Intervista sul Fascismo al Prof. Alberto B. Mariantoni
Ginevra, 5 agosto 2008, LXXV anniversario della posa della prima pietra della Città di Sabaudia. All’aeroporto della ridente cittadina svizzera, ci viene a prendere il Prof. Gr. Uff. Alberto B. Mariantoni. L’auto sfreccia per il lungolago e si ferma all’entrata di un parco. Pochi passi e siamo seduti in un accogliente salotto. Dalla finestra le montagne sembrano guardarci. La natura qui ammonisce l’uomo, lo sfida, gli indica la via: quella della lotta.
E’ l’occasione per rivolgere delle domande al Prof. Mariantoni, noto giornalista, uno dei massimi esperti del mondo arabo e mussulmano, sul Fascismo come “fenomenologia universale”.
Tempi in cui l’eclissi dei valori ha determinato un’inversione delle coscienze e la presunzione di elaborare “ideologie” alternative più o meno attinenti al Fascismo come “idea storica”. “Ideologie” che si tramutano, sempre più spesso, in progetti sconclusionati; in costituzione di “sette difensive” contro un mondo che, però, le ignora o, addirittura, in costituzione di soggetti demoliberali di ispirazione conservatrice, cioè antifascisti.
Sempre meno cultura, sempre più “birrerie” e “stadi di calcio”. Sempre meno politica – nella vera accezione del termine di “arte del governare” – sempre più sterili manifestazioni di infantilismo ideologico fine a se stesso.
Questa è l’Italia di oggi, questi sono gli italiani di oggi.
Siamo, quindi, volati a Ginevra, per sentire come la pensa un Uomo che della cultura nazionale italiana è sicuramente uno dei massimi esponenti. Un cultura nazionale come la intendeva Giovanni Gentile ma anche Giuseppe Bottai e con loro tanti altri italiani che seppero tramutare il pensiero in opere.
Oggi in Italia non vi sono più opere e… neanche pensiero.
Domanda di Lemmonio Boreo: Che cos’è, secondo Voi, il Fascismo: un’ideologia o una prassi?
Risposta di Mariantoni: Personalmente, ritengo sia una prassi, in quanto – come ho già avuto modo di sottolineare in altre occasioni – il Fascismo, prima di essere « ideologia », « dottrina » o compendio di semplici « programmi » politici, economici e sociali, è uno « stato d’animo », un « modo di essere », di « esistere » e di « agire », nonché un « metodo » ed uno « stile » di vita e di lavoro: una maniera positiva e dinamica, cioè, di intervenire o di procedere nel contesto della realtà, nonché una maniera volontaria ed energica di percepire, affrontare e risolvere le problematiche che esistono o tendono a scaturire ed a svilupparsi all’interno di una società.
D.: Il Fascismo a cui dovrebbero riferirsi coloro che si proclamano Fascisti, è quello che è storicamente esistito in Italia tra il 1919 ed il 1945, oppure quello che i Fascisti di oggi saranno in grado di realizzare, con le loro forze e nel contesto del nostro tempo, a partire dai principi e dai valori che furono enunciati in quel periodo storico?
R.: Personalmente, non credo sia possibile trasporre un periodo storico in un altro. E se anche fossimo in grado di farlo, otterremmo dei risultati che cozzerebbero vistosamente sia con le nostre idee che con la nostra volontà di vederle un giorno di nuovo realizzate. Se riuscissimo, infatti, a fare esattamente quello che il Fascismo storico fece nel suo tempo, saremmo costretti a porci fuori dalla dinamica della vita e della storia, ed a trasformarci in dei semplici « registi » di una statica e ridicola « commedia » o di una semplice « farsa ». Se riuscissimo a fare meglio, sminuiremmo irrimediabilmente il nostro mito fondatore. Se dovessimo fare peggio, contribuiremmo, noi stessi, a scavare la fossa alle nostre idee.
D.: E’ possibile definire il Fascismo con le categorie politiche di destra, di sinistra, di centro, di estrema destra o di estrema sinistra?
R.: Farlo, sarebbe una contraddizione in termini. Personalmente, invece, ritengo che il Fascismo sia un originale e dinamico tentativo di superamento delle idee e dei progetti degli ultimi 18 secoli, nonché delle astruse ed anacronistiche fratture politiche, economiche e sociali create artificialmente all’interno della società, dalle oligarchie di turno, per meglio dividere, sottomettere e dominare i « Popoli-Nazione » del mondo. Se accettiamo, invece, supinamente o volontariamente, di identificarci (o di farci etichettare) con una qualsiasi delle suddette classificazioni, non solo smentiamo il ruolo, il significato ed il senso delle Idee Fasciste, ma condanniamo inesorabilmente il Fascismo ad essere semplicemente e riduttivamente una delle tante fazioni antagoniste che esistono all’interno del sistema che ufficialmente pretendiamo combattere. In modo particolare, quando ci lasciamo andare a definire il Fascismo come un’idea o un progetto di destra o di estrema destra o di destra radicale o di destra sociale, ecc.. In questo caso, gli Antifascisti - senza dirlo, naturalmente - non possono che ringraziarci. Quel «fascismo», per loro, va benissimo. E’ completamente esorcizzato. E’ svuotato da ogni tipo di dinamica. E, quindi, facilmente recuperabile dai loro sistemi politici. Come gli esempi del MSI, del MSI-DN, di AN e dei gruppi che aderiscono o stanno per aderire al PDL ci dimostrano, quel «fascismo» a loro non fa paura. Anzi, è addirittura bene accetto, per la semplice ragione che – oltre a castrare definitivamente il Fascismo dalle sue principali attribuzioni dinamiche – permette al resto delle fazioni antifasciste di continuare a perpetuarsi nel tempo. Ecco perché, spesso, riferendomi a quel «fascismo», mi permetto di apostrofarlo con lo slogan: il «fascismo», come l’antifascismo voleva che fosse!
D.: Il Fascismo è una visione del mondo monolitica e dogmatica, oppure differenziata e pragmatica?
R. Sinceramente, considero che la visione del mondo che è espressa dal Fascismo (come d’altronde il suo nome e la sua simbologia lo indicano inequivocabilmente), sia differenziata e pragmatica: differenziata, come il pluriversum umano che intende rappresentare e governare; pragmatica, come le problematiche imponderabili della realtà a cui pretende dare un’adeguata e corrispondente soluzione. Se così non fosse, dovremmo semplicemente rassegnarci a rinnegare, anche noi, il significato ed il senso delle nostre idee e ad affermare - in coro con l’accecata ed unidimensionale « fauna democratica » - che gli uomini sono tutti uguali e che la realtà può benissimo adattarsi ai nostri schemi preconcetti!
D.: Che cos’è il Fascismo: un sistema o un metodo politico-economico-sociale-culturale?
R.: A mio avviso, è semplicemente un metodo. E questo, per tre ragioni:
1. nella sua dottrina, Il Fascismo di Mussolini non ha mai preteso cristallizzare gli acquisiti pro tempore della sua prassi quotidiana;
2. nei ventitré anni che fu al potere in Italia, non attese mai che la realtà si adattasse ai suoi schemi preconcetti, ma tentò pragmaticamente di dare una risposta adeguata e corrispondente a tutti quei problemi che, giorno per giorno, la realtà gli sottoponeva;
3. in altri termini, il Fascismo tentò di fare sempre, oggi, ciò che avrebbe potuto senz’altro rinviare a domani e, soprattutto, non cercò mai di anteporre nessuna legge e nessun principio a ciò che considerava l’interesse generale della Nazione.
D. : Il Fascismo, secondo Voi, è popolare o aristocratico?
R.: Onestamente, ritengo che sia profondamente popolare ed intensamente aristocratico. Popolare nella sua essenza, nelle sue radici e nelle sue finalità. Aristocratico nella sua prassi, nel suo estro e nella sua continua ricerca dell’elevazione umana e del primato morale. Popolare in tutto ciò che concerne la vita materiale e sociale dell’uomo ed aristocratico in tutto ciò che si riferisce alla sua intelligenza ed alla sua spiritualità. Popolare nei valori ed aristocratico nei principi. Principi e valori di un’unica essenza che ricerca incessantemente l’armonia ed un più giusto equilibrio tra l’anima, il corpo e l’intelletto degli uomini.
D.: Il Fascismo, è confessionale o anticonfessionale?
R.: Secondo me, né l’uno né l’altro. Come ebbe a sottolineare lo stesso Mussolini « Noi - disse - rispettiamo il Dio degli asceti, dei santi, degli eroi ed anche il Dio così come è visto e pregato dal cuore ingenuo e primitivo delle genti » ( Enciclopedia italiana, 1935, alla voce “Fascismo”, pag. 851.)
Confessionalizzare direttamente o indirettamente il Fascismo (sia in senso « cattolico », sia in senso «cristiano» sia in senso « musulmano », sia in senso « pagano », sia in senso «agnostico», ecc.), significherebbe ridurre il Fascismo a semplice «vettore» o a banale «supporto» di una qualunque religione, oppure attribuirgli o concedergli una «stampella» di cui, non mi sembra che abbia mai avuto bisogno.
D.: Il Fascismo, è classista o interclassista?
R.: A mio avviso, è esclusivamente interclassista. Alla « lotta di classe » e al sistema delle « caste separate», il Fascismo riuscì infatti ad opporre ed affermare il concetto di co-interesse pubblico e privato, nonché quello di collaborazione, volente o nolente, tra tutte le forze vive della Nazione. Come sottolinea Enzo Erra, il regime fascista « si propose di sostituire le categorie alle classi come protagoniste dell’evoluzione sociale; di trasferire all’interno di ogni categoria - i rapporti fra datori di lavoro e lavoratori dal piano della forza a quello della legge; di attribuire alle categorie, integrandole nel parlamento, la responsabilità di formulare la legge stessa e di tracciare le linee dello sviluppo economico » (« Le radici del Fascismo », Settimo Sigillo, 1995, pag. 51).
D.: Il Fascismo, è razzista o antirazzista?
R.: Secondo il mio modesto punto di vista, parlare di «razzismo» o di «antirazzismo», da un ottica prettamente fascista, è soltanto un non senso.
Il Fascismo, infatti, parla di «stirpe»: una nozione, quest’ultima, che non ha niente a che vedere, né con il concetto di «razza» (inteso in senso biologico o antropologico), né con l’idea di «melting pot» o di «miscuglio etnico-culturale», intesa nel senso di « brulicanti cocktail » di popolazioni di origine e di cultura diversa che vivono all’interno dello stesso habitat e che sono, quasi sempre, contraddittori ed antagonisti ed, in ogni caso, origine e causa primaria di patenti o latenti conflittualità multirazziali e multiculturali. Dunque, multirazziste.
La «stirpe», per il Fascismo è una nozione strettamente politica. Una nozione, cioè, che tende a circoscrivere, esplicitare e mettere in luce le qualità, le caratteristiche e le prerogative del «Popolo-Nazione» al quale si riferisce e nel quale si identifica.
In quest’ottica, il Fascismo concepisce i diversi Popoli o le diverse Nazioni del mondo, non come degli «Stati-Nazione», ma come dei «Popoli-Nazione». Dei Popoli unici, originali, irripetibili e complementari. Dei Popoli, cioè, che - qualunque sia la loro origine, il loro posizionamento territoriale o il tipo di Stato che li rappresenta e/o li amministra – non possono prescindere dall’avere in comune alcuni elementi essenziali di aggregazione civile e politica, come la lingua, la cultura, l’origine etnica o storica, i costumi, le tradizioni.
D.: Il Fascismo, è nazionalista o internazionalista?
R.: Schiettamente, ritengo che sia «nazionalista», ma non nel senso che comunemente o borghesemente viene interpretata questa parola.
Se per «nazionalismo», infatti, intendiamo la difesa ad oltranza dei principi e dei valori che emanano dal concetto francese di «Stato-Nazione» o «Etat-Nation» (quello, cioè, che pretende che - avendo la forza e l’autorità per farlo - basta tirare delle linee di frontiera su di una carta geografica, per determinare la nazionalità dei cittadini di un paese) o da quello britannico di «Dominion» (figlio naturale del Mercantilismo, questo concetto è molto simile a quello di «Etat-Nation», in quanto, trasfigurando l’antica nozione latina di «Imperium» ed integrandogli quella di «possesso fisico dei popoli e dei territori», tende a massificare le differenze umane e ad annullare giuridicamente la varietà delle diverse popolazioni che sono presenti all’interno del suo habitat, per conglobarle uniformemente o gerarchicamente all’interno di un’unica ed astratta entità politico-amministrativa), il Fascismo è inequivocabilmente a-nazionalista o anti-nazionalista.
Se per «nazionalismo», invece, intendiamo la difesa ad oltranza dei principi e dei valori che emanano dal concetto di «Popolo-Nazione» (un « popolo », cioè, che non solo ha il diritto di essere, di esistere e di agire, nonché di reclamare e di ottenere la sua libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare, ma ugualmente quello di potersi liberamente organizzare come «Stato» o come «Imperium»), allora il Fascismo è sicuramente e visceralmente nazionalista. Potrei addirittura aggiungere che è «nazionalista» in senso «universalista», in quanto riconosce il diritto che reclama per il suo «Popolo-Nazione», alla totalità degli altri «Popoli-Nazione» del mondo.
D.: Un’ultima domanda. Oggi, a 63 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale, Voi considerate che l’Ideale Fascista sia o possa essere ancora attuale?
R.: Certamente sì! Non dimentichi, infatti, come ho già detto, che il Fascismo è innanzitutto uno « stato d’animo », un « modo di essere », di « esistere », di « agire ». Ed è, soprattutto, un « metodo » ed uno « stile » di vita e di lavoro : un maniera positiva e dinamica, cioè, di procedere all’interno della realtà, nonché una maniera volontaria ed energica di percepire, affrontare e risolvere le problematiche all’interno della società.
Non dimentichi, inoltre, che l’ideale fascista è l’espressione della società del « fare » che si oppone con tutte le sue forze alla società del « dire » ; è la manifestazione della società del « realizzare » che aborrisce e contraddice la società del « promettere » ; è la sintesi della società dell’ « essere » che avversa e schernisce la società del « sembrare » o quella del semplice « apparire ».
Non dimentichi, in fine, che l’elemento chiave del suo bagaglio esistenziale e politico, è semplicemente la Storia…
La Storia, per il Fascismo, è veramente la « Magistra vitae » dei Latini o dei Romani: la « Maestra », cioè, di ogni possibile insegnamento politico, economico, sociale, militare, religioso, civile e morale.
Il « ieri », per il Fascismo, non è mai una fredda ed inanimata collezione di avvenimenti, di fatti o di gesta che non hanno nessuna influenza o impatto sul presente o sull’avvenire; né tanto meno, una mera e distaccata constatazione di eventi fatalistici che escludono a priori qualunque volontà o iniziativa da parte dell’uomo; ma, al contrario, un elemento dinamico. L’elemento dinamico per eccellenza che permette all’uomo, nella piena coscienza del suo essere e del suo possibile divenire, di attuare o realizzare un migliore presente ed un più originale futuro, traendo ogni giorno adeguato precetto dagli errori del passato ed irresistibile sprone dagli antichi successi o trionfi di coloro che l’hanno preceduto.
Considerando la Storia come l’inesauribile fonte d’ispirazione del suo sistema d’idee, come la principale pietra di paragone del suo essere e come l’inarrestabile propulsore del suo divenire, è inevitabile, quindi, che l’ideale « Fascista » sia praticamente sempre valido ed attuabile. Sgorgato dalla Storia ed avendo sistematicamente agito nella Storia e per la Storia, l’ideale Fascista può benissimo adattarsi, mutatis mutandis, alle diverse circostanze della vita ed integrare il contesto di qualunque Storia.
D.: Potrebbe precisare meglio il Suo pensiero, in proposito?
R.: E’ semplice. L’Ideale Fascista non può mai invecchiare, né passare di moda, né perdere la sua efficacia, per la semplice ragione che è la Storia che va verso la Storia. E’ la dinamica della vita che si proietta verso la vita. E’ il senso dell’ordine che crea e rinnova ogni tipo e specie di ordine.
Esso, inoltre, resta invariabilmente applicabile, poiché è il dovere che restituisce importanza e virtù al diritto; la disciplina che rende tangibile ed usufruibile il compendio di qualsiasi libertà; la gerarchia che esalta, organizza e premia i giusti meriti e le reali competenze.
Resta altresì fresco ed operante, poiché è la giustizia che ristabilisce il valore di ogni equità e di ogni giustizia terrena; la solidarietà che partorisce altruismo, abnegazione e cameratismo; la collaborazione che produce pace sociale e rimette vigore, sostanza e dinamicità all’unità della famiglia, della società e dello Stato.
Resta ugualmente attuale e futuristico, poiché è il coraggio che raggiunge sistematicamente ogni meta; la potenza del volere che traduce nel concreto le giuste aspirazioni ed i desideri morali dello spirito; l’incoercibile forza della speranza che infrange e fa svanire nel nulla le rinunce o le astensioni di ogni possibile viltà o debolezza.
E’, in fine, eternamente valido, poiché è sinonimo di fedeltà, di lealtà e di onestà. Sinonimo di puntualità, di precisione e di correttezza. Sinonimo di senso dell’onore, di fermezza nella parola data e d’estrema dedizione ai granitici ed imperituri principi del ben vivere all’interno della stessa società.
In altre parole, l’ideale Fascista è fede e ragione, passione e buon senso. Fede irremovibile che travalica spiritualmente ogni intendimento umano e semplice ragione che riconduce i sogni al senso della loro effettiva e possibile realizzazione. Passione irrefrenabile che sconfina idealmente al di là del mondo del sensibile e quieto buon senso che assicura l’attuazione costante di ciò che nella sua essenza è praticamente reputato necessario o indispensabile.
Diciamocelo francamente: un’ideale che parla d’Identità, d’Indipendenza, d’Autodeterminazione e di Sovranità Nazionale….; che sogna di Spiritualità e di Civiltà …; che vorrebbe un mondo fatto di Capacità, di Competenze e di Responsabilità…; che è per una Giustizia al di sopra delle parti…; che propugna l’Economia Partecipativa e l’inserimento delle Categorie nella Direzione del Paese…; che è per la Solidarietà e per la Gerarchia dei Valori…; che si batte per l’Alternativa Corporativa, per una Società Organica e Differenziata, per la Socializzazione delle imprese e per lo Stato Nazionale del Lavoro…; che crede nell’Onore, nella Fedeltà, nell’Onestà, nel Senso del Dovere e nella Parola data… che venera gli Eroi, esalta gli Artisti, palpita per i Poeti e s’inchina davanti al Sapere degli Studiosi ed alla Genialità degli Inventori… che vuole il rispetto della Personalità di ognuno, sostiene la Famiglia, rispetta la Fede di tutti, riconosce la Proprietà, favorisce ed incoraggia l’Iniziativa privata (purché non contrasti con l’interesse generale della società), esige la partecipazione delle Maestranze alla direzione delle aziende, pretende la ripartizione degli utili nelle imprese, desidera e richiede che la terra vada a chi la lavora ed a chi la sa coltivare e far fruttare… potrà mai “invecchiare”, “passare di moda” o “scomparire”?
Io, non lo credo affatto. Anzi, sono profondamente convinto che l’Ideale Fascista (magari sotto altri nomi o altre forme…) rappresenti l’inevitabile avvenire, non solo per gli Italiani o per gli Europei ma, per l’intera Umanità!
Ormai si è fatto tardi. E’ tempo di tornare. Salutiamo il Prof. Mariantoni e lo ringraziamo per la sua ospitalità e per il tempo che ci ha voluto concedere. Promettiamo di tornarlo a trovare, anche se, in cuor nostro, speriamo di vederlo noi tornare in Italia a bacchettare sulle mani tanti illusi ex-rivoluzionari, oggi seduti sulle poltrone del potere a seguitare l’opera infame antinazionale che da giovani volevano combattere. A loro dedichiamo il nostro disprezzo. A tutti coloro “aspiranti portaborse” di questi rinnegati vada, invece, la nostra indifferenza.
Lemmonio Boreo
13 ottobre 2008
http://francocolombo.ilcannocchiale.it/2008/10/13/fratello_non_temere_noi_siamo.html
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