sabato 16 novembre 2013

Libertà di pensiero e utili idioti


di Maurizio Barozzi

Prefazione -

Ve la ricordate una certa filmografia Hollywoodiana con il bieco generale nazista con berretto a visiera, sfregio sul viso, stivaloni e frustino? E certi fumetti degli anni ’70 che riportavano lo stesso “assassino psicopatico” con l’aggiunta di sesso, sadismo e horror, e ragazze scosciate vestite da naziste?
Il tutto con svastiche ed SS di qua e di là.
Non era altro che la prosecuzione della propaganda di guerra adattata per l’immaginario collettivo della società dei consumi.
Ebbene, questo immaginario, con il tempo ha anche preso corpo, si è incarnato.

Oggi certe forme di ribellismo, che un tempo si ostentavano con i “teddy boys”, sono acqua calda, oggi per essere “cattivi”, infrangere le regole, spargere timore, ci vuol ben altro: magari le sette sataniche, gli adoratori del demonio, e appunto la pratica del gruppo “neonazista”. Più questa ridicola parodia del nazismo, la società la esorcizza e più diviene adatta per recitare la parte dei “duri”, dei “trasgresivi”.

E “chi di dovere” da dietro le quinte si frega le mani, perché se costoro non ci fossero, andrebbero inventati.


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Le perquisizioni, le incriminazioni per “istigazione all’odio razziale”, e gli arresti di questi giorni, passate sotto la denominazione di indagini contro “Stormfront II”, inducono a fare molte  osservazioni e relative considerazioni, le quali a parte alcune ovvietà si riducono sostanzialmente a due:
1. Il forzare una evidente repressione per reati di opinione, e
2. un certo neonazismo demenziale e di comodo. Nel farle non guarderemo in faccia a nessuno, tanto più che per il primo aspetto viviamo in una società degli spettri, mentre per il secondo viviamo in una società occidentale dove, NIENTE non è sotto controllo di Intelligence e lobby di vario tipo, quindi NIENTE è genuino.
 Per il primo aspetto, la repressione di reati di opinione, ci riserviamo un altro articolo da pubblicare in seguito, perché al momento non conosciamo gli esatti termini e i verbali che hanno caratterizzato questi provvedimenti di polizia e polizia postale.
Potremmo quindi essere imprecisi, ma se quanto riportato da organi di stampa, che per esempio ha costituito capo di imputazione l’aver montato certi filmati dove si accusano gli ebrei di essere dietro speculazioni bancarie, a meno che non fossero stati usati termini offensivi, riferibili ad ebrei in quanto razza e quindi rientranti nella legge Mancino sull’odio razziale, non vediamo come un filmato di questo tipo possa costituire reato. Al massimo potrebbe essere una ricostruzione non veritiera, opinabile, ma  come reato ci sembra veramente troppo. Vedremo queste accuse e come andrà a finire, ma non escludiamo che siano stati messi in mezzo dei giovani senza alcuna effettiva colpa. Non vorremmo quindi che, in attesa che passi la legge sul revisionismo – antinegazionismo, si stia inasprendo ed esasperando ogni pretesto per imporre certe volontà repressive, che si configurerebbero, in questo caso, atte a colpire dei reati di opinione, in palese contrasto con la Costituzione e la carta dei diritti dell’Uomo dell’Onu.
Figuriamoci cosa potrebbe accadere una volta varata la legge antinegazionismo!
Ma ripeto, non conosco le esatte imputazioni addotte a coloro che sono stati denunciati e quindi mi fermo qui.
Non posso però non rilevare che tutto questo potrebbe anche, e sottolineo anche,  essere stato reso possibile dall’uso del Web in modo sconsiderato se non provocatorio. Uso il condizionale perché personalmente non ho avuto modo di visitare questo fantomatico sito che, viene asserito, era una specie di “Stormfront II”.
 A suo tempo ebbi però la ventura di vedere il sito “Stormfront” poi chiuso e quello che vidi non mi piacque affatto. Svastiche, White Power, SS e quant’altro, così come erano frammiste ed ostentate, mi davano l’impressione di essere uno specchietto per provocazioni e quando seppi che il server principale di questo Sito era in America ogni dubbio mi si è dissolto.
Seppi poi che in Italia seguivano questi Sito alcuni giovani che ci lavoravano per una loro passione e senza commettere reati, ma che ovviamente poi ci sono andati di mezzo e sono stati fatti passare quasi per criminali.
In questo caso però debbo rilevare la loro santa incoscienza nel non aver percepito cosa si poteva nascondere dietro un sito del genere.
Tempo dopo mi imbattei , da qualche parte, in alcune note dove  si denunciava Stormfront di pubblicare canzoni macabre e denigratorie su Anna Frank. Andai a vedere e trovai che non il Sito, ma il forum ospitato, riportava una canzoncina scritta da un deficiente, con la quale si inneggiava ad Anna Frank portata nelle camere a gas.
A parte la ripugnante espressione che veniva usata, questo imbecille che faceva il neonazista, neppure si rendeva conto che in tal modo, stava facendo un grandissimo favore a quegli ebrei che tanto voleva colpire, perché, di fatto avallava tutta la pubblicistica sull’Olocausto e le camere a gas, che in tal modo, indirettamente, rivendicava
Il tutto quindi non mi suonava affatto, tanto più che ben conoscevo i cosiddetti “neonazisti” americani, quelli che si vestono come a carnevale da SA o SS, che ogni tanto compiono qualche gesto inconsulto e così via. 
Costoro, per quei negri o ebrei che dicono di osteggiare, se non ci fossero, andrebbero inventati.
Proprio in quel periodo mi venne in soccorso un memorabile articolo di Maurizio Blondet, pubblicato su “Effedieffe” il  28 giugno 2009, il cui titolo: “Neonazisti pagati da ebrei, ed altre falsità” era tutto un programma.
 In pratica vi si sosteneva che dietro i gruppi neonazisti americani vi erano ebrei ed intelligence.
Anche “Stormfront” potrebbe rientrare in queste “forme provocatorie”? Non lo so, non conosco i capi di imputazioni e il materiale sequestrato, per cui anche per il primo sito Stormfront non posso pronunciarmi, ma i dubbi rimangono.
Si dà il caso però che queste possibili “strumentalizzazioni” e inquinamenti, non esauriscono il discorso, perché la cosiddetta area “neonazista” comprende anche un certo numero di persone che non possiamo incolpare di essere dei provocatori manovrati dai Servizi.
 A mio avviso queste persone vanno divise in due grandi gruppi: quelli che si sentono vicini alla storia e alle idee del nazionalsocialismo e vorrebbero  riproporle politicamente in qualche modo o almeno rivendicarle storicamente. E’ a mio avviso questa, una loro attitudine che è oramai fuori dalle dinamiche storiche e quindi destinata al sicuro fallimento, ma se non incorresse nei reati previsti dalla legge sull’incitamento all’odio razziale, che non ho fatto io e che comunque non condivido, ma ce li troviamo sotto forma di Legge dello Stato, dovrebbe essere del tutto legittima.
Dico  però che, oramai un certo ciclo storico si è chiuso e quindi non potrà mai riproporsi negli stessi termini del passato, tutto al più si può rivendicare la storia sul piano storiografico e magari certi programmi politici e sociali o evidenziare certi ideali, certi valori, che sono metastorici, ma non è possibile riproporre programmi, simboli, bandire che vennero sconfitte e bandite nel 1945.
E’ una realtà questa che non c’è bisogno di essere uno storico per capirla, basta un poco di buon senso.
Detto questo però dobbiamo anche sottolineare che molti di coloro, singoli o gruppi, che si definiscono “neonazisti”, ne sono in realtà una brutta contraffazione, tipica di questa, altrettanto brutta, società occidentale.
Debbo premettere che nel fare adesso alcune considerazioni (già ebbi ad esprimerle nel libro scritto con altri autori sulla “Storia della FNCRSI”), pur facendo uso di alcune tematiche sociologiche e psicanalitiche, non è che queste tematiche le consideri  vere in assoluto, ma di certo, in alcuni casi come per esempio questo, possono avere un fondamento di verità.
Le mie considerazioni ebbi a farle tantissimi anni addietro quando, eravamo a metà degli anni ’60, un mio coetaneo e camerata, andò in gita scolastica in Germania e tra le altre cose, nei momenti liberi volle andare a visitare alcuni gruppi neonazisti.
A quel tempo, da noi in Italia, ancora non si era prodotta quella “mutazione genetica” causata dalle politiche del destrismo missista e che negli anni ’70 vide il nascere di generazioni di “neofascisti di destra”, oramai ben distanti da quelli che erano i neofascisti precedenti, per cui il mio camerata si accorse subito e mi riferì raccapricciato, di aver visto, accanto ad alcune associazioni di reduci della Germania nazionalsocialista, molto serie e valide, anche gruppi di giovani neonazisti, a dir poco demenziali, che si tatuavano sul petto le svastiche, indossavano i jeans e bevevano Coca Cola, frequentavano gli Stadi di Calcio e più che praticare politica, facevano del teppismo.
Questo nella metà degli anni ’60, figuriamoci oggi dopo oltre 40 anni da allora, di società consumista occidentale, ovvero di società degli spettri. 
Questo fenomeno degenerativo va quindi affrontato anche a livello introspettivo ed oserei dire esistenziale perché riguarda le attitudini da sempre in auge nella gioventù, i suoi slanci ideali, le sue passioni, le sue rivolte che se ben inquadrate e finalizzate, hanno anche aspetti positivi: non si dimentichi che senza la gioventù non si fanno cambiamenti epocali, né tanto meno rivoluzioni.
 Ma in una società priva di valori, dell’etica e del senso dello Stato, tanto più una società moderna, consumista e democratica, la gioventù allo sbando può andare più che altro in cerca di sensazioni forti, per così dire “antiborghesi”,  è attratta da simboli, forme ed atteggiamenti trasgressivi, tanto più attrattivi quanto più sono paventati dalla gente e demonizzati dalla società.
Sono questi più  che altro atteggiamenti esteriori, tanto che gli stessi giovani trasgressivi del momento, se li rivediamo dopo una ventina di anni li ritroviamo perfettamente integrati in quel mondo borghese che tanto osteggiavano.
Insomma certi giovani sono in cerca di simbologie da far proprie: per distinguersi, per aggredire, spaventare i cosiddetti “borghesi”.
Insomma, contare qualcosa, sentirsi qualcuno nel branco e nascosti dietro una simbologia comunemente fuori legge o ritenuta, a torto o a ragione, aberrante.
Negli anni ’50 un timido fenomeno trasgressivo furono i cosiddetti teddy boys, che ostentavano giacconi di pelle, jeans e coltelli a scatto, ma da allora se ne è fatta di strada. Oggi si ostenta e si usa qualcosa di più truce, come per esempio il satanismo o, purtroppo, anche la simbologia spregiativamente definita “neonazista”.
E tutto questo, badate bene, fa parte di un immaginario collettivo post propaganda di guerra, dove sulla scia di Norimberga, tutta una filmografia hollywoodiana, tutta una pubblicistica antifascista, dalla Resistenza all’olocausto, ha descritto il nazionalsocialismo soprattutto, come un aggregato di maniaci, di psicopatici, di criminali, di delinquenti assetati di sangue e così via.
Anche l’industria dei fumetti ha, freudianamente, ritagliato sulla tipologia del nazista un misto di sesso perverso e criminalità.
Non erano altro che i vecchi contenuti della guerra psicologica degli Alleati, divenuti col tempo e il diffondersi della letteratura, del cinema e della televisione, un luogo comune, una immagine indotta e fatta propria dall’inconscio collettivo, quello ovviamente più superficiale.
Orbene, svariati gruppi cosiddetti “neonazisti” europei ed americani (sic!), spesso creati a bella posta dalle centrali occidentali “recitano”, di fronte all’opinione pubblica, questa miserabile parodia del nazismo, facendo addirittura propri slogan, atteggiamenti e modelli che l’antifascismo aveva, a suo tempo, disegnato proprio per denigrare il “nazista”.
Ecco, allora, che oggi ci ritroviamo bandiere e simboli, bagnati dal sangue di centinaia di migliaia di caduti, squalificati e riportati con scritte demenziali sui muri delle strade, mostrati negli stadi di calcio, utilizzati nelle imprese da cronaca nera, ostentati da tanti delinquenti e prezzolati che ne sono attratti, ma probabilmente anche manovrati dai soliti mascalzoni.
Negli anni ’70 non era raro il caso di trovare nelle galere certi ripugnanti criminali, che si definivano di destra, con la svastica al collo. Non era altro che un atteggiamento, laddove quella svastica, nell’immaginario collettivo, era il “male”, il “demonio” e quindi portarla al collo dava ancor più un senso di “duro”, di “cattiveria”.
Si badi bene, non sto condannando i fenomeni di ribellismo, che come ho accennato sono prerogativa dei giovani e hanno aspetti decisamente positivi, quindi non mi scandalizzo, come potrebbe fare un borghese qualunque, per una “testa rasata”.
Ma in certe forme di “ribellismo” purtroppo ci sono anche queste degenerazioni che una volta “dato il via”, riproducono la demenzialità anche per germinazione spontanea. 
Esagero quindi nel dire che bisogna stare molto attenti, perché forme esibizionistiche di questo tipo fanno comodo proprio al Sistema, magari per accelerare le leggi e gli ordinamenti della società multirazziale che tanto sponsorizza o per accelerare il varo di leggi liberticide come quelle sul negazionismo? Ed è proprio quello che sta accadendo.
NOTA DI RINASCITA 
 No, nella sostanza non esageri affatto. Ma permetti un minimo di rettifica. Appoggiarsi ad un server negli Usa non è di per sé niente di sintomatico.
Noi non lo facciamo, ma anche se lo dovessimo fare non comporterebbe alcuna sudditanza perché non saremmo tanto sciocchi da non avere il nostro di server con gli archivi intatti.
Non c'è dunque causa-effetto generale.
Lo stesso vale per il discorso più importante sulla demenzialità di certi gruppi "neo-nazisti": ciò non significa, a prescindere, che non vi sia tra loro, anche tra i fondatori, giovani in buonafede.
Che poi vi sia una causa-effetto "parziale" con l'aggregazione o di dementi o di utili idioti o, addirittura, di idioti consapevoli, questo è un altro paio di maniche.
Ma sempre considerando che per dare credibilità alla "recita" chi tira i fili ha bisogno che in questi gruppi ci sia anche chi è, nelle idee e nelle azioni, anche quando errate, comunque puro.
Altrimenti lo spettacolo non funziona.  
l. m.
 
 
 
 

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