sabato 7 settembre 2013

Cefalonia: a quasi settanta anni dai fatti le FFAA continuano a mentire

di Massimo Filippini
Nel sito ‘tuttostoria.net’ è apparso di recente un articolo sui fatti di Cefalonia scritto dal magg. G.Mele del Comando Div. “Acqui” dal titolo “Le operazioni di guerra: la battaglia di “Argostoli” o di“MonteTelegrafo”http://www.tuttostoria.net/Documenti/La_battaglia_di_Argostoli.pdfin cui l’Autore ricostruisce i combattimenti avvenuti nella zona di Monte Telegrafo intorno ad Argostoli sulla base di precisi riscontri documentali a riprova dell’importanza di questi ultimi nella ricostruzione dei fatti storici; ma non è questo il punto che qui interessa rilevare, bensì quanto egli ha scritto nella nota 1 dell’articolo a conferma -se qualcuno nutrisse ancora dubbi- della pervicace e inconcepibile opera di ‘RIMOZIONE STORICA’ operata dalle FFAA sulla vicenda di Cefalonia al punto di ricostruirne -non tanto i singoli episodi- ma gli aspetti fondamentali in contrasto o addirittura in modo diametralmente opposto al contenuto dei DOCUMENTI che esse stesse conservano nei loro Uffici ed Archivi.
Nella nota in questione infatti si legge che “Durante la seconda guerra mondiale l’isola di Cefalonia fu occupata dagli italiani il 1º maggio 1941 come parte della campagna di Grecia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, avendo il presidio italiano (costituito dalla divisione Acqui) rifiutato l’intimidazione (intimazione ndr) di resa fatta dai tedeschi, fu attaccato e sopraffatto con la perdita di circa 3000 uomini; dei superstiti oltre 5000 furono “giustiziati” (14-22 settembre 1943) in quello che è noto come l’eccidio di Cefalonia”Il testo di tale nota
 soprattutto per la sua provenienza da un esponente delle FFAA -addirittura facente parte del Comando Div. ‘Acqui- non può che creare sconforto in chi, come lo scrivente ed altri studiosi, dopo anni di ricerche ha accertato la Verità su Cefalonia proprio attraverso la Documentazione di cui le FFAA -come s’è detto- dispongono ma si guardano dal rendere pubblica per non smentire le falsità e le menzogne da esse stesse ininterrottamente raccontate.Ho parlato e lo confermo di RIMOZIONE STORICA riguardante gli aspetti fondamentali della vicenda ovvero la genesi della resistenza che si ebbe e il Dato numerico dei Caduti che, al pari di altre circostanze, fatti ed episodi avvenuti in quei tragici giorni, le FFAA -mi riferisco ovviamente ai vertici di esse- se non altro per doveri di istituto, avrebbero l’obblgo di divulgare ma non lo fanno per il semplice fatto che ne uscirebbero sbugiardate poichè i Documenti conservati nei loro Archivi Ministeriali (Uff. ALBO D’ORO) e dello Stato Maggiore (Uff. Storico EI) smentiscono completamente le menzognere ricostruzioni da loro stesse compiute mostrando -forse per un malinteso senso dell’onore militare- la vicenda come frutto di una ‘spontanea’ SCELTA di combattere dell’intera Divisione decisa a seguito di un fantomatico ‘referendum’ della truppa -e non perchè arrivò l’ORDINE di RESISTERE dal Comando Supremo (v. all.)- cui sarebbe seguta una spietata ed immane rappresaglia tedesca che comportò una quantità di Morti superiore a qualunque immaginazione: oltre 10.000 cioè quasi tutta la Divisione !
Con ciò, tra squilli di trombe e suoni di fanfare, la verità storica è servita in chiave mitologico – resistenziale proprio come volle Ciampi che il 1 marzo 2001 si recò ‘in loco’ a celebrare il ‘consapevole’ sacrificio della div. Acqui che SPREZZO’ di ‘sua’ iniziativa (!) la resa e preferì immolarsi QUASI AL COMPLETO per difendere il proprio onore con ciò dando luogo al primo episodio della Resistenza quando la stessa ancora non…esisteva !! 
Se questo è il modo di ricostruire la triste vIcenda lascio agli altri giudicare: dal canto mio mi limito solo a dire che esso suona come una presa in giro dei povero Soldati mandati a morire da un infame Ordine di Resistere inviato dal Comando Supremo fuggisco a Brindisi di dove, alle disperate richiesta di direttive da parte del generale Gandin rispose -sic et simpliciter- di ‘RESISTERE CON LE ARMI’ pur nella consapevolezza di non poter inviare alcun aiuto e soprattutto senza che esistesse uno STATO DI GUERRA DICHIARATA CON LA GERMANIA che lo fu solo il 13 ottobre successivo -cioè a tragedia avvenuta- dietro insistente richiesta del Comandante in capo Alleato gen. Eisenhower scandalizzato dal modo di agire dei cialtroni che si identificavano nel Comando Supremo dell’Esercito Regio.
Famoso, infatti, è il testo del colloquio avutosi a bordo della corazzata ‘Nelson’ nelle acque di Malta il 29 settembre 1943 tra i nostri ‘responsabili’ (si fa per dire) militari e il predetto -per la firma del cd. ‘armitizio lungo’- che 
riporto traendolo da uno dei tanti siti esistenti nel web:
“… al successivo incontro di Malta con i membri del governo Badoglio, con un piuttosto turbato Eisenhower, ci fu il seguente agghiacciante e cinico colloquio: EISENHOWER: “Desidero sapere se il governo italiano è a conoscenza delle condizioni fatte dai tedeschi ai prigionieri italiani in questo intervallo di tempo in cui l’Italia combatte la Germania senza averle dichiarato guerra”. AMBROSIO: Sono sicuro che i tedeschi li considerano partigiani”. EISENHOWER: Quindi passibili di fucilazione ?? BADOGLIO: “Senza dubbio”. EISENHOWER: “Dal punto di vista alleato la situazione può anche restare com’è attualmente, ma per difendere questi uomini, nel senso di farli divenire combattenti regolari, sarebbe assai più conveniente per l’Italia dichiarare la guerra”. 
La DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA GERMANIA successivamente ci fu, ma SOLO il 13 Ottobre 1943 e poiché l’Ordine di COMBATTERE contro i tedeschi fu inviato esattamente un mese prima, durante tale lasso di tempo le norme della Convenzione di Ginevra sulla TUTELA dei PRIGIONIERI DI GUERRA non poteronoi trovare applicazione e i nostri soldati furono lasciati alla mercè dei tedeschi con la qualifica di combattenti ‘irregolari’ -ovvero ‘partigiani’ o ‘franchi tiratori’- con tutte le conseguenze del caso ivi compresa l’eventualità che potessero essere fucilati -come avvenne a Cefalonia (e altrove) NON come ‘PRIGIONIERI DI GUERRA ma -come previsto dagli usi e consuetudini di guerra- come combattenti ‘irregolari’ o ‘partigiani’. Questa l’ orrenda realtà frutto dello scellerato Ordine ‘badogliano’ che addirittura nell’articolo del magg. Mele viene definito come ‘Comunicazione di servizio’ (!!!).Alle precisazioni di cui sopra che mi auguro abbiano chiarito a sufficienza a chi sia da imputare la responsabilità di aver -con un infame ORDINE- dato luogo ad una tragedia che NON doveva assolutamente accadere faccio seguire ora alcuni chiarimenti relativi all’altro aspetto ‘scottante’ della vicenda -quello del dato numerico dei Caduti- su cui si è speculato e si specula quasi esclusivamente per motivi ideologici tendenti a mettere in risalto la disumanità dei nazisti -come se ce ne fosse bisogno- anche attraverso il ‘gonfiamento’ esagerato e assolutamente incredibile delle Vittime di Cefalonia moltiplicate addirittura per cinque: una favola su cui le FFAA continuano vergognosamente a riportare il contenuto dei vecchi copioni di cui ormai -in base ai DOCUMENTI DA ESSE STESSE POSSEDUTI- si è dimostrata la falsità.
Nel suo articolo il magg. Mele mostra infatti di prendere ancora per buoni tali dati assommanti i Morti di Cefalonia a 9/10.000 dovuti ad un menzognero Comunicato del 13 settembre 1945 emanato dalla Presidenza del Consiglio del Governo ciellenista Parri che da allora è servito da copione ai resocontisti con velleità di storici: nulla di più falso come ebbi occasione di scrivere anche in tuttostoria.net nell’articolo
http://www.tuttostoria.net/focus_recensione_storia_contemporanea.aspx?ID=525 anche se oggi la questione può essere facilmente risolta con una visita all’Ufficio Albo d’Oro del Ministero Difesa sito nella Caserma ‘Medici’ in via Sforza a Roma dove chiunque -e a maggior ragione un esponente delle FFAA- può informarsi del fatto che a CEFALONIA i nostri Caduti furono …1.639 (MILLESEICENTORENTANOVE) dato che trova sostanziale conferma nella COMUNICAZIONE inviatami dal COMMISSARIATO GENERALE PER LE ONORANZE AI CADUTI IN GUERRA (v. ALL.)
A questo punto ritengo superfluo ogni ulteriore chiarimento che il magg. Mele potrà facilmente avere rivolgendosi ai competenti organi delle FFAA come l’AUSSME che conserva -a sua volta- gli Elenchi di tali Caduti di cui spero faccia buon uso prima di scrivere nuovamente sui fatti di Cefalonia.
Dimenticavo: nulla di personale con il maggiore G. Mele che saluto cordialmente bensì con i suoi Superiori che hanno lasciato che la menzogna sedimentasse a tal punto da diventare quasi verità.
avv- Massimo Filippini
Orfano del Comandante del Genio della Div. ‘Acqui’ magg. Federico Filippini fucilato il 25 settembre 1943 a Cefalonia
Autore de:
‘La vera storia dell’eccidio di Cefalonia’ 1998 e 2001
‘La tragedia di Cefalonia. Una verità scomoda’ 2004
‘I Caduti di Cefalonia:fine di un Mito’ 2006
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MINISTERO DELLA DIFESA
COMMISSARIATO GENERALE PER LE ONORANZE AI CADUTI IN GUERRA
Direzione Storico e Statistica
Sezione Statistica
Indirizzo Postale: Via XX Settembre 123/A – 00187 ROMA
Posta elettronica: onorcaduti@onorcaduti.difesa.it
Posta elettronica certificata: onorcaduti@postacert.difesa.it
Pdc: C.F. RAO 06-47355139
Oggetto: Dati numerici Caduti di Cefalonia – Richiesta di informazione su accertamenti in corso.-
Al Sig. FILIPPINI Massimo
Via Liri, 13 04100 – LATINA
massimo.filippini@cefalonia.it
Riferimento: Vs. E-mail del 10 settembre 2012
Egregio Avvocato,
la Sua lodevole segnalazione sulla situazione numerica degli eroici Caduti di Cefalonia ha rinnovato, vivacizzandolo, l’interesse sulle tragiche vicende belliche che caratterizzarono i giorni che seguirono l’armistizio dell’8.09.1943 e le ritorsioni subite dai nostri soldati e dalla popolazione civile.
In tale quadro, abbiamo, ancora una volta, interessato i competenti Organi della Difesa affinché indicassero, nuovamente, i dati già in nostro possesso sui quei tragici giorni che videro i Soldati della “Aqui” e delle altre Unità impegnati in un’eroica resistenza contro l’aggressione nazista.
I nostri dati continuano a discordarsi, anche se di poco, da quelli da Lei forniti e il Commissariato è a Sua disposizione per gli approfondimenti necessari al fine di raggiungere la verità storica utile a tutti.
Nel riservarci di fornirLe comunque una documentata risposta al termine degli accertamenti in corso, corre l’obbligo di farLe presente che l’altissimo valore morale espresso nella targa posta nel Sacrario di Cefalonia prescinde, ovviamente, dal numero esatto dei Caduti ivi riportati.
Colgo l’occasione per ringraziarLa dell’attenzione che Ella rivolge al nostro lavoro e per mantenere viva la memoria storica dei nostri Caduti.
d’ordine
IL DIRETTORE
DIREZIONE STORICO – STATISTICA
(Gen. B.A. Giuseppe D’ACCOLTI)

http://www.sfogliando.it/cefalonia-a-quasi-settanta-anni-dai-fatti-le-ffaa-continuano-a-mentire/

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