di Filippo Giannini
In uno dei
nostri precedenti articoli abbiamo accennato alla dura sentenza di George N.
Crocker riguardo la persona del Presidente Franklin Delano Roosevelt. In base a
considerazioni oggettive, da recenti documenti e grazie al lavoro di validi
studiosi, risulta che Roosevelt non solo sapeva dell’attacco nipponico su Pearl
Harbor, ma addirittura lo aveva
accuratamente preparato.
Dalla fine
del ’29 (anno della grande crisi economica) alla fine degli anni ’30 assistiamo
ad un fiorire di nuove idee che partivano dalla vecchia Europa (della quale
l’Italia fascista era alla guida), idee che mettevano in discussione l’assetto
finanziario e politico mondiale, i cui
vertici risiedevano a Londra e a New York.
Ma il
Presidente statunitense aveva un ostacolo da superare: il suo popolo era
decisamente contrario ad esser coinvolto in una nuova guerra.
Quando gli americani concessero per la terza
volta la presidenza a Roosevelt, erano convinti che questi avrebbe difeso la
neutralità, la pace e l’impegno assunto di non farsi coinvolgere in nuove
avventure. Roosevelt sapeva benissimo che la promessa chiestagli dal Paese doveva essere garantita in modo chiaro:
il non mantenerla gli sarebbe costata la sconfitta e la non rielezione. Perciò questo impegno fu
enunciato in modo solenne; pochi giorni prima delle consultazioni elettorali,
nell’arena di Boston Roosevelt assicurò: "Parlo a voi, madri e padri, per
rassicurarvi su un’altra cosa. L’ho già detto, in verità, ma lo ripeto ancora e
ancora: i vostri figli non saranno mandati a combattere una guerra
straniera!".
Vediamo con quale astuzia e, dobbiamo darne
atto, con quale capacità Roosevelt riuscì “a ingannare, prendere in giro,
beffare” il popolo americano.
Ottobre 1939 (la guerra in Europa era già
esplosa): il Presidente americano, agendo con scaltrezza, riuscì a far passare
la legge “cash and carry” che autorizzava la vendita di armi e munizioni
a tutte le nazioni disposte a pagarle in contanti, purché ne assicurassero il
trasporto a proprio carico. Ciò favoriva le due grandi potenze navali che si
affacciavano sull’Atlantico: Gran Bretagna e Francia. Ma questa disposizione
faceva seguito ad un atto che vide la luce nel settembre del 1939, quando "ventuno
repubbliche riunite a Panama City stabilirono una “zona di sicurezza”, che
circondava le due Americhe a sud del Canada e si spingeva in alto mare da 250 a
1250 miglia; in tale zona le potenze belligeranti dovevano astenersi da atti di
ostilità". (“Storia degli Stati Uniti” di Schlesinger). Era un
atto senza precedenti nel diritto internazionale: un atto che mirava ad
avvicinare i convogli Usa alla Gran Bretagna di mille miglia in “zona di
sicurezza”. Questo fu tanto apprezzato da Winston Churchill che nella sua “Storia
della Seconda Guerra Mondiale” scrive: "Il 16 settembre, per la prima
volta, i nostri convogli diretti ad Halifax fruirono della protezione diretta
di unità navali americane".
Anche se solo formalmente, gli Usa erano
ancora neutrali; ma quelle messe in opera dal presidente americano erano vere e
proprie provocazioni, non ancora
raccolte dai governi di Roma e Berlino.
La politica rooseveltiana di pressione sulle
potenze del Tripartito continuava, ma sempre in modo da lasciare negli
americani la convinzione che il loro presidente mai li avrebbe trascinati in
una nuova avventura bellica.
Nel novembre 1940 Roosevelt decise che
l’Inghilterra doveva essere "l’arsenale della democrazia": quindi
a quel Paese sarebbe stata assegnata metà della produzione bellica
statunitense.
Un nuovo provvedimento, che è un ulteriore
passo verso la guerra, è riportato dal “Dizionario Mondatori di Storia
Universale”: "Nel marzo 1941 (Roosevelt) fa votare dal Congresso la
legge “affitti e prestiti” che stabilisce una vera collaborazione tra gli Stati
Uniti e la Gran Bretagna e può essere estesa a tutti i Paesi “la cui difesa il
presidente giudicherà essenziali per la sicurezza degli Stati Uniti”".
Luglio 1941: la neutralità? Truppe americane
sbarcarono in Islanda e vi stabilirono basi militari.
Nell’iter di Roosevelt verso la guerra una
nuova tappa fu la chiusura dei Consolati
tedeschi e italiani negli Stati Uniti, mentre quelli in Germania e in Italia
continuavano a svolgere regolarmente le loro funzioni. A questa disposizione
fece seguito l’ordine di sequestrare tutte le navi tedesche e italiane ancorate
nei porti statunitensi, con conseguente internamento degli equipaggi. Gli Stati Uniti erano ancora un “Paese
neutrale”.
Nel 1942 Clara Boothe Luce (poi
ambasciatrice americana in Italia) dirà a Fish (congressman repubblicano
e convinto non-interventista) che "Roosevelt ha ingannato tutti noi
impegnandoci in questa guerra col Giappone che a lui serve per intervenire nel
conflitto europeo passando attraverso la porta di servizio".
Le parole
di Clara Boothe Luce trovano conferma nei fatti. A metà agosto il Governo
giapponese era retto dal principe Konoye, un moderato che ripetutamente
proponeva un incontro personale con il presidente americano per raggiungere un
accordo pacifico. E’ bene ricordare che già nell’aprile 1940 Roosevelt era
riuscito ad imporre l’embargo del petrolio, tanto che la produzione industriale
giapponese aveva subito una riduzione che stava portando la popolazione alla
fame.
La marcia delle “forze del bene”
verso il conflitto era inarrestabile. Il Canale di Panama fu interdetto al
transito del naviglio nipponico e negati i rifornimenti. Un’ordinanza
presidenziale del 26 luglio 1941 prescrisse l’immediato congelamento di tutti i
beni giapponesi e l’aggravamento dell’embargo, proibendo, di fatto, il
commercio esistente fra gli Stati Uniti e il Giappone.
Da “Lo stalinista Roosevelt”: "L’ammiraglio
Stark, che al tempo dell’embargo era a Washington il più alto rappresentante
della Marina, ammise sinceramente che a quel tempo non c’era alto ufficiale a
Washington che non sapesse che quell’ordinanza di embargo significava
semplicemente l’inizio della guerra; Roosevelt era riuscito a mettere le fette
di salame sugli occhi degli americani, è vero, ma non su quelli dell’ammiraglio
Stark, il quale non se la sentì neppure di biasimare pubblicamente i
giapponesi. Al momento dell’embargo aveva detto: “Beh, se io fossi giapponese,
a questo punto andrei anch’io a cercare il petrolio dove si trova!”".
Gli Stati Uniti erano il principale
importatore di seta grezza e il Giappone il più grande produttore ed
esportatore. Da il “New York Time” del 2 agosto 1941: "Egli
(Roosevelt) ordinò alla Direzione Generale della Produzione e al Ministro
dell’Industria che venisse immediatamente sospesa la lavorazione della seta grezza per uso civile (…)".
Durante questa serie di ostilità i
giapponesi oscillarono dapprima fra il desiderio di pace e l’ira, fra
l’educatissima condiscendenza e la rabbia. Questo popolo alacre guardava oltre
i Mari del Sud, oltre il Mar del Giappone, là dove stavano le risorse naturali
di cui aveva bisogno: e non erano mire
di grandezza, quelle che esso nutriva, quanto legittime necessità di
sopravvivenza.
L’ambasciatore americano a Tokio, Joseph C.
Grew, fece sinceri tentativi per organizzare un incontro tra il principe Konoye
e il presidente Roosevelt, ma questi "lo mise a tacere con una tracotanza
che fu possibile soltanto perché il pubblico americano non sapeva nulla in
proposito". L’arroganza di Roosevelt giunse al punto di far sapere
(Gorge N. Crocker) .
Continua Crocker: "Ma perfino a queste
condizioni, il principe Konoye supplicò ancora il presidente Roosevelt di
concedergli un colloquio per un tentativo di pace; fu nuovamente maltrattato e
il risultato non tardò a manifestarsi per quello che l’ambasciatore Grew aveva
profetizzato. Con la caduta del Governo Konoye
ogni speranza di pace perì miseramente; la dittatura militare del
Governo Hideki Tojo (1) ebbe le redini del potere assoluto del Giappone. Gli
americani lessero sui giornali che il governo Konoye era caduto, ma non seppero
mai chi gli avesse dato lo “spintone brutale”".
8 agosto 1941: mancano tre mesi all’attacco
dei giapponesi a Pearl Harbor, quando Churchill e Roosevelt stabiliscono un
incontro segreto a Terranova. E’ molto probabile che in quella occasione venne
fissato il momento dell’entrata in guerra
degli Stati Uniti. Al termine dell’incontro Churchill rilasciò al “New
York Time” un’intervista nella quale, fra l’altro, disse: "Gli
accordi con Roosevelt sono qualcosa di ancor più maestoso e sublime: sì, la crociata delle “forze del
bene” contro le “forze del male”".
Superfluo indicare da quale parte stessero
il “bene” e il “male”.
Come è superfluo chiedersi se Churchill si rendesse conto che con quegli
accordi liquidava l’Impero britannico, per trasferirlo oltre Atlantico.
Ancora più enfaticamente il premier inglese
si rivolse ai marinai della corazzata “Prince of Walles” che lo
riportava in Patria: "Abbiamo cantato “avanti soldati di Cristo” e, vi
assicuro, ho sentito che non era superbia
e presunzione la nostra, ma che avevamo il diritto di sapere che stavamo
per servire una santa causa per la quale lassù le trombe d’argento avevano
suonato".
Un ulteriore passo verso la guerra fu l’ordine
di Roosevelt di congelare tutti i beni giapponesi negli Stati Uniti.
Inghilterra e Olanda si allinearono all’azione statunitense.
L’attacco giapponese contro Pearl Harbor
avvenne alle ore 8 di domenica 7 dicembre 1941, e la notizia fu data per radio il pomeriggio di quello
stesso giorno. Questa suscitò dapprima incredulità, che si trasformò poi in
furore e in quella di vendicarsi: proprio come era nei progetti del presidente
americano. Così, sia il popolo americano che quello giapponese erano caduti
nella trappola preparata dal presidente e dal suo “staff”.
E’ superfluo qui rammentare i fatti che
documentano come Roosevelt fosse a conoscenza dell’attacco giapponese. Ma
quanto abbiamo esposto può servire a stabilire qualche affinità fra quanto
avvenne nel lontano dicembre 1941 e quanto avvenuto l’11 settembre 2001.
La crisi economica che negli Stati Uniti
durava dal 1929 fu superata con l’entrata in guerra nel 1941.
Nei giornali di questi giorni leggiamo: "4
mila ebrei americani e israeliani che lavoravano negli uffici del World Trade
Center non si sono presentati al lavoro il giorno dell’attentato perché
“avvertiti in anticipo degli attacchi dal Servizio segreto israeliano
Mossad”". Se la notizia trovasse conferma sarebbe esplosiva.
Alcuni Paesi del Medio Oriente, ricchi di
petrolio, ancora riottosi al volere di Wall Street, dovranno ora vedersela con
il “furore e l’ implacabile determinazione alla vendetta” del popolo
americano.
E guerra fu…! E di tutto quel che segue, di
cui godiamo le conseguenze!
1) Hideki
Toyo e altri 900 esponenti del Giappone furono impiccati tra il 1946 e il 1948
dagli americani quali “criminali di guerra”. Classico esempio di civiltà degli angeli del bene.
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