martedì 23 ottobre 2012

Carta moneta: ignoranza e schiavitù

Armando C. Tavano.











 
12.02.09 - Quando i conquistatori spagnoli si trovarono faccia a faccia con gli indios, prima di sottometterli ci fu un periodo in cui facevano affari con loro. E se la ridevano di cuore. Raccontavano in Europa di quanto fossero ingenui questi indiani che in cambio di specchietti davano discreti quantitativi di oro.
Certo, i bianchi avevano ragione, gli specchietti non valgono quanto l'oro.
Ciò non significa, tuttavia, che gli indios fossero tanto ingenui, in fondo non potevano sapere che l'oro era il mezzo di pagamento adottato dai bianchi.
Sono passati oltre cinquecento anni da allora.
Le monete d'oro e di altri metalli preziosi, vennero sostituite da biglietti di banca convertibili e, con il trascorrere del tempo questi vennero sostituiti a loro volta da altri biglietti dapprima convertibili per modo di dire, e poi non più convertibili.
Insomma, oggi si lavora, ci si ammazza, si ruba, si va a morire in guerra per dei pezzi di carta che valgono poco più della carta igienica. La realtà supera sempre la fantasia!
Eppure sui soldi, sulla loro origine, sul loro significato, la stragrande maggioranza degli italiani non sa praticamente niente.
Penso che l'indio e il bianco della permuta degli specchietti con l'oro, nonostante fossero entrambi analfabeti o quasi, non avessero accesso a telegiornali vari e nemmeno potessero usufruire di computer collegati a internet, sapessero molto bene il fatto loro: Nessuno dei due avrebbe accettato pezzi di carta a fronte dei beni che stavano scambiando!
Dietro l'aspetto cartaceo ci sta sicuramente qualcosa, questo lo intuiscono tutti.
Il problema è che la stragrande maggioranza non vuole sforzare le meningi più di tanto, informarsi in giro, fare ricerche per capire cos'è che gli straccetti di carta rappresentano, cos'è che li rende così pregiati. Le fonti di informazione a cui ci rivolgiamo di solito non ci aiutano affatto. Sono tutte in mano a chi trae beneficio dalla nostra ignoranza.
Tuttavia, se ci si deve dannare la vita lavorando per qualcosa, che poi sono sempre questi benedetti soldi che non ci bastano mai, se ci si deve proprio dannare la vita per loro, quanto meno, di loro, dei soldi, dovremmo sapere tutto.
Guardando indietro nella mia esperienza personale di oltre mezzo secolo posso dire con assoluta sicurezza che la natura sostanziale dei soldi e cioè la carta è sempre lì dietro l'angolo e che prima o poi questa si impone al loro ruolo formale di mezzo di pagamento.
Ne sanno qualcosa coloro che li hanno voluti tesoreggiare senza investirli.
Prima o poi si sono ritrovati con un mucchio di carta straccia vanamente rappresentativo di una vita di lavoro e di risparmio
Meglio se la cavano nel rapporto con i soldi coloro che li prendono in mano solo per investirli immediatamente. Se ne liberano subito come si fa in situazioni di iperinflazione nelle quali i soldi si svalutano di giorno in giorno. In effetti, anche in situazioni normali il valore dei soldi diminuisce in funzione del tempo.
Ma quelli che se ne disfano subito sono i meno; la maggioranza, infatti, li deposita in banca, il che consente il "miracolo" monetario della creazione della moneta virtuale o bancaria, con ulteriori risparmi di carta e di inchiostro rispetto al "miracolo" della trasformazione della carta in carta moneta.
Prima di buttarci a capofitto nella ricerca di soldi ad ogni costo sarebbe bene capire almeno in quale momento e da parte di chi a questi pezzi di carta viene attribuito quel valore che li rende così ambiti. Probabilmente, visto che siamo in un sistema democratico dove periodicamente si va a votare per eleggere chi ci deve governare, se si sapesse qualcosa di più sui soldi si potrebbero fare delle scelte elettorali più oculate.
Il problema è che approfondendo il tema scopriremmo presto che noi, popolo sovrano di una repubblica democratica, nulla abbiamo a che fare con la moneta.
La sua emissione, il suo valore nel tempo e il suo prezzo (interessi) sono al di fuori della nostra possibilità di controllo ed esulano dalle competenze dei governanti che abbiamo eletto democraticamente.
Loro stessi si sono privati a nostra insaputa di ogni prerogativa al riguardo.
Il miracolo della trasformazione della carta straccia in carta moneta non ci appartiene.
Esso è stato conferito ad una "casta", che non viene eletta dal popolo ma che si arricchisce alle sue spalle.
La Banca Centrale Europea non è sottoposta al controllo degli elettori europei, la Banca d'Italia non appartiene agli italiani.
Come e quando emettere moneta e le variazioni del tasso d'interesse sono decisioni che prendono terzi non eletti, non eleggibili, non rimovibili da nessun potere esecutivo, una "casta". 
Il reddito monetario o signoraggio, grande privilegio di chi emette moneta, spetta solo a questa "casta", che in definitiva ci governa.
Interessante il fatto che per la rivendicazione di un'arida zolla di terra facilmente si arriva ad una guerra tra stati, mentre la più importante delle sovranità viene completamente ignorata.                                
Più interessante ancora è che un quarto del frutto del nostro lavoro, del sudore delle nostre fronti va a finire in un buco nero che si chiama "interessi del debito pubblico", strettamente legato all'emissione monetaria e non alla spesa dello Stato.
Incredibile è invece che, nella foga di tesoreggiare e di far fruttare la carta moneta all'inutile scopo di preservarne il valore nel tempo si ricorra all'acquisto dei titoli del debito pubblico.
Teniamo presente che ogni italiano lavora due o tre mesi l'anno solo per pagare gli interessi di questo debito. Nonostante ciò, la stragrande maggioranza degli italiani pensa che acquistarne i titoli sia un investimento proficuo!
Immagino quanto si divertano alle nostre spalle quelli della "casta". In fondo loro sanno che hanno raggiunto un gradino più elevato nella scala dell'evoluzione. Sono ben superiori a noi, in misura abissale rispetto al gap esistente a suo tempo tra indios e spagnoli.
Eppure quel poco bastò perché gli indios venissero resi schiavi e perché per poco non sparissero dalla faccia della terra.
Il nostro destino, quindi, si prospetta ancora peggiore di quello degli indios. Stiamo già percorrendo la strada della sottomissione, siamo quasi giunti a quella della schiavitù, ora manca solo quella dell'estinzione...
 

Nessun commento:

Posta un commento