martedì 29 ottobre 2013

Quei mafiosi sconosciuti

Al Capone

di: Claudio Antonelli

Dona De Sanctis, Ph.D, del consiglio direttivo dell’“Order Sons of Italy in America” (OSIA) consacra una breve ma rigorosa analisi “The truth about organized crime” alla manipolazione mediatica che riduce tutto il crimine organizzato alla mafia e crea l’errata percezione che gli italiani forniscano un contributo massiccio al crimine. Alla base di tutto, ci spiega la studiosa, vi è la teoria criminologica della “cospirazione straniera” (“The alien conspiracy”). Secondo tale teoria,  il crimine organizzato iniziò in Sicilia negli anni 1860’ e si estese all’America con la “Grande Migrazione” che vide, tra il 1880 e il 1923, circa 5 milioni di italiani stabilirsi nel Nuovo Mondo. L’equazione “Crimine organizzato uguale Mafia”, sostiene Dona De Sanctis, acquistò ulteriore credibilità nel 1950 con le udienze del “Kefauver Committee”, che vennero diffuse in TV. “Nonostante la mancanza di prove dirette, il “Kefauver Committee” concluse che una cospirazione internazionale in provenienza dalla Sicilia, chiamata ‘Mafia’, era l’unica responsabile del crimine organizzato negli Stati Uniti.” Da allora si è fatta largo anche la credenza che il territorio degli Stati Uniti sia diviso in feudi posti sotto il controllo delle “famiglie” della Mafia.  In realtà, la criminalità organizzata esisteva ben prima dell’arrivo degli italiani. Inoltre, essa non è appannaggio esclusivo di italo-americani, come dimostrano anche Michael Lyman and Gary Potter in "Organized Crime". Benché le conclusioni del “Kefauver Committee” siano da tempo discreditate,  i mass media e l’industria dell’intrattenimento continuano a sfruttare il filone Mafia, questa organizzazione che affascina enormemente gli americani. Anche l’FBI  trova utile il poter mostrare che combatte un nemico temibile che è sulla bocca di tutti.  Dona De Sanctis non nega l’esistenza della mafia italiana. Condanna però l’esagerazione mediatica che fa sì che l’opinione pubblica americana attribuisca ai  26 milioni di americani di origine italiana  un ruolo soprattutto di delinquenti. Noi sappiamo invece che tutti i gruppi etnici forniscono un contributo al crimine organizzato. Immigrati irlandesi, polacchi, russi ed ebrei, e non solo italiani, sono stati a capo di organizzazioni criminali. Ma i  mass media ribadiscono i loro clichés a danno esclusivo degli italiani. L’industria americana dell’intrattenimento addirittura prospera sulla mafia. “Il risultato di questa semplificazione eccessiva  è che il nome di Al Capone è oggi familiare così come lo era 58 anni fa, quando morì, nel 1947, mentre quasi nessuno ha mai udito parlare dei contemporanei di Capone: Arnold Rothstein, che molti considerano il vero padre del crimine organizzato; Charles ‘King’ Solomon, che regnò a Boston, o Morris Kleinmann, che capitanò la malavita di Cleveland.”  Proprio così, nessuno li conosce. Evidentemente Hollywood non ha creduto opportuno renderli celebri. Dona De Sanctis continua: “Gli adolescenti conoscono i nomi di Lucky Luciano, Carlo Gambino e Vito Genovese, ma chiedete loro chi erano Meyer Lansky, “Legs” Diamond, “Bugsy” Moran or Dutch Schultz, e non avrete risposta. Grazie ad Hollywood e alla televisione, i giovani conoscono tutto sui fittizi rituali della Mafia, ma niente sulla maniera di operare di quel braccio armato del crimine organizzato che fu “Murder, Inc.”, fondato da Lansky e dal suo amico Bugsy Siegel, e costituito di assassini professionisti che si spostavano attraverso il paese e uccidevano dei completi sconosciuti, dietro gli ordini dei boss del crimine, dagli anni 1920’ alla fine degli anni 1940’.” “Con scoraggiante regolarità” invece,  giornali come il  New York Times ci  presentano  in prima pagina  servizi  su come trascorrono la  vecchiaia i mafiosi italo-americani, e  “la televisione presenta retrospettive su  John Gotti o Joe Adonis—specialmente il giorno in cui si festeggia Cristoforo Colombo.” Dona De Sanctis ha cercato d’infrangere un dogma, un tabù – quello dell’angelismo di un gruppo considerato “al di sopra di ogni sospetto” e che è oggetto di continue beatificazioni da parte dei mass media nordamericani – mostrando che anch’esso ha dato un apporto sostanzioso al crimine organizzato. Ma il suo sforzo è destinato all’insuccesso, perché il tabù è troppo forte. - 

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22569

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