mercoledì 17 novembre 2010

I prigionieri tedeschi nei campi alleati dopo la seconda guerra mondiale



























Realizzato da Adriano Marini - Tratto dal libro "gli altri lager" di James Baque - Tutti i diritti e il copiright appartengono a James Bacque

Alla fine della seconda guerra mondiale, almeno 4 milioni di soldati tedeschi furono tenuti prigionieri in Europa, nei campi alleati. Senza protezioni dal freddo e dalla pioggia, con grande scarsità di cibo e acqua, i prigionieri vissero per molti mesi in condizioni terribili, la maggior parte di loro erano soldati che si erano arresi dopo l’8 maggio, ma insieme a loro c’erano anche molte donne, anziani e bambini. Si stima che al momento della loro liberazione ne erano deceduti circa 1 milione. Questo gigantesco crimine di guerra commesso dagli americani tra il 1945 e il 1947 è pressoché sconosciuto al mondo intero, le morti furono sempre negate dall’esercito americano, e furono catalogate come “altre perdite”.


“è un peccato che non abbiamo potuto ucciderne di più”
Eisenhower


PIANO MORGENTHAU


Nel settembre del 1944 a Quebec, il presidente americano Roosevelt insieme a Wiston Churchill approvava il piano proposto da Henry Morgenthau.
Era il piano per distruggere l’industria tedesca, causando così la morte di 20 milioni di persone, stando a quanto affermato dai due membri del gabinetto statunitense.
Stando alle affermazioni di uno degli aiutanti di campo maggiori di Morgenthau, Fred Smith, presente all’incontro in cui per la prima volta fu abbozzato il piano, l’uomo che aveva proposto il piano Morgenthau era Eisenhower stesso.
L’idea di Morgenthau era quella che la Germania doveva essere “pastoralizzata”, attraverso la distruzione delle sue industrie e delle sue miniere. La più avanzata delle nazioni industrializzate del mondo sarebbe stata trasformata in una enorme fattoria.
Ciò significava che soltanto il 60% del popolo tedesco avrebbe potuto mantenersi con i prodotti della terra, mentre il restante avrebbe dovuto morire.(1)
Al momento della sua attuazione, il piano Morgenthau fu però bloccato, messo da parte e addirittura negato, questa la versione ufficiale del governo americano, ma all’improvviso, nei campi alleati, i prigionieri tedeschi cominciarono a morire. Il 4 agosto un’ordine firmato Eisenhower li condannò tutti alla peggiore delle sorti “con effetto immediato tutti i membri delle forze tedesche tenuti in custodia americana, nella zona americana di occupazione della Germania, saranno considerati come forze nemiche disarmate e non godranno più dello status di prigionieri di guerra”.(2)
Non venne data alcuna spiegazione. Per i POW (prisoner of war) che ora venivano trattati come DEF (Disarmed Enemy Forces), la percentuali delle morti quadruplicò in poche settimane.(3)
Eisenhower aveva deplorato l’inutile difesa tedesca come uno spreco di vite umane. Ma i tedeschi morivano molto di più ora che si erano arresi, di quanto erano morti in guerra.
Nei campi americani e francesi morirono almeno dieci volte più tedeschi di quanti ne erano morti, dal giugno del 1941 all’aprile del 1945, nei combattimenti sul fronte occidentale d’Europa. (4)
La distruzione proposta da Morgenthau però, privava gli Stati Uniti del vantaggio di scorte locali a basso costo, e nello stesso tempo, spingeva i tedeschi affamati a pensare all’alternativa comunista.

CRISI DEI RIFORNIMENTI

La carta annonaria ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti per l’enorme campo di Bretzenheim, dimostra che i prigionieri tedeschi ricevevano tra le 600 e le 850 calorie al giorno.
“I prigionieri morivano di fame, nonostante ci fosse cibo impilato tutto intorno, nei magazzini del campo.” Dichiarò il capitano Lee Berwick del 424° reggimento di fanteria, a guardia del campo. (5) Il capitano non fu in grado di spiegare perché i prigionieri ricevessero soltanto dalle 600 alle 850 calorie al giorno, visto che in teoria questi prigionieri avevano lo status di prigionieri di guerra (POW), perciò si presumeva venissero trattati secondo la convenzione di Ginevra.
Il 4 maggio 1945, il dipartimento della guerra americano aveva inoltre proibito (6) tutta la posta per o dai prigionieri di guerra tedeschi in mano agli americani; quando il comitato internazionale della croce rossa (ICRC), in luglio (7), propose un piano per ristabilire la posta per i prigionieri, lo respinse. Alla croce rossa venne anche impedito di mandare viveri nei campi americani, come aveva fatto per i prigionieri alleati in Germania. Un’episodio significativo fu la spedizione, da parte della croce rossa, di due treni merci di viveri tratti dai magazzini svizzeri (8), uno a Mannheim e uno a Augsburg, nei settori americani, i treni dopo aver raggiunto le loro destinazioni furono rimandati indietro perché i magazzini americani erano già pieni. La carestia di generi alimentari post bellica era minima, negli Stati Uniti il surplus era così grande, che il generale americano Littlejohn poteva notare che “siamo stati invitati ad aumentare le nostra razioni e avvertiti che le nostre richieste saranno soddisfatte da fonti americane”.
Il cinismo con cui l’esercito americano trattava la croce rossa e il suo rappresentante, Pradervand, era reso evidente dai depositi militari in Europa che ancora contenevano 13'500'000 pacchi viveri ad alte proteine ricevuti in maggio dall’ICRC, e mai distribuiti. Il 17 novembre l’esercito stava ancora chiedendosi cosa farne (9). Ogni pacco conteneva in media 12'000 calorie, perciò c’era cibo sufficiente per dare 1000 calorie supplementari al giorno, per circa 8 mesi, a circa 700'000 tedeschi che stavano nel frattempo morendo di fame.
Oltre alla fame, ad uccidere i prigionieri era la mancanza di un riparo, per tutta l’estate l’esercito ebbe in magazzino 58'000 tende sequestrate ai tedeschi che, come le partite di cibo della croce rossa e tanti altri articoli necessari, non vennero mai distribuite.

PRADERVAND E I CAMPI FRANCESI

I francesi non fecero un grande uso dei loro prigionieri tedeschi. Nel gennaio del 1946, 124'000 prigionieri erano così ammalati che non potevano lavorare (10). Quando, durante l’estate del 1945, 600 uomini morenti scesero dal treno a Burglose, presso Bordeaux, sotto gli occhi degli abitanti del villaggio stupefatti, 87 di loro erano in condizioni così cattive che la marcia di 2 km fino al campo li uccise. A Labouheyre, un campo di lavoro nei pressi, in gennaio, morì di fame, dissenteria o malattia il 25% dei prigionieri (11).
Il Times aveva trovato una fonte che paragonava le foto delle file di prigionieri emaciati nei campi francesi a quelle degli internati a Dachau.
Due campi erano ben conosciuti alla croce rossa, a La Chauvinerie e a Montreuil-Bellay, dove, nel settembre del ’45, vi erano migliaia di donne e bambini, che erano stati imprigionati originariamente dagli americani. L’ICRC protestò presso i francesi, perché quegli uomini anziani, donne e bambini, stavano morendo di tifo (12).
Jean-Pierre Pradervand del comitato internazionale della croce rossa aveva scoperto con suo grande orrore che i campi di prigionia francesi erano pieni di uomini malati e affamati che morivano nei loro stracci come mosche. Sapeva che la maggior parte di loro era stata trasferita di recente dai campi di prigionia americani. Pensando che nessuno gli avrebbe creduto senza prove schiaccianti, iniziò a fotografare i prigionieri. Erano talmente sfiniti che i delegati di Pradervand gli misero i loro vestiti sulle spalle e tornarono a casa con la sola biancheria intima (13). Mentre accadeva tutto questo, l’esercito degli Stati Uniti conservava nei propri magazzini in Germania 13'500'000 partite di cibo, abiti ed equipaggiamenti personali per 1'294'000 persone, 5'579'000 articoli da toletta e 920'000 metri di tessuto per uniformi. Conservavano anche 19'000 tonnellate di attrezzature e rifornimenti sanitari (14), tutti equipaggiamenti sequestrati ai tedeschi.
Quando Pradervand fu chiamato al quartier generale dell’esercito statunitense a Francoforte per ricevere rassicurazioni in materia, le sue foto furono sequestrate e scomparvero per sempre nell’ufficio di Eisenhower.


TESTIMONIANZE

Caporale Daniel McConnel, Ospedale del campo di Heilbronn:
“Dopo un giro di ispezione, ho capito che il “forno n°4” era un’ospedale solo di nome. Non venivano rispettate nè erano applicabili le norme di pulizia più elementari. Non erano disponibili né detergenti, né disinfettanti, per non parlare di forniture mediche e chirurgiche. […] Il puzzo era insopportabile […] le operazioni venivano eseguite senza anestesia. […] Di notte si sentiva lo schiamazzo di una mitragliatrice o lo scoppio di un fucile, quando un POW si lanciava contro il filo spinato per scappare.” (15)

Anton Pfarrer di Pierrefonds, nel Quebec, che aveva 16 anni quando fu arrestato e imprigionato a Heilbronn, scrive:
“Riesco a ricordare quasi ogni giorno di quella sofferenza, ma io sono tornato, mentre tante altre migliaia di persone non ce l’hanno fatta. Nella mia gabbia (A1) erano rinchiusi 3000 uomini a maggio, ma alla fine di agosto erano rimasti soltanto in 1500 a rispondere all’appello. Erano morti tutti.”(16)

Paul Schmitt nel campo di Bretzenheim fu colpito a morte dopo essersi avvicinato al filo spinato per vedere sua moglie e suo figlio, che gli stavano portando del cibo.

Il dott. Helmut Von Frizberg vide una guardia americana al campo di Remagen colpire a morte un prigioniero tedesco perché aveva parlato con la moglie attraverso il filo spinato (17).


La signora Agnes Spira venne colpita dalle guardie francesi a Dietersheim nel luglio del 1945, per aver portato cibo ai prigionieri. Sulla sua lapide, nei pressi di Bundesheim si legge: “il 31 luglio 1945 mia madre fu improvvisamente e inaspettatamente strappata a me a causa del suo gesto di bontà verso i soldati imprigionati”.

Nel campo di Bad Kreuznach, William Sellner di Oakville, nell’Ontario, vide alcuni civili gettare cibo oltre al filo spinato mentre le guardie guardavano con indifferenza. La notte le guardie spararono a casaccio con le mitragliatrici nel campo. Ernst Richard Prische, di Bad Kreuznach, scrisse nel suo diario al 4 maggio: “spari selvaggi durante la notte, veri e propri fuochi d’artificio. Dev’essere la presunta pace. Il giono seguente 40 morti vittime dei fuochi d’artificio solo nella nostra gabbia, molti feriti.”

Colonnelli dell’esercito americano James B.Mason e Charles H.Beasley, campi lungo il reno:
“Il 20 aprile era un giorno tempestoso, con piogge che si alternavano a nevischio e neve e vento gelato che spazzava la valle del reno, scendendo da nord verso la pianura dove si trovava il campo.
Stretti l’uno all’altro per riscaldarsi, dietro il filo spinato, terribile a vedersi, c’erano circa 100'000 uomini smunti, apatici, sporchi, macilenti, con lo sguardo perso nel vuoto, vestiti di sporche uniformi grigie da campo, ritti in piedi nel fango fino alle caviglie. Qua e là apparivano delle macchie biancastre, che viste più da vicino, si rivelavano uomini con le teste o le braccia bendate, in maniche di camicia.Il comandante di divisione tedesco riferì che gli uomini non mangiavano da almeno due giorni, e che il rifornimento d’acqua era un grande problema. Eppure, a sole 200 yarde scorreva il Reno, colmo fino agli argini.” (18)
La vista all’interno dei campi sul Reno era ancora peggiore, nell’aprile del ’45 furono catturati centinaia di migliaia di soldati tedeschi assieme a civili, ausiliarie, malati e amputati tolti dagli ospedali. Un prigioniero di Rheinberg aveva ottanta anni, un altro, un bambino, nove. La fame e la sete straziante erano i loro compagni, e morivano di dissenteria. Nudi sotto il cielo giorno dopo giorno, notte dopo notte, giacevano disperati sulla sabbia di Rheinberg o morivano di stenti nelle loro buche che sotto la pioggia franavano seppellendoli. (19)

Charles Von Luttichau:
“[…] Negli altri giorni ricevevamo una razione K ridotta. Potevo vedere dalla confezione che ci consegnavano un decimo della razione che davano ai loro soldati. Così alla fine, ricevevamo, forse, il 5% di una razione americana normale. Protestai con il comandante americano del campo perché stava violando la convenzione di Ginevra, ma egli disse soltanto: dimenticatevi la convenzione, perché non avete alcun diritto.” (20)

Un sergente cinquantenne, laureato in filosofia, tenne un diario, scrivendo su carta igenica, a Rheinberg. (21) Scrisse:
“Rheinberg 20 maggio 1945, settimana di pentecoste: per quanto tempo ancora resteremo senza riparo, senza coperte o tende? Una volta, ogni soldato tedesco poteva ripararsi dal maltempo. Anche un cane ha il suo canile dove infilarsi quando piove. Dopo sei settimane vogliamo soltanto avere un tetto sopra la testa. Anche i selvaggi stanno meglio di noi.”

Wolfgang Iff nel campo di Rheinberg disse che nella sua sezione di circa 10'000 persone venivano trascinati fuori dai 30 ai 40 cadaveri al giorno. (22) Facendo parte della squadra addetta ai seppellimenti, Iff era ben piazzato per vedere quanto succedeva. Riceveva vitto extra per aiutare a trascinare i morti dal recinto alla porta del campo, dove venivano caricati su cariole e portati in grandi baracche di lamiera. Qui Iff e la sua squadra li spogliavano dei vestiti, spezzavano a metà le piastrine d’alluminio, li ammassavano in mucchi di 15 o 20, vi gettavano sopra 10 palate di calce viva, ammassando quindi altri strati fino all’altezza di un metro. Mettevano quindi gli oggetti personali dei morti in un sacco per gli americani e se ne andavano. Vi erano morti per cancrena a seguito dei congelamenti sofferti nelle fredde notti d’aprile. Una dozzina circa d’altri, compreso un ragazzo di 14 anni, troppo debole per tenersi in equilibrio sui tronchi gettati attraverso i fossi come latrine, vi erano caduti annegando. Il sudiciume veniva lasciato su di loro così come erano stati ripescati. A volte morirono 200 uomini in un solo giorno. In altri recinti di dimensioni simili, Iff vide morire da 60 a 70 uomini al giorno. (23)

Capitano Julien, esercito francese, Troisième Regiment de Tirailleurs Algeriens:
”E’ proprio come a Buchenwald e Dachau” (24) Egli non aveva mai pensato a una vendetta simile, il terreno fangoso era popolato da “scheletri viventi” , alcuni morivano mentre li guardava, altri nascosti sotto pezzi di cartone. Donne, che giacevano nelle loro buche con le pance gonfiate dall’edema della fame in una grottesca parodia di gravidanza, lo fissavano con occhi sbarrati. Deboli vecchi con lunghi capelli grigi e bambini di sei o sette anni lo guardavano con gli occhi cerchiati e senza vita per la fame. Julien a stento sapeva da che parte cominciare. Nel campo di 32'000 persone a Dietersheim egli non potè trovare viveri di scorta. I due medici tedeschi dell’ospedale”, Kurth e Geck, stavano tentando di curare i tanti pazienti morenti stesi su sporche coperte sul terreno, sotto il caldo cielo di luglio. (25)

Heinz T. prigioniero a Bad Kreuznach, 18 anni.
“[…] Capimmo perché eravamo stati consegnati ai francesi. Avevano grossi problemi con la guerra in Indocina e in Algeria e volevano rinforzare la loro Legione Straniera. Tra di noi si erano infiltrati agenti tedeschi che lavoravano per i francesi arruolando soldati. I soldati che si arruolarono nella Legione Straniera furono messi in un campo vicino, dove potevamo vederli, e in un paio di settimane, erano ben nutriti e sembravano più forti, mentre noi diventavamo deboli, sempre di più.
Il cibo era così scarso che la gente era costantemente ammalata, gli ammalati venivano portati all’ospedale. Quelli che venivano portati all’ospedale non li vedevamo mai più. Non vedemmo mai la croce rossa, né venne qualcuno a ispezionarci, fino a due anni più tardi, quando ci portarono delle coperte. Quella fu la prima volta che vennero e fu nel 1947.”

Caporale Helmut Liebich, POW, campo di Rheinberg:
“Non c’erano tende nel campo DEF , ma solo filo spinato attorno a un terreno di fango. Il primo giorno ricevemmo una scarsa razione di cibo, che poi fu ridotta della metà. Per riceverla eravamo costratti a passare le “forche caudine”, correndo ricurvi tra due file di guardie che ci picchiavano con dei bastoni mentre passavamo. Il 27 aprile fummo trasferiti in un campo americano a Heidesheim, più a ovest, dove non ci fu cibo per niente, per alcuni giorni, poi molto poco. Esposti alle intemperie, affamati e assetati, iniziammo a morire. Una notte di pioggia le sponde di una buca scavata nella terra sabbiosa franarono su gli uomini […] soffocarono prima che gli aiuti degli altri potessero raggiungerli. Potevo a stento credere che gli uomini potessero essere tanto crudeli verso i propri simili. Vidi dai 10 ai 30 cadaveri al giorno trascinati fuori dalla sezione B, che conteneva in principio 5200 uomini. Vidi un prigioniero picchiarne un altro a morte per un piccolo pezzo di pane.
Verso i primi di maggio scoppiò il tifo […].”

Colloquio tra un interrogante dell’esercito statunitense e il dott. Konrad Adenauer, in seguito divenuto cancelliere della Germania.
“Alcuni POW tedeschi vengono trattenuti in campi con modalità contrarie a qualsiasi principio umanitario e palesemente contrarie alla convenzione di Ginevra. Lungo tutto il Reno, da Remagen-Sinzig a Ludwigshafen, i prigionieri tedeschi sono stati rinchiusi per settimane senza alcuna protezione dalle intemperie, senza acqua potabile, senza cure mediche e con solo poche fette di pane da mangiare. Non potevano neanche distendersi sulla terra. Erano molte centinaia di migliaia. Dicono che la cosa valga anche per l’intero della Germania. Queste persone morirono a migliaia, stavano in piedi giorno e notte con l’acqua alle caviglie.[…]”

Paul Kaps, soldato tedesco, campo di Bad Kreuznach:
“Al nostro arrivo al campo, gli americani ci avevano tolto tutti i lasciapassare gli altri documenti personali. Ci dividemmo in circoli e ci dicemmo l’un l’altro il nostro cognome , nome, reparto, casella di posta militare, e indirizzo di casa. Ci interrogavamo continuamente l’un l’altro per capire almeno in quella piccola cerchia chi non avesse superato la nottata. Nella nostra gabbia c’erano circa 10'000 POW e civili. Peggio di noi erano messi quelli che gli americani aveva fatto trasferire dagli ospedali […]. Soldati cui era stata da poco amputata una gamba, e adesso giacevano impotenti nel fango senza stampelle o si spostavano strisciando sulla pancia, camerati ciechi, con la testa avvolta ancora in un turbante di bende, che erano stati condotti lì per mano […]. Nella gabbia 9 si trovava il più giovane di 14 anni e il più anziano di 76. Cosa ci faceva lì?
In una sola notte, l’8 maggio del 1945, 48 prigionieri vennero uccisi a colpi d’arma da fuoco nella gabbia 9.” (26)

Ufficiale statunitense anonimo, Chemnitz, primavera 1945:
In molti campi statunitensi esistevano settori riservati alle donne, molte erano accompagnate da bambini piccoli. Ad Attichy, la cosiddetta “gabbia dei bambini” ne conteneva 10'000 alla volta, mandati lì su camion e treni in durissime condizioni.

Nei campi lungo il Reno, tra il 1° maggio e il 15 giugno, gli ufficiali del corpo medico registrarono un’orribile percentuale di morte, 80 volte più alta di qualunque altra mai osservata in vita loro.Con efficienza sommarono le cause di morte: tante per dissenteria, tante per febbre tifoide (la stessa che tra il ’42 e il ’43 sterminò centinaia di prigionieri al giorno nel campo di Aushwitz), tetano, setticemia, tutte a percentuali inaudite sin dal medioevo. La stessa terminologia medica era stravolta dalla catastrofe di cui erano testimoni: venivano registrate morti per “deperimento” ed “esaurimento”. Come dimostra l’ispezione condotta dai medici, altre importanti cause di morte erano quelle direttamente legate alla mancanza di assistenza sanitaria, al sovraffollamento e al congelamento.(27)
La mortalità nel campo di Bretzenheim, secondo il rapporto Buchal era del 43% l’anno. Dal campo uscivano tra i 120 e i 180 corpi al giorno. (28)

VOLKSSTRUM, ALTRE PERDITE E OCCULTAMENTI

Il primo metodo di nascondere la verità era quello di limitare la conoscenza delle notizie al livello più basso possibile. Come potevano essere nascosti dei fatti così importanti che coinvolgevano milioni di persone? Il campo di Rheinberg era costeggiato dalla strada principale che porta a Linfort. Il filo spinato si estendeva per 9 km. Al suo interno si trovavano, per la maggior parte del tempo, 100'000 uomini. Gli uomini rilasciati dal
campo, o consegnati ai francesi o agli inglesi, potevano diffondere le notizie di quanto avveniva. Era chiaro che le notizie dei campi non potevano essere nascoste ai tedeschi, ma ogni discussione pubblica sulla stampa era proibita. Eisenhower e i suoi ufficiali controllavano ogni cosa in Germania, perciò la censura era molto più facile. I giornali, le stazioni radio, gli editori e perfino i cinema, dovevano avere l’autorizzazione per operare nella zona americana.
Il timore d’una inchiesta del congresso è una spiegazione logica della falsificazione della verità che avveniva perfino all’interno del quartier generale dell’esercito. I documenti falsificati del quartier generale SHAEF-USFET erano tutti contrassegnati “segreto”, perciò la falsificazione aveva lo scopo di ingannare le persone che avevano accesso a quei documenti nonostante la loro classificazione. Erano persone di due tipi: americani con alto livello di accesso ai documenti e posteri. Chiunque fece tutto ciò aveva lo scopo di impedire agli americani che avevano accesso a documenti segreti, di scoprire quello che stava succedendo.

Perché mettere “altre perdite” e “scarcerazioni” l’uno accanto all’altro se entrambi i termini significavano la stessa cosa? Perché il collegio dei capi maggiori (JCS) nel settembre del 1945 inizia improvvisamente a ricevere notizie sulle scarcerazioni del Volksstrum che si presume siano state note dall’8 maggio in poi? Perché improvvisamente il JCS riceve le prime notizie della categoria “altre perdite” a settembre, anche se quella categoria veniva già utilizzata dal mese di maggio? Molti Volksstrum venivano rilasciati senza formale scarcerazione, il che può significare una o entrambe tra due possibilità: che venivano rilasciati senza essere contati e che venivano rilasciati senza documenti di scarcerazione, contravvenendo agli ordini. Se vennero rilasciati senza essere contati da maggio fino a tutto agosto, Eisenhower avrebbe potuto non sapere a settembre quanti ce ne fossero. Ma disse che erano la maggioranza delle 663'576 “altre perdite”.
Rilasciarli senza documenti di scarcerazione andava contro gli ordini stessi di Eisenhower. Come era stato chiarito negli ordini di eclissi per lo scioglimento delle forze armate tedesche, nel momento in cui abbandonava la cattività, ciascun prigioniero doveva ricevere documenti di scarcerazione. La cosa era stata ampliata e rafforzata dalla direttiva di scioglimento n°1 di Eisenhower, che aggiungeva ai requisiti della documentazione originale la clausola secondo cui “il modulo di iscrizione dei POW sarebbe stato completato da tutti prima della scarcerazione”.(29)
Eppure nel settembre del 1945 Eisenhower riferisce disinvoltamente al JCS che centinaia di migliaia di prigionieri venivano rilasciati, a quanto pare, senza alcuna documentazione.
Le altre perdite vennero riferite e definite al JCS per la prima volta il 20 settembre 1945, con un grafico indicante che il loro numero era stato registrato da molto prima del 30 luglio, quando ammontavano in totale a circa 500'000. (30)
Visto che nessuno sapeva quanti Volksstrum venissero rilasciati, perché Eisenhower presentò un rapporto su di loro? E perché li registrò sotto altre perdite? Non aveva alcun significato per Washington quante delle “altre perdite” fossero Volksstrum. Alla data del 31 luglio le voci “altre perdite” erano quasi arrivate alla cifra di 500'000 unità, ma queste cifre vennero trascurate per oltre 4 mesi, nonostante le scarcerazioni di soli 358'112 prigionieri e il trasferimento di 209'084 venissero sempre indicati, quando avvenivano.
Perché Eisenhower volle far credere a Washington nel settembre del 1945 che il numero di Volksstrum “rilasciati” superava un certo livello, quando in realtà il loro numero era ignoto?
E’ questo il punto, il numero dei Volksstrum era ignoto ed era necessaria una categoria informe come copertura per nascondere il vero numero dei morti. I Volksstrum divennero quella copertura.
Smith e Eisenhower si resero conto del pericolo e si consultarono per stabilire come poter nascondere quei decessi.
Nessun decesso può essere aggiunto ai totali delle future scarcerazioni perché era già stato deciso di sospenderle, almeno momentaneamente. Né i prigionieri deceduti possono essere inseriti retroattivamente nella colonna delle passate scarcerazioni, perché anche quelle cifre sono già state inviate a Washington. Sono state anche inviate le cifre dei trasferimenti. Anche il totale dei “disponibili” è noto a Washington, perciò non può essere arbitrariamente ridotto all’improvviso. Quel che serve in tutta fretta è un’altra vaga categoria per occultare i morti: “altre perdite”.


STATISTICHE

Sotto il primo cancelliere Konrad Adenauer, i tedeschi portarono a termine un’indagine in tutte le aree occidentali, dimostrando che, stando ai parenti sopravvissuti e ai resoconti postali, non si era mai reso ufficialmente conto di 1,4 milioni di tedeschi imprigionati che risultavano dispersi.
Un’importante storico dell’esercito degli Stati Uniti scrisse che il numero dei tedeschi nei campi di prigionia statunitensi nell’estate del 1945 ammontava a 7'005'732 . (31)
Nel giugno 1947 i tre Lander della zona americana d’occupazione cercarono di fare il primo censimento dei POW tedeschi ritornati in patria. Raccolsero i dati dei prigionieri ancora internati, morti, dispersi o rilasciati. (32) Il censimento rivelò che 2'107'500 persone, non erano rientrate in patria. Il censimento rafforzò tra i tedeschi, ora divisi dalla guerra fredda, la convinzione che la maggior parte dei dispersi erano morti nei campi di prigionia in Russia.
In un memoriale inviato al dipartimento di stato dal dipartimento di guerra nel 1946 si riassume la situazione dei prigionieri tedeschi. Viene fornita un’analisi che mostra che gli Stati Uniti catturarono circa 7'200'000 prigionieri, mentre i russi riferirono di aver catturato meno di 2 milioni di prigionieri (33). Americani, inglesi e francesi accusando i russi di aver catturato molti più prigionieri di quelli che dichiaravano, insinuavano che quegli uomini erano morti. (34)
Alla data del 31 gennaio 1945 il registro dell’OKW riportava che i dispersi sul fronte orientale ammontavano a un totale di 1'018'365 , mentre un mese prima i sovietici avevano registrato 1'248'000 prigionieri. (35) Chiaramente le cifre sovietiche sono più accurate persino dei resoconti di guerra dell’OKW. Per altri periodi di guerra nell’est, i risultati sono simili. I sovietici, coerentemente, segnalavano più prigionieri catturati di quanti ne segnalasse dispersi l’OKW. Il significato di tutto ciò è decisivo, perché non possono esserci morti tra le persone che non esistono. (36)
Nel novembre 1945 i prigionieri in carico ai francesi per cattura o trasferimenti erano circa 900'000.
Di questi, 255'953 non erano più nel conto di novembre, soltanto dopo pochi mesi di prigionia. (37) Poco dopo apparve una nuova categoria nelle statistiche francesi “perdus pour raisons diverses”, secondo Pradervand la maggior parte di essi morirono.

CONSIDERAZIONI FINALI

Il numero dei campi di concentramento alleati in Europa fu più di 1800, ed essi erano, principalmente, sotto l’influenza francese e americana.

In aperta violazione verso gli obblighi dettati dalla convenzione di Ginevra il governo degli Stati Uniti rifiutò al comitato internazionale della Croce Rossa di entrare nei campi per visitare i prigionieri.

Che questi campi fossero delle aree disastrate era largamente conosciuto da entrambi gli eserciti, ma non fu mai riportato all’esterno, fatta eccezione per la sensazione creata da “le figaro” e Pradervand (ICRC), che durò solo 3 settimane. La mostruosa atrocità era stata rilevata e i giornalisti dovevano solo strapparne il velo, ma non lo fecero.

Perché questa avversione a continuare ed approfondire questa importantissima storia? A meno che i giornalisti volessero dire, come i tedeschi di Hitler “non lo sapevamo”, potevano esserci solo due ragioni: non gliene importava niente o erano d’accordo.

Negli anni ’50, durante il clima di guerra fredda, diventò molto importante l’occultamento compiuto dagli ufficiali di SHAEF-USFET. Seppellite le colpe nazionali assieme a quelle personali, Francia e Stati Uniti ora potevano rovesciare le loro atrocità sui morti dei Gulag russi. Cresceva la convinzione che la maggior parte dei dispersi era da attribuire alle responsabilità dei russi.

Il pericolo del Nazismo è così grande che dobbiamo difendere le nostre menzogne, senza badare a ciò che nascondono. Questa bizzarra idea, che prevede l’esistenza di una verità scomoda e una comoda, comporta che una delle caratteristiche della verità sia quella di essere definita a proprio vantaggio. A tal punto la guerra corrompe ancora le nostre menti.

Il vero aspetto di tutta questa creazione di miti è stato quello di inserire profondamente nella coscienza tedesca un senso di colpa per il male presuntamene fatto da quella nazione.

A cura di Adriano Marini. Brani e testimonianze tratti dal libro di James Bacque “Gli altri lager” tutti i diritti sono di proprietà dell’autore.

Note e Bibliografia

1. The memoirs of Cordell Hull, New York, Mac Millan, 1948, p. 1617.

2. Eisenhower a CG dei distretti militari est e ovest, 4 agosto 1945, In RG 332 US theater of war, World War II, SGS 370,01 NARS, Washington.

3. Rapporti settimanali USFET G1 su POW e DEF. Sebbene il cibo per i POW, definiti con il nuovo nome di DEF, fosse ridotto, come ordinato, e come l’indice di mortalità dimostra, per qualche ragione non visibile nei documenti USFET, gli ex POW continuano ad essere registrati nei documenti come POW, separatamente dagli ex DEF.

4. Charles Von Luttichau informava James Bcaque che dal 22 giugno 1941 al 31 marzo 1945, data in cui cessava la documentazione tedesca, morirono 80'719 tedeschi nei combattimenti sul fronte occidentale. Fonte: Percy E. Schramm (a cura di), Die Kriegstagbuche des Oberkommandos der Wehrmacht (OKW war diaries), vol.8 p. 1515.

5. Intervista con James Bacque, 1991.

6. Descritto da E.W.Meyer , delegato ICRC a Washington, lettera a Edwin Plitt, State Department, 26 luglio 1945, In 711.62114 MAIL\7-2645 State.

7. E.W.Meyer, ICRC, a Edwin Plitt, State.

8. Huber a State Dep., 30 agosto 1945.

9. ETO USFET Adjutant section, decimal files, 1945, boxes 430-442. 17 novembre 1945, NARS, Washington. Precedentemente, un ufficiale SHAEF aveva dichiarato 13’000’000 di pacchi. I 500'000 extra erano stati probabilmente restituiti ai depositi, poiché i militari alleati che stavano tornando e ai quali erano destinati, non ne avevano più bisogno.

10. Notes documentaires et etudes, No. 270, 26 marzo 1956, p.7, in Quai d’Orsay, Paris.

11. Dichiarazione del prigioniero Hans Goertz di Bonn, marzo 1986.

12. Series Z, Europe-Allemagne 1944-49, Prisonniers de guerre, vol. 22, p.3, 18 settembre 1945. In Archives du ministre des affaires etrangères, Quai d’Orsay, Paris. Anche rapporto ICRC citato in memorandum al colonnello Whitted, United States Army, 765041. Coblenza. Anche rapporto del generale Lewis, Paris, ottobre 1946. In RG 332.6, NARS, Washington.

13. Intervista con James Bacque, Svizzera 4 ottobre 1989.

14. Inventario del materiale di guerra nemico a lunga scadenza. Rapporto del governatore militare, agosto 1945, Abilene.

15. Daniel McConnell, dichiarazione a sostegno della rivendicazione nei confronti del ministero per gli affari dei veterani di guerra degli Stati Uniti, numero di file VA 13 752 785, firmato e presentato il 21 agosto 1995.

16. Lettera a James Bacque, marzo 1998. Tutti i campi statunitensi erano suddivisi in gabbie di filo spinato, di solito con una capacità nominale di 10'000 persone. Alcuni campi, come quello di Heilbronn potevano accoglierne oltre 100'000 a pieno massimo.

17. Lettera a James Bacque, 18 agosto 1997.

18. Report of a visit to a US army prison camp for german prisoners of war del colonnello James B.Mason e del colonnello Charles H.Beasley, relazione contenuta in Medical arrangement for prisoners of war en masse, pubblicato originariamente nella rivista “the medical surgeon”, vol. 107, No.6 (dicember 1950) p. 437.

19. Heinz Janssen, Kriegsgefangene in Rheinberg, città di Rheinberg, Germania 1988, pp. Non numerate.

20. Intervista di Von Luttichau con James Bacque, Washington D.C.

21. Il prigioniero volle restare anonimo. Estratti del suo diario sono apparsi in Kurt W. Bohme, Die deutschen kriegsgefangenen in franzosischer hand, Band 13, Die deutschen kriegsgefangenen des Zweiten Weltkrieges, Verlag Ernst und Werner Gieseking, Munchen.

22. C’erano 10 o 11 campi contenenti circa 10'000 persone ciascuno, secondo Thelen, intervista con James Bacque, novembre 1987.

23. Intervista di Iff con James Bacque, novembre 1987. Anche in Janssen, op. cit. p. 468.

24. Rapporto del capitano Julien del Troisieme regiment des tirailleurs algeriens, Box 11, P 60, Vincennes, tutto il materiale di Julien viene da questo rapporto o dal box 11 P65, Vincennes.

25. Una unità francese al comando del capitano Rousseau rilevò Dietersheim il 10 luglio, 17 giorni prima che vi entrasse Julien. Rousseau affermò che il campo era peggiore quando vi arrivò. Gli inglesi e gli americani consegnarono circa 860'000 prigionieri ai francesi, la maggior parte tra il luglio e il settembre del 1945. I francesi li avevano richiesti come manodopera per le riparazioni di guerra. Inglesi e americani furono d’accordo, a patto che i francesi osservassero la convenzione di Ginevra. Molti dei POW in mano agli americani si trovavano in 5 campi nella parte di Germania che divenne zona francese nel luglio del 1945. La maggior parte degli altri si trovava in campi americani in Francia, come Thorèe-les- Pins. Il numero esatto del totale di prigionieri consegnati, varia di circa il 10% secondo i diversi documenti francesi e americani.

26. Paul Kaps, und taglich Sang Zarah Leander, Die Rheinpfalz, 71, 27 luglio 1985.

27. Medical History ETO, cit., p. 91.

28. Citato in: Meschen in Lagern in der Nahe im Hunsruck, PZ Information 8\86, Paedagogisches Zentrum, Bad Kreuznach, 1986, p. 46.

29. Messaggio al JCS e ai capi di stato maggiori britannici firmato Eisenhower, 3 giugno 1945, RG 331, da 383.6\1-1 a 383.6\3-17, Box 26.

30. Queste cifre non sono mai apparse nei rapporti su PW del mese di luglio, riportate a luglio.

31. Nel VE Day 7'005'732 tedeschi erano detenuti dallo SHAEF, stando a quanto sostiene Oliver J. Frederiksen in The american military occupation of germany 1945-1953, divisione storica, HQ, US Army Europe, 1953, p. 89. Dato che Frederiksen parlava solo delle detenzioni dello SHAEF nel VE Day, non incluse l’Italia, dove i detenuti erano molte centinaia di migliaia. La sua opera è confermata da A.T.Lobdell, ufficiale in comando sui prigionieri tedeschi in Iowa, Minnesota e nei Dakota, il quale scrisse che gli alleati occidentali catturarono circa 8'000'000 di tedeschi. Promemoria per il governatore Dwight Griswold, 9 gennaio 1947, in RG 260 OMGUS, Bundesarchiv, Coblenza. Il significato di tutto ciò è che dimostra che Overmans si sbagliava di molti milioni, secondo i resoconti stessi degli storici dell’esercito statunitense. E’ possibile che sia Lobdell che Frederiksen parlassero dei prigionieri dell’Asse piuttosto che dei soli tedeschi, se così fosse, tra i 700'000 e il milione, sarebbero effettivamente non tedeschi.

32. Smith, Warriors without honor, cit., cap. 3.

33. Dato delle catture SHAEF già citato. Si veda anche Bohme, Die deutschen Kriegsgefangenen in amerikanischer hand, vol. 15; E.Maschke (a cura di) Zur Geschichte der deuschen Kriegsgefangenen des zweiten weltkrieges, dove risulta che l’unione sovietica, nel gennaio del 1947, ha 1'019'155 prigionieri OnHand. Aggiunti agli 837'828 accettati dagli alleati nel gennaio del 1947, come dati validi per i rilasci, si arriva a una cattura russa totale, all’8 maggio 1945, di 1'856'983.

34. I russi dicevano che in un meeting dell’Allied Control Authority (ACA) nel gennaio del 1947, che avevano rimpatriato 837'828 prigionieri a quella data. Dato accettato e riportato dagli altri alleati a quel tempo, anche se altre dichiarazioni dei russi erano state discusse nell’incontro, non accettate e non riportate nel seguente comunicato congiunto. ACA meeting, gennaio 1947. FO 371\64154131432 PRO.

35. Da Martin K.Sorge, The other price of Hitler’s war, Greenwood press, Westport, Connecticut, 1986, p. 63. Per I disperse alla data del 31 marzo 1945 (1’281’285), si veda anche Kriegstangebuch des Oberkommandos der Wehrmacht, Band IV, a cura di Percy Ernst Schramm, Bernard Grafe Verlag, Frankfurt am Main, 1961, p. 1515.

36. Come possiamo spiegare il fatto che I sovietici riferivano più arresti di quanti l’OKW pensasse fossero i dispersi? La differenza sta in parte nelle perdite tra forza navali e aeree, che ammontavano a 256'388 per il periodo dal settembre del 1939 al gennaio del 1945 su tutti i fronti (Sorge, The other price of Hitler’s war, cit., p. 653.). Dato che la maggior parte delle perdite tra forze aeree e navali si era verificata in occidente, la componente orientale era probabilmente al di sotto dei 100'000. Il resto erano forse uomini considerati morti dall’OKW, ma in realtà vivi e sotto arresto.

37. Buisson, Historique (cit. alla No.27), pp. 37-41.I dati di Buisson confermano pressappoco i dati dell’esercito americano sul numero di prigionieri trasferiti nel 1945. Al 9 ottobre risultavano circa 724'000 trasferiti secondo l’esercito americano. Tenendo conto dei 30'000 rilasciati tra donne, bambini, malati e anziani nei campi attorno a Dietersheim in luglio, più i 70'000 ammalati restituiti ai campi americani secondo Buisson, più i 638'000 rimanenti in novembre secondo Buisson, il numero di presi in custodia dai francesi deve essere stato di circa 738'000 . Tuttavia l’affermazione di Buisson di aver restituito oltre 70'000 uomini ammalati è contestata dalla dichiarazione della Royall a Truman (nota 25) che i restituiti ammontavano a circa 52'000 . In questo esempio, si è usato il dato più basso, che comporta il più basso numero di morti.


Tratto da: http://www.altrilager.com/index.html



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