venerdì 23 maggio 2014

LA TOTALE EVASIONE FISCALE DELLE BANCHE

    
  di Antonio Pantano

 Le banche evadono il fisco. 
Vìolano – graziosamente favorite da leggi truffaldine fatte emanare e vìgere da parlamentari da esse controllati – l’articolo 53 della costituzione dellarepubblica italiana, che recita : " Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.".
            Ma le banche – intendo la quasi totalità delle aziende bancarie operanti in Italia ( con larara eccezione della Banche di credito cooperativo di caratura minore ) – redigono bilanci artefatti, risibili se confrontati con quelli del piccolo commerciante, dell’artigiano, del professionista, dell’imprenditore piccolo e medio. 
Categorie tutte – meno il settore bancario – condizionate dai famigerati " studi di settore ", che sono parametri imposti dalla burocrazia più becera ed angariante che li inventò sia per giustificare la sua esistenza vessatrice, sia per sottometteredemocraticamente i cittadini in soggezione eterna.
            Le banche lucrano denaro – confortate da leggi ingiuste fatte approvare da parlamentari supini, ignoranti di giustizia civile e carenti di senso morale – in danno dei clienti e della comunità nazionale tutta, che, per natura, è produttiva.
            Non è novità quella che spiego : ho miei scritti antichi a conforto, tra i quali ho visto quello pubblicato il 9 febbraio 1994, dal titolo " Ma anche le banche evadono il fisco ", sventolato e proposto dal professore Vito Monaco, conduttore nella trasmissione "Notizie Oggi" emessa da Canale Italia TV il 9 maggio 2008.
            Sono trent’anni che rappresento il problema, affiancato nel tempo dalla scienza di Giacinto Auriti, Maestro di morale e di Diritto, che mi volle seco per sostenere, nella scuolauniversitaria di Teramo, concetti di liberazione ed emancipazione umana che nessuno al mondo aveva mai sostenuto, prima e dopo Ezra Pound.
            La Camera dei Deputati del Regno d’Italia convertì " in legge il decreto-legge 12 marzo 1936-XIV, n. 375, contenente disposizioni per la difesa del risparmio e per la disciplina della funzione creditizia ", presentato dal Capo del Governo Mussolini, di concerto col ministro di Grazia e Giustizia Solmi, col ministro delle Finanze Thaon di Revel, e col ministro dell’Agricoltura e Foreste Rossoni, che fu fondamentale "legge bancaria" esplicita già nel titolo, che ho riportato dagli Atti Parlamentari della Legislatura XXIX.           102 articoli lapidari articolati in 31 pagine, 9 delle quali di sintetica ma solare introduzione. 
Cardine nel primo comma 
dell’articolo 1 : " La raccolta del risparmio fra il pubblico sotto ogni forma e l’esercizio del credito sono funzioni di interesse pubblico regolate dalle norme del presente decreto " con immediata diretta esplicazione 
nell’articolo 2 : " Tutte le Aziende che raccolgono il risparmio tra il pubblico ed esercitano il credito, siano di diritto pubblico che di diritto privato, sono sottoposte al controllo di un Organo dello Stato, che viene a tal fine costituito e che è denominato
« Ispettorato per la difesa del risparmio e per l‘esercizio del credito » ".

            Si soppesino i concetti " raccolta del risparmio fra il pubblico " ed " esercizio del credito " quali fondamentali del ruolo di un vero Stato, rappresentante e tutore degli interessi dei cittadini, che impone controllo superiore allo specifico " Ispettorato ", esterno al sistema bancario
Stato che garantì, con la propria ispezione, la trasparente correttezza dei bilanci, delle spese, dei compensi a dirigenti e subordinati, ed il tasso di costo del denaro commisurato a livelli umani non avvilenti sia gli imprenditori che i fruitori di mutui e prestiti.
            Legge mutilata ed abrogata dal successivo regime, imposto sul suolo italiano dai vincitori la seconda guerra mondiale. 
Questi, mediante l’A.M.G.O.T. * Allied Military GovernmentOccupied Territories *, assoggettarono a loro imperio e sovranità totale fino al 31 dicermbre 1947  i territori da loro invasi ed occupati militarmente, concedendo formale e parziale sovranità alla repubblica solo dal 1° gennaio 1948 con l’entrata in vigore della costituzione vigente.
            Ovvio che la canèa di politicanti avvicendatisi al potere – per delega concessa dai vincitori  autoproclamatisi liberatori - si precipitarono a sbranare, snaturare, e mutilare una legge di totale garanzia dei cittadini verso il sistema bancario. Lasciando però inalterata la fiducia naturale che tutti avevano riposto – per atavica educazione – nel sistema bancario ordinato ed irregimentato dalla legge del 1936.
            Facile fu ad avventurieri, improvvisatisi banchieri anche su ispirazione di scaltri banchieri esteri che – esperienza del 1929 – erano di fatto malfattori e negrieri-usurai, creare un artifizio ammantato da nuovo sistema bancario, guidato dal sistema della " banca centrale ", di fatto una società per azioni costretta a mutare l’azionariato pubblico imposto dal regime fascista in azionariato di scatole vuote, controllate prima dai partiti politici, e, per successione, da clan affaristici commisti a petrolieri e schiavisti di nazionalità estera. Massima parte negli accadimenti ebbe anche il prete cattolico Montini, fiduciario-corrispondente di banchieri sopratutto statunitensi, garante della sceneggiata comunista nella politica italiana, avido scalatore gerarchico per indole, visceralmente avverso ad ogni concretazione sociale attuata dal deprecato ventennio.
            In 60 anni il sistema bancario italiano subì trasformazioni telluriche, tutte miranti a rendere indenne da accertamenti fiscali qualsiasi banca rispondente alle logiche centrali. 
La continuità di bilanci integralmente falsi – confortati in parallelo da conti esteri in banche nominali albergate in irraggiungibili paradisi fiscali – permisero al generone bancario di accumulare ricchezze monetarie incommensurabili in danno totale del sistema produttivo italiano, caratterizzato dalla geniale creativa intraprendenza degli individui e dalla laboriosità dei singoli, innestata su cultura e tradizioni millenarie, ma assuefatta ad essere fidente nelli superiori, per dogmatico secolare dettato religioso.
            Balza evidente che per il fisco statale operano gravose imposte dirette ed indirette ( non gravanti parallelamente per l’oligarchìa di privilegiati dal potere politico e burocratico ), ma nessuna di esse tocca minimamente il sistema bancario. 
Al " cliente " mai le banche italiane esibirono giustificazione valida fiscalmente ( fattura o titolo equipollente ) delle spese estortegli, degli interessi ottenuti su prestiti e mutui. Nulla in analogìa a ciò che qualsiasi altro settore produttivo è costretto ad osservare, costituendo questo un vero criterio diIMBECILLITA’ della tassazione, secondo quanto acutamente osservò nel 1935 Ezra Pound nel trattato filosofico " Guide to Kulchur ", al capitolo MALATTIE.
            La vita moderna è stata costretta a mera attività di spesa del denaro da un concertato criterio utilitaristico imposto da scaltri persuasori occulti e da mercanti sovrannazionali. Ogni atto è segnato da transazioni monetarie che vedono le banche percettrici di tutte le attività umane. Ne discende la totale ingerenza nella vita umana del sistema bancario. Ma l’evasione fiscale integrale concessa dalla connivente accondiscendenza di coloro che vivono di politica e legiferano – ormai solamente in danno dei cittadini/sudditi – lascia indenni le banche dagli obblighi fiscali, così che lo Stato ( se esistesse e sapesse farsi rispettare ) potrebbe esimere i cittadini tutti da balzelli ed obblighi assillanti ed estorsivi, solo costringendo le banche tutte – ed in particolare quelle " di affari " – a pagare imposte e tasse vere, sulla reale loro attività monetaria filtrante.
            In spregio agli elettori ed ai cittadini, contribuenti tutti, il fisco statale è cieco verso le aziende bancarie, ed in ogni istante vessa – con minacce ed intimidazioni – gli italiani pazienti e resi ciechi, dando da intendere con menzogne vergognose l’esistenza di evasioni fiscali che anche un bambino comprende essere fantasiose.
            Lo Stato vero e serio ha strumenti – nella magistratura e nelle forze dell’ordine – per far valere il suo potere. Ma ciò, nel paese ove l’usura bancaria è sovrana, è utopìa lontana.
            Bisogna aprire gli occhi ai milioni di rassegnati, per far loro comprendere la " natura del denaro " e far conoscere la verità negata da politicanti ( di destra e sinistra, in combutta connivente ) riguardante l’avido accumulo di energìa monetaria attuato dal sistema bancario, in spregio ad ogni rispetto umano ed agni se pur minimo criterio di vera democrazia.

(pubblicato  su L’ALTRA VOCE – IL MENSILE CHE PARLA – Solopaca, Giugno 2008, anno 15° n. 4, alle pagine 9 e 10)

http://antoniopantanoprof.blog.tiscali.it/2008/07/12/la_totale_evasione_fiscale_delle_banche_1911948-shtml/#more-8


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