venerdì 19 ottobre 2012

È arrivata l'ora di scoprire tutta un'altra America

 

Matteo SACCHI

tratto da: Il Giornale, 11.5.2012.


I coloni e gli indiani andavano d'amore e d'accordo. Abraham Lincoln era un "sincero" razzista. E Roosevelt non capiva nulla di economia


Gli Stati Uniti sono un'icona prima che una nazione, un luogo simbolo. E come tutti i luoghi simbolici, che conquistano l'immaginario, difficili da descrivere. Soprattutto per gli storici. C'è una specie di «effetto Morgana» (quello che fa tremolare l'asfalto sotto il sole) che distorce la percezione di alcuni momenti epocali. E hanno un bel da fare gli specialisti nel cercare di cambiare le cose... Giusto per fare un esempio, la strategia missilistica nucleare degli Usa è stata fortemente sviluppata e resa flessibile da Kennedy (era anche un fan delle azioni delle forze speciali), il quale per tutti resterà sempre un presidente «colomba». Per fortuna però ci sono ricercatori e divulgatori che si ostinano ad andare contro corrente. Di uno di questi, Thomas E. Woods jr., è appena stata pubblicata in Italia "Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d'America" (D'Ettoris Editori, pagg. 346, euro 24,90, prefazione di Marco Respinti). Woods è docente di Storia presso il Ludwig von Mises Institute ed è uno dei più noti tra gli storici conservatori Usa. Il suo libro, che ha un preciso taglio politico e negli States ha sollevato un putiferio, è interessante proprio perché con piglio semplice e manualistico fa il tiro al piccione contro una serie di luoghi comuni, allineando tanti fatti e poca ideologia. Eccone alcuni tra i tantissimi e gustosissimi del libro.

COLONI E INDIANI
Nonostante la vulgata, i puritani nel fondare le prime colonie non rubarono la terra agli indiani. La ottennero con trattati e relazioni commerciali che per moltissimo tempo resero felici e soddisfatte entrambe le parti. E molto spesso i tribunali del New England nelle dispute, peraltro piuttosto rare, presero posizione a favore dei nativi. Gli scontri con gli indiani iniziarono molto dopo e non sono quindi un «peccato originale» nella nascita degli States...

RIVOLUZIONI A CONFRONTO
La rivolta fiscale delle tredici colonie e la conseguente Guerra di indipendenza (1775-1783) è stata molto spesso presentata come il modello della Rivoluzione francese (1788-1799). E contingenze politiche dell'epoca hanno in effetti fatto in modo che i due movimenti fossero interrelati e che fra i rivoluzionari (Thomas Jefferson stazionò a lungo a Parigi) ci fossero buoni rapporti, soprattutto in chiave anti inglese. Però le radici ideologiche delle due rivoluzioni erano completamente diverse. Gli americani avevano portato avanti una rivoluzione di stampo conservatore, non volevano trasformare la società delle colonie, ma soltanto tutelarla. I giacobini francesi invece volevano una renovatio totale del mondo.

SECESSIONE
È uno dei periodi su cui la costruzione mitologica è più forte. Peccato però che gli Stati del Sud avessero il diritto costituzionale di separarsi: già dalla nascita degli Stati Uniti molti Stati avevano elaborato clausole che consentivano il distacco dall'Unione se questa fosse diventata oppressiva. E gli stessi antischiavisti avevano chiesto a gran voce di separarsi dagli Stati del Sud. Quanto alle reali opinioni di Lincoln durante la sua carriera politica, molti storici fanno piazza pulita dei suoi discorsi da cui escono frasi come questa: «C'è una differenza biologica tra la razza bianca e quella nera che, credo, impedirà sempre alle due razze di vivere insieme sulla base di un'uguaglianza politica e sociale». Per i primi diciotto mesi di conflitto i Nordisti ebbero un solo obbiettivo: impedire il distacco del Sud, gli schiavi c'entravano poco.

PRIMA GUERRA MONDIALE
L'attacco al «Lusitania», cavalcato dalla stampa interventista americana, non fu portato dai tedeschi in modo proditorio. Avevano pubblicato annunci su tutti i quotidiani spiegando agli americani perché non imbarcarsi su navi inglesi. Woodrow Wilson usò due pesi e due misure favorendo gli inglesi e creando al tavolo della pace i presupposti della Seconda guerra mondiale.

NEW DEAL
Roosevelt è presentato solitamente come colui che ha tirato gli americani fuori dalla Grande Depressione. Woods però evidenzia anche valide opinioni contrarie. Lo statalismo di Roosevelt contribuì a tenere alti i prezzi agricoli a costo di macellare migliaia di capi di bestiame. Il risultato fu la fame. Quanto poi ai salari bloccati e al dirigismo industriale, potrebbero aver rallentato la ripresa di anni.

http://www.storialibera.it/epoca_moderna/rivoluzione_americana/thomas_woods_guida_politicamente_scorretta/articolo.php?id=3975&titolo=È arrivata l'ora di scoprire tutta un'altra America


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Irene GUETTA
Il libro che spiega l’America distruggendo i luoghi comuni.
La «Guida» di Woods
tratto da: Libero, 1.5.2012, p. 27.

Politicamente scorretto. Dal razzismo di Lincoln ai meriti di McCarthy, la «Guida» di Thomas E. Woods racconta la storia degli Stati Uniti senza ipocrisie buoniste


John Brown fu davvero l’eroe americano della causa antischiavista che ora giace indimenticato nella tomba là nel pian, come ci insegna la canzoncina? In realtà John Brown fu un macellaio a capo di una banda di fanatici, capace di trascinare cinque padri di famiglia fuori dalle loro case e di farli a pezzi davanti a mogli e figli. Le cinque famiglie non possedevano schiavi, ma erano colpevoli di essere politicamente schierate con la parte avversa e pertanto dovettero fare da esempio cruento. L’eroe Brown fu catturato da gente comune durante un raid in un’armeria, una tappa di rifornimento che lui considerava il primo capitolo di un’insurrezione, e le picche di ferro con cui era armato - dopo l’impiccagione e la sepoltura là nel pian - furono esibite in un giro degli stati del sud, tanto per dimostrare che cosa avevano in serbo per i loro nemici i paladini dei diritti civili.

E Abramo Lincoln, il presidente la cui statua colossale di marmo siede al centro di Washington a eterno ricordo della lotta dei nordisti contro il sud che teneva i neri in catene? Ecco una citazione presa dalla sua campagna elettorale, lunga ma ne vale la pena: «Non sono - né sono mai stato - in alcun modo a favore dell’uguaglianza sociale e politica tra la razza bianca e quella nera; e non sono - né sono mai stato - favorevole a dare ai neri la possibilità di votare o di fare i giurati, né a permettere loro di ricoprire cariche pubbliche, né d’imparentarsi con persone bianche». Non male vero per una delle menti politiche più illustri d’America? E sentite questa, in cui Abe s’inerpica sulla questione pericolosa della differenza biologica, sembra di ascoltare Adolf Hitler seduto in birreria a Monaco: «E dirò in aggiunta che c’è una differenza biologica tra la razza bianca e quella nera che, credo, impedirà sempre alle due razze di vivere insieme sulla base di un’uguaglianza politica e sociale. E se non possono vivere così, fintanto che rimangono insieme, dovranno sussistere una posizione di superiorità e una d’inferiorità, ed io sono, come chiunque altro, favorevole ad assegnare la posizione di superiorità alla razza bianca».

E che dire di Franklin Delano Roosevelt, il presidente ottimista che fece ripartire il motore economico dell’America dopo il disastro del ’29? In realtà il New Deal fu la formula astratta di un apprendista stregone che ostacolò la ripresa, invece che favorirla. La diminuzione dell’offerta, credeva per esempio Roosevelt, avrebbe alzato i prezzi dei prodotti agricoli: e per raggiungere questo scopo la sua amministrazione nel 1933 ordinò di abbattere sei milioni di maiali e di distruggere dieci milioni di acri di cotone. In realtà, secondo i dati del Dipartimento per l’agricoltura (che aveva suddiviso il fabbisogno alimentare degli americani in quattro categorie: generoso, moderato, minimo e di emergenza, cioè al di sotto della sussistenza) l’America non stava producendo abbastanza cibo nemmeno per sostenere la sua popolazione al livello minimo, cioè quello di sussistenza. Eppure Roosevelt, preso dalle tabelle e dai suoi esperimenti economici, si chiedeva scandalizzato: «Vogliamo sul serio che il governo federale rinunci a regolamentare la crescita delle coltivazioni, tornando giusto al vecchio principio in base al quale ogni contadino è nella sua fattoria il padrone e può fare quello che desidera, far crescere qualunque cosa, quando vuole, nella quantità che vuole, per poi venderla quando vuole?».
Sono tre capitoli presi dalla "Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America" (D’Ettoris editore, pp. 348, euro, con un «Invito alla lettura» di Marco Respinti), scritta da Thomas E. Woods Jr. (politicamente scorretta, ed è così che cercavamo una guida, come pure altre nella stessa collana editoriale, altrimenti sarebbe ben misera cosa e non ci alzeremmo nemmeno dal letto per andarla a comprare). Il saggio di Woods è un fallo a gamba tesa contro la «sindrome americana» degli italiani, ovvero contro la convinzione inspiegabile che noi al di qua dell’Atlantico si conosca davvero gli Stati Uniti, perché sono così trasparenti, così ingenui, così facili da riassumere. La sindrome potrebbe essere spiegata così: gli Stati Uniti sono un paese facile da raccontare, male (la sindrome è anche responsabile di alcune tragedie giornalistiche fra i corrispondenti italiani, ma qui non si vuole deviare troppo dal tema: diciamo semplicemente con sicurezza che su Raitre non sentirete mai citare Lincoln nella sua appassionata difesa della superiorità biologica dei bianchi o la teoria di mercato del democratico Roosevelt, per cui per sfamare i contadini lo stato ha facoltà di distruggerne i campi).
Così si passa per McCarthy, che non era quell’imbecille a caccia di streghe che vi hanno raccontato: i comunisti c’erano davvero, e per gli anni Ottanta cosiddetti «materialisti», che furono in realtà il decennio in cui le donazioni di carità e la beneficenza aumentarono come non era mai successo prima. Dove la "Guida" rende un servizio più utile è, naturalmente, nei capitoli che si avvicinano ai nostri giorni: Bill Clinton, l’assistenza sanitaria, la guerra nei Balcani, Monica Lewinsky e il Sudan. Ma non si può raccontare tutto in una recensione.

http://www.storialibera.it/epoca_moderna/rivoluzione_americana/thomas_woods_guida_politicamente_scorretta/articolo.php?id=3986&titolo=Il libro che spiega l’America distruggendo i luoghi comuni. La «Guida» di Woods

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Maurizio BRUNETTI
Un po’ di verità sulla storia degli Stati Uniti
tratto da: Il settimanale di Padre Pio, 22.4.2012, p. 24-26.

Pubblicato dalla D’Ettoris Editori di Crotone, viene distribuito finalmente in Italia il bestseller americano" Guida politicamente scorretta alla Storia degli Stati Uniti d’America" del cattolico Thomas Woods jr.
Ne parliamo con il curatore, il prof. Maurizio Brunetti.



Redazione: Professore, il nostro Settimanale si è avvalso in passato dei suoi contributi sul rapporto fra scienza e fede. A che cosa dobbiamo questo suo… mutamento di interessi?
Maurizio BRUNETTI: Più che di mutamento, parlerei di estensione. In realtà, la mia attenzione nei confronti di quel Paese risale almeno ai tempi della lettura, ormai più di dieci anni fa, prima dell’11 settembre, di uno dei libri-intervista dell’allora cardinale Ratzinger [1]. Mettendo a confronto la situazione della Chiesa Cattolica nei vari Paesi dell’Occidente, il futuro Papa notava che negli Stati Uniti ardeva, più viva che altrove, la fiamma dell’apostolato. E individuava le ragioni di questa vitalità, da una parte, nella “concorrenza” delle altre denominazioni (adottando, così, il punto di vista dell’“economia religiosa” elaborata da Rodney Stark e importata in Italia dal sociologo delle religioni Massimo Introvigne); dall’altra, nel concetto positivo di laicità sviluppatosi grazie a un’impalcatura civile che, nelle intenzioni dei suoi padri fondatori, non nutre sospetti nei confronti della religiosità. Benedetto XVI è tornato sullo stesso tema mentre, nell’aprile del 2008, si stava recando alla Casa Bianca. Va ricordato che il presidente di allora, George W. Bush, era tutt’altro che ostile, contrariamente al suo successore, al riconoscimento in sede politica dei principi non negoziabili: la difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale; la difesa del matrimonio monogamico tra uomo e donna; la difesa della libertà di educazione, cioè il diritto della famiglia di scegliere come e dove educare i propri figli.

Redazione: Com’è avvenuto il suo incontro con la "Guida" di Woods?
Maurizio BRUNETTI: Dello stesso Autore avevo già letto in lingua italiana "Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale" (Cantagalli 2007) e ne avevo apprezzato lo stile frizzante e l’apologetica intelligente. Il giornalista Marco Respinti, uno dei maggiori esperti italiani del pensiero conservatore americano, m’invitò inizialmente a tradurre alcuni capitoli dell’opera. In corso d’opera, le mie responsabilità nel progetto editoriale sono aumentate. A proposito: Marco Respinti è anche l’autore di un invito alla lettura che impreziosisce l’edizione italiana del testo di Woods.

Redazione: Il titolo provocatorio del libro suggerisce un’"intentio" militante da parte dell’Autore…
Maurizio BRUNETTI: Sì, lo stile è tutt’altro che incolore e l’Autore non intende assolutamente nascondere le proprie idee. Tuttavia, si badi, non si tratta di un 'pamphlet': nonostante la scorrevolezza della lettura – al testo sono peraltro affiancati riquadri con citazioni sorprendenti di “parte avversa”, suggerimenti bibliografici e incursioni nel mondo del politicamente corretto –, la densità delle informazioni, la bibliografia e le note sono degne di un manuale universitario.

Redazione: Non possiamo chiederle di riassumerci il libro. Ci racconta, tuttavia, qualcuna delle sorprese che attendono i lettori italiani?
Maurizio BRUNETTI: Una delle tematiche messe a fuoco – a prima vista potrebbe non sembrare la più rilevante –, è il confronto fra la guerra che portò le colonie nordamericane all’indipendenza dall’Impero britannico (1775-1783) e gli eventi che sconvolsero la Francia dal 1789. Ordinariamente, si usa la parola “Rivoluzione” per entrambe le circostanze, ma il termine è appropriato solo nel secondo caso: gli americani che protestarono contro l’usurpazione inglese delle libertà coloniali volevano preservare i loro diritti tradizionali, non erano rivoluzionari in cerca di una riorganizzazione radicale della società su basi ideologiche. In questa differenza si trova la risposta del perché i totalitarismi che hanno dissanguato materialmente e spiritualmente il Vecchio mondo, non hanno avuto una reale presa sul Nuovo. Sul tema delle due “rivoluzioni” a confronto non mancano monografie, alcune pubblicate di recente, anche in italiano [2].

Redazione: C’è chi dice che gli Stati Uniti d’America vivano un’involuzione di tipo “napoleonico” e rivoluzionario (alla francese) con la presidenza Lincoln…
Maurizio BRUNETTI: Con molto acume, Woods paragona la mentalità nazionalista di Abraham Lincoln alle ideologie che portarono, in quegli stessi anni 1860, all’unificazione violenta dell’Italia e dimostra che la cosiddetta “Guerra di secessione” (1861-1865) non fu combattuta solo e principalmente per la schiavitù. Magari qualcuno rimarrà deluso nel leggere le dichiarazioni pubbliche di un Lincoln che, ancora nel 1858, tranquillizzava i suoi elettori affermando di non voler mettere in discussione «la disparità biologica tra la razza bianca e quella nera» che avrebbe sempre impedito «alle due razze di vivere insieme sulla base di un’uguaglianza politica e sociale» [3].

Redazione: Con quali ragioni l’Autore giustifica il permanere della segregazione razziale fino a tempi relativamente recenti?
Maurizio BRUNETTI: Direi che non lo “giustifica” affatto. Solo nota che, ad un certo punto, l’utopismo ideologico della sinistra pensò di risolvere a colpi di decreto quello che era un problema culturale e di mentalità. Per favorire l’integrazione, promosse l’attuazione di provvedimenti pubblici fantasiosi, col conseguente sperpero del denaro dei contribuenti. Gli esiti furono spesso grotteschi e peggiorativi: l’episodio del “busing” forzato che deportava ogni giorno gli studenti da un capo all’altro delle metropoli o la sentenza della Corte Suprema che condannò una Compagnia perché usava test di intelligenza per selezionare fra i suoi dipendenti i candidati alla promozione – e, così facendo, discriminava le minoranze (!) – sono fra le pagine più esilaranti del libro.

Redazione: L’ultimo capitolo del volume esamina l’era Clinton. Woods, che in un altro suo volume pubblicato in Italia, ha mostrato come e perché la Dottrina sociale della Chiesa sia tutt’altro che... socialista [4], immaginiamo che bocci Clinton e promuova Reagan.
Maurizio BRUNETTI: Effettivamente Woods dimostra che le politiche economiche che prevedevano vasti programmi di spesa pubblica – il New Deal di Franklin D. Roosevelt o la Great Society di Lyndon B. Johnson – hanno arrecato, e arrecano tuttora, seri danni alla vita economica del Paese. Del decennio reaganiano, Woods abbatte il luogo comune che si sia trattato di un periodo improntato all’edonismo e all’avidità: dal 1981 al 1989 le donazioni in beneficenza aumentarono a un tasso annuo di crescita che superava del 55% quello dei venticinque anni precedenti.

Redazione: Nel libro vi sono molti altri temi cui non ha fatto cenno: i pellerossa, il ruolo giocato nelle due Guerre mondiali, i rapporti con il comunismo sovietico e internazionale, Kennedy...
Maurizio BRUNETTI: E non ne parlerò. Alcuni 'trailer' cinematografici sono troppo esaurienti e rivelatori sul film che pubblicizzano: lo spettatore si sente appagato dal 'trailer' e perde la voglia di vedere il film. Non correrò un rischio analogo con il libro su cui abbiamo conversato.

NOTE

[1] Joseph RATZINGER, "Dio e il Mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald", Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 408-411.

[2] Friedrich von GENTZ, "Origine e i principi delle rivoluzioni americane a confronto con l’origine e i principi della rivoluzione francese", 1800, Sugarco, Milano 2011. Cf anche Russell KIRK, "Stati Uniti e Francia: due rivoluzioni a confronto", a cura di Marco Respinti, Edizioni Centro Grafica Stampa, Bergamo 1995.

[3] Cit. in Thomas WOODS jr., "Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America", D’Ettoris, Crotone 2011, p. 113.

[4] IDEM, "La Chiesa e il mercato. Una difesa cattolica della libera economia", Liberilibri, Macerata 2008.

http://www.storialibera.it/epoca_moderna/rivoluzione_americana/thomas_woods_guida_politicamente_scorretta/articolo.php?id=3984&titolo=Un po’ di verità sulla storia degli Stati Uniti

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