lunedì 4 febbraio 2013

Se la finanza avesse davvero “voglia di etica”


Da un recente studio emerge che quattro italiani su cinque chiedono trasparenza alle banche che fanno orecchie da mercante

Marco Cottignoli
22/11/2009


Nel suo intervento alla riunione annuale della Società italiana economisti, Mario Draghi ha ribadito la sua incrollabile fiducia nel libero mercato. Anzi, il Governatore della Banca d’Italia ha affermato che le risposte date alla crisi sono state efficaci proprio grazie all’impegno degli economisti. è merito dunque degli economisti «l’aver determinato la dimensione e la natura della crisi di fronte al disorientamento generale e all’incapacità diffusa di fornire una terapia adatta».
Secondo Draghi, grazie agli economisti, «si sono evitati errori, quali il ricorso a misure protezionistiche, che si erano rivelati letali in altre occasioni». Come sia possibile che i medesimi che hanno costruito negli anni la crisi globale, siano in grado di sanarla in maniera equa, è un fenomeno che ci sfugge. Comunque egli preannuncia che giungeranno nuovi problemi, come la sostenibilità del debito pubblico, la “sofferenza” del mercato del lavoro e la definizione di nuove regole per i mercati, proponendo le solite misure liberiste come il taglio delle spese sociali, una forza lavoro flessibile (e, ovviamente, precaria) e la creazione di una banca mondiale in grado di coordinare le linee strategiche agli Stati nazionali. Insomma, la solita nota ricetta, che bene ricalca la linea turbocapitalista ancora in auge, nonostante tutto. Eppure non è un più mistero che la finanza internazionale, speculativa e senza etica, sia responsabile della crisi globale. Un complesso sistema di potere che ha generato dinamiche svincolate da qualsiasi vincolo e controllo. Dovrebbe preoccupare il fatto che delle tanto proclamate nuove regole per i mercati finanziari non si parli quasi più, mentre sembra che la produzione e la circolazione di prodotti finanziari derivati stia festosamente e velocemente riavvicinandosi ai livelli pre-crisi. è chiaro che il dissesto economico mondiale non è bastato a fare comprendere che urgono prospettive e soluzioni diverse, comportamenti non solo più responsabili socialmente, ma pure radicalmente alternativi.
Idee e progettualità diverse dal sistema dominante sono state invece discusse, qualche giorno fa, grazie ad una ricerca commissionata da 0 il cui titolo è illuminante: “Voglia di etica. Cittadini, banche e finanza in tempi di incertezza”. Lo studio ha analizzato il significato della finanza etica e degli investimenti socialmente responsabili, la credibilità di coloro che operano nel settore del credito, il ruolo della condotta morale, la benevolenza dei risparmiatori a dare fiducia a chi si propone in maniera lecita.
Secondo tale analisi, quattro italiani su cinque chiedono alle banche soprattutto etica e trasparenza. Analizzando in maniera più dettagliata, si evince che il 92 per cento crede essenziale che la propria banca sia trasparente nell'indicare i settori in cui investe, ben l’81,2 per cento ritiene basilare che investa una parte degli utili in progetti sociali o ambientali, il 73,9 per cento considera importante che non investa nel settore delle armi. La ricerca ha pure evidenziato altre analisi interessanti: 68 italiani su 100 considerano necessari gli istituti di credito per lo sviluppo della Nazione, tuttavia ben 65 asseriscono che quelle oneste sono davvero poche; 75,2 che finora il senso etico è stato assolutamenente trascurato nel mondo della finanza e 26,5 che la pesante recessione condurrà ad una finanza più giusta e ligia alle reali necessità dei risparmiatori. L’11 per cento sostiene, addirittura, che le cose possono peggiorare. Questi dati dimostrano l’entità del lavoro della Banca Etica, che lavora per favorire lo sviluppo di una società giusta tanto al Nord quanto al Sud del mondo: un progetto che mira alla diffusione di una economia sostenibile non solo in campo finanziario ma anche nel consumo dei prodotti biologici e del commercio equo e solidale, così come il diffondersi di comportamenti di consumo, di produzione e di governo sempre più attenti alla tutela dell’ambiente. Il progetto è ambizioso: rifondare l’economia sulla centralità dell’essere e non dell’avere, affinché la finanza etica diventi uno solido strumento alternativo di cambiamento a livello globale


22/11/2009

http://www.italiasociale.net/economia06/economia221109-1.html

Nessun commento:

Posta un commento