martedì 8 marzo 2011

LA SOCIALIZZAZIONE praticata NELL’ITALIA DEL DOPOGUERRA

ACTA” , il bollettino della Fondazione della R.S.I. – Istituto Storico, nel numero 66 del maggio-luglio 2008, ha molto opportumanemte ricordato il generoso tentativo di un gruppo di reduci della R.S.I. di dare vita ad aziende socializzate. Ad aziende, cioè, che si organizzassero seguendo i dettami del 12° punto dei “18 punti di Verona” e della conseguente legge sulla socializzazione delle imprese approvata dal governo della R.S.I.

Anche se si tratta di fatti avvenuti dopo la conclusione dell’avventura della R.S.I. (di cui si occupa questo sito) il loro collegamento con essa è così pieno ed evidente che è parso necessario non ignorarli anche in questa sede.

La storia è poco nota, per cui appare importante cercare di darle la maggiore divulgazione possibile. E’ quello che cercheremo di fare, modestamente, anche in questa sede, avvalendoci soprattutto della pubblicazione edita in pochissimi esemplari e non acquistabile dal titolo “ 4 settembre 1972 – Il C.I.S.E.S. –Centri Italiano di Sviluppo Economico Sociale – di Walter Jonna e Arturo Conti”, sia dei ricordi di chi quell’esperienza l’ha vissuta in prima persona..

LA STORIA

Il 4 settembre 1972 venne costituito in Roma, alla presenza di 62 soci azionisti, la Società per Azioni C.I.S.E.S. (Centro Italiano di Sviluppo Economico e Sociale). La finalità era quella di promuovere la costituzione e di sostenere l’attività di aziende socializzate. In esse doveva funzionare un Consiglio di Amministrazione del quale facevano parte, in misura paritetica, azionisti e lavoratori. Oltre a ciò gli utili dell’azienda dovevano essere equamente ripartiti fra i lavoratori e i portatori di capitale. Lo scorcio del 1972 e il 1973 furono dedicati alla messa a punto dei principi che avrebbero dovuto essere osservati nello svolgimento delle attività aziendali, al reperimento di capitale azionario (gli azionisti andavano crescendo di numero. Nel 1978 saranno 514), alla formulazione di progetti. Il 10 novembre 1973 si riunì a Firenze l’Assemblea dei soci e, sciolte le riserve formulate al momento della costituzione, nominò il Consiglio di Amministrazione (che rimase in carica fino al 31.12.1976) e deliberò di dare inizio all’attività. E, nel 1974, le prime aziende socializzate furono costituite.

Ma il CLN e i partiti antifascisti si scatenarono per creare le maggiori difficoltà possibili a tali aziende. E la magistratura (Luciano Violante del Tribunale Civile e Penale di Torino) cominciò ad indagare sulle presunte “trame nere”, ipotizzando collegamenti fra il C.I.S.E.S. e forze eversive di destra e ordinò perquisizioni nelle sedi del Centro e nelle abitazioni dei dirigenti, “idonee a provare rapporti fra la società C.I.S.E.S…..con il gruppo politico Ordine Nuovo”.

Oltre a ciò si ebbero atti arbitrari a danno delle società ed anche delle violenze intimidatrici. Tutto ciò creò notevoli difficoltà al normale funzionamento delle attività e alcuni amici non ebbero il coraggio di continuare. Tuttavia le attività delle aziende continuarono. Soltanto nel 1984 , a seguito di crescenti difficoltà causate e dalla carenza di una mentalità adeguata nelle maestranze, continuamente rese inquiete dalle vicende giudiziarie e sobillate dai sindacati confederali ferocemente ostili all’iniziativa, e da una gestione difettosa delle aziende (che in parte erano state acquistate a poco prezzo essendo aziende in crisi e richiedevano, quindi, eccezionali impegno e competenza per conseguire il risanamento), e dalla mai cessata persecuzione della magistratura di sinistra, fu decisa la liquidazione di tutte le aziende e delo stesso C.I.S.E.S. con la restituzione ai piccoli risparmiatori delle somme investite in quote di partecipazione.

NATURA E FINALITA’ DEL C.I.S.E.S.

Il C.I.S.E.S è, formalmente, una Società per Azioni ma lo spirito è “cooperativistico” in quanto i soci valgono più “per quello che sono che per quanto possiedono”. L’orientamento, infatti, è chiaramente ideologico e lo scopo, alla fin fine, è soprattutto quello di realizzare la socializzazione, così come era stata pensata e approvata durante la R.S.I. Provare, cioè, che è possibile superare la contrapposizione e le lotte usuranti fra lavoratori e datori di lavoro mediante una reale partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’azienda e all’equa ripartizione degli utili. Tutti i soci dovevano necessariamente condividere l’impostazione ideologica ispiratrice dell’iniziativa.

Il Consiglio di Amministrazione era costituito, in maggioranza, “dai rappresentanti dei settori di impegno professionale, dai coordinatori settoriali di zona e dai rappresentanti delle aziende”.

GLI UOMINI

Il 10 novembre 1973 l’Assemblea del C:I:S:E:S: nomina il Consiglio di Amministrazione:

Consiglieri di nomina dell’Assemblea : 1) Gaetano COMPARE

2) Arturo CONTI

3) Valerio DE SANCTIS

4) Paolo FALASCA

5) Alberto GATTONI

6) Walter JONNA

7) Carlo MASSEY

8) Costantino PANPHILI

9) Gaetano PELLEGRINI GIAMPIETRO

10) Paolo QUADRAROLI

11) Giuseppe SERMONTI

Consiglieri dei settori di impegno professionale:

1) Agricoltura, pesca, industria estrattiva Enrico SERMONTI

2) Industria di base e dei beni strumentali Giuseppe ROCCO

3) Industria dei beni di consumo durevoli Nedi GURGO

4) Industria dei beni di consumo Alfredo MANTICA

5) Industria edile e delle attività complementari Marcello CORELLI

6) Artigianato Giovanni ISOLA

7) Attività del commercio e della distribuzione Teresio SORDO

8) Attività del servizio pubblico e privato Giacomo ARATA

9) Attività del credito Mario VACCARO

10) Attività delle assicurazioni Alberto Pierella

11) Attività artistiche e professioni libere Lorenzo RIBOTTA

12) Attività consultive Mario NATALE

13) Attività scientifiche e didattiche Ugo SCARPI

14) Pubblico impiego Luigi FRALLICCIARDI

15) Pubblicistica ed informazione Ugo GIANNUZZI

16) Attività dello spettacolo e del turismo Franco CITTADINI

che il giorno successivo assegna le cariche sociali:

Presidente PAOLO QUADRAROLI

Vice Presidente COSTANTINO PAMPHILI

Amministratore Delegato GAETANO PELLEGRINI GIAMPIETRO

Segretario GIUSEPPE ROCCO

Vice Segretario ALBERTO PIERELLA

Sono poi stati chiamati a completare il Comitato esecutivo:

MARCELLO CORELLI

ALBERTO GATTONI

NEDI GURGO

WALTER JONNA

ALFREDO MANTICA

LORENZO RIBOTTA

E sono stati conferiti i seguenti specifici incarichi

Coordinamento attività aumento capitale sociale WALTER JONNA

Coordinamento settori NEDI GURGO

Coordinamento studi ALFREDO MANTICA

Coordinamento progetti GAETANO PELLEGRINI GIAMPIETRO

Coordinamento organizzativo GIUSEPPE ROCCO

LE ATTIVITA’

Dal 1974, quindi, il C.I.S.E.S. fece i primi investimenti e creò le prime aziende. Lo statuto tipo di queste aziende imponeva una gestione di tipo socializzato dove il Consiglio di Amministrazione era costituito per metà dai rappresentanti dei soci e per metà dai rappresentanti dei lavoratori e dove gli utili dovevano essere equamente ripartiti fra portatori di capitale e lavoratori.

Le aziende furono le seguenti:

1) C.I.S. AGER S.r.l. CENTRO ITALIANO SVILUPPO AGRICOLTURA – Costituita il 31.7.1974 con sede in Roma – Attività: Conduzione e gestione di aziende agricole comprese la consulenza e la direzione.

2) O.P. S.r.l. OFFICINE POMPEIANE - Costituita il 25.9.1975 con sede in Casagiove (Caserta) – Attività: Costruzioni, installazioni e riparazioni macchine, apparecchiature ed attrezzature elettriche e meccaniche.

3) P.L. S.r.l. LAVORAZIONE PLASTICA E LEGNO – Costituita il 25.3.1975 con sede a Brescia – Attività: Produzione artigianale in serie e commercio manufatti in genere con particolare riguardo ai manufatti in legno e in plastica.

4) C.I.S.ED. S.r.l. CENTRO ITALIANO DI SVILUPPO EDILIZIO – Costituita il 16.10.1974 con sede a Napoli - Attività: Studio, programmazione e gestione per lo sviluppo di programmi immobiliari, edilizi, urbanistici e tecnologici, la costruzione e la vendita nel campo immobiliare ecc.

5) C.I.S.A.C. S.r.l. CENTRO ITALIANO SVILUPPO ATTIVITA’ COMMERCIALI – Costituita il 24.7.1974 con sede a Milano - Attività: Commercio di beni di largo consumo, quali alimentari, articoli per la casa, ecc., l’importazione e la esportazione, nonché l’attività di intermediazione e di rappresentanza.

6) C.I.S.I.C. S.r.l. CENTRO ITALIANO SVILUPPO INDUSTRIALE COMMERCIALE – Costituita il 12.8.1974 con sede a Curti (CE) - Attività: L’esercizio di attività

commerciali ed industriali, la compra-vendita e la produzione di beni di qualunque genere e la loro commercializzazione, nonché le attività di intermediazione e rappresentanza.

7) C.I.S.C.A. S.r.l. CENTRO ITALIANO SERVIZI CONSULENZE AMMINISTRATIVE – Costituita il 11.11.1975 con sede a Caserta – Attività:

Organizzazioni contabili, impianti, tenuta, aggiornamento, riordinamento, ispezioni e revisioni di contabilità ordinaria, meccaniche ad impulsi elettrici

ed elettronici in aziende private e pubbliche, ecc.

8) AGRISERVICE S.r.l. – Costituita il 6.10.1975 con sede a Roma – Attività: Commercio di prodotti di consumo in genere ed agricoli in particolare.

Assunzione di rappresentanze.

9) C.I.S.I. S.r.l. CENTRO ITALIANO SVILUPPO INDUSTRIALE - Costituita il 14.9.1974 con sede a Bergamo. Attività: La conduzione e la

gestione di aziende industriali, la fornitura di servizi per aziende industriali, ecc.

10) CREDITO CASERTANO – Partecipazione del C.I.S.E.S. e dei suoi soci per il 56%

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Dal 1972 al 1984, dunque, questa incredibile realtà, il C.I.S.E.S. , per ben 12 anni era riuscita a sopravvivere a tutte le difficoltà e a tutte le persecuzioni che l’antifascismo aveva messo in atto per far fallire un’iniziativa che, se riuscita, avrebbe dimostrato coi fatti che, anche in regime cosiddetto democratico, l’innovativo sistema delle imprese socializzate poteva attuarsi e prosperare. Che avrebbe dimostrato coi fatti che avevamo ragione noi. Non può non colpire il fatto che alcune centinaia di persone, ex aderenti alla R.S.I., avessero deciso di investire i loro averi, rischiando in prima persona, per un motivo, sostanzialmente, ideologico. Non dimenticando che si trattava di persone appena uscite da una guerra perduta, molte dopo aver fatto la dura esperienza dei campi di concentramento, con tutte le conseguenze negative che questo aveva comportato per tutti anche sul piano personale ed economico. Eppure rischiarono i loro averi, come avevano rischiato la loro vita per difendere l’Onore d’Italia. Generosamente, senza timore.

Era, in fondo, un modo per continuare a combattere la stessa battaglia, contro il capitalismo e contro il bolscevismo, perseguento quella “terza via” che Mussolini aveva indicato.

RICORDI DI UNO CHE L’HA VISSUTA

Sembra interessante concludere con i ricordi di un camerata, l’ex Sottotenente della Divisione “San Marco” Ulrico Guerrieri di Lucca, che insieme agli altri volle partecipare a questa avventura.

“”…….Nel corso degli anni dopo il primo incontro dei reduci della R.S.I. avvenuto a Firenze e che fu una vera rimpatriata, ne seguirono molti altri, dando così a tutti noi, la possibilità di riallacciare vecchie amicizie e farne delle nuove. Non sto a fare nomi, faticherei a trovarne ancora qualcuno in vita, perchè quelli che nell'ultimo decennio e aggiungo per fortuna, ancor oggi partecipano a questi incontri, a voler essere generoso, ben pochi li ricordo presenti a quei tempi. Lo dico per correttezza di cronaca, ma non parlo ovviamente dei giovani. Comunque sia al nostro gruppetto Lucchese si era aggiunto il piemontese e amico Teresio Sordo che era stato con noi alla scuola di Rivoli Torinese, il quale a sua volta mi presentò, ecco il punto, Pellegrini Junior Giampietro Gaetano figlio di Giampietro Domenico " (sottosegretario e poi ministro delle finanze durante il periodo della repubblica di Salò; fu anche un importante funzionario della corporazione della Previdenza e del Credito.)" e che sapevo essere uno degli artefici durante la Repubblica Sociale Italiana. di quella che venne chiamata "La Carta di Verona".

Fu da questa conoscenza che in seguito, da un gruppo di noi maturò l'interesse all'attuazione del "Dodicesimo" dei quindici articoli di cui era composta. Fummo talmente convinti della sua fattibilità, che la ritenemmo una affascinante avventura da cavalcare, lasciandoci gioiosamente coinvolgere.

Ritengo che il fatto di essere figlio di uno degli artefici della sua compilazione, sia stato un motivo, se non il pricipale a spingere Pellegrini junior, a porre la prima pietra, si era nel settembre del 1972, costituendo una S.P.A. denominata C:I:S:E;S. (Centro Italiano di Sviluppo Economico e Sociale) della quale ne fu l'animature, il coordinatore, un finanziatore e un attivissimo ricercatore di azionisti. Ritengo doveroso dargli il giusto merito e anche se successivamente, non furono tutte rose e fiori, anche se, per quanto mi riguardava, all'epoca si comportò da buon amico.

La maggioranza dei soci azionisti avevano contribuito con cifre sopportabili secondo le possibilità economiche di ognuno e solo alcuni che poi fecero parte del consiglio della SPA si impegnarono con cifre più importanti. Alla conduttura delle attività, ovviamente retribuite, c'erano le persone più vicine a Pellegtrini junior. Altra considerazione da fare è che una parte dei soci che avevano aderito a questa iniziativa, ritenevano o quanto meno speravano che una volta avviata positivamente questa esperienza, quanto meno di rientrare del loro capitale, mentre altri, pur credendo fermamente alla bontà dell'iniziativa, realisticamente davano per scontato, di non vedere più una lira, come effettivamente avvenne almeno per buona parte; comunque per tutti era un modo oserei dire un pretesto, per mantenere sempre vivo il ricordo di quel periodo che va dall' 8 Settembre 1943 al 25 Luglio 1945 nel quale furono parte integrante e che nel bene o nel male ne scrissero la storia.

Ci tengo a rimarcare che la CISES nello svolgere le varie attività che si era prefissato, dava ai suoi dipendenti la possibilità di esserne parte integrante e che se ci fossero stati, avrebbero pure loro partecipato agli utili dell'azienda.

Per quanto possa ricordare la prima o comunque una delle prime operazioni fatte dalla SPA fu l'acquisto di un terreno collinare vicino al paese di Rassina nella provincia di Arezzo. Praticamente era una mezza collina al cui interno c'erano i resti di un monastero Francescano del mille e cento. Su questo terreno ci fu costruito un capannone di dimensioni notevoli che in seguito ospitò un allevamento di Tacchini. Ovviamente ci furono inseriti gli accorgimenti del caso atti allo scopo cui era stato destinato, con annessi e connessi. La conduzione di questo allevamento fu affidata ad un certo Sapienza. Nel breve assunse dimensioni di notevole importanza, ma purtroppo accadde l' imprevisto: improvvisa sopraggiunse una epidemia che decimò gli animali. Furono fatti tutti i tentativi possibili, ma onde evitare il peggio non ci fu altra alternativa che cessare l'attività.

Dopo, ritengo anche per mettere a frutto il capitale immobiliare, fu deciso, sfruttando quanto restava del vecchio monastero che era vicino al paese di Rassina, di fare un progetto urbanistico che comprendeva un certo numero di appartamenti e il responsabile di questo ultimo lavoro, si chiamava Natale. Per la sua realizzazione la CISES costituì la Immobiliare Agricola Valletonda S.R.L. Praticamente tutti gli appartamenti furono acquistati da soci e camerati e ricondo che quando ebbi l'opportunità di andarci, ne fui entusiasta a tal punto che quando chiesi se c'era rimasto ancora in vendita qualcosa la risposta fu negativa. Mi contentai di prendere come ricordo alcuni sassi particolari che ancora conservo. Ricordo lo spirito che ancora era palpabile di chi ne prese il possesso e fu una bella realtà: una comunità di ex reduci della R.S.I.

Nel dicembre del 1984 furono materialmente consegnate ad ogni socio varie quote ognuna delle quali aveva un valore nominale di 800.000 delle vecchie lire in base ai versamenti di vari importi sempre in vecchie lire precedentemente effettuati.

Sono costretto a non addentrarmi nei particolari di queste due attività e pertanto non posso dare un giudizio critico sulla loro conduttura. Non ne avrei gli elementi indispensabili.

Comunque non dimentichiamo, come del resto è stato ampiamenete documentato sull'articolo di ACTA che qualsiasi iniziativa pur piccola che bene o male fosse stata presa dalla CISES, non solo era mal vista, ma veniva boicottata con ogni mezzo.

Poco dopo fece seguito una nuova iniziativa: la costituzione di una piccola banca ubicata nel centro storico di Caserta.

In realtà era quello che comunemente viene chiamato sportello bancario ma non per questo meno importante. Rispetto alle precedenti iniziative aveva una visibilità molto superiore e non poteva essere ignorato ed a maggior ragione mal sopportato. Fu inserito come direttore un brasiliano un uomo di fiducia di Pellegrini iunior prelevato da una azienda che aveva in Brasile perchè va ricordato che alla fine della guerra suo padre, per sfuggire a prigionia, processi o a qualcosa di peggio, si era rifugiato e sistemato con tutta la famiglia in quella nazione.

Ricordo le comunicazioni che periodicamente arrivavano, rendiconto ecc. e pareva che tutto dovesse procedere al meglio. Mi pare di ricordare che questa esperienza ebbe la durata di circa due anni e fu Felice, cosi si chiamava, socio in affari di Teresio, maggior azionista uomo esperto e capace, che ad un certo momento si rese conto che qualche cosa non funzionava come avrebbe dovuto. Non ci pensò su due volte ed essendo nel frattento capitato un ipotetico acquirente, si fece forte della sua maggioranza nell'assemblea e gli vendette la banca per contanti, dando cosi la possibilità alla maggior parte dei soci, quelli più esposti, a rientrare in possesso del capitale che avevano in vestito in quella operazoione.

Fu proprio in quel periodo che Pellegrini rientrato da uno dei suoi soliti viaggi dal Brasile, prospettò una nuova idea a suo dire molto interessante. Si era convinto, anche attraverso sondaggi che aveva fatto, che per l'attuazione della carta di Verona in quello stato avrebbe trovato un terreno fertile e cosi proponeva una nuova società e dato che riteneva utile effettuare l'atto costitutivo da un notaio di Chiasso e ovviamente sarebbe stato recessario per chi era interessato a parteciparvi, di andare in Svizzera.

Detto fatto, ma da allora si perse ogni traccia sia di Pellegrini che dei soldi e nessuno lo ha più visto sia in Italia che altrove. Come si usa dire, era sparito. Qualcuno lo sta cercando ancora, naturalmente senza esito. Solo nel 1988, quando fu possibile la vendita della proprietà della "S.R.L. Agricola Valletonda" che i soci della stessa poterono rientrare parzialmente in possesso di quanto avevano in precedenza sborsato.

Io mi sono limitato a descrivere le fasi di alcune attività che la CISES intraprese in modo sintetico e sommario, non avendo la conoscenza del dettaglio di ogni singola iniziativa e ovviamente ognuno leggendo .quel poco che ho scritto, può farsi un idea e valutare se fosse stata un esperienza meritevole o meno di essere vissuta. Per quanto altro, mi riferisco ai risultati pratici, sarebbe stato utile conoscere la capacità operativa delle singole persone addette alla loro conduttura.

Pensando alle ripercussioni politiche che ci furono sarei propenso a credere, che l'assalto all'arma bianca che ne seguì contro i fautori di questa impresa che ebbe la durata di un certo numero di anni, con tutte le ripercussioni negative che ne seguirono, certamente non passò inosservata; si può tranquillamente affermare he sin dal suo nascere si cercò con ogni mezzo di mettere i bastoni tra le ruote e ostacolare il suo già di per se difficile cammino. Basti pensare cosa fecero le autorità dell'epoca, almeno con i soci più in vista, senza dubbio anche impaurite dal grosso risultato che in quel periodo Almirante aveva avuto alle elezioni del 1972 e ritengo avendo pure un occhio di riguardo alle successive elezioni a ridosso e fatte nel 1974, se non proprio annullarlo, quanto meno contenerlo.

Ci fu volutamente una campagna denigratoria che prese a pretesto questa iniziativa e usando la stampa come cassa di risonanza, fece molto chiasso.

Fu addirittura paventato un nuovo pericolo fascista, dato che certi individui avevano avuto la spregiudicatezza di mettere in atto la "Carta di Verona". Il burrattinaio correva voce fosse il ministro Taviani, che a sua volta avrebbe dato l'incarico ad un personaggio del Piemonte del quale non faccio il nome perchè è facile intuirlo, che non ebbe scrupolo alcuno colpendo con mano pesante in modo indiscriminato, cercando di allarmare l'opinione pubblica, mettendo alla berlina personaggi scelti tra quelli che potevano avere una certa risonanza e fu un lavoro cosi ben fatto che all'epoca si pensò il premio ultimo per lui fosse stata la poltrona a Montecitorio. Ovviamente non mancarono per alcuni l'arresto per altri gli avvisi di garanzia, altri ancora gli interrogatori, le perquisizioni nelle abitazioni nel loro studi e nelle loro aziende e su tutti fu messo in bella evidenda la loro precedente appartenenza e militanza nella Repubblica Sociale Italiana. I più fortunati incluso il sottoscritto,furono invitati a presentarsi in questura e sottoposti ad un interrogatorio che per quanto ricordo fu più di circostanza che di intensità; praticamente si risolse a poco più di una formalità, almeno rispetto ad altri che avevo subito negli anni precedenti…….””

http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/

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