venerdì 7 dicembre 2012

LA NAPOLITANIA


Napoli non è sempre stato il nome della sola capitale dell’italia meridionale, ma era anche il nome che indicava quel territorio che oggi viene esacrabilmente detto sud o meridione. Come è indicato anche nella cartina storica, con Napoli (Naples) si indicava tutto l’attuale Mezzogiorno, questo perché il popolo di questa meravigliosa terra è sempre stato una nazione ed è la Nazione Napolitana e ci si è sempre definiti napolitani. Per questo varie volte, anche se non sempre, viene indicata non solo con Napoli, ma anche con Napolitania, che vuol dire “terra dei Napolitani”, “terra dei popoli napolitani”.
Pur avendo ogni provincia la propria identità locale, così come i Lucani, i Salentini, i Calabresi, ecc. si era tutti riconosciuti come napolitani, appartenente alla Nazione Napolitana e fino ad oggi all’estero i nostri migranti sono chiamati “Tanos”, diminutivo di “Napolitanos”. Napolitania è un nome che forse molti di voi non hanno mai sentito nemmeno pronunciare o letto da nessuna parte. Di sicuro, però, avrete sentito parlare del Regno di Napoli. Ma una cosa è il nome dello stato, l’altro è il nome della terra sotto la sovranità di quello stato. Della nazione, della patria. Quindi come si chiama la nazione il cui stato fu il Regno di Napoli? Beh, per quanto strano possa sembrare, l’intera nazione era identificata col nome della capitale, come testimoniano anche cartine post-unificazione.
Del resto, accadeva lo stesso anche ad altri popoli come i veneti, che ancora oggi godono del privilegio di mantenere un nome per la propria regione che conserva l’etimologia originale.
Tuttavia, soprattutto dal XX secolo in poi, un nuovo termine per i territori napolitani si diffuse, come naturale evoluzione dell’aggettivo napolitano, identificante ogni cosa inerente la nazione napolitana. Tale termine è «Napolitania». Questo termine non è molto diffuso e famoso come può essere Sicilia o Napoli. Ma è un termine legittimo che difatti è stato usato nel passato, quando la nazione napoletana era ancora riconosciuta nonostante la conquista piemontese.
Lo troviamo in letteratura, come ad esempio in «The Economic History of Modern Italy» del 1964, in «La corte de Lucifer: sabios, Paganos herehes y en el mundo medieval» del 2005, in «Cómo se organiza una biblioteca» del 1942, in «Estudios franciscanos» del 1962, in «Appointment with destiny» del 1946.
La Napolitania, quindi, lungi dall’essere un neologismo, è difatti la terra dei napolitani. E napolitani, antica ortografia di napoletani, erano, o meglio sono, tutti coloro che appartengono alla Napolitania. Difatti, fino a 150 anni fa, «napoletano» o «napolitano» indicava una nazionalità e non gli abitanti della città di Napoli, che storicamente sono conosciuti come partenopei e oggi, erroneamente, anche come napoletani. Quando Massimo D’Azeglio disse, infatti, «Unirsi ai napoletani è come andare a letto con un lebbroso» intendeva ovviamente tutti gli abitanti della parte continentale dell’allora Regno delle Due Sicilie.
Numerosi sono gli esempi in letteratura che usano il termine Napolitano con accezione “nazionale”, come «The Neapolitan government and Mr. Gladstone: A letter to the Earl of Aberdeen», o ancora gli scritti del patriota Giacinto de’ Sivo, che ci parla del popolo, dell’esercito e dell’inventiva dei napolitani nelle sue opere come «Storia delle due Sicilie: dal 1847 al 1861» o «I Napolitani al cospetto delle nazioni civili». La nazione napoletana compare anche in libri come «Le pagine della letteratura italiana: antologia dei passi migliori» del 1924, «Lettere napolitane» del 1864, «La questione napoletana-sicula» del 1849, «Le due civiltà: settentrionali e meridionali nella storia d’Italia dal 1860 al 1914» del 2000, «Difesa dei soldati napolitani» del 1860, «Memorie storico-critiche degli storici napolitani» del 1781.
La storia insomma dimostra egregiamente e inequivocabilmente l’esistenza della nazione napoletana, pertanto una moderna libera nazione per coloro che oggi si definiscono «italiani del sud» non può che essere quest’antica nazione napoletana. Il motivo è semplice: la storia di questa nazione è ancora in continuità col passato. È chiaro che oggi come ieri l’identità del popolo sussiste ed è viva e vegeta. Sebbene molte persone oggi stentino a definirsi “napolitane” o “napoletane” nonostante riconoscano una nazione «meridionale» (usando i termini dello stato italiano), difatti essi si riconoscono ancora in quella identità comune. Identità comune alla quale si aggiunge altra storia comune a quella già condivisa nei 730 anni precedenti la truffa unitaria: 150 anni di colonizzazione sociale, economica e culturale da parte della classe dominante toscopadana.
Napoli e Napolitania erano infatti i termini col quale, internazionalmente, ci si riferiva alla parte della penisola italica che per 730 fu sotto il Regno di Napoli/DueSicilie. E napolitani erano tutti coloro originari di quest’area, il popolo napolitano o napoletano che dir si voglia. Difatti, il termine per indicare i napoletani di Napoli, lo ricordiamo ancora una volta, è tradizionalmente anche «partenopei».
Il divide et impera del popolo napoletano continuerà inesorabile: il fascismo avvierà uno spostamento dell’identità napolitana verso l’italia al fine di «fare gli italiani». Dalla fine della II guerra mondiale i termini meridionale, «del sud», sud, soppianteranno i termine napolitano/napoli/napolitania per indicare tutti gli abitanti dagli Abruzzi fin giù al Salento e alla Calabria. La Repubblica Italiana introdusse le regioni come enti amministrativi e dividendo la Napolitania, storicamente sempre considerata una sola regione (Abruzzo Ultra e Citra, Principati Ultra e Citra, Terra di Lavoro, etc. erano provincie amministrative e niente più – la regione era, una e sola, quella nazionale), in tante regioni diverse, che inculcheranno nella testa della gente l’esistenza di popoli a se stanti, come i pugliesi, i campani, etc. Il divide et impera era necessario in Napolitania, terra da sottomettere e che più aveva creato problemi al nuovo stato, in quanto il suo popolo, uno e solo, s’era ribellato ai soprusi.







Come si può notare in questa cartina del 1864, la nazione napolitana è ancora bella che riconosciuta come tale. E come di consueto, è indicata col nome di Napoli (Naples), come si legge chiaramente sulla cartina.



I confini della Napolitania storica.

Per semplicità, userò i termini della repubblica italiana per indicare quali aree delle penisola rientrano nella Napolitania storica, o, in altri termini, per indicare in quale parte della penisola vi si trova il popolo napolitano. Da sud a nord, abbiamo: Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise, Abruzzo e parti delle province di Latina, Frosinone (la parte nord di quella che fu la provincia di Terra di Lavoro) e il Reatino.

«The Economic History of Modern Italy»


«La corte de Lucifer: sabios, Paganos herehes y en el mundo medieval»



http://fln.eu.com/napoli-e-la-napolitania

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