domenica 20 giugno 2010

Il viaggio di Karsky e la Terra Promessa














di Filippo Giannini




18.06.2010 - Prima di iniziare faccio mie le parole dell'amico Francesco d'Auria: < Non sono affatto antisemita, la “ razza ariana” mi fa venir da ridere; nei milioni di anni di esistenza dell'uomo gli incroci si sono moltiplicati tanto che sarebbe davvero interessante risalire, con studi sul DNA, alle origini di ciascuno di noi. Chissà se il futuro potrà darci questa informazione> .

Chi scrive queste note ha grande ammirazione e rispetto per l'intelligenza umana, e dobbiamo riconoscere che, nel così detto popolo ebraico , questo fenomeno è rilevante.

Per provare a capire quel che sta accadendo in quelle aree chiamate Medio Oriente , apro il mio ultimo libro e riprendo uno stralcio dal Capitolo XII e lascio la patata bollente al lettore.

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Già nel Capitolo VI abbiamo accennato a vessazioni e atti d'ostilità a danno degli ebrei, compiuti dagli “Alleati” ; quindi, se è vero che è condannabile colui che commette un atto ignobile, altrettanto lo sono coloro che, pur essendo in condizione di evitarlo, si sottraggono al dovere di impedirlo.

Se era noto che il così detto ”olocausto ebraico” era in atto, chi sapeva? E se si sapeva, chi sapeva?

Yan Karsky era un giovane ingegnere polacco, ebreo. Fuggì da un “campo di sterminio” dove era stato rinchiuso nel 1941-42. I capi degli ebrei polacchi gli affidarono un plico di documenti che attestavano le fasi dell' ”operazione finale” . Lo scopo era di consegnare tale documentazione a tutti quegli “uomini di buona volontà” ai quali si chiedeva aiuto, quindi ai Governi Alleati. Karsky, partendo da Varsavia, intraprese un viaggio veramente temerario: attraversò l'Europa centrale (passò anche in Italia) e giunse in Gran Bretagna.

Il 21 giugno 1989 la Radiotelevisione italiana trasmise un'intervista rilasciata da Karsky e mandata in onda dal programma “Mixer” del giornalista Giovanni Minoli. La testimonianza di Karsky è una pesante accusa contro la noncuranza manifestata dai Governi anglo-russo-americano per le sofferenze di tanti infelici.

Karsky arrivò a Londra nel novembre 1942. I primi ad esaminare i documenti furono gli esponenti del Governo polacco in esilio a Londra, poi i messaggi furono presentati a funzionari inglesi e americani. Anthony Eden, Ministro degli Esteri inglese, incontrò Karsky subito dopo. Egli ha osservato: . Karsky, di conseguenza, osservò: < La questione, dunque, stava in questi termini: la tragedia degli ebrei, così dolorosa e imbarazzante, per loro era “un problema secondario”> .

< ”Secondario” o no> considerò Minoli “Grazie, la relazione Karsky ci è stata già recapitata” e troncò la conversazione. Ma anche Roosevelt sapeva tutto e sapevano tutti i membri del Governo americano> .

Karsky fu invitato alla Casa Bianca il 28 luglio 1943. Trascorse circa un'ora e venti minuti col Presidente americano. Roosevelt fu molto gentile, a detta di Karsky si informò sugli ebrei, chiese cosa aveva visto e se poteva fornire delle statistiche; (1).

Karsky incontrò anche i leaders ebrei americani, come il Presidente del Congresso Mondiale Ebraico Americano e i Giudici della Corte Suprema Americana, fra i quali il potente Felix Frankfurter; era presente l'ambasciatore polacco in Usa. Karsky parlò con tutti e a tutti espose quanto aveva visto e a tutti presentò le richieste dei capi ebrei polacchi, fra queste, per urgenza si chiedeva agli Alleati di bombardare le ferrovie che conducevano ai lager; ciò sia per rendere meno agevole il trasporto dei deportati, sia per far comprendere ai tedeschi che al di fuori della Germania “si sapeva” e che “sapendo” sussisteva la minaccia della ritorsione.

A queste richieste rispose Frankfurter; questi disse a Karsky che doveva essere assolutamente franco, e aggiunse . A queste parole l'ambasciatore polacco fece osservare che Karsky aveva la piena autorità conferita dal Governo polacco. La risposta di Frankfurter fu estremamente subdola: “non sono in grado di credere a ciò che ha detto” > . È un'affermazione che apre sospetti non ancora dai contorni chiari. Infatti, anche lo storico israeliano Shebtai Tevet ha affermato: . I motivi del mancato intervento, forse vanno ricercati nell'insufficiente potere di cui disponeva. E si pone, allora, l'ipotesi sostenuta con un saggio di John Kleeves riportato su “Italicum” del marzo 2004. Kleeves sostiene, con una serie di argomentazioni, che la “potente lobby ebraica” non è poi così “potente” : . Secondo l'Autore, chi detiene veramente il potere negli Usa è un gruppo dominante fondato dai Puritani, i cosiddetti WASP ( “White Anglo-Saxon Protestants” ). Per maggior precisione . Negli Usa una “lobby ebraica” esiste (lo si vuole che esista), ma la potenza è apparente ed ottiene solo le cose che già si erano decise. “potente lobby ebraica” è, invece, puro “american interest”> . In altre parole la “lobby ebraica” sarebbe un riparo dietro il quale scaricare le azioni poco ortodosse degli Usa, cioè dei WASP.

Questa potrebbe essere una chiave di lettura per comprendere gli ostacoli incontrati da Karsky.

Altra chiave di lettura potrebbe essere ricercata nell'interpretazione del problema ebraico esistente fra i sionisti e gli assimilazionisti. I primi, sostiene Mauro Manno ( http://civiumlibertas. blogspot.com ): < Tutti i dirigenti sionisti, tutti i movimenti sionisti, laburisti e non, collaborarono con il nazismo a danno degli ebrei assimilazionisti> .

Come vedremo poco più avanti (e come abbiamo visto nei capitoli precedenti), ampi settori di organizzazioni ebraiche e molti Governi dei Paesi occidentali, poco si preoccuparono della sorte degli ebrei. A dar forza a questa tesi è sufficiente riportare uno stralcio di quanto ha scritto Lenni Brenner (“ Zionism in the Age of the Dictators” , Cap. XXIV): < Finanche nel 1943, mentre gli ebrei d'Europa venivano sterminati a milioni, il Congresso americano propose di istituire una comissione per studiare il problema. Il rabbino Stephen Wise, che era il principale portavoce sionista in America, si recò a Washington per testimoniare contro il progetto di legge perché esso avrebbe sviato l'attenzione (degli ebrei) dalla colonizzazione della Palestina. Si tratta dello stesso rabbino Wise che, nel 1938, in quanto dirigente del Congresso ebraico d'America, scrisse una lettera nella quale si opponeva a qualsiasi cambiamento della legislazione americana sull'immigrazione, cambiamento che avrebbe permesso agli ebrei di trovare accoglienza. In questa lettera scriveva: “Può essere d'interesse per voi sapere che alcune settimane fa i dirigenti delle più importanti organizzazioni ebraiche si sono riuniti in una conferenza (…). Vi si è deciso che, in questo momento, nessuna organizzazione ebraica avrebbe sponsorizzato una legge destinata a cambiare in qualsiasi modo la legislazione sull'immigrazione”> . A commento di ciò, Mauro Manno ha osservato: < La legislazione che doveva essere cambiata (nel 1943) era quella che restringeva enormemente l'immigrazione, compresa quella ebraica, negli Stati Uniti> . Manno conclude: < Cari ebrei o diventate sionisti ed emigrate in Palestina o alla morte!> .

Allora, che cosa potevano fare gli ebrei per fermare l' ”Olocausto” ? In particolare, cosa poteva fare Ben Gurion, il padre fondatore d'Israele? Risponde la storica ebrea Idith Tzertal: “soltanto un'operazione marginale” per Ben Gurion. Egli era per operazioni in grande scala, di conseguenza aveva escluso piccole operazioni di salvataggio. Ben Gurion non aveva mai dato un gran peso al problema del salvataggio degli ebrei; considerava, invece, più importante la fondazione dello Stato ebraico, perchè in questo vedeva una soluzione futura alla questione ebraica e, quindi, anche allo sterminio di massa> .

Tutto ciò può dare adito al sospetto che l'immolazione di centinaia di migliaia di ebrei sia stata – anche se dolorosa – una operazione calcolata in base alla “Ragion di Stato”.

A voi, amici lettori, le deduzioni.

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1) Dobbiamo ricordare che il secondo conflitto mondiale sarebbe esploso perchè Francia e Gran Bretagna avevano garantito “l'integrità territoriale polacca” . Al termine del breve conflitto tedesco-russo-polacco (settembre '39, i russi avevano invaso, d'accordo con i tedeschi, la Polonia), sia gli uni sia gli altri rimasero, come truppe occupanti, sul suolo polacco. Ad agosto 1944 (nel giugno 1941 i tedeschi invasero l'Unione Sovietica) quando i sovietici riuscirono a ricacciare le truppe germaniche sino alla Vistola, i polacchi a Varsavia insorsero contro i nazisti, convinti che i russi, ormai giunti a pochi chilometri dalla capitale, sarebbero accorsi in loro aiuto. Questo non accadde: Stalin intimò alle sue truppe di non muoversi. Dopo due mesi di combattimenti i rivoltosi furono costretti ad arrendersi alla Wehrmacht (2/10/1944). La Polonia dovette subire, dal 1939, da parte di tutti i suoi alleati una serie di inganni e tradimenti, che culminarono nella beffa operata ai suoi danni nella conferenza di Potsdam (agosto 1945), quando fu stabilito che tutti i territori tedeschi a est della linea Oder-Neisse sarebbero stati affidati all'amministrazione polacca, mentre i “tre Grandi” (Churchill, Roosevelt e Stalin) cedevano all'Urss quei territori polacchi conquistati con le armi e in armonia con Hitler nel settembre 1939.


Tratto da: http://www.corrierecaraibi.com/FIRME_FGiannini_100618_Il-viaggio-di-Karsky-e-la-Terra-Promessa.htm


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