Il MSI (la paternità del nome è: SIM)
viene creato ad arte con la collaborazione dello Stato Maggiore Badogliano e
dei servizi di sicurezza; nella sua creazione fu attivamente partecipe il SIM
(Servizio Informazioni Militari) con la supervisione dell’OSS, il servizio
statunitense antesignano della CIA. Nel quadro internazionale si dovevano
convertire gli ex repubblichini alle posizioni filoatlantiche di supporto alla
NATO, facendo loro accantonare e poi dimenticare l’originale pregiudiziale antiplutocratica del Fascismo, e ciò in
nome di una patria (che non era più la loro) da proteggere dal comunismo, peraltro già escluso dal potere in Italia in virtù degli accordi di
Yalta. Si mira così ad inalveare le forze ex fasciste entro il gioco politico
democratico ed a tenerle prigioniere in esso, fino alla loro liquidazione;
l’obiettivo era sviare il carattere del vero Fascismo (avverso alla plutocrazia
e al comunismo, alle potenze occidentali e all’Unione Sovietica), formando un
neofascismo ad intonazione solo
anticomunista e quindi non più bandiera della lotta per l’Indipendenza Nazionale dalle ingerenze della Gran Bretagna ed
USA. Non a caso, purtroppo parecchi ex repubblichini finirono (o tornarono)
nella Massoneria (agli ordini delle logge giudaico/americane), si pensi che
alcuni ex ufficiali della X MAS di Borghese andarono
addirittura in Israele per addestrare le truppe ebraiche in vista delle guerre
contro gli stati arabi confinanti! Una vergogna nella vergogna!
Almirante e Michelini sono sempre stati filo americani e filo
sionisti e poi filo israeliani sin dalla fondazione dello Stato d’Israele
(1948).
Nel 1948 «il quotidiano del MSI guarda
con palese simpatia a quelli che chiama in un primo tempo “sionisti” e dopo
qualche giorno semplicemente “ebrei”, scaricati dagli inglesi».
Franz Maria D’asaro (direttore del
Secolo d’Italia, sin dai primi degli anni Cinquanta) racconta che «Almirante sin dai primi anni Cinquanta,
sensibilizzava il nostro interesse nei confronti dello spirito pionieristico e
patriottico con il quale i fondatori dello Stato d’Israele... avevano fondato
la nuova nazione».
È importante menzionare che fu
proprio Almirante ad abolire un
articolo dello statuto del MSI che prevedeva il divieto di iscrizione al
partito ai membri della Massoneria. Così come i finanziamenti, ricordati più
volte anche dal piduista Caradonna, elargiti
dal “venerabile” Licio Gelli al
partito di Almirante. Il
MSI ha annoverato tra le sue fila i
piduisti Mario Tedeschi, Sandro Saccucci, Vito Miceli, Giulio Caradonna, Gino
Birindelli, Filippo Berselli, l’ex presidente del FUAN Luciano Laffranco e
“spioni” come Guido Giannettini.
L’ebreo
Mario Tedeschi lo troviamo nella direzione del MSI, e nei
primi anni ’60 alle spalle degli “estremisti” di Avanguardia Nazionale, che
finanziava con la somma di 300.000 lire al mese (all’epoca quasi eclatante). In
quei frangenti, gli avanguardisti
dichiararono che era stato proprio il giudeo Tedeschi ad affidare loro
l’incarico di affiggere manifesti sui muri delle principali città italiane e
fare scritte inneggianti al “presidente Mao” per creare caos fra gli opposti
estremismi, favorendo il regime capitalista.
Nell’aprile
del 1972, Giorgio Almirante (più interessato a mantenersi la poltrona di leader
del MSI-CIA che preoccuparsi del bene del nostro paese) giunse ad esaltare i
valori della Resistenza in quanto “valori di libertà”. Fini a Gerusalemme nel
2003 condannerà il Fascismo e la RSI,
difendendo a spada tratta la sporca politica israeliana, dimenticandosi di
tutti i crimini commessi dai soldati israeliani ai danni dell’innocente
popolazione palestinese e dimenticando che Israele è lo Stato che più di tutti
ha violato le risoluzioni dell’ONU.
Addirittura Alessandra Mussolini, in una lunga intervista rilasciata al
quotidiano israeliano Haaretz - mentre Fini stava a Gerusalemme - ha dichiarato
che: «Non solo Fini, ma il mondo intero,
compreso il Vaticano e il Papa, deve chiedere perdono a Israele». Una
dichiarazione vergognosa che ovviamente trova riscontro in tutta la Casa della
Libertà e nell’Unione (in pratica nel partito unico del capitalismo)!
Nel
documento conclusivo del X congresso del MSI nel 1973, si legge a pagina 44: «Israele ha diritto... a una pacifica e sicura esistenza». Nel 1983 il
MSI chiede «una Patria per Israele».
Gianfranco
Fini era direttore del quindicinale “Dissenso”
quando, nell’ ottobre-novembre 1979, Maurizio Gasparri scriveva un
articolo "Uno sguardo al Medio
Oriente" in cui, a nome di Fini, allora presidente del Fronte della
Gioventù, ribadiva le distanze dal mondo arabo, in quanto la politica del MSI è sempre stata filo ebraica
e filo massonica.
L’ex direttore del “Secolo d’Italia”
Franz Maria D’Asaro, è sempre stato un ammiratore di Israele «che accerchiato da tutte le parti, difende
esemplarmente il suo diritto alla vita» (e gli altri no?) dimenticandosi di
aggiungere che sono i Palestinesi ad
avere il sacro santo diritto ad avere un proprio stato sovrano ed
indipendente. In realtà l’unico stato abusivo ed illegale è Israele, che ha
attaccato ed invaso militarmente altri stati, arrivando ad occupare per oltre
10 anni la penisola del Sinai (Egitto).
I primi viaggi dei missini a
Gerusalemme: Giulio Caradonna, il 28
ottobre del 1973, ottiene una lettera di ringraziamento, per le sue posizioni
filo sioniste, dall’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff; ne nasce un intenso
scambio epistolare che durerà per vari anni. Caradonna ricorda che Almirante
portò con sé la lettera di Toaff in America quando vi si recò nel medesimo anno
“per contrastare possibili contestazioni
di antisemitismo”.
Quindi
Caradonna, “va a Gerusalemme” e
depone una corona di fiori al Museo del finto Olocausto (Fini non ha inventato nulla di nuovo!), a nome del MSI-DN.
Il massone
Caradonna ha continuato a sfruttare queste amicizie importanti, appoggiato
e spronato da Almirante, il quale fece pubblicare con ampio risalto, sul Secolo
d’Italia, tra il marzo e l’aprile del 1976, una serie di cinque articoli di
Giulio Caradonna «nettamente schierati
con le ragioni dello Stato ebraico, che si appellano al filo sionismo».
Almirante era perfettamente consapevole e consenziente riguardo al significato
politico delle posizioni di Caradonna.
Ma dieci anni prima di Caradonna, Giano Accame, si era già recato - come
inviato del Borghese - a Gerusalemme nel 1962 (31 anni prima del “Rabbino” Fini). Accame vi ritornò nel 1967,
ancora come inviato del Borghese di Mario Tedeschi (massone ed ebreo),
tenacemente filo israeliano.
Almirante e Rauti erano informatori
della CIA e prendevano quattromila dollari al mese per svolgere questo
incarico. Almirante era a conoscenza sin dall’inizio che il “Golpe Borghese del 1970” era una
sceneggiata, un’operetta organizzata per screditare il principe Borghese!
Almirante e il MSI erano coinvolti in prima persona nell’aver organizzato
questa “presa per il deretano” all’ignaro Valerio Borghese, che risulta essere
una vittima della collaborazione tra la
CIA e la destra italiana.
Tra gli altri esponenti del MSI-DN,
“l’irriducibile” senatore Giorgio Pisanò
frequentava le caserme dei carabinieri, i cosiddetti «camerati in divisa» (!), come ordinaria amministrazione.
Pieno di debiti e di assegni non
pagati, Giorgio Pisanò risorgerà
misteriosamente per riapparire nell’MSI di cui diverrà senatore. In questa
veste, farà parte della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2,
facendosi “portatore” della tesi di una loggia massonica dedita a fare
traffici, magari poco puliti, ma senza influenza sulla vita politica (!). Che i
due Gelli e Pisanò abbiano mantenuto buoni rapporti lo si arguisce dalla
notizia apparsa su La Stampa nel 1992; durante le sue vacanze a Cortina, il
primo ha concesso udienza al secondo. Pisanò
esultò per l’assoluzione del capo massone della P2.
Pisanò ebbe presto a dichiarare che: «non si poteva
tradire l’alleato americano come nel 1943».
La
mafia guardava con interesse e simpatia i cosiddetti “neofascisti” che
contavano amicizie potenti negli stessi ambienti massonici e quindi politici,
militari e di polizia; se esiste un assoluto divieto
tassativo in campo politico per la mafia riguarda proprio l’adesione e la
militanza in movimenti e partiti che si rifanno al Fascismo in nome di
un’avversione che risale al “tradimento” del regime Mussoliniano, che fu il distruttore
della mafia (vedi il grande prefetto
Mori, ecc.).
La
nuova strategia dell’antifascismo (in volgare: Neofascismo) risente di una
situazione che, ad esempio, vede Ugo Pecchioli sedersi al tavolo di
vicepresidente del Comitato di Controllo dei Servizi di Sicurezza, e cerca di
adeguarsi sulla base delle indicazioni che agli “spontaneisti”, cioè i servi,
provengono dagli stessi individui, i Signorelli, i Fachini, i Tilgher, alle spalle dei quali continuavano ad
esserci gli Almirante, i Rauti, i De Felice,
i Gelli e tutti gli infiltrati.
Particolare
attenzione bisogna avere sui singoli Massoni anche dopo la distruzione delle
loro logge; un esempio significativo di questi mascalzoni al servizio
dell’Ebraismo Internazionale lo si può arguire dagli eventi dell’estate del
1943 in Italia, accentuando e dimostrando ancora una volta il pericolo sempre
latente rappresentato da questi loschi individui: «Sebbene la Massoneria fosse proibita
dal 1925 in Italia, ha mantenuto una significativa influenza politica attraverso
i suoi collegamenti e i suoi uomini, esercitando quella influenza in segreto.
In tal modo quei Massoni erano nelle file dei traditori italiani che si
reputarono capaci di colpire il Fascismo a morte in un momento critico,
tradendo spudoratamente la Nazione Italiana. La Massoneria assicura attraverso
le sue influenze personali e i suoi favoritismi economici, che tutte le
posizioni dominanti della vita pubblica, economica e culturale di un popolo
siano riempite con fratelli della loggia, che di fatto traducono i concetti di
Massoneria in azione: pacifismo, libertà, uguaglianza, fratellanza e
antirazzismo, lastricando la strada al
radicalismo ebraico consentendo l’uguaglianza sociale» .
(Cit.
da “La Massoneria” di Dieter Schwarz 6°
ediz. 1943)
La Massoneria è
ermeticamente alleata con l'Ebraismo, e non solo attraverso la sua
organizzazione. Anche il simbolismo della Massoneria tende all'Ebraismo
attraverso le sue convenzioni e al linguaggio ebraico attraverso le sue parole
e i suoi segnali, come sua vera origine. L'universo concettuale massonico
rispecchia immagini e concetti
mediorientali e ebraici. Nella graduale istruzione passo passo dei Massoni, è
importante poter cambiare e approfondire il significato delle immagini quando
abbisogna, e secondo il grado della Massoneria coinvolto. Inoltre, i simboli
apportano un'atmosfera di segretezza nel tempio e
un grande numero di queste immagini e rappresentazioni didattiche si
riferiscono al simbolo di Geova e al Tempio Di Salomone. Il numero di riferimenti
all'Antico Testamento, alle parole e ai costumi ebraici, al misticismo e ai
concetti della numerologia cabalistica che aumentano la scienza Massonica, è
molto grande. Possono essere menzionate qui solamente alcuni dei materiali
leggendari ebraici e dei concetti e delle storie dell'Antico Testamento che
giocano un ruolo nella Massoneria: la costruzione della Torre di Babele, la
costruzione del Tempio di Salomone, la leggenda di Hiram. Parole israelitiche e
iscrizioni della Massoneria includono, fra altri: Adonai, Yahweh-Geova (come il
Tetragrammaton israelitico), Tubulkain (Dio di Creazione - Dio della Terra),
Shibboleth (Giudici XII:5 e 6), Jakin (1° grado), Boas (2° grado), Mac benac
(3° grado). I seguenti simboli ebraici giocano un ruolo particolarmente
importante: il grembiule come simbolo del Tempio Di Salomone, i due pilastri
all'esterno del Tempio, Jakin e Boas, la Corona d'Oro di Salomone, il
Candeliere a Sette Braccia, l'Arca dell'Alleanza, le Tavole della Legge, la
tavola con pane senza lievito, l'altare con l'incenso fumante, il Ramo di
Acacia, la bara di Hiram e la stella a sei punte
(Stella di David).
(Stella di David).
Le
manifestazioni e le idee del liberalismo borghese sono ancorate nella
Massoneria.
Il DUCE così si
esprimeva riguardo al problema ebraico-massonico:
«Giudaismo e massoneria non sono due realtà parallele. Non
due fratelli siamesi congiunti e poi
diversi, ma la stessa cosa: la medesima idea è espressa in due lingue, le due
facce di un’erma bifronte. Quando l’ebraismo vuol perdere i connotati
nazionalistici e razzistici mette la maschera massonica. Quando
davvero non vuole essere riconosciuto
si traveste da fratello massone. Tra i due organismi i medesimi interessi, gli
identici metodi, gli stessi fini e programmi. Nella scuola il programma
massonico ebraico è stato preciso e immutabile: scristianizzazione,
snazionalizzazione, anarchizzazione».
E
dichiarò su “Critica Fascista” nel 1938:
«L’Impero come compagine di popoli ha posto sul tappeto la questione della
razza. Il problema della razza
italiana e la sua difesa ci ha fatto
urtare contro il blocco durissimo della
potenza semitica. La scintilla non
poteva che sprizzare veemente».
«L’ebraismo mondiale -
ricordò il DUCE nel discorso di Trieste del 18-9-1938 - è stato, durante 16 anni, malgrado la nostra
politica un nemico irriconciliabile del Fascismo. In Italia la nostra politica
ha determinato negli elementi semiti quella che si può oggi chiamare – si
poteva chiamare – una corsa vera e propria all’arrembaggio. Godendo di tutti i
diritti dei cittadini italiani, gli ebrei credettero di poter sfruttare e
sfruttarono la generosità Fascista, per impadronirsi di posti di comando,
occupare la ricchezza Nazionale e inquinare lo spirito del nostro popolo.
Nonostante la generosità del trattamento Fascista verso gli ebrei, l’ebraismo
internazionale si pose contro il Fascismo, alleandosi con tutti i suoi nemici e
capeggiando le congiure straniere ordite ai danni dell’Italia. La vasta e
subdola opera di corruzione svolta tenacemente dagli ebrei, con tutti i mezzi,
nella vita politica sociale, economica, nei campi dell’arte, della letteratura,
della scienza, rappresentava un pericolo per il domani dell’Italia».
FONDAMENTO
DELLA LEGISLAZIONE RAZZIALE FASCISTA:
«Il
Gran Consiglio del Fascismo nello stabilire i principi della legislazione in
materia razziale, partì con la constatazione che “l’ebraismo mondiale, dopo l’abolizione della massoneria (1923: intimazione ad abbandonare le logge;
1925: culmine della Legge Antimassonica) è stato l’animatore
dell’antifascismo in tutti i campi».
Sebbene
Mussolini avesse superato dal 1915 l’ASTRATTA ANTITESI dialettico-politica tra
DESTRA e SINISTRA, i degni rappresentanti della MASSONERIA INTERNAZIONALE eredi
di Don Sturzo crearono il mito del pericolo comunista per spostare dal mirino
il VERO NEMICO: il CAPITALISMO.
Ed
il MSIDN, lungo tutto il corso della sua vita (ivi comprese le esperienze degli
omuncoli che a tutt’oggi si accapigliano per rivendicarne l’eredità), è stato
fedele servitore di questa strategia.
La
costante validità della battaglia antiplutocratica, anticapitalistica, ed
antimassonica del Fascismo Europeo che il MFL si onora di rappresentare, la
vogliamo ricordare attraverso le parole del leggendario Leon Degrelle,
comandante della Divisione delle Waffen SS - Wallonien, estratte dal discorso
al Palazzo di Chaillot del 5 Marzo 1944: «Non è per salvare il capitalismo che ci
battiamo in Russia. È per questo che i soldati al fronte hanno una tale
fiducia. Se l’Europa deve essere ancora questa, se deve ritornare ad essere
l’Europa dei banchieri, di questa grande borghesia corrotta, della facilità e
dell’infiacchimento, bene, noi altri lo diciamo senza giri di parole,
preferiamo ancora che il comunismo avanzi e faccia saltare tutto per aria.
Auspichiamo che tutto salti piuttosto che vedere ancora rifiorire questo
marciume. Noi altri guarderemo i caricatori e dopo aver sbaragliato la barbarie
bolscevica, affronteremo i plutocrati, per i quali abbiamo riservato le nostre
ultime munizioni».
Esilarante articolo con attenta analisi.
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