domenica 4 dicembre 2011

John Law

di Mirta Merlino

Quando a Roberto Calvi – divenuto poi tristemente noto come il “Banchiere di dio”- un giornalista chiese, all’apice della sua fortuna, di schizzagli il ritratto del più importante banchiere dell’epoca moderna, lui, senza pensarci un attimo, rispose: John Law. Ma chi era questo Law? Secondo il grande economista Shumpeter, Law era uno dei grandi visionari dell’economia, un uomo saggio e lungimirante, che seppe unire alla visione la voglia e l’ambizione del fare. Ma qual era la visione e quale fu l’azione di John Law? E perché questa grande visione trasformata in azione, divenne quasi come un bastoncino di dinamite in mano a un ragazzo imprudente? E’ una storia molto affascinante sia per i fatti che per le idee che vi circolano. E la moneta allo stato brado, il credito senza freni, le nuove forme di pagamento, i biglietti di banca, i titoli pubblici, le azioni, le nuove forme di mezzi di pagamento sono i protagonisti di questa vicenda. Cose che erano state appena inventate in pochi sapevano davvero maneggiarle. il modo migliore

Law nasce in Scozia a Edimburgo nel 1671, mezzo secolo prima di un altro grande scozzese, Adamo Smith, il padre dell’economia. Law non diventerà mai un accademico, ma ebbe straordinarie curiosità intellettuali, ebbe molta voglia di tradurre in realtà le sue idee, le sue intuizioni. Dopo di che si perse nel rischio e nell’azzardo. Perché il rischio per Law fu davvero una calamita irresistibile.

Quando nel suo vagabondare fra le corti europee John si sedeva al tavolo da gioco il suo però non era un azzardo vero e proprio perché in realtà ogni sua mossa veniva calcolata in base a complicatissimi calcoli delle probabilità che lo resero ben presto ricco . Fu un uomo grande in tutti i sensi: fu alto, attraente, galante con le donne, accattivante con gli uomini, fu un brillante parlatore, fu molto generoso con amici a parenti, e fu anche molto sanguigno negli odi e negli amori. Ma fu anche fermo nelle convinzioni e abile nell’azione. Non si spiega altrimenti come riuscì a convincere il reggente di Francia, Filippo d’Orleans ad affidare a lui, uno straniero, le finanze del Regno. Per provare un esperimento senza precedenti. quale fu queste sperimento? Ebbene ci avventureremo nel meccanismo complesso e forse pazzo costruito da questo appassionato sperimentatore che giocava

Siamo a Londra. E’ il 9 Aprile del 1694. Le torce di alcuni gendarmi illuminano una strada umida di pioggia. A terra c’è il cadavere di un uomo elegantissimo: parrucca incipriata, belletti che però non riescono a nascondere l’età molto avanzata. Si tratta di Edward Wilson, un noto viveur dell’epoca, molto anziano e, in piedi, poco distante, si intravede il suo assassino: un uomo giovanissimo, bello, dai capelli rossicci, dallo sguardo fiammeggiante. E’ John Law, il barone di Larewston. “Un affare di donne” – decreta l’esperto commissario incaricato del caso. E, all’alba, John Law viene portato nella prigione di New Gate e, dopo appena tredici giorni, la Corte di Giustizia lo condanna a morte per impiccagione. E così che la vita pubblica di John law ha inizio. La partita del giovane Law con la sua vita sembra persa per sempre. In realtà è solo all’inizio. Questo ventitreenne scozzese, conquistatore di donne e gran giocatore, è in realtà destinato a ben altre imprese. Comincia così, in questo modo un po’ avventuroso, la vita pubblica del più affascinante e sorprendente speculatore della storia. Ma torniamo un momento indietro, nella scena della prigione di New gate.

John Law da questa cella riesce a far arrivare un biglietto ad una gran dama di corte, sua amante. Una donna così potente che riesce a ottenere – per il giovane libertino – la grazia dal sovrano. D’altra parte però il fratello dell’ucciso, in cerca di vendetta, ottiene l’appello. John law, perciò, viene arrestato di nuovo, riportato in carcere e, a quel punto, la dama non ha altra scelta che farlo esiliare. Dunque, John Law viene imbarcato in piena notte su un veliero che si sarebbe diretto verso le coste olandesi. Questo fu l’ultimo servigio prezioso della sua grande protettrice che John Law non vedrà mai più. Sull’elegante veliero, Law non si perde d’animo e conosce un importante banchiere di Amsterdam, Monsignor Mercus, che affascinato dall’intelligenza e dallo charme del giovane, all’arrivo ad Amsterdam, lo introduce nella buona società olandese. Quest’uomo diviene un padre per John Law; ma ciò non gli impedisce di diventare l’amante di sua moglie (Madame Mercus) e, attraverso le notizie riservate che viene a sapere da questa donna nei loro incontri amorosi, diventa presto un ricco finanziere. In quello stesso periodo, comincia ad organizzare diversi viaggi nelle città italiane dove vivono le grande famiglie dei banchieri, e comincia a studiare il sistema del credito su larga scala. E li si impadronisce dei sistemi Ed entra nei grandi segreti delle famiglie dei banchieri italiani come quella dei Medici a Firenze. Dopo questi anni di apprendistato nei quali Law studia e sperimenta a fondo le varie tecniche della finanza si da alla stesura della sua opera più famosa: “Money and Trade”, nella quale suggerisce tesi moderne su come dare occupazione ai cittadini, utilizzando il credito e su come accrescere la moneta in circolazione. Anche grazie a questo scritto importante John Law diventa uno dei più grandi uomini di Finanza e di banca che circolano in Europa.. Ma sul suo conto i giudizi sono molto discordi. Da una parte viene considerato generoso e, dall’altra, diabolico; da una parte ingenuo, dall’altra malvagio. E quindi è stato spesso osannato e vilipeso. E le sue opere sono state considerate o opera pionieristiche o addirittura opere del demonio. Vediamo quali sono queste idee innovative che Law lanciò nel dibattito dell’epoca. Law separò il valore nominale da quello reale della moneta. Law coniò per primo la “terra moneta”. Una moneta cioè garantita dalla terra, che, per definizione, non perde valore. Naturalmente, la storia della moneta è lunga e complessa. Mentre, al giorno d’oggi, il valore di una cartamoneta è tale solo perché stampato dalla BCE, ché le conferisce un valore detto “facciale”, e quindi questo biglietto non ha in sostanza nessun valore, tranne per il fatto che in qualsiasi negozio si entri con quel biglietto si può comprare merce corrispondente a quell’importo. All’epoca era tutto molto diverso. Quando John Law introduceva le sue teorie, il valore della moneta non era solo facciale, ma reale; e le monete venivano coniate con una quantità di metallo prezioso “pari” al suo valore. Per questo che all’epoca l’intuizione di Law fu geniale. Lui pensò: “Perché non separare le monete dal valore reale da quello nominale… e come farlo?” Presto detto: garantendo i possessori delle monete con qualcosa che avesse effettivamente quel valore. Il bene più solido e duraturo per l’epoca era, appunto, la “terra”. Queste sue idee, curiosamente, dopo aver conquistato il reggente di Francia, Filippo D’Orleans, verranno in parte seguite dai rivoluzionari francesi con l’emissione degli “Assignati”, delle promesse di pagamento dello Stato, che circolavano come monete garantite dalle terre del clero. Un’altra importante applicazione dunque dell’intuizione di Law. Purtroppo bisogna anticipare le conclusioni dicendo che le sue intuizioni, in entrambi i casi, ebbero un risultato finale disastroso. Ma veniamo ai rapporti tra John Law e Filippo d’Orleans. Il reggente di Francia, secondo gli storici, aveva conosciuto Law in una bisca clandestina dove entrambi erano habitué. Una notte nella casa di una nota maitresse parigina, Madame Fillont, la tra giovani ubriachi e vecchi ridicoli, il duca di Orleans sedette al tavolo da gioco con John Law e rimase affascinato dal modo di prevedere i risultati delle giocate che Law aveva messo a punto. D’altra parte, anche il duca Saint Simon che è uno dei grandi biografi di Law, ce lo descrive come “il tipo d’uomo che, pur senza mai barare, vinceva continuamente alle carte, per l’arte consumata nei suoi sistemi di gioco.” Fu così che, all’indomani della loro prima conoscenza in un bordello, Law fu ricevuto in udienza dal Duca d’Orleans e gli espose un progetto per la creazione di una banca che potesse emettere carta-moneta. Ma all’inizio questo tentativo di John Law non andò in porto. Dovranno passare ben otto anni perché il destino si compia. Perché Filippo D’Orleans diventi reggente di Francia e perché si rivolga a John Law per essere aiutato ad uscire da questo dissesto terribile delle sue finanze. Il sistema proposto di John Law al reggente prevedeva la creazione di una Banca di emissione che riducesse il debito pubblico e stimolasse l’attività commerciale e industriale, attraverso l’erogazione di credito mercantile. Una banca quindi che rilasciava banconote a chi chiedeva prestiti, garantiti proprio delle proprietà terriere nazionali. Un editto regio del 2 maggio 1716 concesse a John Law e a suo fratello il diritto di fondare una Banca di emissione. Nasceva la cosi la Banque Royale. Una cosa incredibile: uno straniero creava la Banca reale di Francia. Contemporaneamente, John Law ebbe un’altra idea geniale, a suo modo, fondare una compagnia coloniale, sul modello della compagnia delle Indie britannica. La corona francese pensò di poter sfruttare a questi fini una regione del Mississippi che fu ribattezzata dal nome del Re, Louisiana. Anche stavolta, John Law, un anno dopo, nel 1717, ottenne dal Re le lettere patenti, cioè una sorta di investitura per la costruzione della Compagnia dell’Occidente. Ma vediamo in cosa consisteva questa compagnia dell’Occidente…

In termini societari era molto moderna. Infatti anticipava la forma della Società per Azioni, proprio per far partecipare il maggior numero possibile di soci a questa impresa. I soci potevano pagare le azioni con i vecchi biglietti di stato, che ormai avevano pochissimo valore. In questo modo John Law aiutava la corona a sostenere la pessima moneta che circolava in Francia. Il denaro veniva raccolto con la vendita delle azioni e veniva immediatamente ceduto allo stato con l’interesse del 6%. In questo modo però la compagnia non disponeva di alcun capitale per condurre le proprie esplorazioni. In realtà era tutta una sorta di Bluff. Si arrivò ad una vera e propria messinscena. Pensate che a Parigi arrivò un enorme e bellissimo diamante (il più bello e il più perfetto, dopo il Gran Mogol) e la corte disse che arrivava dalle terre di Louisiana. In realtà, il reggente lo aveva comprato e lo aveva fatto esporre al Louvre proprio per attirare gli ignari investitori in questa impresa e per far acquistare più azioni della compagni d’occidente. La compiacenza con cui Flippo favorì le operazioni senza scrupoli di Law contribuì a rendere i suoi rapporti con il parlamento molto tesi. Infatti il parlamento, accusò il reggente favorire lo svilimento della moneta. Nel frattempo Law continuò ad andare dritto per la sua strada. La compagnia dell’occidente venne ribattezzata in compagni des ands. Si fece carico di tutto il debito pubblico, favorita anche dalla rapida ascesa delle azioni pensate che superarono le 13.00 lire tornesi). Pensate che erano state quotate a 400 lire ed erano arrivate a 13.000 lire nel giro di pochi mesi. Quindi Law aveva messo in atto una speculazione straordinaria. Ci sono grandi descrizioni e racconti della Parigi dell’epoca, in cui la compravendita delle azioni era fittissima e il baccano delle vendite era assordante, gli speculatori erano diventati frenetici. Vi erano alcune strade dove si svolgevano contrattazioni folli fino a tarda notte, erano sempre affollate da una bolgia di gente di ogni rango e tipo. Addirittura si racconta che c’erano alcune persone che affittavano il proprio dorso come scrittoi durante le contrattazioni. Quindi restavano curvi e immobili contro il muro per permettere ai signori di sottoscrivere le azioni. Insomma, Parigi, in quell’epoca, fu sconvolta da una vera e propria febbre speculativa.

Il gioco perverso della speculazione era partito. Un gioco che si ripeterà nel tempo molto volte, anche recentemente, con il grande boom della “new economy”. Vi ricorderete come al NASDAQ americano le azioni quotate sul mercato statunitense aumentavano di valore sempre di più allontanandosi, in maniera quasi inspiegabile, da ogni riferimento con la realtà. E poi sono crollate in maniera apparentemente inspiegabile e altrettanto frettolosa, e hanno spesso fatto infrangere i sogni di molti investitori contro un muro di debiti e di delusioni. Ecco, anche allora, a Parigi capitò qualcosa di simile. C’erano casi di totale impazzimento: gente che ipotecava tutte le sue terre e le sue proprietà per comprare azioni. Ci fu il caso di un cocchiere, divenuto anche lui milionario, che un giorno si presentò al suo padrone con due compari e gli disse: “Signore, io vi lascio. Se vi occorre un cocchiere al mio posto, eccone due di cui rispondo pienamente. Sceglietene uno, perché l’altro lo assumo io”.

Insomma, arricchimenti vertiginosi, grande euforia, ma anche grandi rischi. Rischi che cominciavano a diventare reali. Infatti, a Parigi cominciavano a girare voci insistenti che in Louisiana non vi era nulla di prezioso e quindi, pian piano, le azioni della compagnia cominciarono a scendere. Law ebbe idee incredibili pur di tenere alto il valore delle azioni. Addirittura, reclutò un migliaio di mendicanti, gli fornì badili e picconi, e li fece sfilare per le vie di Parigi, dicendo che erano i nuovi pionieri che si avviavano in Louisiana a lavorare nelle miniere di diamanti. Insomma, verità e menzogna e realtà e illusioni si erano oramai mescolati. Il re era plagiato da Law e arrivò addirittura a licenziare il parlamento a Pontois. Ma i francesi più oculati cominciarono a sentire puzza di bruciato ed a vendere precipitosamente le loro azioni. Il panico si diffuse in tutta Europa e a Parigi, in una fredda notte di dicembre, una folla inferocita assaltò la casa di John Law, distruggendola e dandole fuoco; e poi arrivò fin sotto il palazzo reale, agitando fiaccole e forconi contro il re, e dicendo che quella carta che riempiva le loro tasche ormai non serviva più a nulla. Il 24 dicembre del 1720, la banca di Law chiuse i battenti, dopo appena cinque anni dalla sua nascita. La compagnia delle Indie fallì miseramente e quella stessa notte, a bordo di una carrozza, mascherato in modo da non essere riconosciuto, John Law dovette fuggire da Parigi alla volta di Venezia. Il sogno di Law era finito. Il risveglio era stato improvviso e violento. In Francia Law aveva lasciato fortune spezzate, prezzi in diminuzione, commerci che languivano, ma soprattutto un’endemica diffidenza per le banche, i banchieri e le banconote. Si racconta che per le strade di Parigi, echeggiava una canzone che consigliava di usare le banconote di John Law come carta igienica.

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Tratto da: http://pierrelouis.wordpress.com/2011/11/22/john-law/

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