venerdì 3 maggio 2013

La caduta di Berlino con documenti del Kgb e testimonianze inedite.


tratto da: Tempi, anno VIII, 15.8.2002, n. 33/34, p. 45s.

 
Richard NEWBURY

Miti antifascisti. Un grande storico inglese della seconda guerra mondiale ha ricostruito la caduta di Berlino con documenti del Kgb e testimonianze inedite.

Con lo spirito intraprendente di un ardimentoso comandante carrista, Anthony Beevor ha sfruttato l'occasione messagli a disposizione dalla temporanea breve apertura degli archivi del Kgb e per tre anni e mezzo si è dedicato alla ricerca, onde poi raccontare la storia dell'invasione russa della Germania, cominciando dal 1° gennaio 1945.

Le cinque fasi della II Grande Guerra

La seconda guerra mondiale si suddivide in 5 fasi.
Dall'invasione della Polonia all'invasione dell'Europa occidentale, nell'aprile 1940, c'è una "guerra dichiarata ma non combattuta" quando la Germania, alleata con la Russia, assoggettava la Polonia e si riforniva di materiale bellico, mentre gli anglo-francesi non mostravano alcuna intenzione aggressiva.
Poi c'è il blitzkrieg (guerra lampo) con cui la Germania s'impadronì di un'Europa occidentale sviluppata ma non riuscì a convincere la Gran Bretagna insieme al suo Impero, né con la forza né con le trattative diplomatiche, a stringere un'alleanza o a mantenere una benevola neutralità. Ciò che Hitler, nella sua Mein Kampf, in effetti voleva era la poco sviluppata Europa dell'Est e nel mantenerla poco sviluppata perse la sua guerra. Il 1941 vide non solo l'Operazione Barbarossa e l'invasione giapponese delle colonie europee dell'estremo oriente, ma anche il sorpasso britannico della produzione industriale bellica dell'Impero tedesco. Sia i tedeschi che i giapponesi furono salutati come liberatori ma, politicamente, sembra abbiano fatto tutto il possibile per perdere i cuori e le menti dei loro nuovi imperi. Nel frattempo l'India britannica aveva più uomini arruolati nell'esercito da Po a Singapore che nemmeno gli Stati Uniti d'America.
Il punto di svolta della guerra furono le tre grandi vittorie degli Alleati nel 1942.
Nella Battaglia delle Midway una modesta flotta di portaerei americane si scontrò e ottenne una clamorosa vittoria con la più grande flotta giapponese, ribaltando così le sorti della guerra nel Pacifico a proprio favore. La testardaggine di Hitler nel non cedere a Stalingrado portò alla disfatta della VI Armata di Von Paulus e mostrò che alla Germania non mancava un lebensraum (salotto) ma il potenziale umano per affrontare la mobilitazione dell'Urss.
Ad El Alamein Montgomery costrinse Rommel a una totale ritirata che infine costò più vite umane della battaglia di Stalingrado e aprì la via all'invasione dell'Italia.
Per Churchill questa prima vittoria dopo due anni di sconfitte continue e amare non segnò l'inizio della fine, ma la fine dell'inizio della fine.
Data la forza potenziale di Germania e Giappone se avessero creato imponenti sistemi industriali bellici e reclutato forze militari nei propri "imperi", alla maniera di Gran Bretagna e Usa, la "fine" arrivò molto più velocemente di quanto le Nazioni Unite, come adesso venivano chiamati gli Alleati, si aspettassero.

E alla stessa maniera l'impero sovietico era destinato a cadere dal suo fallimento nel mercato, nello sviluppo e nella flessibilità.

Sangue e uranio

Gotterdammerung, "il crepuscolo degli dei", è stata la caratteristica della metà del XX secolo. Churchill comprese che quei paesi che "crollano nel sangue", come rischiò di fare la Gran Bretagna nel 1940, si rialzano. Stalin con le sue purghe, la collettivizzazione e i piani quinquennali creò una classe operaia-dirigente al prezzo di 10 milioni di vite umane come dopo il 1949 fece Mao in Cina. L'impiego della bomba atomica in Giappone salvò la perdita di 2 milioni di americani, 1 milione di inglesi e 4 milioni di giapponesi calcolata per la prevista invasione del Giappone, ma creò anche il mondo della Guerra Fredda del Mad - Distruzione reciprocamente garantita.

Certamente lo scoop del libro di Beevor è che Stalin abbia sciupato 30mila vite umane di soldati russi nella fretta di giungere per primo a Berlino, perché aveva bisogno di fonti di uranio per la ricerca nucleare e sperava di rifornirsene all'Istituto di Fisica Kaiser Wilhelm di Berlino Ovest, dunque nei confini del Settore Alleato stabilito a Yalta. Nel novembre 1941 una delle superspie (i "Cinque di Cambridge") John Cairncross (oggi abitante a Roma nel quartiere Parioli) aveva informato Stalin del Programma nucleare britannico mentre Donald Maclean e l'americano Kalus Fuchs tenevano aggiornato Stalin che aveva ordinato a Beria di accelerare l'Operazione Boromino (il programma nucleare sovietico) sotto totale controllo dell'Nkvd. Werner Heisenberg e la sua squadra stavano lavorando alla bomba tedesca, ma, evacuati nella Foresta Nera, caddero in mano britannica. Il 17 aprile gli americani attaccarono quello che sarebbe stato il futuro settore sovietico a Magdeburgo, dove sequestrarono 1.100 tonnellate di uranio grezzo utilizzando un treno (sarebbe poi stato impiegato contro il Giappone), oltre a distruggere il principale impianto di lavorazione tedesca a Oranienburg, 15 miglia a nord di Berlino, con 616 bombardieri che scaricarono 1.506 tonnellate di tritolo e 178 di materiale incendiario. Ciononostante, rimase abbastanza uranio sia lì, sia all'Istituto, dove, a causa di un pasticcio burocratico, erano stati inviati «250 chilogrammi di uranio metallico, tre di ossido di uranio e 20 litri di acqua pesante» destinati invece alla Foresta Nera. Ce n'era abbastanza per avviare un programma nucleare sovietico proprio mentre gli americani dovevano occuparsi di spostare il generale George Patton, non disponibile ai compromessi, dalle miniere di uranio della Cecoslovacchia e della Sassonia.

Perché Stalin ordinò di prendere Berlino

L'Unione Sovietica staliniana contava su una schiacciante superiorità quanto a personale e attrezzature militari, e in quel momento possedeva pure una zona cuscinetto, costituita dagli Stati satelliti. Tuttavia, se gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avessero posseduto armi nucleari e controllato le riserve mondiali di uranio, Stalin si sarebbe ritrovato in uno stato di vulnerabilità simile a quello del 1941, quando dovette fronteggiare l'Operazione Barbarossa, e questo 20 milioni di morti dopo. Per questo, temendone l'avanzata su Berlino il 16 aprile, Stalin informò gli Alleati di una «vasta ricognizione del settore centrale del fronte allo scopo di conoscere i dettagli della forza bellica tedesca». Si trattava nientemeno che dell'ordine, impartito ai generali supremi Zukhov e Konev, di attaccare Berlino a ogni costo e a gran velocità con la minaccia di essere altrimenti "ridislocati". Zukhov sfondò attraverso le alture di Seelow circondando Berlino da est e da nord, e raggiunse Oranienburg il 22 aprile. Konev attaccò da nord-ovest con due divisioni corazzate, onde circondare la città da sud e da ovest (la direttiva che certamente avrebbe seguito gli Alleati), e raggiunse l'Istituto il 24 aprile. L'"incoraggiamento" di Stalin era stato così convincente che le due armate finirono anche per spararsi vicendevolmente addosso. Peraltro, volendo disimpegnarsi dallo scenario europeo per concentrarsi sul Giappone e a corto d'immaginazione sia strategica che geopolitica, Eisenhower ebbe ragione a impedire a Montgomery di prendere Berlino e a Patton di prendere Vienna e Praga, ma per i motivi sbagliati. Le truppe britanniche e statunitensi avrebbero avuto enormi difficoltà a eseguire l'ordine di sparare sugli alleati sovietici che avevano sopportato il peso maggiore della guerra, mentre invece i sovietici avrebbero bombardato le armate alleate e abbattuto gli aerei (come del resto fattualmente accadde) accusando di questi "errori" i comandi supremi alleati per non aver informato l'Alto Comando sovietico. Un'esercitazione di pianificazione delle eventualità, chiamata "Imprevedibile" dallo staff di Churchill, arrivò alle stesse conclusioni. Berlino avrebbe dovuto attendere fino al 1989.

La stampa, la televisione e gli ambasciatori russi hanno vigorosamente condannato le scene del libro dove si racconta di come le truppe russe abbiano commesso un gran numero di stupri non solo di donne tedesche, ma pure di quelle lavoratrici che, rese schiave dai sovietici, erano state temporaneamente liberate dall'avanzata germanica. Ciò che però costoro non sapevano era che la fonte di questi stessi racconti è un Rapporto dell'Armata Rossa, dapprima sconosciuto e poi giunto direttamente nelle mani di Malenkov, il compare di Stalin. Atri archivi segreti rivelano, poi, i motivi che spinsero Stalin a ordinare alle unità Smersh di occultare il corpo di Hitler onde poi umiliare il maresciallo Zukhov, l'uomo che aveva preso Berlino. Beevor ha del resto usato gli archivi, i diari e le interviste anche per raccontare la storia dell'invasione della Germania.

"Ricordate Stalingrado", dicevano i cartelli che i soldati sovietici incontravano marciando. Anche i tedeschi ricordavano però quella Stalingrado e proprio per questo combattevano implacabilmente, senz'attendersi alcuna pietà. Nel frattempo, Hitler, seduto sotto un ritratto di Federico il Grande nel bunker della Cancelleria, muoveva eserciti fantasma che ora contavano solo poche centinaia di uomini che erano stati tagliati fuori sulla "balconata" baltica, o aggirati dai sovietici. [...]

Gli antifascistici stupratori di massa
Hitler respinse la richiesta, avanzata da Guderian, di trasferire le truppe dal fronte occidentale a quello orientale. Per molti ufficiali, l'unica colpa della Wehrmacht era stato il fallimento del 1941. Era stato uno svevo, Von Stauffenberg, e non un prussiano a tentare di eliminare Hitler e la vergogna di cui questi aveva ricoperto la Germania. Prussiani come i generali Guderian, Manstein e Rundstedt restarono fedeli fino alla fine a quel genio malvagio, criticandone solo alcune decisioni tattiche. Per ciò che ne sappiamo, fu solo Goebbels ad abbandonare quel mefistofelico padrone.

Intanto Stalin ordinava ai suoi ufficiali di non interferire con i "diritti di conquista". Agli occhi dei russi, infatti, che avanzavano con i tank seguiti da carri trainati da pony e da cammelli, le linde fattorie prussiane sembravano case di aristocratici, e questo li caricò di un'ulteriore dose di odio ideologico. Nella stessa Berlino vennero violentate 100mila donne e il 10% di queste si suicidò. Beevor ritiene che questo aspetto della caduta di Berlino non possa essere ignorato -come invece fanno sistematicamente i russi- e quindi lascia che siano i protagonisti a parlare.

Questo lavoro di brillante rievocazione degli orrori della storia è felicemente attraversato da un ritmo narrativo incalzante e da dettagli certo da brivido, eppure assolutamente umani. Berlino venne infine divisa e qui ebbe origine, letteralmente, la Guerra fredda. Oggi, con una Germania -quasi- riunita il cui governo risiede a Berlino e con la Russia alleata della Nato, un libro come questo di Beevor ha pure il pregio della tempestività. È trascorso solo il lasso di tempo di un'esistenza come la mia dall'epoca in cui l'Europa cadde preda di questi orrori.


http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/II_guerra_mondiale/germania_nelle_mani_dell_armata_rossa/articolo.php?id=607&titolo=Le donne di Berlino. Anthony Beevor

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