domenica 3 novembre 2013

L`estrema destra contro il fascismo

Invitiamo a leggere attentamente questo studio di Marco Pirano – Stefano Fiorito:  “L’estrema destra contro il fascismo”, Lulu Editori 2013, euro 4,76. Scaricabile anche on line a: http://www.archivioguerrapolitica.org/wp-content/uploads/2013/09/Piraino-estrema-destra-contro-il-fascismo.pdf
Titolo alquanto forte, ma azzeccato, anche se noi non condividiamo tutto quello che vi viene riportato.

Lo studio prende in considerazione la specificità del Fascismo di Mussolini a cui, invece nel dopoguerra, si sovrappose quella specie di “destra radicale” definita Tradizionalista, emarginata durante il ventennio, che si rifaceva a Julius Evola.
Ne seguì uno stravolgimento totale del fascismo che era stato un tipico fenomeno del XX secolo che pur anteponendosi al socialismo marxista, alla democrazia e al liberismo, non rappresentava però un mero ritorno ad un passato oramai tramontato, a certe aristocrazie oramai morte, come, di fatto, si rifacevano idealmente i “rivoluzionari conservatori” di destra.

A questo si aggiunsero simbologie nordiche, quali croci celtiche, etc. che non troppo centravano con il fascismo e sua specificità italica. Fu così che la visione di una Stato nazional popolare quale specificità fascista, la sua visione di una società socialista, vennero accantonate, per sostenere demenziali riproposizioni di tematiche fuori tempo.

Se ne avvantaggiarono le forze reazionarie e conservatrici della nazione e i nostri occupanti statunitensi, perché il nuovo “fascismo di destra” era a loro confacente e utile. Fin qui, possiamo dire che l’analisi degli autori non fa una piega.
Non so quale sia la collocazione politica o ideologica degli autori, ma questo testo è molto importante. Anche se, come accennato,  personalmente non lo condividiamo in pieno.

A mio avviso, infatti, a prescindere dagli aspetti propriamente iniziatici e di studi esoterici, Julius Evola ha avuto due grandi meriti: quello di dimostrare e rendere palese che certi riti e simbologie erano preesistenti al Cristianesimo ed alla stessa Massoneria e quello di qualificare il fascismo anche su di un piano “metastorico” integrandone e precisandone meglio i valori eroici e spirituali che lo caratterizzavano, attestandolo in tal modo in una dimensione che trascendeva i soli aspetti politici, reducistici e sociali. 

Qui invece gli autori pongono in risalto gli aspetti divergenti tra la mistica fascista e la visione spirituale di Evola, mentre io invece credo che questi due aspetti, sicuramente divergenti al tempo, si sarebbero potuti  conciliare.
Ritengo comunque che i concetti della “sapienza antica” evidenziati e rielaborati da Evola, ad esempio le attitudini umane innate, nella classica divisione sacerdoti, guerrieri, mercanti e lavoratori, davano alla stessa dottrina del fascismo e agli studi della mistica fascista, dei punti di riferimento importantissimi, decisamente superiori alle fallaci interpretazioni “sociali” e psicanalitiche dell’uomo.

Non entro negli aspetti “iniziatici” ed “esoterici” che ad esempio hanno diviso partigiani di Evola e di Reghini, con la sua Tradizione Italica, nordico germanici contro “italici”, sia perché non è il mio campo e sia perché da quel poco che posso capire queste due visioni tradizionali sono perfettamente compatibili e integrabili.
E neppure entro nelle annose diatribe tra evoliani e gentiliani, perché ritengo che ci siano ragioni e aspetti positivi in entrambi questi indirizzi ideologici.

Di certo, e qui divergiamo dagli autori, possiamo dire che molte critiche avanzate da Evola a un certo fascismo sciatto, borghese, retorico, arrabattato, possono essere condivise. Comprese quelle alla improvvisata legislazione “razziale”.

A mio avviso, però, la visione di Evola, mutuata da una antica conoscenza sapienziale, doveva costituire, più che altro,  una “indicazione di riferimento” a cui, in un certo senso, lo stesso fascismo si era rifatto, potendo dirsi che il fenomeno fascista rientrava in quelle affermazioni storiche della Tradizione.

Questo perchè, il fascismo, era anche una affermazione del XX secolo, il secolo delle masse, e quindi certi prìncipi li aveva meravigliosamente adattati ai nostri tempi attingendo e adeguandosi  anche, seppur superandole, a quelle trasformazioni storiche come la Rivoluzione francese e il Risorgimento, che sono state manifestazioni sovversive rispetto al “mondo della Tradizione”.  Questa negazione di un “ritorno al passato” era stata più volte evidenziata proprio da Mussolini.

I tempi di certe “Aristocrazie” erano oramai finiti: ora i “nobili” sciamavano e sperperavano nei Casinò e nelle stazioni termali e le nuove aristocrazie potevano riconoscersi solo nella rivoluzione e nelle trincee. Non aveva senso attaccarsi alla visione della “discesa” che dalle civiltà solari era finita nelle democrazie e quindi nel kalì yuga, per farsi partigiani di quello che c’era prima, ad esempio la Vandea, rispetto a quello che era venuto dopo. Occorreva andare comunque avanti.

Si dà il fatto, invece, che il pensiero di Evola, sconfinando sul piano politico, non solo era chiaramente reazionario, ma come molti avevano fatto notare era rimasto a  Donoso Cortes e Metternich.  Evola, che oltretutto, mai aveva aderito al Fascismo, ma soprattutto  non aveva aderito alla RSI, ritenendone il suo portato repubblicano e socialista, contrario alla sua visione gerarchica e Monarchica dello Stato in cui, praticamente, aveva come riferimento ideale  i tempi delle caste.

Per fare un esempio, la costituzione dello Stato organico, propugnata anche dal fascismo, applicando in toto la visione di Evola, finiva per vagheggiare delle Gerarchie, condivisibili dal punto di vista teorico, ma non realizzabili nei tempi moderni. Tanto è vero che Mussolini, così come riconobbe in repubblica, che il Corporativismo (tanto caro ad Evola che ne vedeva una specie di “ritorno  alle società feudali”), senza la socializzazione (mal vista invece da Evola) era facilmente piegabile dal padronato per i suoi interessi; così le stesse nomine dall’alto delle Gerarchie avevano palesato molte disfunzioni e malaffare, per cui in RSI si propose un sistema misto tra nomine dall’alta ed eleggibilità che garantisse anche la dovuta e necessaria critica dell’opinione pubblica.

Ma l’aspetto peggiore di questa visione reazionaria lo si riscontra nelle sue conseguenze politiche: nonostante che dottrinalmente Evola avesse ben inquadrato gli aspetti negativi e nefasti sia del bolscevismo che dell’americanismo, politicamente finì per elaborare una specie di graduazione del “male minore” che induceva a parteggiare per il cosiddetto “mondo libero” onde contrastare il  comunismo. E per gli americani, nostri colonizzatori, in primis.

A parte il fatto che questo “mondo libero” tutto era meno che preferibile ad alcunché, si creava anche un alibi per  giustificare connubi e collusioni con l’Occidente che invece era proprio il principale ”nemico dell’uomo” e del fascismo, distruttore della dimensione spirituale dell’esistenza, essendo il comunismo, nella sua attuazione pratica, una utopia irrealizzabile nella condizione umana e quindi una dimensione, una “nomenklatura” per quanto violenta e criminale, del tutto fittizia e transitoria.

Questo impedì ad Evola, a differenza dei fascisti della FNCRSI, di parteggiare per i Vietcong, Guevara i popoli arabi, ecc. da lui, stupidamente visti, come “comunisti”.
Fatto sta che gli  “Orientamenti” di Evola, presi alla lettera e trasposti in politica, furono anche funzionali alla reazione e un alibi per chi operava, sotto dettatura Atlantica, di fatto in senso antinazionale. Non solo questo pensiero, unito al missismo, ebbe una sua parte nella moda del disgustoso fenomeno dei  “fascisti pariolini”, ma produsse anche gli ammiratori dei “mercenari”, mercenari loro stessi in servizio permanente effettivo di “chi di dovere”.

Questo, ovviamente, non toglie, che sul piano personale, interiore, gli studi, le ricerche e i principi evidenziati da Evola, come del resto da Guenon, hanno una loro importanza.

Ma anche qui entriamo in un campo delicato che dovrebbe appunto essere riservato a chi ne ha le qualifiche personali per percorrere certi “pericolosi” cammini iniziatici o “magici”.

Il “cavalcare la tigre” non è per tutti.
Noto è, infatti, che questa Sapienza è sempre stata nascosta dietro linguaggi allegorici e simbolici, perché la sua divulgazione, al di fuori di regolari scuole iniziatiche, era pericolosa dal punto di vista esistenziale. Poteva provocare corto circuiti mentali e invasamenti o infatuazioni pericolose.

Anche una certa tendenza a propagandare il “paganesimo” e certe religioni nordiche, fuori da certi studi, non era molto “salutare”, perché, oltre che essere anche qui un “fatto personale”, le religioni non si riesumano fuori tempo, essendo legate a certi cambiamenti cosmici.

Abbiamo visto quanti “figli del sole”, pagani a tutto tondo, erano in realtà degli atei mascherati che dopo qualche decennio da invasati si sono ben integrati tra famiglia e miserie quotidiane, con buona pace di Wotan ed Odino.

Ma c’è un altro aspetto molto delicato e inquietante, sul quale non vogliamo dare giudizi affrettati, ma di certo lascia a pensare.

E’ oramai accertato, anche in sede giudiziaria, che Ordine Nuovo, forse il gruppo più impregnato di “evolismo”, spesso all’ insaputa di tanti militanti in buona fece, ha avuto esponenti che si sono dedicati allo stragismo.

Tanto per cominciare, come dobbiamo interpretare questo scritto che troviamo in un bollettino interno del Centro Ordine Nuovo, o meglio il Quaderno n°1 (riportato anche in G. De Lutiis, “Il lato oscuro del potere”, Editori Riuniti 1996)?

Il saggio era significativamente titolato: "La guerra rivoluzionaria". In esso è scritto:
«Per la conquista totale delle masse la dottrina della guerra rivoluzionaria prevede, oltre che il ricorso alla azione psicologica, il ricorso a forme di terrorismo spietato ed indiscriminato. Si tratta cioè di condizionare le folle non solo attraverso la propaganda ma anche agendo sul principale riflesso innato presente tanto negli animali quanto nella psiche di una grande massa: la paura, il terrore, l'istinto di conservazione.
Occorre determinare tra le masse un senso di impotenza, un senso di acquiescenza assoluto un rapporto all'ineluttabile destino di vittoria delle fazione rivoluzionaria. Inoltre, il terrorismo su larga scala attuato tra le fila delle forze incaricate della repressione del movimento rivoluzionario genera sempre disagio, stanchezza, insicurezza, determinando così condizioni favorevoli alla propaganda disfattista.
Una attività terroristica di questo genere tende anche ad esasperare l'avversario per costringerlo ad azioni di rappresaglia sempre odiose ed antipopolari, anche se giuste e che pertanto, alienano il favore e la simpatia di larghi strati della popolazione. Abbiamo accennato al terrorismo indiscriminato e questo concetto implica, ovviamente, la possibilità di uccidere, o far uccidere, vecchi, donne e bambini. Queste forme di intimidazione terroristica sono, oggi, non solo ritenute valide, ma, a volte, assolutamente necessarie per il conseguimento di un determinato obiettivo».

Certo che per chi criticava la guerra gappista partigiana, vigliacca, queste tesi non è che fossero tanto edificanti.

Peggio ancora scrive il giudice Guido Salvini, forte di testimonianze e prove:
«Ordine Nuovo ha compiuto molti attentati prima e dopo il 12 dicembre (p.zza Fontana)».

Bisognerebbe ora chiedersi: ma come hanno potuto persone che si definivano fasciste uccidere e mutilare altri italiani?

E’ difficile dare una risposta che vada al di là  del macchiavellico “il mezzo scusa il fine”,  per il quale certi farabutti si sono auto assegnati il compito di “correggere” e “migliorare” il mondo con ogni mezzo».

Ma lo stesso giudice Salvini  da anche una risposta significativa, egli scrive:
«Nei discorsi che si tenevano nella libreria padovana di Freda e nel sentire dei suoi militanti, si parlava dell'uomo "indifferenziato" e quindi dei comuni civili, come semplici bipedi che potevano essere sacrificati per l'instaurazione del nuovo Ordine Europeo, appunto».

Se questo risponde al vero e se gli stessi che facevano questi discorsi, sono gli stessi che facevano anche i bombaroli, dobbiamo allora ritenere che il pensiero di Evola, ma non solo lui, oltre all’anticomunismo viscerale e filo atlantico, ha anche prodotto “mostri”  a dir poco ripugnanti.

Non vogliamo teorizzare nulla, ma abbiamo il sospetto che, in genere, il vigliacco criminale che depone una bomba è un sicario senza scrupoli, ma in politica, conta di più anche il mandante e  questi assume spesso  le vesti di un esaltato e se a questo ci aggiungiamo soggetti che, magari senza averne le dovute qualifiche, si sono dati a pratiche esoteriche, a  studi iniziatici a cui un mal digerito pensiero “tradizionale”, suo malgrado, può portare, e al contempo fanno politica, allora la miscela può diventare  veramente “esplosiva”.

Lungi da noi l’intento di criminalizzare il pensiero Tradizionale, al quale anzi  in molti aspetti ci riconosciamo, ma ci sono tanti aspetti politici e non da considerare con attenzione.

Questo studio di Pirano e Fiorito “L’estrema destra contro il fascismo”, apporta  sicuramente un  certo contributo politico ed ideologico.

Non è indispensabile che lo si condivida in tutto o in parte. Del resto ci manca la controprova di che cosa sarebbe accaduto se il neofascismo, nel dopoguerra, avesse emarginato il MSI e suoi dirigenti, magari riempiendoli di botte, visto ciò che rappresentavano, e si fosse attestato sui principi del fascismo Mussoliniano, su la sua visione sociale, da trasformare in richiami di lotta per la socializzazione e una società socialista, su la sua irrinunciabile e irriducibile premessa di essere il difensore e il realizzatore degli interessi nazionali. Ergo un neofascismo che sarebbe sceso nelle piazze a manifestare contro la Nato, a combattere la società americanista e contro il Vaticano.

Non lo sappiamo, ma siamo certi che, tanti burattinai dei Servizi e delle Caserme avrebbero avuto molta difficoltà a reclutare manovalanza e il gioco infame degli opposti estremismi avrebbe avuto molte difficoltà a perpetuarsi.
Il neofascismo invece, quello della destra radicale, evoliana, se si sono salvati alcuni singoli esponenti, molti di ottimo livello culturale, per il resto, questo è certo, è letteralmente finito nella merda.

Articolo letto: 1 volte (21 Ottobre 2013)
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