venerdì 27 luglio 2012

M.S.I. ed ebraismo


Il MSI (la paternità del nome è: SIM) viene creato ad arte con la collaborazione dello Stato Maggiore Badogliano e dei servizi di sicurezza; nella sua creazione fu attivamente partecipe il SIM (Servizio Informazioni Militari) con la supervisione dell’OSS, il servizio statunitense antesignano della CIA. Nel quadro internazionale si dovevano convertire gli ex repubblichini alle posizioni filoatlantiche di supporto alla NATO, facendo loro accantonare e poi dimenticare l’originale pregiudiziale antiplutocratica del Fascismo, e ciò in nome di una patria (che non era più la loro) da proteggere dal comunismo, peraltro già escluso dal potere in Italia in virtù degli accordi di Yalta. Si mira così ad inalveare le forze ex fasciste entro il gioco politico democratico ed a tenerle prigioniere in esso, fino alla loro liquidazione; l’obiettivo era sviare il carattere del vero Fascismo (avverso alla plutocrazia e al comunismo, alle potenze occidentali e all’Unione Sovietica), formando un neofascismo ad intonazione solo anticomunista e quindi non più bandiera della lotta per l’Indipendenza Nazionale dalle ingerenze della Gran Bretagna ed USA. Non a caso, purtroppo parecchi ex repubblichini finirono (o tornarono) nella Massoneria (agli ordini delle logge giudaico/americane), si pensi che alcuni ex ufficiali della X MAS di Borghese andarono addirittura in Israele per addestrare le truppe ebraiche in vista delle guerre contro gli stati arabi confinanti! Una vergogna nella vergogna!



Almirante e Michelini sono sempre stati filo americani e filo sionisti e poi filo israeliani sin dalla fondazione dello Stato d’Israele (1948).
Nel 1948 «il quotidiano del MSI guarda con palese simpatia a quelli che chiama in un primo tempo “sionisti” e dopo qualche giorno semplicemente “ebrei”, scaricati dagli inglesi».
Franz Maria D’asaro (direttore del Secolo d’Italia, sin dai primi degli anni Cinquanta) racconta che «Almirante sin dai primi anni Cinquanta, sensibilizzava il nostro interesse nei confronti dello spirito pionieristico e patriottico con il quale i fondatori dello Stato d’Israele... avevano fondato la nuova nazione».
È importante menzionare  che fu proprio  Almirante ad abolire un articolo dello statuto del MSI che prevedeva il divieto di iscrizione al partito ai membri della Massoneria. Così come i finanziamenti, ricordati più volte anche dal piduista Caradonna, elargiti dal “venerabile” Licio Gelli al partito di Almirante.               Il MSI ha annoverato tra le sue fila i piduisti Mario Tedeschi, Sandro Saccucci, Vito Miceli, Giulio Caradonna, Gino Birindelli, Filippo Berselli, l’ex presidente del FUAN Luciano Laffranco e “spioni” come Guido Giannettini.
L’ebreo Mario Tedeschi lo troviamo nella direzione del MSI, e nei primi anni ’60 alle spalle degli “estremisti” di Avanguardia Nazionale, che finanziava con la somma di 300.000 lire al mese (all’epoca quasi eclatante). In quei frangenti, gli avanguardisti dichiararono che era stato proprio il giudeo Tedeschi ad affidare loro l’incarico di affiggere manifesti sui muri delle principali città italiane e fare scritte inneggianti al “presidente Mao” per creare caos fra gli opposti estremismi, favorendo il regime capitalista.
Nell’aprile del 1972, Giorgio Almirante (più interessato a mantenersi la poltrona di leader del MSI-CIA che preoccuparsi del bene del nostro paese) giunse ad esaltare i valori della Resistenza in quanto “valori di libertà”. Fini a Gerusalemme nel 2003 condannerà il Fascismo e la RSI, difendendo a spada tratta la sporca politica israeliana, dimenticandosi di tutti i crimini commessi dai soldati israeliani ai danni dell’innocente popolazione palestinese e dimenticando che Israele è lo Stato che più di tutti ha violato le risoluzioni dell’ONU.
Addirittura Alessandra Mussolini, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano israeliano Haaretz - mentre Fini stava a Gerusalemme - ha dichiarato che: «Non solo Fini, ma il mondo intero, compreso il Vaticano e il Papa, deve chiedere perdono a Israele». Una dichiarazione vergognosa che ovviamente trova riscontro in tutta la Casa della Libertà e nell’Unione (in pratica nel partito unico del capitalismo)!
Nel documento conclusivo del X congresso del MSI nel 1973, si legge a pagina
44: «Israele ha diritto... a una pacifica e sicura esistenza». Nel 1983 il
MSI chiede «una Patria per Israele».

Gianfranco Fini era direttore del quindicinale “Dissenso” quando, nell’ ottobre-novembre 1979,  Maurizio Gasparri scriveva un articolo "Uno sguardo al Medio Oriente" in cui, a nome di Fini, allora presidente del Fronte della Gioventù, ribadiva le distanze dal mondo arabo, in quanto la  politica del MSI è sempre stata filo ebraica e filo massonica.
L’ex direttore del “Secolo d’Italia” Franz Maria D’Asaro, è sempre stato un ammiratore di Israele «che accerchiato da tutte le parti, difende esemplarmente il suo diritto alla vita» (e gli altri no?) dimenticandosi di aggiungere che sono i Palestinesi ad avere il sacro santo diritto ad avere un proprio stato sovrano ed indipendente. In realtà l’unico stato abusivo ed illegale è Israele, che ha attaccato ed invaso militarmente altri stati, arrivando ad occupare per oltre 10 anni la penisola del Sinai (Egitto).
I primi viaggi dei missini a Gerusalemme: Giulio Caradonna, il 28 ottobre del 1973, ottiene una lettera di ringraziamento, per le sue posizioni filo sioniste, dall’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff; ne nasce un intenso scambio epistolare che durerà per vari anni. Caradonna ricorda che Almirante portò con sé la lettera di Toaff in America quando vi si recò nel medesimo anno “per contrastare possibili contestazioni di antisemitismo”.
Quindi Caradonna, “va a Gerusalemme” e depone una corona di fiori al Museo
del finto Olocausto (Fini non ha inventato nulla di nuovo!), a nome del MSI-DN.

Il massone Caradonna ha continuato a sfruttare queste amicizie importanti, appoggiato e spronato da Almirante, il quale fece pubblicare con ampio risalto, sul Secolo d’Italia, tra il marzo e l’aprile del 1976, una serie di cinque articoli di Giulio Caradonna «nettamente schierati con le ragioni dello Stato ebraico, che si appellano al filo sionismo». Almirante era perfettamente consapevole e consenziente riguardo al significato politico delle posizioni di Caradonna.
Ma dieci anni prima di Caradonna, Giano Accame, si era già recato - come inviato del Borghese - a Gerusalemme nel 1962 (31 anni prima del “Rabbino” Fini). Accame vi ritornò nel 1967, ancora come inviato del Borghese di Mario Tedeschi (massone ed ebreo), tenacemente filo israeliano.
Almirante e Rauti erano informatori della CIA e prendevano quattromila dollari al mese per svolgere questo incarico. Almirante era a conoscenza sin dall’inizio che il “Golpe Borghese del 1970” era una sceneggiata, un’operetta organizzata per screditare il principe Borghese! Almirante e il MSI erano coinvolti in prima persona nell’aver organizzato questa “presa per il deretano” all’ignaro Valerio Borghese, che risulta essere una vittima della collaborazione tra la CIA e la destra italiana.
Tra gli altri esponenti del MSI-DN, “l’irriducibile” senatore Giorgio Pisanò frequentava le caserme dei carabinieri, i cosiddetti «camerati in divisa» (!), come ordinaria amministrazione.
Pieno di debiti e di assegni non pagati, Giorgio Pisanò risorgerà misteriosamente per riapparire nell’MSI di cui diverrà senatore. In questa veste, farà parte della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2, facendosi “portatore” della tesi di una loggia massonica dedita a fare traffici, magari poco puliti, ma senza influenza sulla vita politica (!). Che i due Gelli e Pisanò abbiano mantenuto buoni rapporti lo si arguisce dalla notizia apparsa su La Stampa nel 1992; durante le sue vacanze a Cortina, il primo ha concesso udienza al secondo. Pisanò esultò per l’assoluzione del capo massone della P2.
Pisanò ebbe presto a dichiarare che: «non si poteva tradire l’alleato americano come nel 1943».
La mafia guardava con interesse e simpatia i cosiddetti “neofascisti” che contavano amicizie potenti negli stessi ambienti massonici e quindi politici, militari e di polizia; se esiste un assoluto divieto tassativo in campo politico per la mafia riguarda proprio l’adesione e la militanza in movimenti e partiti che si rifanno al Fascismo in nome di un’avversione che risale al “tradimento” del regime Mussoliniano, che fu il distruttore della mafia (vedi il grande prefetto Mori, ecc.).
La nuova strategia dell’antifascismo (in volgare: Neofascismo) risente di una situazione che, ad esempio, vede Ugo Pecchioli sedersi al tavolo di vicepresidente del Comitato di Controllo dei Servizi di Sicurezza, e cerca di adeguarsi sulla base delle indicazioni che agli “spontaneisti”, cioè i servi, provengono dagli stessi individui, i Signorelli, i Fachini, i Tilgher, alle spalle dei quali continuavano ad esserci gli Almirante, i Rauti, i De Felice, i Gelli e tutti gli infiltrati.

Particolare attenzione bisogna avere sui singoli Massoni anche dopo la distruzione delle loro logge; un esempio significativo di questi mascalzoni al servizio dell’Ebraismo Internazionale lo si può arguire dagli eventi dell’estate del 1943 in Italia, accentuando e dimostrando ancora una volta il pericolo sempre latente rappresentato da questi loschi individui: «Sebbene la Massoneria fosse proibita dal 1925 in Italia, ha mantenuto una significativa influenza politica attraverso i suoi collegamenti e i suoi uomini, esercitando quella influenza in segreto. In tal modo quei Massoni erano nelle file dei traditori italiani che si reputarono capaci di colpire il Fascismo a morte in un momento critico, tradendo spudoratamente la Nazione Italiana. La Massoneria assicura attraverso le sue influenze personali e i suoi favoritismi economici, che tutte le posizioni dominanti della vita pubblica, economica e culturale di un popolo siano riempite con fratelli della loggia, che di fatto traducono i concetti di Massoneria in azione: pacifismo, libertà, uguaglianza, fratellanza e antirazzismo,  lastricando la strada al radicalismo ebraico consentendo l’uguaglianza sociale»
(Cit. da “La Massoneria” di Dieter Schwarz   6° ediz. 1943) 

La Massoneria è ermeticamente alleata con l'Ebraismo, e non solo attraverso la sua organizzazione. Anche il simbolismo della Massoneria tende all'Ebraismo attraverso le sue convenzioni e al linguaggio ebraico attraverso le sue parole e i suoi segnali, come sua vera origine. L'universo concettuale massonico rispecchia immagini e  concetti mediorientali e ebraici. Nella graduale istruzione passo passo dei Massoni, è importante poter cambiare e approfondire il significato delle immagini quando abbisogna, e secondo il grado della Massoneria coinvolto. Inoltre, i simboli apportano un'atmosfera di segretezza nel tempio e un grande numero di queste immagini e rappresentazioni didattiche si riferiscono al simbolo di Geova e al Tempio Di Salomone. Il numero di riferimenti all'Antico Testamento, alle parole e ai costumi ebraici, al misticismo e ai concetti della numerologia cabalistica che aumentano la scienza Massonica, è molto grande. Possono essere menzionate qui solamente alcuni dei materiali leggendari ebraici e dei concetti e delle storie dell'Antico Testamento che giocano un ruolo nella Massoneria: la costruzione della Torre di Babele, la costruzione del Tempio di Salomone, la leggenda di Hiram. Parole israelitiche e iscrizioni della Massoneria includono, fra altri: Adonai, Yahweh-Geova (come il Tetragrammaton israelitico), Tubulkain (Dio di Creazione - Dio della Terra), Shibboleth (Giudici XII:5 e 6), Jakin (1° grado), Boas (2° grado), Mac benac (3° grado). I seguenti simboli ebraici giocano un ruolo particolarmente importante: il grembiule come simbolo del Tempio Di Salomone, i due pilastri all'esterno del Tempio, Jakin e Boas, la Corona d'Oro di Salomone, il Candeliere a Sette Braccia, l'Arca dell'Alleanza, le Tavole della Legge, la tavola con pane senza lievito, l'altare con l'incenso fumante, il Ramo di Acacia, la bara di Hiram e la stella a sei punte
(Stella di David).
  

Le manifestazioni e le idee del liberalismo borghese sono ancorate nella Massoneria.                                                                                                                          


Il DUCE così si esprimeva riguardo al problema ebraico-massonico:

«Giudaismo e massoneria non sono due realtà parallele. Non due fratelli  siamesi congiunti e poi diversi, ma la stessa cosa: la medesima idea è espressa in due lingue, le due facce di un’erma bifronte. Quando l’ebraismo vuol perdere i connotati nazionalistici e razzistici mette la maschera massonica.                              Quando davvero   non vuole essere riconosciuto si traveste da fratello massone. Tra i due organismi i medesimi interessi, gli identici metodi, gli stessi fini e programmi. Nella scuola il programma massonico ebraico è stato preciso e immutabile: scristianizzazione, snazionalizzazione, anarchizzazione».

E dichiarò su “Critica Fascista” nel 1938:

 «L’Impero come compagine di popoli  ha posto sul tappeto la questione della razza.  Il problema della razza italiana  e la sua difesa ci ha fatto urtare contro il blocco durissimo della  potenza semitica. La scintilla non  poteva che sprizzare veemente».
 
«L’ebraismo mondiale - ricordò il DUCE nel discorso di Trieste del 18-9-1938 -   è stato, durante 16 anni, malgrado la nostra politica un nemico irriconciliabile del Fascismo. In Italia la nostra politica ha determinato negli elementi semiti quella che si può oggi chiamare – si poteva chiamare – una corsa vera e propria all’arrembaggio. Godendo di tutti i diritti dei cittadini italiani, gli ebrei credettero di poter sfruttare e sfruttarono la generosità Fascista, per impadronirsi di posti di comando, occupare la ricchezza Nazionale e inquinare lo spirito del nostro popolo. Nonostante la generosità del trattamento Fascista verso gli ebrei, l’ebraismo internazionale si pose contro il Fascismo, alleandosi con tutti i suoi nemici e capeggiando le congiure straniere ordite ai danni dell’Italia. La vasta e subdola opera di corruzione svolta tenacemente dagli ebrei, con tutti i mezzi, nella vita politica sociale, economica, nei campi dell’arte, della letteratura, della scienza, rappresentava un pericolo per il domani dell’Italia».



FONDAMENTO DELLA LEGISLAZIONE RAZZIALE FASCISTA:

«Il Gran Consiglio del Fascismo nello stabilire i principi della legislazione in materia razziale, partì con la constatazione che “l’ebraismo mondiale, dopo l’abolizione della massoneria (1923: intimazione ad abbandonare le logge; 1925: culmine della Legge Antimassonica) è stato l’animatore dell’antifascismo in tutti i campi»



Sebbene Mussolini avesse superato dal 1915 l’ASTRATTA ANTITESI dialettico-politica tra DESTRA e SINISTRA, i degni rappresentanti della MASSONERIA INTERNAZIONALE eredi di Don Sturzo crearono il mito del pericolo comunista per spostare dal mirino il VERO NEMICO: il CAPITALISMO.

Ed il MSIDN, lungo tutto il corso della sua vita (ivi comprese le esperienze degli omuncoli che a tutt’oggi si accapigliano per rivendicarne l’eredità), è stato fedele servitore di questa strategia.

La costante validità della battaglia antiplutocratica, anticapitalistica, ed antimassonica del Fascismo Europeo che il MFL si onora di rappresentare, la vogliamo ricordare attraverso le parole del leggendario Leon Degrelle, comandante della Divisione delle Waffen SS - Wallonien, estratte dal discorso al Palazzo di Chaillot del 5 Marzo 1944: «Non è per salvare il capitalismo che ci battiamo in Russia. È per questo che i soldati al fronte hanno una tale fiducia. Se l’Europa deve essere ancora questa, se deve ritornare ad essere l’Europa dei banchieri, di questa grande borghesia corrotta, della facilità e dell’infiacchimento, bene, noi altri lo diciamo senza giri di parole, preferiamo ancora che il comunismo avanzi e faccia saltare tutto per aria. Auspichiamo che tutto salti piuttosto che vedere ancora rifiorire questo marciume. Noi altri guarderemo i caricatori e dopo aver sbaragliato la barbarie bolscevica, affronteremo i plutocrati, per i quali abbiamo riservato le nostre ultime munizioni».


MARIO MARRAS       Commissario Federale d’area MFL per le Isole

1 commento: