lunedì 3 giugno 2013

Francesco II delle Due Sicilie l'esilio





Francesco II delle Due Sicilie:
un vero Re, un vero Napoletano, un vero Borbone

di
Carlo di Borbone
Principe delle Due Sicilie e
Duca di Castro




Io sono napoletano, nato in mezzo a voi, io non ho respirato altra aria, non ho veduto altri Paesi.  Ogni mio affetto è riposto nel Regno, i costumi vostri sono pure i miei, la vostra lingua è pure la mia […].  Mi glorio di essere un principe che, essendo vostro, ha tutto sacrificato al desiderio di conservare ai sudditi suoi la pace, la concordia e la prosperità”.
Sono le parole di Francesco II di Borbone pochi giorni prima della fine del Regno. E quelle parole spiegano bene come era forte il legame tra Francesco II e la sua terra e perché ancora oggi è forte il mio legame con Francesco II di Borbone, l’ultimo Re del Regno delle Due Sicilie.
Non vi resteranno neanche gli occhi per piangere”, profetizzò Re Francesco lasciando la sua reggia e la sua capitale il giorno prima dell’arrivo di Garibaldi e, forse, non aveva torto, considerando quello che il suo ex Regno fu costretto ed è costretto a sopportare dal passato al presente. Francesco II, per pochi mesi, governò nel segno di una dinastia che seppe fare grandi Napoli e il Sud dell’Italia fin dal 1734.
Gli interventi per l’assistenza ai poveri, la costruzione e l’ampliamento di ospedali, le bonifiche, la scuola di diritto internazionale, i progetti per la diffusione delle ferrovie, i decreti per la valorizzazione delle industrie e dell’economia. Sua madre Maria Cristina di Savoia era morta poco dopo la sua nascita trasmettendogli una religiosità profonda che caratterizzò la sua vita e le sue scelte. Aveva sposato una grande donna, la principessa Maria Sofia di Wittelsbach, sorella della famosa Imperatrice Sissi.
Il 27 dicembre del 1894 Francesco II moriva ad Arco di Trento. Si faceva chiamare “signor Fabiani”, per timidezza e riservatezza o solo per evitare di riaprire vecchie ferite.      
E solo quando i rappresentanti delle corti di tutta Europa arrivarono lì per il funerale, gli abitanti del posto si resero conto che quel signore cortese e semplice era l’ultimo Re di Napoli. Francesco II, non fu soltanto l’ultimo Re di Napoli, ma fu anche uno degli ultimi cavalieri nobili dell’Ottocento, l’ultimo Re “santo”, il primo emigrante meridionale, l’esempio da seguire ogni volta che un uomo nella vita perde tutto, l’amore, la sua unica figlia, il suo Regno, i suoi cari, il suo popolo e aspetta con “gioia” e rassegnazione la fine del suo tempo.
Questo significa essere uomo e santo. Aspettare Dio in silenzio e vivere la propria vita in punta di piedi, senza dare fastidio a nessuno, senza rancore, senza rabbia, con grande dignità e onore. Un vero Re. Un vero Napoletano. Un vero Borbone.

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