CHIESA CATTOLICA E R.S.I.
Il venerdì 5 novembre 1943, alle ore 20:10, un aeroplano sganciò quattro bombe sul territorio del Vaticano. Venne colpito il laboratorio di mosaici, vennero sfiorati la Radio, il governatorato, il palazzo dei Tribunali (dove dimoravano i diplomatici) e quello dell'Arciprete. L'incursione fece notevoli danni ma nessuna vittima. Monsignor Tardini, Cardinale Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, il cui studio venne devastato dalle esplosioni, riuscì a salvarsi solo perché non era al posto di lavoro. L'episodio venne deplorato da tutte le parti e vennero aperte delle inchieste, ma la nazionalità non fu accertata. I sospetti furono subito indirizzati sui fascisti repubblicani. Nell'acrimonioso "Roma 1943" (1) Paolo Monelli registrò così le voci che circolarono allora:
"... il popolo capì subito che gli anglo-americani non c'entravano, e andò a gridarlo in piazza San Pietro al pontefice evocato alla finestra della biblioteca privata; e non c'entravano nemmeno i tedeschi stavolta; e si riseppe subito, tanto la cosa era stata fatta con goffaggine che l'apparecchio era italiano, era partito da Viterbo, era pilotato da un certo sergente Parmeggiani, e l'impresa era stata ordinata dai più fanatici del partito, forse Farinacci stesso."
Sembrava dunque che il ras di Cremona, dopo tante rabbiose accuse al Papa e alla Curia Romana, avesse trovato l'occasione per colpire il Vaticano. Come avesse fatto poi un gerarca di partito a ordinare un'operazione di quel genere all'Aviazione Nazionale Repubblicana, ancora in fase di organizzazione e dipendente operativamente dalla Luftflotte 2 germanica, era un bel mistero!
In verità il velivolo e il pilota erano americani, impegnati in una di quelle operazioni di false flag, in cui lo OSS, il predecessore della CIA, non era secondo a nessuno. L'informazione giunse qualche tempo dopo a monsignor Domenico Tardini da monsignor Walter Carroll, ecclesiastico statunitense addetto alla Segreteria di Stato. Questi riferì le notizie che gli aveva dato, con certezza, in via confidenziale un alto ufficiale americano, capo missione militare ad Algeri. Dalla cronologia delle missioni della USAAF, risulta che il 5 novembre 1943 vi furono azioni notturne della XII Forza Aerea Tattica su strade a Est di Atina (a Nord di Cassino) e a Nord di Roma. Le operazioni aeree dello OSS erano segrete, ma sfruttavano spesso la copertura di contemporanee attività disposte dai comandi dell'Aviazione dell'Esercito. Lo scopo della missione, nell'ipotesi più verosimile, sarebbe stato quello di provocare una reazione della Santa Sede contro la Germania. Il Papa invece tacque e definì l'episodio, nel discorso ai cardinali del 24 dicembre 1943 : "un sintomo difficilmente superabile del grado di sconvolgimento spirituale e di morale decadimento della coscienza, in cui alcuni animi traviati sono caduti".
Restò un episodio senza seguito, emblematico della temperie del momento. Va rilevato, a ogni buon conto, che del Vatican City Bombing si parlò a Londra, nel dibattito del 10 novembre 1943 alla Camera dei Comuni, come risulta dal volume delle trascrizioni 393 - ccl 1127-8. I deputati Driberg, Thomas e Hulbert chiesero al Segretario di Stato per l'Aviazione se poteva far chiarezza sulle dichiarazioni della propaganda nemica circa il bombardamento effettuato da aerei alleati sulla Città del Vaticano. Sir Archibald Sinclair, il Segretario di Stato, si limitò a ricordare agli interpellanti il testo del comunicato del 7 novembre dei Quartieri Generali Alleati in Algeri: "Mentre è manifestamente impossibile stabilire oltre ogni dubbio la caduta di bombe da aerei impegnati in operazioni notturne, l'accurata indagine sulle missioni condotte durante la notte tra il 5 e il 6 novembre indica che gli equipaggi si attennero alle precise istruzioni ricevute di non bombardare la Città del Vaticano." Concluse dicendo che non aveva nulla da aggiungere al comunicato. Alle rinnovate e insistenti richieste di chiarimento Sir Archibald Sinclair rispose laconicamente e definitivamente: "Io non penso di poter aggiungere altro alla versione del caso data dai Quartieri Generali del'Aviazione Alleata."
Intanto, il Vaticano, da sempre al centro di oscure attività, si stava trasformando in un affollato covo di spie. Una di quelle, la britannica Roxanne Pitt, avrebbe affidato anni dopo alle stampe i ricordi della sua attività di agente del SIS e del SOE in Italia (2). L'Abwehr germanico ebbe attivi Joseph Müller, Hans Hoster e Hans von Dohnanyi. Il SD ebbe Herbert Keller, Alfred von Kageneck e altri. Ogni rappresentanza diplomatica, in pratica, era stazione di servizi segreti. In Vaticano nella primavera del 1943 ci finì pure Galeazzo Ciano, che, dopo sette anni al Ministero degli Esteri, vi concluse, in modo alquanto opaco, la carriera diplomatica in veste di ambasciatore del Regno d'Italia.
Durante la guerra '39 - '45 in Vaticano si lavorò molto più del solito. Lavoravano tutti, ospiti di passaggio e padroni di casa. Nel 1995, scaduto il termine canonico di cinquan-t'anni, divennero accessibili i documenti raccolti presso la NARA (3) . Mancavano e mancano tuttora quelli trattenuti a vario titolo dal Pentagono, dalla CIA, dalla NSA e dal resto della pletora di organismi federali che hanno svolto qualche ruolo nella II Guerra Mondiale. Due bravi giornalisti italiani, Ennio Caretto e Bruno Marolo andarono a curiosare a College Park (MD) e trovarono tanto materiale da ricavarne un bel libro, che non ebbe la risonanza che meritava (4). Trovarono un rapporto dell' OSS dal titolo "Il nostro Agente in Vaticano". Riguardava Monsignor Giovanni Battista Montini, con il relativo elenco di referenze. Consigliere di Pio XII, amico di De Gasperi e Andreotti, dal '41 al '45 il futuro Papa fu pedina preziosa di Donovan, fondatore della CIA. Scrivono Caretto e Marolo: "Il Vaticano e in particolare Monsignor Montini, futuro Papa Paolo VI, ebbero un ruolo più importante nella" liberazione" dell' Italia e nella nascita della Repubblica cinquant' anni fa di quanto loro riconosciuto sino a ora. La Vatican connection fu fondamentale per l' America, che non soltanto se ne avvalse nel conflitto per sconfiggere i tedeschi, ma che individuò più tardi nella Chiesa l' unica struttura alternativa di potere, e garanzia di stabilità contro il fascismo e il comunismo, o se si vuole lo stalinismo. Roosevelt aveva sognato un New Deal per gli italiani, ma si rese conto di non poterlo edificare sul vuoto, e di dovere basare la democrazia su di un movimento di massa cattolico. I rapporti segreti tra la Santa Sede e l' America formano una chiave di lettura cruciale della nostra storia. Sono pieni di sorprese, prima tra tutte la funzione di Montini d'
Montini a parte, negli accoglienti ambienti del Vaticano operò anche Martin S. Quigley, un abile agente di OSS, incaricato di stabilire un contatto con l'Ambasciatore del Giappone, per sondaggi su possibili negoziati di resa. Fu aiutato da parecchi alti personaggi della gerarchia vaticana, tra cui Monsignor Alfredo Ottaviani, investito più tardi della porpora cardinalizia.
L'aria era cambiata molto in sedici anni, tanti ne erano trascorsi dall'11 febbraio 1929, quando Benito Mussolini, Capo del Governo di Vittorio Emanuele III, firmò i Patti Lateranensi, che presero il nome del palazzo di San Giovanni in Laterano in cui avvenne la firma. Indipendenza, sovranità e quattrini, una barca di quattrini! Settecentocinquanta milioni di lire in contanti e un miliardo in titoli di Stato al cinque per cento, al portatore.
Tanto per dare un'idea, 2.356 miliardi di lire del 2001, un miliardo e duecentoventi milioni di euri di oggi, fine 2008. Numeri ingannevoli, con tutto il rispetto dovuto alle tabelle di conversione basate sugli indici di rivalutazione. Un miliardo e settecentocinquanta milioni di lire del 1929 valevano molto, molto di più della corrispondente somma calcolata per conversione al valore odierno.
Venuto in possesso di una tale quantità di liquidi, si presentò per il Vaticano il problema di investirli proficuamente. A tale scopo, il 7 giugno 1929, papa Pio XI costituì l'Ammi-nistrazione Speciale della Santa Sede. A dirigere l'ente finanziario vaticano, venne chiama-to l'ingegner Bernardino Nogara, nipote dell'arcivescovo di Udine, Monsignor Giuseppe Nogara.
Bernardino Nogara era un personaggio non comune. Massone di grande prestigio, le sue relazioni lo portarono a ruoli politici di alto livello tanto che nel 1913 fu chiamato a far parte della Delegazione Italiana al Trattato di Ouchy (Losanna), che pose termine alla guerra libica tra Italia e Turchia. Nel 1914 in qualità di delegato italiano, entrò nel Consiglio di Amministrazione del Debito Pubblico Ottomano. Alla fine della prima guerra mondiale entrò nelle Commissioni Economiche e Finanziarie alle Conferenze che stipularono i trattati di pace con l'Austria, l'Ungheria, la Bulgaria e la Turchia. In seguito, dal 1924 al 1929, si trasferì a Berlino dove si occupò della gestione delle industrie nella Commissione Interalleata per l'applicazione del Piano Dawes per le riparazioni germani-che di guerra. Aveva relazioni con gli ambienti della politica e della finanza. Dal 1913 al 1935 fu consigliere della Società Commerciale d'Oriente (COMOR), una sorta di filiale della Banca Commerciale Italiana (BCI) in Turchia e nei Balcani. Inoltre ricoprì la carica di Amministratore Delegato della COMOR tra il 26 giugno 1916 e il 13 maggio 1922 insieme a Giuseppe Volpi fino al 1919 e a Pietro Fenoglio nel 1920.
Dal 1925 al 1945 Nogara divenne consigliere della Banca Commerciale Italiana e, grazie ai rapporti intrattenuti con esponenti del Comitato di Liberazione Nazionale di Roma, fu nominato vicepresidente della Banca il 28 giugno 1945. Quando, nel 1929, fu chiamato da Pio XI a dirigere l'Amministrazione Speciale della Santa Sede, carica che conservò per 25 anni, pose due condizioni: 1) Assoluta libertà di scelta negli investimenti, senza condizionamenti di natura religiosa o etica; 2) Assoluta libertà di scelta negli investimenti in ogni parte del mondo. (7) Nogara investì un terzo del denaro elargito dal Governo italia-no in lingotti d'oro, depositati presso Bullion Depositories di Zurigo e di Londra. Negli anni, un terzo delle plusvalenze realizzate negli investimenti azionari e obbligazionari e dei dividendi percepiti dalle società partecipate fu pure investito in lingotti d'oro, depo-sitati in Bullion Depositories negli Stati Uniti. Le iniziative di Nogara condussero l'Am-ministrazione Speciale della Santa Sede nei consigli di amministrazione di imprese molto importanti per l'economia italiana.
Tra le più note, Italgas, in cui entrò come consigliere di amministrazione l'avvocato Francesco Pacelli (fratello del futuro Pio XII); Banco di Roma, poi passato sotto il controllo dell'IRI e dichiarato nel 1937 “Banca di Interesse Nazionale”; Banco di Santo Spirito, irizzato nel 1935; Cassa di Risparmio di Roma; Società Generale Immobiliare (costruttrice del Watergate Complex di Washington [DC] famoso per lo scandalo che nel 1972 costrinse alle dimissioni il presidente Richard Nixon).
In queste ed altre società, i nomi ricorrenti, all'interno del consiglio di amministrazione, erano quelli dei principi Carlo, Marcantonio e Giulio Pacelli (nipoti del cardinale Segretario di Stato Eugenio).
Il 27 giugno 1942 Pio XII cambia nome ampliando la ragione sociale dell'Ammini-strazione speciale per le Opere di Religione che diventa ora Istituto per le Opere di Religione (IOR).
Il nuovo ente si configura come una vera banca dotata di un'autonoma personalità giuridica che oltre alla gestione dei beni della Santa Sede si occuperà di amministrare il denaro e le proprietà ceduti o affidati all'istituto stesso da persone fisiche o giuridiche per opere religiose e di carità cristiana. In questi compiti Nogara venne affiancato dal principe Massimo Spada (noto ai più per la collaborazione nelle imprese finanziarie di Michele Sindona).
A migliorare la situazione patrimoniale della Santa Sede pensò il Ministro delle Finanze del Governo Italiano, un altro massone di grande prestigio, Paolo Thaon di Revel che il 31 dicembre 1942 emise una circolare per esentarla dal pagamento delle imposte sui dividendi azionarî. Fra il 1929 e l'inizio del secondo conflitto mondiale, Nogara piazzo' i capitali vaticani, con i relativi "agenti" nei più vari settori dell'economia italiana, particolarmente in quelli dell’energia elettrica, delle comunicazioni telefoniche, del credito bancario, delle ferrovie locali, della produzione di macchine agricole, del cemento, delle fibre tessili sintetiche e, dulcis in fundo, degli armamenti e degli esplosivi bellici.
Furono rafforzati i legami con diverse banche. Già dai primi del Novecento i Rothschild di Londra e di Parigi trattavano con il Vaticano, ma con la gestione Nogara gli affari e i partner bancari aumentarono vertiginosamente: Credit Suisse, Hambros Bank, Morgan Guarantee Trust, The Bankers Trust di New York (di cui Nogara si serviva quando voleva comprare e vendere titoli a Wall Street), Chase Manhattan, Continental Illinois National Bank. Un susseguirsi di successi finanziari senza precedenti per la Chiesa cattolica.
Nogara assorbì un certo numero di imprese tessili quali la Società Italiana della Viscosa, la Supertessile, la Società Meridionale Industrie Tessili, la Cisaraion, e le conglobò in un’unica Società, che chiamò Cisa-Viscosa e che pose nelle mani del barone Francesco Maria Oddasso, uno dei più fidati ‘agenti’ del Vaticano. Dopo di che Nogara manovrò perché la giovane Società venisse assorbita dalla Snia-Viscosa, la più grande industria chimica italiana per le fibre tessili. Successivamente il Vaticano andò accrescendo le partecipazioni azionarie nella Snia-Viscosa fino ad assumerne il pieno controllo, come dimostra la nomina del barone Oddasso a vicepresidente.
"In tal modo Nogara penetrò nell’industria tessile. Fornito di molte frecce al suo arco, s’introdusse in modi analoghi ma diversi anche in altri settori dell’industria. Quest’uomo disinteressato . . . ha probabilmente dato all’economia italiana maggiore impulso di qualsiasi altro uomo d’affari . . . Benito Mussolini non riuscì a realizzare i suoi sogni imperiali, ma rese possibile al Vaticano e a Bernardino Nogara di fondare un dominio di altro genere". (8)
Quando, all'età di ottantotto anni, Bernardino Nogara morì a Milano nel 1958, il cardinale Francis Spellmann, Arcivescovo di New York, dichiarò alla stampa: "Dopo Gesù Cristo la cosa più grande che è capitata alla Chiesa cattolica è Bernardino Nogara".
É inutile chiedersi, a questo punto, quale fosse la natura dei motivi che guidavano i com-portamenti delle alte gerarchie del Vaticano e del mondo cattolico avversi alla Repubblica Sociale Italiana. I principî sociali della "Rerum Novarum" di Leone XIII erano rimasti vivi solo nelle intenzioni di chi stava dandosi da fare per dare corpo al partito popolare che sarebbe stato riproposto "dopo", nelle sembianze di "democrazia cristiana". La "Quadragesimo Anno", poi, con la vigorosa denuncia della perniciosità del moderno sistema bancario, era opportuno dimenticarla del tutto.
"Un potere illimitato e una dominazione economica dispotica si trovano concentrati in pochissime mani. Questo potere diviene particolarmente sfrenato quando sia esercitato da coloro che, controllando il denaro, amministrano il credito e ne decidono la concessione. Essi somministrano -per così dire- il sangue all'intero organismo economico e ne arrestano la circolazione quando loro convenga; tengono in pugno l'anima della produzione, in guisa che niuno osi respirare contro la loro volontà".
L'Enciclica era stata inviata ai vescovi il 15 maggio 1931, quando Papa Ratti, forse, non si era ancora reso del tutto consapevole delle dimensioni dell' Amministrazione Speciale della Santa Sede e degli interessi di banche e finanza che vi gravitavano intorno.
Come dall'alto di una rupe si vedono più pesci di quanti si possa scorgere dalla riva, così è per chi osserva gli avvenimenti lontani nel tempo. Dal groviglio dei fatti si stagliano via via più nette le linee forti del quadro e divengono leggibili i collegamenti tra i diversi punti che lo compongono.
Riaffiorano i ricordi della Chiesa delle catacombe, dei primi Papi, del Constitutum Constantini, del Decretum Gratiani, del filosofo Nicola Cusano, dell'umanista Lorenzo Valla, dei Papi del Rinascimento e della Controriforma, tanti ricordi. Per il periodo di cui stiamo scrivendo, Papa Pio XI, Achille Ratti, e Papa Pio XII, Eugenio Pacelli. Dal carattere e dalle vicende dei successori, Papa Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, Papa Paolo VI, Giovanni Battista Montini (l'agente di Bill Donovan), Papa Giovanni Paolo, Albino Luciani (il sant'uomo che voleva scacciare i mercanti dal tempio e che da quelli fu ucciso), Papa Giovanni Paolo II (il polacco fatto eleggere dalla CIA, noto per avere riempito gli stadî, svuotato le chiese, affollato il Paradiso di beati e di santi ed avere protetto filibustieri del calibro di Paul Marcinkus, Pellegrino de Strobel e Luigi Menini), Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger (l'estremo Defensor Fidei), è possibile trarre gli elementi per capire le metamorfiche evoluzioni nella storia della Chiesa di Roma. Chiariti certi fatti e le relative circostanze, è doveroso convenire che dal 1940 al 1945 l'atteggiamento del Vaticano verso il Fascismo e, limitatamente al periodo 1943-1945, verso la Repubblica Sociale Italiana, non sarebbe potuto essere diverso da quello che fu. "Mit brennender Sorge" (titolo in Tedesco, traducibile come "Con bruciante preoc-cupazione") è il nome della famosa enciclica di Papa Pio XI, pubblicata il 10 marzo 1937, inviata ai vescovi il 14 marzo e letta il 21 marzo (domenica delle palme), con cui la protesta per la politica nazionalsocialista verso i cattolici tedeschi delinea la posizione di antagonismo della Chiesa di Roma nei confronti del movimento di Hitler e, considerata l'intesa stipulata tra Germania e Italia il 24 ottobre 1936, verso il Fascismo. Occorre ricordare che nei giorni in cui fu pubblicata e diffusa l'Enciclica, i soldati italiani del Corpo Truppe Volontarie e i tedeschi della Legione Condor combattevano aspramente in Spagna a fianco delle truppe nazionali guidate dal generale Francisco Franco. Dell'intervento in aiuto dei Nacionales Benito Mussolini non si pentì mai. Adolf Hitler, invece, se ne rammaricò motivatamente. Negli appunti raccolti da Martin Bormann e recuperati da François Genaud, ritenuti il suo testamento politico, in data 10 febbraio 1945, Hitler dice:
"A volte mi sono domandato se non commettemmo un errore, nel 1940, non facendo entrare la Spagna nel conflitto. Sarebbe stato facilissimo riuscirvi, poiché la Spagna ardeva dal desiderio di seguire l'esempio dell'Italia e di divenire socia del Circolo dei Vincitori. Franco, naturalmente, aveva idee molto esagerate sul valore dell'intervento spagnolo. Ciononostante io credo che, malgrado il sabotaggio sistematico perpetrato dal gesuita suo cognato, (Serrano Suñer, allora ministro degli Esteri) egli avrebbe accettato di fare causa comune con noi a condizioni assai ragionevoli: la promessa di un piccolo brandello della Francia come offa al suo orgoglio e una grossa fetta dell'Algeria come bottino concreto, materiale. Ma poiché la Spagna non aveva in realtà alcun contributo tangibile da offrire, io pervenni alla conclusione che il suo diretto intervento non era desiderabile. È vero che esso ci avrebbe consentito di occupare Gibilterra. D'altro canto, l'entrata in guerra della Spagna avrebbe senza dubbio aggiunto molti chilometri alla linea costiera atlantica che noi saremmo stati costretti a difendere, da San Sebastiano a Cadice. Poi, v'era l'ulteriore possibilità di una ripresa della guerra civile, alimentata dagli inglesi. Ci saremmo così potuti trovare legati per il meglio o per il peggio a un regime per il quale io ho ora, se possibile, meno simpatia che mai, un regime di profittatori capitalisti, fantocci della cricca clericale! Non perdonerò mai a Franco di non aver riconciliato gli spagnoli una volta terminata la guerra civile, di aver dato l'ostracismo ai Falangisti, a cui la Spagna deve riconoscenza anche per l'aiuto da noi dato, e di aver trattato come banditi gli ex-avversari i quali erano ben lungi dall'essere tutti Rossi. Porre la metà di un Paese fuorilegge mentre una minoranza di saccheggiatori si arricchisce con la benedizione del clero, a spese degli altri, non è affatto una soluzione. Io sono certissimo che ben pochi dei cosiddetti Rossi, in Spagna, erano davvero comunisti. Fummo gravemente tratti in inganno, poiché se io avessi saputo qual era la vera situazione, non avrei mai consentito ai nostri aerei di bombardare e distruggere una popolazione affamata, reinsediando al contempo il clero spagnolo in tutti i suoi orribili privilegi."
Lo Stato della Città del Vaticano, adducendo motivazioni pretestuose, non riconobbe la RSI, ma va messo in risalto che i suoi ministri non mancarono mai di riscuotere alla scadenza di ogni mese la congrua concordataria di spettanza, che fu magnanimamente corrisposta anche nei casi di conclamata ostilità dei percettori.
A don Tullio Calcagno, generoso e disinteressato fondatore di Crociata Italica, settimanale nazionale dei Cattolici fedeli alla RSI, sospeso a divinis il 16 dicembre 1943 e scomunicato dal Vaticano il 24 marzo 1945, seviziato e ucciso da partigiani comunisti a Milano il 29 aprile 1945,(9) lo scrivente rivolge tutta la sua riconoscenza e il suo rispettoso affetto.
Rivolge un pensiero di riconoscenza agli ecclesiastici che militarono come cappellani nei reparti combattenti delle Forze Armate della RSI e subirono persecuzioni dai vincitori, pagando spesso con la vita. Un ringraziamento vada anche a quegli ecclesiastici che con spirito di orgogliosa fratellanza aiutarono chi scrive e molti suoi camerati, quando tutto e tutti erano contro di loro.
Note
(1) Paolo Monelli, "Roma 1943", Mondadori, Le Scie, Milano, 1948, ripubblicato negli
Oscar, 1979.
(2) Roxanne Pitt,"The Courage of Fear", Jarrolds, London, 1957 , e "Operation Double
Life", 1975, ripubblicati nel 1999 da Philip Ralph Johnston.
(3) U.S. National Archives and Records Administration (Amministrazione Nazionale degli
Archivi e delle Registrazioni degli Stati Uniti)
The U.S. National Archives and Records Administration 8601 Adelphi Road, College
Park, MD 20740-6001 Telephone: 1-86-NARA-NARA or 1-866-272-6272 ...
(4) Ennio Caretto - Bruno Marolo, "Made in Usa, le origini americane della Repubblica
Italiana", Rizzoli, Milano, 1996.
(5) Su richiesta della Santa Sede di riallacciare i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti,
Myron Taylor, industriale, diplomatico e massone d'alto rango, prestò servizio presso
il Vaticano come Rappresentante personale del Presidente Roosevelt. L'insolita
attribuzione era stata adottata dal Presidente degli S.U. per non irritare i laicisti e non
urtare la suscettibilità di molti esponenti del Congresso. L'indicazione del Taylor fu
data a Monsignor Montini dalla Principessa di Piemonte, consigliata dall'antifascista
prof. Umberto Zanotti-Bianco, noto esponente della massoneria.
(6) Consapevole o no, non è dato di sapere, Montini fu il tramite della consegna a OSS
di microfilm con le mappe delle installazioni militari e industriali nella prefettura
di Tokio, in seguito sottoposte a pesanti bombardamenti aerei.
(7) David Yallop, “In nome di Dio”, Pironti, Napoli, 1987.
(8) Nino Lo Bello, "L’oro del Vaticano", Edizioni del Borghese, Milano - Roma, 1971.
(9) A Piazzale Susa, con il tenente Carlo Borsani, cieco di guerra, Medaglia d'Oro V.M.
Bibliografia:
Richard A. Webster, "L'imperialismo industriale italiano 1908-1915" - Studio sul prefascismo , Einaudi, Torino, 1974.
Renzo De Felice, "La Santa Sede e il conflitto italo-etiopico nel diario di Bernardino Nogara", in "Storia contemporanea", a. VII, n. 4, dicembre 1977.
Benny Lai, "Finanze e finanzieri vaticani fra '800 e '900", Mondadori, Le Scie, Milano, 1979.
Ennio Caretto - Bruno Marolo, "Made in Usa, le origini americane della Repubblica
Italiana", Rizzoli, Milano, 1996.
Ferruccio Pinotti, "Poteri forti", RCS, Milano, 2005.
Ferruccio Pinotti, "Fratelli d'Italia", RCS, Milano, 2007.
Eric Frattini, "L'Entità", Fazi Editore, Roma, 2008.
Emilio Cavaterra, "L'occhio del Vaticano sull'Italia in guerra", Settimo Sigillo, Roma, 2008.
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