domenica 28 agosto 2011

“Toghe e forchette. La Giustizia secondo l’ordine forense”



Robin Hood “Toghe e forchette. La Giustizia secondo l’ordine forense”, Edizioni Littoria

pp. 218 Lit. 18.000 (per ordinarlo scrivete all’e-mail redazione@benito-mussolini.it)

Una realtà misconosciuta, quella dei consigli dell’ordine (che pur essendo organi di diritto amministrativo svolgenti funzioni pubbliche e di pubblico interesse) sempre più frequentemente si esprimono come autentici Tribunali Speciali intesi a stampellare il potere giudiziario ed a colpire gli avvocati “politically incorrects”: così scrive il prof. Paolo Signorelli sulla Rivista Giustizia Giusta nell’affrontare l’argomento di questo libro – tabù che ha trovato un editore coraggioso disposto a squarciare il velo omertoso che avviluppa le cupole mafiose dell’ordine forense.

Il libro affronta un argomento totalmente trascurato dagli osservatori del pianeta – Giustizia, il pianeta impazzito con cui tutti, volenti o nolenti, siamo costretti a convivere:

quello del carattere di Tribunale speciale dei consigli degli ordini forensi. Nessuno ha mai scritto un volume sull’argomento, sfidando gli strali di una delle più potenti consorterie mafiose del sistema, veri cani da guardia ringhiosi al servizio del potere mondialista. Un libro coraggioso, dunque. Un libro che in larga misura ripercorre le tappe di quel vero e proprio linciaggio tribale “democratico” subito dall’avv. Edoardo Longo, aggredito alle spalle dai suoi “colleghi” dell’ordine forense con micidiali sanzioni disciplinari.

Colpe? Nessuna, solo quella di… pensare e scrivere su periodici non allineati al potere internazionale di usurai senza volto né anima. Un linciaggio (oltre settecento fra intimazioni, convocazioni “disciplinari”, atti connessi. Trenta procedimenti disciplinari in un pugno di anni all’inizio della professione) che per dirla col prof. Signorelli, è una vicenda di “ordinaria repressione democratica” e che, pertanto, di “ordinario” non ha nulla. La democrazia è un regime di criminalità e di follia e la “democrazia forense” ne è una delle sue metastasi più ripugnanti. Siamo nel tempo in cui Giuda si congiunge con Caino, e questo libro testimonia quali trame repressive si celano dietro gli opulenti orpelli dei consigli forensi.

Tribunali speciali con licenza di uccidere. Il volume documenta con stile chiaro ed efficace il disgustoso mondo della “giustizia forense”: mondo di abusi, di prevaricazioni, di trame indecenti, di corruzione, di repressione del dissenso non omologato. Nel leggerlo, a chiunque, nel ripercorrere la vita dell’avv. Longo, prenderà il disgusto verso le istituzioni democratiche del mondo forense: vere e proprie “Stalle di Augia”, puteolente di guano e di arrogante prevaricazione antifascista, che attendono ancora un Ercole che le disinfesti radicalmente. Tutto quanto descritto avviene nei Palazzi di

Giustizia. Meditate: quando sentite pronunciare una sentenza in nome del popolo italiano”, pensate che, a pochi metri dal seggio giudiziario di quel giudice, si annidano i consigli degli ordini forensi, fucine di illegalità impunite e mandanti di ributtanti repressioni in nome della democrazia. Finché la giustizia non sarà in gradi di eliminare tali cellule cancerose, nessuna

sentenza sarà legittima. I Tribunali devono cominciare a fare pulizia in casa propria, per essere credibili di fronte al “popolo italiano”.

La prima parte del libro esamina questi fenomeni cancerosi della giustizia italiana. Larga parte del volume dà spazio alla vicenda dell’avv. Edoardo Longo, colpito dagli strali dell’ordine perché “difensore di nazisti” e pubblicista contro – corrente.

Nella seconda parte vengono pubblicati documenti esclusivi a riprova dei fatti repressivi agghiaccianti narrati: le Interpellanze al Parlamento del Senatore Antonio Serena e del Deputato Nicola Pasetto, i precisi commenti del prof. Signorelli dell’Associazione “Enzo Tortora”, gli articoli che hanno scatenato la “furia deontologica democratica” del Sublime Ente della Democrazia Forense, dichiarazioni testimoniali che confermano le trame dell’ordine forense per distruggere i dissidenti della destra non omologata e… un atto tipico delle “incolpazioni” disciplinari “democratiche”: un’accusa di ritardato pagamento di Lit. 12.000 per “interessi moratori sulla tassa di iscrizione all’albo del 1995”.

Accusa ridicola. Ma essa, unita ad altre dello stesso livello, è stata il pretesto per comminare all’avv. Longo una pena di nove mesi di sospensione disciplinare. Previa convocazione, per tali “orrendi crimini”, nell’aula della Corte d’Assise presso il Tribunale di Pordenone. Sì : la democrazia uccide. Non potendo usare i plotoni d’esecuzione come per il poeta Brasillach, oppure l’agguato alle spalle da parte di sbirri prezzolati come nel caso di Codreanu, ora uccide con le accuse deontologiche fasulle. Tanto, a giudicare il “colpevole” sono le stesse persone che istruiscono l’accusa. Questa è la giustizia garantista e democratica dei consigli dell’ordine. Se questa è giustizia…

L’ultima parte del libro è forse quella più impressionante: come spegleriane “idee senza parole”, l’autore elenca, una per una, con rari commenti, le settecento “notificazioni disciplinari” inferte all’avv. Longo dai suoi colleghi: una media di una notificazione ogni cinque giorni. Equivale ad un plotone di esecuzione.

Un calendario che equivale da solo ad un silenzioso ma ineludibile “J’accuse” verso la democrazia forense.

Il volume raccoglie anche un’intervista all’avv. Eric Delcroix, difensore del prof. Faurisson che ha subito anch’egli un violento linciaggio “deontologico” per aver pubblicato un libro contro le leggi liberticide e la “polizia del pensiero”.

L’introduzione al volume è del dott. Carlo Gariglio, dirigente del Movimento Fascismo e Libertà, testimonianza di una generazione che non si è arresa al perverso strapotere della democrazia e dei suoi linciaggi: da Piazzale Loreto e dai processi di Norimberga, la strada è la stessa e conduce anche lungo i cammini dei “processi deontologici”. In nome del popolo sovrano.

Maurizio Rossetti

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