venerdì 12 marzo 2010

L'Islanda, il governo, le banche e il popolo



E’ giusto che i rapaci divorino i popoli. Immorali quei popoli che si ribellano

08.03.2010 - Luigi Offeddu ci notizia del “tristo caso” dell’Islanda (1). Qui le banche si erano indebitate all’inverosimile e, venuta la crisi finanziaria, rischiavano il collasso. E’ intervenuto il Governo che, per salvarle, accese forti debiti con Inghilterra ed Olanda.
Dopodiché.... Dopodiché, si pensava, sarebbero rimasti tutti felici e contenti:

felici le banche islandesi che si salvavano dalla bancarotta;

felice il Governo islandese che aveva operato il salvataggio delle banche locali;
felici le banche inglesi ed olandesi che avrebbero lucrato sostanziosi interessi sui prestiti elargiti.

Tutti felici. Tranne il popolo islandese sul quale venivano scaricati i debiti, contratti dal loro governo, per salvare le banche. Solo che gli Islandesi si ribellarono alla prospettiva, chiesero ed ottennero un referendum e votarono “no al debito delle banche” al 98% dei votanti. Un voto clamoroso. Che riapre molti giochi. Finora, infatti, si era predicato il “libero mercato”. Ma questo veniva inteso nel senso che i “finanzieri rapaci” privatizzassero gli “utili” e socializzassero le “perdite”. Con il referendum gli Islandesi hanno, invece, affermato il principio che “i debiti delle banche li paghino le banche. E, se non possono pagare, falliscano pure”.

Insomma, un voto scandaloso. Contro il quale protestano l’Inghilterra e l’Olanda, protesta l’ UE, protesta il FMI. Mentre le agenzie di rating, quelle agenzie che non avevano visto (o avevano finto di non vedere?) la tempesta finanziaria che alcune banche statunitensi stavano scaricando sul mondo intero, minacciano fuoco e fiamme.

E Luigi Offeddu, tutto compreso della sua mission, commenta: “E se ora l’esempio si diffondesse? E se i Greci, o magari gli Italiani, facessero un giorno come gli Islandesi?” (1).
Convengo: sarebbe roba da far vacillare le Banche e le Sinagoghe.

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Eravamo a questo punto. Ma, poiché il “dente islandese” doleva moltissimo dalle parti del “Corriere”, sulla questione torna a battere (battere nel senso di una certa professione) Beppe Servegnini (2). Che, alla bisogna, si inventa un “islandese modello” (Gunnar Gunnarson) che avrebbe voluto accollarsi i debiti fatti dalle banche. E, volendo fare dello “spirito atlantico”, Severgnini conclude: “Dicono che gli Islandesi siano i Siciliani del Nord. Potremmo organizzare un gemellaggio Palermo Reykiavic e poi uno scambio. Si prendono Totò Cuffaro e ci danno Gunnar Gunnarson” (2).

E mai battuta fu più scema. Il tanghero, evidentemente ignora che la Mafia collaborò con gli Yankees per la “liberazione” dell’Italia. E pertanto va onorata come “fedele alleata” degli USA. Quanto a Totò Cuffaro, perderlo non sarebbe una gran perdita. Ma scambiarlo con un “irlandese scemo” non mi pare un grande guadagno. Noi Italyani siamo tutti scemi, tanto scemi da sopportare che le azioni della Banca d’Italia siano nelle mani di privati.

Perché importare altri scemi? Chissà, forse al “Corriere” hanno un disperato bisogno di vedersi circondati da gente meno intelligente di loro. E faticano a trovarli.

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(1) “L’Islanda dice no all’Inghilterra: niente rimborso forzato dei debiti” in “Corriere della Sera” del 7 marzo 2010, pagina 26;
(2) “Elogio dell’islandese d’onore che avrebbe voluto pagare i debiti” in “Corriere della Sera” dell’8 marzo 2010, pagina 29.



tratto da: http://www.corrierecaraibi.com/FIRME_AAmato_100308_giusto-che-i-rapaci-divorino-i-popoli.htm

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