giovedì 16 settembre 2010

Le origini della 2.a guerra mondiale

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Dunkerque.Addio sogni di gloria! WaA359

Una differente prospettiva

Le testimonianze di quattro importanti diplomatici, vicini ad eventi cruciali:

1.
Joseph P. Kennedy, Ambasciatore Usa in Gran Bretagna durante gli anni immediatamente precedenti la 2.a guerra mondiale, fu il capostipite della famosa dinastia americana dei Kennedy. James Forrestal, primo Segretario Usa alla Difesa (1947-1949), riferisce che Kennedy disse: "Chamberlain (primo ministro inglese) dichiaro' che i Giudei americani e del mondo avevano forzato l'Inghilterra alla guerra". ("The Forrestal Diaries (I Diari di Forrestal)", ed. Millis, Cassell 1952, pag. 129).


2. Il conte Jerzy Potocki, Ambasciatore polacco a Washington, invio' un rapporto al ministero degli esteri polacco nel gennaio 1939, autenticato dal prestigioso storico militare inglese e maggior generale JFC Fuller. A proposito della pubblica opinione in America l'ambasciatore riferisce: "Prima di tutto la propaganda qui e' interamente in mani ebree. Tenendo a mente la ignoranza del pubblico, la propaganda giudea e' così efficace, che la gente non ha alcuna reale conoscenza del vero stato della situazione politica in Europa. E' interessante osservare che, in questa campagna propagandistica elaborata con grande cura, del tutto nessun riferimento viene fatto alla Russia sovietica. Se la Russia viene menzionata, il riferimento avviene in una maniera amichevole e la gente riceve l'impressione che la Russia sovietica appartenga al gruppo delle nazioni democratiche. I Giudei sono stati capaci non solo di impiantare nel Nuovo Mondo un centro pericoloso di disseminazione di odio e di inimicizia, ma hanno anche avuto successo nel dividere il mondo in due campi avversi ed inclini alla guerra. Al Presidente Roosevelt e' stato conferito il potere.. di creare enormi riserve di armamenti per una guerra futura, verso cui i Giudei si stanno deliberatamente dirigendo." (Fuller, JFC: "The Decisive Battles of the Western World (Le decisive battaglie del mondo occidentale)", vol. 3, pagg. 372-374).

3.
Hugh Wilson, Ambasciatore Usa a Berlino sino al 1938, ossia l'anno precedente lo scoppio della guerra, trovava che l'anti-Semitismo in Germania fosse "comprensibile". Cio' perche', prima dell'avvento dei nazisti, "il teatro, la stampa, la medicina e l'esercizio della avvocatura mostravano una prevalenza numerica di Giudei. Tra i pochi che avessero denaro da sfoggiare, una alta percentuale erano ebrei. I capi del movimento Bolscevico in Russia, movimento disperatamente temuto in Germania, erano giudei. Si poteva avvertire il diffondersi di risentimento e di odio."
(Hugh Wilson: "Diplomat between the Wars (Un diplomatico tra le guerre)", Longmans 1941, citato in Leonard Mosley, Lindbergh, Hodder 1976).

4.
Sir Nevile Henderson, Ambasciatore inglese a Berlino aggiunse “che l'orientamento ostile in Gran Bretagna (verso la Germania, Ndt) era l'effetto dell'opera dei Giudei e dei nemici dei nazisti, che era poi quello che lo stesso Hitler di suo gia' pensava" (Taylor, AJP: "The Origins of the Second World War (Le origini della 2.a guerra mondiale)", Penguin 1965, 1987, ecc., pag. 324).

Al termine della 1.a guerra mondiale la Germania fu essenzialmente truffata [vedi Paul Johnson, "A History of the Modern World (Una Storia del mondo moderno)", 1983, pag. 24, e H. Nicholson, "Peacemaking 1919 (Trattative di pace del 1919)",1933, pagg. 13-16] con la imposizione di massive riparazioni di guerra alla Francia e ad altri competitori economici ed in precedenza nazioni belligeranti, secondo i termini del cosiddetto Trattato di Versailles, dovuto al liberale Presidente Usa Woodrow Wilson. La Germania fu dichiarata unica responsabile della guerra, nonostante il fatto che "la Germania non cospiro' per una guerra in Europa, non la voleva e fece genuini sforzi, sebbene troppo tardivi, per scongiurarla." (Professor Sydney B. Fay, "The Origins of the World War (Le origini della guerra mondiale)", vol. 2, pag. 552).

Come risultato di queste massive forzose riparazioni finanziarie, entro il 1923 la situazione in Germania divenne disperata ed una inflazione su scala astronomica divenne la sola via di uscita per il governo. Le presse tipografiche furono impegnate a stampare denaro giorno e notte. Nel 1921 il rapporto di cambio era 75 marchi contro 1 dollaro. Nel 1924 era divenuto circa 5 trilioni (5 mila miliardi, Ndt) di marchi per 1 dollaro. Questo evento virtualmente distrusse la classe media tedesca (Koestler, "The God that Failed (Il dio che cadde)", pag. 28), riducendo tutti i depositi bancari praticamente a zero.

Secondo Sir Arthur Bryant, storico inglese ("Unfinished Victory (La vittoria incompleta)", 1940, pagg. 136-144):
"
Furono i Giudei, con le loro affiliazioni internazionali e la loro ereditaria inclinazione per la finanza, i piu' abili ad afferrare tali opportunita'.. Trassero profitto dalle occasioni con effetto tale che, ancora nel novembre 1938, dopo 5 anni di legislazione e di persecuzione anti-Semitica, tuttora possedevano, secondo il corrispondente a Berlino di "The Times", qualcosa come un terzo delle proprieta' immobiliari nel Reich. La gran parte di esse era caduta nelle loro mani durante la megainflazione.. Ma a coloro che avevano perso tutti i loro averi tale poco comprensibile trasferimento di proprieta' sembrava una mostruosa ingiustizia. Dopo prolungate sofferenze, essi ora erano stati privati degli ultimi averi. Li videro passare nelle mani di stranieri, molti dei quali non avevano condiviso i loro sacrifici ed ai quali poco o nulla importava dei loro modelli e tradizioni nazionali..

I Giudei conseguirono un ruolo dominante prodigioso in politica, negli affari e nelle professioni, (nonostante costituissero) meno dell'uno per cento della popolazione.. Le banche, comprese la Banca Centrale - la
Reichsbank – e le grandi banche private, erano praticamente controllate da loro. Così pure l'attivita' editoriale, il cinema, i teatri ed una larga parte della stampa - tutti i normali strumenti, in effetti, tramite i quali viene formata la pubblica opinione in una nazione civile.. La piu' estesa societa' di giornali della nazione, con una circolazione giornaliera di quattro milioni di copie, era un monopolio ebreo.

Ogni anno divenne sempre piu' difficile per un Gentile (un non ebreo, Ndt) occupare o mantenere un punto di appoggio in qualsiasi occupazione privilegiata..
In quel periodo non furono gli "Ariani" ad esercitare la discriminazione razziale. Era una discriminazione che operava senza violenza fisica. Esercitata da una minoranza contro una maggioranza. Non ci fu persecuzione, solo eliminazione..

Era il contrasto tra la ricchezza raggiunta - e generosamente esibita - da stranieri dai gusti cosmopoliti e la poverta' e la miseria dei tedeschi di nascita, che aveva reso l'anti-Semitismo, tanto pericoloso e turpe, una forza nella nuova Europa. Gli (ex) poveri a dorso di cavallo raramente sono ben visti, meno di tutti agli occhi di quelli che essi hanno da poco buttato giu' dalla sella."

In un libro inaspettatamente pubblicato dalla Universita' di Princeton nel 1984, denominato "Hitler, Germans and the "Jewish Question" (Hitler, i Tedeschi e la questione ebraica)", Sarah Gordon essenzialmente conferma quello che Bryant asserisce. Secondo lei "I Giudei non hanno mai costituito una larga percentuale della popolazione tedesca totale; mai hanno superato l'1% della popolazione durante gli anni che vanno dal 1871 al 1933." Ma ella aggiunge "Gli Ebrei erano sovrarappresentati negli affari, nel commercio, e nei servizi pubblici e privati.. Erano particolarmente visibili nelle banche private a Berlino, che nel 1923 aveva
150 banche private giudee, in confronto a solo 11 banche private non-ebree.. Possedevano il 41% delle aziende che trattavano ferro e residui ferrosi ed il 57% di quelle che commerciavano gli altri metalli.. I Giudei erano molto attivi nel mercato azionario, soprattutto a Berlino, dove nel 1928 contavano l' 80% dei membri dirigenti della Borsa dei titoli azionari. Durante il 1933, quando i Nazisti cominciarono ad eliminare i Giudei dalle posizioni preminenti, l' 85% degli intermediari della Borsa dei titoli azionari di Berlino furono rimossi a causa della loro "razza".. Almeno un quarto dei professori e degli istruttori a tempo pieno (nelle universita' tedesche) aveva origini ebraiche.. Nel 1905-6 gli studenti ebrei costituivano il 25% degli iscritti a Legge e a Medicina.. Nel 1931 il 50% dei 234 direttori di teatro in Germania erano giudei, e a Berlino il numero assurgeva all' 80%.. Nel 1929 si stimava che il reddito pro capite degli Ebrei a Berlino fosse due volte quello degli altri residenti di Berlino.." ecc. ecc.

Arthur Koestler conferma il sovra-coinvolgimento giudeo nella editoria tedesca. "Quello della Ullstein era una specie di super-cartello; la maggiore organizzazione del suo genere in Europa, e probabilmente nel mondo. Pubblicava quattro quotidiani solo a Berlino, tra i quali la prestigiosa "Vossische Zeitung", fondata nel 18.mo secolo, e la "B.Z. am Mittag", quotidiano della sera.. " Oltre a tali quotidiani, la Ullstein pubblicava piu' di una dozzina di periodici tra settimanali e mensili, conduceva la propria agenzia giornalistica, la propria agenzia di viaggi, ecc., ed era una delle primarie case editrici di libri. La ditta era di proprieta' dei fratelli Ullstein - essi erano cinque, come i capostipite fratelli Rothschild ed, ancora come loro, erano giudei." ("The God that Failed (Il dio che cadde)", 1950,ed. RHS Crossman, pag. 31).

Edgar Mowrer, corrispondente a Berlino per il "Chicago Daily News", scrisse un opuscolo anti-tedesco, denominato
"Germany Puts the Clock Back (La Germania regola l'orologio all'indietro)" (pubblicato come uno"Speciale della Penguin" e ristampato cinque volte tra il dicembre 1937 e l'aprile 1938). Tuttavia egli riporta che "In tutta la piu' importante amministrazione della Prussia ogni posizione strategica e' caduta nelle mani degli Ebrei.. Una conversazione telefonica che intercorra fra tre Giudei negli uffici ministeriali potrebbe comportare la sospensione di ogni periodico o quotidiano nello stato.. I Giudei sono arrivati in Germania a rivestire nella politica e nella amministrazione pubblica quello stesso considerevole ruolo che avevano in precedenza acquisito, a seguito di aperta competizione, negli affari, nel commercio, nelle attivita' bancarie, nella stampa, nelle arti, nelle scienze e nella vita intellettuale e culturale della nazione. Ed in tal modo e' stata rinforzata l' impressione che la Germania, una nazione con una propria missione, sia caduta in mani
straniere."

Mowrer riporta che "Nessuno che abbia vissuto il periodo dal 1919 al 1926 verosimilmente puo' dimenticare la
promiscuita' sessuale che imperava.. Da un capo all'altro di una citta' come Berlino, hotel e pensioni guadagnarono vaste fortune noleggiando stanze a tariffa oraria o giornaliera ad ospiti senza bagaglio e non registrati. Centinaia di cabaret, ritrovi di piacere e consimili si prestavano allo scopo di conoscere gente e sollevare l'umore".. (pagg. 153-4).
Bryant descrive folle di
prostitute bambine all'esterno delle porte di hotel e ristoranti della grande Berlino. Egli aggiunge che "La maggior parte di essi (night-club e ritrovi del vizio) erano posseduti e gestiti da Giudei. E furono gli Ebrei.. ad essere ricordati tra i promotori di questo commercio negli anni successivi." (pagg. 144-5).

Douglas Reed, prima della 2.a guerra mondiale capo corrispondente dal Centro Europa per il londinese
"The Times", era sentitamente anti-tedesco ed anti-Hitler. Tuttavia riporto': "Guardavo le Camicie Brune andare di negozio in negozio con barattoli di pittura e dipingere sulle vetrine la parola "Giudeo", in gocciolanti lettere rosse.
Il Kurfürstendamm (un grande viale di Berlino, Ndt) fu per me una rivelazione. Sapevo che i Giudei occupavano un ruolo di rilievo nel mondo degli affari, ma ignoravo che avessero quasi monopolizzato importanti settori di esso. La Germania contava un ebreo per ogni cento non ebrei, asserivano i censimenti; ma l'elegante Kurfürstendamm, in base alle scritte rosse gocciolanti, aveva circa
1 negozio gentile per 99 negozi ebrei." (Reed, "Insanity Fair (Fiera della follia)", 1938, pagg. 152-3). Nel libro di Reed "Disgrace Abounding (Abbondanza di disonore)" dell'anno seguente egli scrive: "A Berlino (negli anni precedenti ad Hitler) la maggior parte dei teatri erano posseduti da Giudei o affittati a Giudei, la maggior parte dei piu' noti attori di cinema e di teatro erano giudei, le opere rappresentate erano spesso di autori ebrei tedeschi, austriaci o ungheresi, ed erano realizzate da giudei produttori di film, applaudite da critici drammatici giudei su giornali giudei.. I Giudei non sono piu' ingegnosi dei Gentili, se per ingegnoso intendete capace nel proprio lavoro. Essi spietatamente sfruttano il comune sentire degli Ebrei, dapprima per conquistare un punto d'appoggio in un particolare commercio o occupazione, poi per spingere di forza i non-Ebrei fuori di esso.. Non e' vero che i Giudei siano migliori giornalisti che i Gentili. Semplicemente occupavano tutti i posti in quei giornali di Berlino, perche' i proprietari e gli editori erano giudei", (pagg. 238-9).

Lo scrittore ebreo Edwin Black nota: "Per esempio, nella sola Berlino, circa il
75% dei procuratori e pressappoco altrettanti dei medici erano giudei." (Black, "The Transfer Agreement (L'accordo per il Trasferimento)", 1984, pag. 58).

Per riassumere e concludere tutto,
i Giudei erano percepiti come pericolosi nemici della Germania dopo che Samuel Untermeyer, il leader della Federazione mondiale giudea di Economia, dichiaro' guerra alla Germania il 6 agosto 1933.
(Edwin Black, "The Transfer Agreement: the Untold Story of the Secret Pact between the Third Reich and Palestine (L'accordo per il Trasferimento: la storia taciuta del patto segreto tra il 3.o Reich e la Palestina)", 1984, pagg. 272-277). Secondo Black, "L'uomo che piu' di tutti impersono' il potenziale colpo mortale alla Germania fu Samuel Untermeyer" (pag. 369).
Questa dichiarazione costitui' il culmine di un boicottaggio esteso per il mondo intero delle merci tedesche, guidato dalle organizzazioni internazionali giudee. Il londinese "Daily Express" il 24 marzo 1933 presento' il titolo "I Giudei dichiarano guerra alla Germania". Il boicottaggio fu in modo particolare motivato dalla imposizione tedesca delle Leggi di Norimberga, che ironicamente erano simili per intento e contenuti allo esclusivismo culturale ebreo, praticato così platealmente in Israele al giorno d'oggi (Hannah Arendt, "Eichmann in Jerusalem", pag. 7).(questa è pura idiozia,malafede,ignoranza ,a scelta.Le leggi di Norimberga furono approvate nel 1935.WaA359)

Hitler intendeva distruggere il Comunismo, una circostanza che gli guadagno' l' immenso odio ed ostilita' delle organizzazioni giudee e dei media e dei politici occidentali, che esse potevano influenzare. Dopo tutto,
secondo lo scrittore giudeo Chaim Bermant, quantunque gli Ebrei formassero meno del cinque per cento della popolazione russa, costituivano piu' del cinquanta per cento dei suoi rivoluzionari.

Deve essere precisato che la maggior parte dei capi rivoluzionari, che misero a soqquadro l'Europa negli ultimi decenni del secolo scorso e nei primi decenni di quello attuale, provenivano da prospere famiglie giudee.. Essi forse furono simbolizzati dal padre della rivoluzione, Carlo Marx.. Così, quando, dopo il caos della 1.a Guerra Mondiale, rivoluzioni scoppiarono per tutta l'Europa,
Giudei erano dappertutto al timone: Trotsky, Sverdlov, Kamenev e Zinoviev in Russia, Bela Kun in Ungheria, Kurt Eisner in Baviera e, la piu' improbabile di tutti, Rosa Luxemburg a Berlino.

"A molti osservatori esterni la rivoluzione Russa apparve come un complotto giudeo, specialmente quando essa fu seguita da scoppi rivoluzionari a
guida ebrea nella maggior parte della Europa Centrale. La dirigenza del Partito Bolscevico presentava una prevalenza numerica di Giudei.. Dei sette membri del Politburo, il piu' esclusivo circolo politico della nazione, quattro, e cioe' Trotsky (Bronstein), Zinoviev (Radomsky), Kamenev (Rosenfeld) e Sverdlov, erano giudei."Chaim Bermant, "The Jews (I Giudei)", 1977, capitolo 8.

Hitler arrivo' al potere con
due obiettivi principali: la correzione degli ingiusti risarcimenti previsti dal Trattato di Versailles e la eliminazione della minaccia sovietico-comunista alla Germania. Non aveva piani o desiderio di una piu' estesa guerra di conquista, come ha dimostrato il professor AJP Taylor nel suo libro "The Origins of the Second World
War (Le Origini della Seconda Guerra Mondiale)", provocando disappunto allo apparato dei politici di professione occidentali. Quel che avvenne in Europa nel periodo 1939-41 fu il risultato di debolezze impreviste e di lievi, ma decisive spinte sulla bilancia della forza, mentre Hitler fu un opportunista "che sfrutto' le occasioni vantaggiose ogni volta che gli si offrirono" (Taylor).

Furono la Gran Bretagna e la Francia a dichiarare guerra alla Germania, non il contrario.

Hitler voleva mantenere la pace con la Gran Bretagna, come i generali tedeschi riconobbero (Basil Liddell Hart, "The Other Side of the Hill (L'altro lato della collina)", 1948, Pan Books 1983) in riferimento al cosiddetto "Ordine di fermarsi" a Dunkerque, dove Hitler ebbe l'opportunita' di catturare l'intero esercito inglese, ma scelse di non farlo. Liddell Hart, uno dei piu' rispettati storici militari inglesi, cita il generale tedesco von Blumentritt in merito a questo "Ordine di fermarsi":

"Allora egli (Hitler) ci stupì, parlando con ammirazione dello Impero Britannico, della necessita' della sua esistenza, e della civilizzazione che la Gran Bretagna aveva portato nel mondo. Sottolineo', con una scrollata di spalle, che la creazione del suo Impero era stata conseguita con mezzi che erano stati spesso violenti, ma che "dove si sta piallando, ci sono trucioli per aria". Paragono' l'Impero Britannico alla Chiesa Cattolica, dicendo che erano entrambi essenziali elementi di stabilita' nel mondo. Aggiunse che tutto quello che voleva dalla Gran Bretagna era che essa riconoscesse la supremazia della Germania sul Continente. Il recupero delle colonie della Germania sarebbe stato desiderabile, ma non essenziale, ed
egli avrebbe persino offerto di sostenere la Gran Bretagna con truppe, se essa fosse stata coinvolta in difficolta' in qualunque luogo.." (pag. 200).

Secondo Liddell Hart: "A quel tempo
credemmo che la riluttanza della aviazione militare tedesca - Luftwaffe – alla "Battaglia nei cieli della Gran Bretagna" avesse salvato l'Inghilterra. Ma questa e' solo una parte della spiegazione, l'ultima parte di essa. La causa originale, che va molto piu' in profondita', e' che Hitler non voleva conquistare l'Inghilterra. Mise poco interesse nei preparativi per l'invasione, e per settimane non fece nulla per stimolarli; a quel punto, dopo un impulso di breve durata ad invadere, cambio' rotta di nuovo e sospese i preparativi. Invece si stava preparando ad invadere la Russia." (pag. 140)

David Irving nella prefazione del suo libro "The Warpath (Il percorso verso la guerra)" (1978) fa riferimento a "la scoperta.. che in nessun momento questo uomo (Hitler) pose, o intendeva porre, una effettiva minaccia alla Gran Bretagna o all'Impero."

Cio' conferisce un carattere completamente differente non solo alla guerra, ma anche alla riuscita soppressione di tali informazioni durante la guerra e dopo di essa.
Gli storici oggi conoscono troppo bene solo dove siano situati i confini entro cui sono autorizzati a realizzare le loro descrizioni della guerra e dei suoi spiacevoli effetti, e le conseguenze di avventurarsi oltre quei confini, che non rispettano l'evidenza. Sfortunatamente solo troppo pochi di loro sono stati preparati ad avere il coraggio di strappare questa spaventosa camicia di forza di censura ufficiale e non ufficiale.(Fonte)

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N.B.Foto iniziale,$, sottolineatura,grassetto,colore,NON sono parte del testo originale.Per ulteriori informazioni, dettagliate, tecniche, storiche sul preteso olocausto ebraico si consiglia il sito,dedicato alle opere di Carlo Mattogno, maggior conoscitore mondiale dei fatti :http://revisionismo.splinder.com/ WaA359

Interessante intervista di radio Radicale sulla volontà di Stalin di invadere l'Occidente:

In questo breve intervista Stefano Fabei, riprendendo un saggio di Victor Suvorov dal titolo "Stalin, Hitler la rivoluzione bolscevica mondiale" (Spirali 2000), racconta come Stalin fosse pronto ad invadere la Germania nazista

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