla richiesta di bombardamento [ di Auschwitz n.d.r.].
Aveva compiuto il suo dovere, ma gli inglesi respinsero le richiesta. Non si fece neppure un tentativo simulato di trattare con i nazisti e gli ebrei non furono salvati [9].
La conclusione dell’intera vicenda venne così sintetizzata da Eichmann: … Io aspettavo che Brand tornasse per dirmi ‘ la questione è risolta. Cinque, diecimila autocarri sono già in marcia. Mi dia mezzo milione, un milione di ebrei. Lei mi ha promesso che se fossi tornato con un risposta positiva, avrebbe inviato centomila ebrei come < deposito> in un Paese neutrale’. In questo caso avremmo senz’altro spedito gli ebrei.
Se la trattativa fosse andata in porto, io penso che sarei riuscito a organizzare il primo imbarco di ventimila ebrei verso la Palestina, via Romania, o anche verso la Spagna, via Francia. Ogni eventuale ritardo sarebbe stato imputabile a loro, non a noi.
Ma la verità è che non c’era luogo sulla terra disposto ad accogliere gli ebrei, nemmeno questo milione [10].
Si capisce a questo punto perché il governo israeliano abbia permesso che il memoriale Eichmann – sempre sottoposto al suo stretto controllo e supervisione – potesse circolare in Europa e nel mondo:
perché conteneva implicite accuse a tutto il mondo, nuove accuse che andavano a sommarsi a quelle generalmente riservate ai soli Stati europei.
In ogni caso, con la sortita dei camion in cambio di ebrei, i sionisti si erano assicurati comunque una importante carta da giocare ai loro scopi: se ‘l’affare’ fosse andato in porto gli ebrei avrebbero invaso con il loro numero vasti territori della Palestina.
In caso contrario, imputabile gli alleati, si sarebbe pur sempre determinata una solida ipoteca ricattatoria comunque spendibile nelle future trattative concernenti l’assetto finale della Palestina.
Se esaurito il processo, Eichmann venne subito impiccato, Kastner lo precedette in modo non meno cruento e pretestuoso.
Nell’autoproclamato Stato sionista, a Kastner vennero offerte importanti cariche amministrative all’industria e commercio, alte cariche che ricoprì fino a quando un reduce dai lager, Malkiel Grinwald, lo accusò pubblicamente di combutta con il ‘nemico’ nazista.
Kastner tentò di difendersi intentando causa per diffamazione ma il tribunale, pur condannando Grinwald ad una pena peraltro simbolica, riportò in sentenza che Kastner aveva effettivamente ‘venduto l’anima a Satana’.
Il 3 settembre 1957, Kastner fu assassinato dal fuoco concentrico di tre killers, prontamente indicati come ex appartenenti alla “banda Stern”.
Nel gennaio 1958 la suprema Corte modificò il primo verdetto aggravando la pena per Grinwald e dichiarando infondata l’accusa a Kastner di collaborazionismo con i nazisti. L’ulteriore sentenza confermava di fatto anche sotto il profilo legale, che Kastner nei suoi rapporti con Eichmann non rappresentava solo se stesso, ma era stato regolarmente delegato ad agire, come agì, dai massimi esponenti dell’organizzazione sionista.
Ed è pure del tutto improbabile che gli assassini di Kastner appartenessero all’organizzazione Lehi-Stern considerando che il capo della Stern, Itzak Shamir (per ben due volte premier del governo israeliano) come riportato dallo storico israeliano, M. Bar Zohar:…nel 1941 commise un crimine imperdonabile dal punto di vista morale: propose un’alleanza con Hitler, con la Germania nazista contro la Gran Bretagna [11].
In effetti, concludeva Bar Zohar:
… ciò che rischiava di essere scoperto era che Kastner non aveva agito da solo, ma aveva l’appoggio degli altri dirigenti sionisti che sedevano al governo al momento del processo. Il solo modo per evitare che Kastner parlasse e che scoppiasse lo scandalo era che sparisse. Egli infatti morì opportunamente [12].
A conferma delle sostanziali convergenze finalistiche fra nazisti e sionisti, ci sarebbe anche la nota del 13 aprile 1935 inviata da Bulow-Schwante al ministro degli Interni, Frick, dove si faceva presente che
Copertina del libro En Jude Talar Med Himmler, di Norbert Masur, 1945, dove si raccontò questa storia.
… non c’è alcuna ragione di ostacolare con misure amministrative l’attività sionista in Germania, poiché il sionismo non è in contraddizione con il programma del nazionalsocialismo, il cui obiettivo [pienamente condiviso dai sionisti] è quello di allontanare progressivamente gli ebrei dalla Germania [13].
Si spiega così il fatto, altrimenti incomprensibile, che l’organizzazione sionista tedesca usufruì di una inalterata esistenza legale in Germania fino all’approssimarsi del conflitto e così pure l’organo ufficiale del sionismo, liberamente diffuso nel Reich, Judaische Rundschau.
Se infine volessimo scandagliare le radici del volutamente ignorato rapporto sinergico instauratosi fin dall’inizio tra sionismo e nazismo, c’è sempre la lettera inviata nel 1943 dal suo esilio statunitense dall’ex Cancelliere tedesco Heinrich Bruening a Churchill con la quale si portava a conoscenza del premier inglese che … dall’ottobre del 1928 i due più generosi e costanti finanziatori del partito nazista furono i direttori generali di due delle più importanti banche di Berlino, entrambi di fede ebraica, uno di loro essendo pure il capo del sionismo in Germania [14]
Nulla d’irrazionale considerando che per la realizzazione del progetto sionista era del tutto fondamentale spingere all’emigrazione in Palestina, nel breve giro di pochi decenni, milioni di colonizzatori ebraici in modo da poter soverchiare col numero l’ostilità dei nativi specie in vista della fondazione di quel “Grande Israele” che nel sogno sionista avrebbe dovuto spaziare dall’Eufrate al Nilo così com’è graficamente rappresentato nello stesso vessillo nazionale israeliano [ 15].
Oltre al numero, però, l’organizzazione sionista puntava in primis ad inglobare nel futuro Stato il top dell’èlite scientifica, commerciale e finanziaria prevalentemente rappresentata dal ramo ebraico-europeo degli askenaziti che erano per lo più presenti, per quanto concerne il nostro continente , nell’Europa centrorientale.
Il nazionalsocialismo con le sue accentuate componenti xenofobe e antigiudaiche, era giusto quello che occorreva ai circoli sionisti per incentivare gli ebrei tedeschi prima e quelli centroeuropei dopo, ad una forzata emigrazione altrimenti inattuabile specie poi in tempi stretti. Se un fenomeno politico, come storicamente è stato quello nazionalsocialista, non fosse spontaneamente germogliato, solo per le mire sioniste qualcuno avrebbe dovuto inventarlo esattamente per quel che poi è stato.
A questo deve aver pensato Cèline nello scrivere:
“Quando i Francesi formeranno una lega antisemita, il Presidente, il segretario e il tesoriere saranno ebrei” [16] . Louis-Ferdinand Céline

Note

[1] Le stesse ex internate vennero poi conteggiate quali presunte gassate. Così almeno V. Morelli in “I deportati italiani nei campi di sterminio” … nelle poche settimane che precedettero l’arrivo dei russi ( 30 aprile 1945) si ritiene che siano state gassate oltre 7 mila donne. ( ivi pag. 64).
[2] F. Bernadotte “La fine” – 1946, pag. 99. Nel 1948 lo stesso Bernadotte sarà poi assassinato da terroristi sionisti che si opponevano al suo piano d’incaricato Onu circa la spartizione della Palestina.
[3] D. Paccino “Il filo semita Himmler” in Scena Illustrata n. 7 del luglio 1951, pag. 21.
[4] Ib Id.
[5] S. Wiesenthal “Gli assassini sono tra noi” – 1967, pag. 100.
[6] Id. pp. 114-115.
[7] Già stretto collaboratore di Eichmann, lo standertenfuerer Kurt Becher fu prosciolto a Norimberga grazie a speciale “raccomandazione” del Kastner, espressa a nome dell’Agenzia ebraica e del congresso ebraico mondiale(Cfr. G. Garaudy I miti fondatori della politica israeliana pag. 55).
[8] Eichmann si confessa – 2° parte, in “Epoca” n. 543 del 26 febbraio 1961, pag. 35.
[9] R. Hilberg ‘Carnefici, vittime e spettatori’ 1994, pp. 238-39..
[10] Eichmann si confessa – Cento ebrei per un camion in “Epoca” cit. pag. 36
[11] M. Bar Zohar Ben Gurion. Le prophète armè Paris 1966, pag. 99.
[12] Ibidem.
[13] R. Garaudy cit. pag. 51.
[14] Documento riportato da D. Irving in “La guerra di Hitler” pag. 35.
[15] E’ del tutto infondata la ricorrente vulgata secondo la quale gli ebrei avrebbero supinamente accettato la spartizione della Palestina aderendo alla risoluzione dell’Onu e solo gli Arabi si sarebbero, invece, opposti. Nel XXIII° Congresso Sionistico tenutosi il 9 dicembre 1946 a Basilea, i delegati votarono in maggioranza la mozione che auspicava che tutta la Palestina si costituisse in Stato ebraico. Lo stesso presidente dell’Organizzazione Sionista Mondiale, Chaim Weizmann, ritenuto troppo duttile nei confronti dell’Onu e Inghilterra, non venne riconfermato nella carica che rimase apparentemente vacante per non umiliare l’ex Presidente. La carica venne tuttavia occupata di fatto da Ben Gurion elevato a Presidente-ombra dell’Esecutivo sionista in veste di primos inter pares di tale organismo.
[16] L. F. Cèline Bagatelle per un massacro 1938, pag. 174.

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