venerdì 1 gennaio 2010
310 anni di signoraggio
di Marco Saba
Il 27 luglio scorso, è ricorso il trecentodecimo anniversario dell'apertura della Banca d'Inghilterra, il modello sul quale sono state formate, via via, tutte le altre banche centrali occidentali: come la Federal Reserve e la Banca d'Italia.
Nel Capitale di Marx (1885), un passaggio illustra bene il funzionamento delle banche centrali: "Fin dalla nascita le grandi banche agghindate di denominazioni nazionali non sono state che società di speculatori privati che si affiancavano ai governi e, grazie ai privilegi ottenuti, erano in grado di anticipare loro denaro.
Quindi l'accumularsi del debito pubblico non ha misura più infallibile del progressivo salire delle azioni di queste banche, il cui pieno sviluppo risale alla fondazione della Banca d'Inghilterra (1694). La Banca d'Inghilterra cominciò col prestare il suo denaro al governo all'otto per cento; contemporaneamente era autorizzata dal parlamento a battere moneta con lo stesso capitale, tornando a prestarlo un'altra volta al pubblico in forma di banconote.
Non ci volle molto tempo perché questa moneta di credito fabbricata dalla Banca d'Inghilterra stessa diventasse la moneta nella quale la Banca faceva prestiti allo Stato e pagava per conto dello Stato gli interessi del debito pubblico. Non bastava però che la Banca desse con una mano per aver restituito di più con l'altra, ma, proprio mentre riceveva, rimaneva creditrice perpetua della nazione fino all'ultimo centesimo che aveva dato".
Nonostante le varie rivoluzioni di questi ultimi tre secoli, il modello rimane sempre lo stesso: i soci privati delle banche centrali si appropriano del signoraggio, della differenza tra il semplice costo di stampa delle banconote ed il loro valore indicato sulla facciata, il valore nominale.
Per quanto riguarda l'euro, per il 2002, la somma ammontava a 7.000 miliardi di euro. Somma che la BCE, la Banca centrale Europea, ha sottratto ai popoli europei. Nelle costituzioni, l'argomento "signoraggio" non compare.
Per quanto riguarda l'Europa, l'articolo 105A del Trattato di Maastrich prevede che: "La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità".
Il Trattato di Maastricht, stipulato non a caso a cavallo delle stragi Falcone e Borsellino, nulla dice a proposito del signoraggio, ma riserva alla privata BCE il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione monetaria.
E' interessante notare che i firmatari per l'Italia, su mandato dell'allora Presidente Francesco Cossiga, furono Gianni De Michelis (all'epoca ministro degli Esteri) e Guido Carli (ora defunto, all'epoca ministro del Tesoro). In pratica, prima ancora che nascesse la Costituzione Europea, si erano già messi d'accordo per la divisione della torta monetaria.
Tornando indietro del tempo, non troviamo traccia del signoraggio nella Costituzione italiana adottata il primo gennaio 1948. Questo argomento è troppo importante per essere sottaciuto: qualcuno, ogniqualvolta vengono emessi degli euro, si arricchisce con questa medioevale rendita di posizione che non ha niente a che spartire con la democrazia. Recentemente, a Ginevra, mi è capitato di scambiare delle opinioni con degli eminenti esperti mondiali di riciclaggio che, curiosamente, ben poco mostravano di sapere in tema di signoraggio.
Ma se il signoraggio è un'abuso dell'ignoranza popolare, visto che come argomento viene in pratica tenuto segreto, dall'altra parte si tratta di uno strumento potentemente eversivo in una società, come la nostra, dove i soldi sono potere. Dove, rubando tutto il valore della moneta all'atto dell'emissione, se ne può disporre per comprare candidati, elezioni, amministratori, oppure per partecipare a quell'orgia chiamata privatizzazione, mettendo in atto una sapiente ed efficace azione di riciclaggio della refurtiva monetaria.
Ma c'è di più: avendo la totale libertà di decidere quando, come e quanta moneta stampare, si genera il fenomeno triste dell'inflazione. Più moneta viene stampata e più ne diminuisce il valore. Il lettore potrebbe essere tratto in inganno dalle differenze di valore sui cambi: in realtà queste differenze dipendono dalla velocità di funzionamento delle macchinette stampa-soldi delle reciproche private banche centrali. Se la Federal Reserve esagera, mentre la BCE si trattiene un poco, l'euro "sale". Ma sale comparativamente al dollaro, il suo potere d'acquisto reale diminuisce comunque.
Purtroppo i governi, che sono complici di questa triste macchinazione, non possono riconoscere ufficialmente qual'è il meccanismo che genera l'inflazione: succederebbe, come varie volte negli ultimi 310 anni, una rivoluzione. Quindi - rovesciando sapientemente i ruoli di causa ed effetto - l'aumento dei prezzi viene attribuito alla voracità dei lavoratori e/o dei commercianti. Come se nessuno di noi avesse dei parenti sopravvissuti degli anni '60 che potrebbero testimoniare quanto valeva allora lo stipendio di un operaio.
I sindacati non riescono a tenere testa all'inflazione generata dalle private banche centrali: più cercano di adeguare gli stipendi dei lavoratori, PIU' vengono accusati di essere LORO a creare l'inflazione. D'altra parte, nessuno ne sa - ufficialmente - niente. Inoltre, gli economisti più gettonati non sono certo quelli che dicono cose "scomode" per i governi. Esiste tuttavia una scuola d'economisti che negli ultimi tempi fa sempre più parlare di sé: La Scuola Austriaca d'Economia. Proprio negli ultimi mesi, questa scuola ha reso disponibile su Internet, in inglese, una gran quantità di testi che possono essere scaricati gratuitamente: il sito è http://www.mises.org.
Leggendone anche solo un paio, si scopre un punto di visuale completamente trascurato nella stampa di regime e nei media tradizionali. Si riesce a capire perché esistono periodi ritmici di sviluppo-recessione, i cosiddetti cicli "boom-bust", e fenomeni quali Parmalat - piuttosto che Cirio o il vecchio scandalo del Banco Ambrosiano - diventano facilmente prevedibili e comprensibili. Diventano addirittura inevitabili.
Uno dei soci privati tipici delle banche centrali, è il Barone Evelyn de Rothschild: ma non mancano di certo le antiche famiglie reali europee.
Questi primi beneficiari dell'emissione monetaria, e dell'omertà che ne circonda in funzionamento, non hanno difficoltà a mantenere un ottimo treno di vita: altrimenti, voi li capirete, come farebbero per mantenere i castelli e le loro lussuosissime dimore, con quello che "costa" la vita?
Non vorrete mica che si mettano a lavorare davvero, dopo tutti questi secoli! Hanno perso la mano. Quindi, per questo ennesimo lugubre anniversario del 27 luglio monetario, mi auguro solo una cosa: che quanta più gente possibile, almeno per una volta, organizzi un bel festeggiamento in piazza degno dell'evento.
Riprendiamoci quello che rimane dei nostri soldi.
Marco Saba
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