domenica 29 agosto 2010
1.600 imprenditori suicidi nel 2008
Nel 2008, a crisi economica avanzata, mentre il Governo stabiliva quanto in “Italia si vivesse bene e lontani dalla crisi internazionale” 1.600 persone - piccoli e medi imprenditori - hanno scelto di suicidarsi. Lo hanno fatto per “dignità”. Per non poter sopportare oltre l’onta di esser trattati al pari dei delinquenti comuni.
Hanno preferito un gesto aberrante, piuttosto che passare per quelli “sbagliati”, per quelli che “frodano il Fisco” o peggio ancora per coloro che non mantengono gli impegni presi con le Banche.
1.600 cadaveri. Di una guerra troppo occulta e silenziosa per passare sulle cronache nazionali. Certi morti non fanno notizia e la propaganda politica nazionale non può rendere partecipe la nazione di un granello nell’ingranaggio cosi negativo. Ne andrebbe dell’immagine del Paese. Sopratutto nei confronti dei rapporti internazionali.
Oltre 1.500 famiglie, si sono così ritrovate non solo orfane di capofamiglia, ma anche sole ed abbandonate da Banche ed Istituzioni. No, le Banche non li hanno abbandonati: continuano a perseguitarli in ogni modo, al grido di “recupero”!
1.600 vite, professioni, idee, progetti, futuro, passato, gioie e dolori. Che non hanno retto al danno che si aggiunge al danno. Imprese nate col cuore e qualche bella idea. Fallite sotto la coltre appiccicosa di un Mercato – quello economico – che non guarda più in faccia a nessuno, se non ai soliti miliardari in odore di inciucio.
Se sei onesto in Italia, devi pagare. Persino con la Vita. E se decidi di suicidarti, il processo vessatorio non si fermerà, anzi: si abbatterà ancor più suoi tuoi cari, che dovranno barcamenarsi fra rate, mutui, dilazioni, fidi ed affidamenti. Le banche, uber alles (sopra ogni cosa)
Uno Stato il nostro che guarda sempre meno ai cittadini, se non a quesi pochi che hanno scelto altre vie. Le vie del compromesso e degli accordi di “alto livello”. Ma che alto livello può essere quello che uccide gli onesti imprenditori e sostiene i disonesti sempre e comunque?
Normative sempre più penalizzanti per chi vuole farcela senza mai scendere a compromessi. Leggi vessatorie per chi ha fatto della trasparenza e dell’onestà la propria vita. Agevolazioni invece per chi – in pratica – delinque in ogni modo: dalla grande evasione fiscale ai bilanci corrotti e fatti passare “grazie” ad una norma che incredibilmente fa si che i bilanci si possano taroccare.
L’Italia sta urlando a tutti noi che dobbiamo ripensare il nostro modo di vedere la vita. Ci sta urlando che la strada da intraprendere non è certamente quella della retta via. Ma può un uomo probo ed onesto passare oltre il confine dell’onestà? No, non può. E a mali estremi si uccide. Per non vivere l’onta, una parola antica che esiste solo nel cuore di alcuni.
Ecco quindi che per lenire e sostenere chi viene gettato nel pozzo della disperazione, non interviene lo Stato, bensì un gruppo di privati - imprenditori, giornalisti, professionisti, anch'essi a volte caduti nel girone infernale delle Banche e dell'usura, che hanno deciso di creare insieme il Forum Nazionale Antiusura. Lo scopo dell'associazione è quella di dialogare in merito con le Istituzioni e poter ottenere quei benefici che appaiono sempre più lontani ai privati cittadini.
Un progetto di professione. E di Vita. Che ancora una volta NON parte da chi dovrebbe gestire il Paese.
Alle banche Italiane da anni è stata data massima carta bianca. Le banche decidono, a loro insindacabile giudizio, della vita e della morte di migliaia di persone. Chiudono conti senza nemmeno avvertire. Chiedono rientri immediati senza doverne spiegare la ragione. Pretendono interessi su interessi fregandosene altamente delle Leggi in materia di anatocismo bancario. Fanno il bello ed il cattivo tempo. Il bianco ed il nero. La vita e la morte.
In una società del genere non c’è più spazio per gli uomini, divenuti numeri. Non c’è benevolenza per chi vuole procedere nelal direzione della retta via. E’ aberrante per quanto reale.
Decidere di perdere la vita per la vergogna e la disperazione è il fallimento totale di uno Stato – il nostro – che si è prosituito da anni ai grandi numeri, distruggendo il piccolo e manifestando massimo interesse per il grande.
La popolazione è troppo presa dalla quotidianità per rendersene conto in tempo.
Intanto, nessuno conta i morti di una strage che ha tutto l’odore del denaro che in altri ambienti circola a fiumi impetuosi. Se vuoi vivere in questo mondo, devi perforare i muri della diversità e tentare di farti strada nei cunicoli dei compromessi, di qualsiasi origine essi siano.
O attendere l’atto finale, di una esistenza partita bene ed arrestatasi di fronte all’oceano nero di un mondo che ha fatto del qualunquismo e del denaro l’unica ragione di vita.
Fatevene una ragione.
http://www.gliscomunicati.com/content.asp?contentid=1520
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