mercoledì 17 aprile 2013

Agosto 44 la faccia oscura della Liberazione francese


Tribunali sommari, agguati, torture, violenze alle donne: le vendette spietate contro i collaborazionisti

A SESSANT' ANNI DALLA CADUTA DEL REGIME DI PÉTAIN SI ARROVENTA LA POLEMICA SUGLI ECCESSI DEI VINCITORI CHE PROVOCARONO MIGLIAIA DI VITTIME


PARIGI - Sul palcoscenico pareva una gran festa: balli, bevute, amplessi, fuochi d' artificio, la Marsigliese a tutto volume e a squarciagola. Nella Francia dell' agosto 1944, grazie al generale de Gaulle che aveva trasformato tradimento e sconfitta in vittoria, si celebrava la Liberazione. Le Leica e le macchine da presa di allora inquadravano volti ridenti e soprattutto i partigiani dai tratti infantili. Erano i ragazzi del maquis, usciti da boschi e macchie, il popolo li guardava con fierezza, li accarezzava, erano tutti suoi figli. In realtà, la Liberazione, dietro le quinte, impugnava la falce, aveva la faccia livida della morte: si uccise spesso senza alcuna giustificazione con i tribunali sommari dei comunisti, con gli agguati, con le torture disumane come, in alcuni casi, la crocifissione; le unghie erano strappate una a una, gli occhi infilati e estratti con forbici e coltelli; i linciaggi erano episodi frequenti; le vendette personali per corna subite o debiti che non si volevano pagare diventavano atti esemplari di giustizia; molte donne erano violentate con bastoni e talora con picchetti usati per le tende e poi rasate soltanto per aver sorriso a un tedesco, l' accusa era di collaboration horizontale, collaborazione orizzontale. Lo storico Fabrice Virgili, nel suo libro La France virile (Payot et Rivages, pp. 392, euro 22,11), ha tentato di calcolare il numero delle donne rasate, il che avveniva più per misoginia che per fatti di collaborazionismo o per aver avuto rapporti sessuali coi tedeschi: ebbene, a detta di Virgili, le presunte putains des boches punite tra il 1943 e il 1946 sono state ventimila e avevano l' età media di vent' anni. I miliziani di Vichy venivano assassinati a decine, è vano tenerne il conto. E in tutto questo orrore quanti erano i veri colpevoli? Chi meritava effettivamente una sorte del genere? Non si è mai saputo, né mai si saprà. Mentre Charles Trenet cantava «Douce France, cher pays de mon enfance», si scatenò l' epurazione più selvaggia d' Europa. Ben pochi ebbero il coraggio di protestare e dire che i francesi, semmai, dovevano essere epurati in massa. Una grande fetta della popolazione (80-90 per cento, una percentuale ancora non accertata) accettò o subì troppo passivamente il governo collaborazionista, tenuto a briglia dal venerando maresciallo Pétain che si era fatto onore sui campi di battaglia del 1914-1918. Pétain fu processato dall' Alta corte e condannato, ma intervenne subito la grazia di un de Gaulle che lo aveva ammirato. Nel 1945, Laval, capo del governo di Vichy, fu condannato a morte e in cella, per evitare la fucilazione, si avvelenò: fu trascinato lo stesso, mentre rantolava, davanti al plotone d' esecuzione schierato nel carcere di Fresnes. Il generale de Gaulle si mostrò spietato come tanti altri. Nel 1940, da Londra, aveva già invocato vendetta e punizione per i traditori. In questi giorni i cittadini celebrano gioiosamente lo sbarco in Provenza e la Liberazione, escono libri e i settimanali rievocano i fatti in apparenza senza timori reverenziali per la storiografia ufficiale. Oggi, forse perché il Pcf è ridotto a proporzioni ridicole, si rievoca il «terrore rosso» esercitato da decine di Robespierre usciti dall' ombra. I principali autori dell' epurazione furono i comunisti. E de Gaulle, forse per quel famoso appello del 1940, li lasciò liberi di agire per qualche tempo. Henri Amouroux, massimo storico degli anni 1940-45 e membro dell' Académie française, dice: «I comunisti sapevano che, a causa della presenza delle truppe americane, non avrebbero mai potuto conquistare il potere sul piano nazionale. Ma si sfogarono sanguinosamente sul piano locale. Gli esempi sono infiniti. Viene a mente quell' ex tenutario di bordelli parigini diventato comandante partigiano col nome di Bayard. Fra i tanti misfatti, tortura una donna prima di ucciderla; ricordo un capo dei miliziani, tale Jourdan: questi è costretto ad assistere, prima del colpo alla nuca, all' uccisione della moglie, della madre, di una zia e di una figlia di due anni che piangeva nella culla. Nel 1944, a Limoges e dintorni furono pronunciate in tre settimane più di settanta condanne a morte. Si era fieri d' essere i torturatori dei torturatori ». Secondo una risorta storiografia «criptovichysta», le esecuzioni furono centomila, le donne violentate e rasate cinquantamila, almeno un milione le persone perseguitate e terrorizzate con inchieste, interrogatori, pedinamenti, perquisizioni improvvise, minacce di fucilazione e infine con ricatti che fruttavano denaro a un numero imprecisato di «liberatori». Le cifre non possono mai concordare su quei giorni terribili perché odio e rancore covano ancora sotto la cenere. Alcuni storici, invece, riducono le cifre dell' estrema destra e riferiscono di novemila esecuzioni sommarie. Lo stesso de Gaulle accennò a 10.842 casi. A questi dati, comunque, si deve aggiungere una lunga lista di processi celebrati dalla magistratura, che aveva cominciato a operare sin dal 1943 in Algeria e poi nel settembre 1944 in Francia. I dossier di «épuration pénale» sono 350 mila con 1500 condanne a morte, delle quali almeno la metà è stata eseguita. Novantamila persone sono state infangate dalla degradazione nazionale, molte erano innocenti come Lagardelle, ministro del Lavoro di Pétain. A parte i funzionari di Vichy che dovevano servire alla continuità burocratica della Francia libera, pareva che nessuno potesse sfuggire, né scrittori né attori del cinema. Si dà la caccia a Céline come fosse una bestia feroce. Brasillach è giustiziato. L' attrice Arletty, che era stata amante di un ufficiale della Luftwaffe, è arrestata e trascinata nel lager di Drancy, a due passi da Parigi. Qui erano stati rinchiusi anni prima migliaia di ebrei arrestati dai gendarmi francesi, senza che i tedeschi lo avessero chiesto, e in seguito trasportati nei vagoni piombati della Sncf (ferrovie francesi, che facevano pagare il trasporto al governo di Vichy) verso le camere a gas in Germania. Arrivata in una baracca del campo di concentramento, Arletty, la splendida ribelle di Hôtel du Nord e Les enfants du paradis, si guardò intorno. «Come mai sono la sola attrice tra queste mura?», chiese. Un gendarme le spiegò che l' arte della seduzione aveva salvato molte altre, tra cui spiccavano Viviane Romance, Danielle Darrieux e Suzy Delair. Non era poi una colpa così grave aver cenato e scherzato con Goebbels, aggiunse il gendarme. Arletty, che aveva solo amato un tedesco, ma che era odiata per la sua indipendenza prefemminista, tacque e subì l' atrocità di Drancy. Ulderico Munzi I cinque anni neri dei fedeli a Vichy La Repubblica di Vichy, proclamata il 10 luglio del 1940, terminò nell' estate del 1944, con la liberazione della Francia da parte degli americani e il ritorno a Parigi di Charles de Gaulle (nella foto), che costituì un governo provvisorio sotto il suo controllo. Pétain e il suo primo ministro Philippe Laval furono condannati a morte per collaborazionismo. Laval fu fucilato nell' agosto del 1945, mentre la condanna di Pétain fu commutata in carcere a vita.

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